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racname11

Esempio di realta' soggettiva diversa da quella oggettiva

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Domenica 24 Maggio del 2009:

Erano le 6 del pomeriggio.
Quell’anno la stagione era stata molto piovosa e ad un tratto era scoppiata l’estate.

Tornavamo da una giornata trascorsa al mare, a Marina di Pisticci, in Basilicata.
Era il primo giorno di mare, avevamo preso il sole per tutto il giorno.
Fortunatamente ci eravamo riempiti di crema protettiva per evitare le solite scottature prese negli anni precedenti, quando si andava al mare il primo giorno.

Eravamo partiti di buon ora da Barletta, in cerca di un mare pulito dove poter
inaugurare il primo bagno.
Ci eravamo organizzati con pranzo al sacco.
Il mare lo trovammo pulito secondo le nostre aspettative, prendemmo il sole fino al limite delle scottature.

Viaggiavamo in macchina, salendo i tornanti tenui che portano verso Craco.

Eravamo diretti io e Rina, mia moglie , assieme a Lello e sua moglie Grazia, verso la citta’ fantasma. Ne avevo parlato loro, in occasione della mia visita ,qualche anno prima, alla città.

Qualche annno prima, infatti, avevo terminato il lavoro fatto a Pisticci scalo, mi diressi verso la destinazione che mi avevano consigliato di visitare, qualora mi fossi trovato nelle vicinanze.

Ne valeva la pena, mi dissero.
Era sul finire dell’autunno, il terreno era brulllo.
Piu’ salivo verso Craco, piu’ il paesaggio aveva un aspetto lunare visto alle vie spalle attraverso lo specchietto retrovisore.
I chilometri da percorrere non erano tanti, ma il tempo passava e il paese non si intravedeva ancora.

Dopo l’ennesimo tornante, in alto, in lontananza apparve una roccia a strapiombo sul fondo valle e , dietro, una costruzione incastonata nella roccia.
E via via, dietro si intravedevano le case del paese.
Appena arrivai su, la strada divenne pianeggiante.





Un muro ad altezza d’uomo, con imbracature di rete di ferro, delimitava il perimetro di accesso alle case, sul lato della strada.
Vidi una scena simile a quella che si vede nei film di guerra.....
Un paese sventrato dai bombardamenti o peggio, un paese reduce da una forte scossa
di terremoto, ovviamente deserto.
Era all’imbrunire, il clima era spettrale, non transitava nessuna auto.

Qualche cartello, messo all’epoca, con ordinanza del sindaco, ricordava che era vietato entrare in mezzo alle case pericolanti.

L’atmosfera era suggestiva.
Mi avevano raccontato che in quei luoghi, avevano girato qualche pellicola dei films di guerra "Cristo si è fermato ad Eboli" e
"The Passion of the Christ" di Mel Gibson.


Decisi di ritornare indietro e di tornare in un altro momento in compagnia di amici, per condividere le emozioni che provavo in quel momento.

Mentre questi pensieri aleggiavano nella mia mente, e proseguivo verso la citta’ fantasma, ricordai ai miei amici la storia che avevo saputo su quella citta’.

Negli anni sessanta la terra frano’, e gli abitanti furono costretti ad evacuare il paese.
Qualcuno se la cavo’ andando ad abitare piu’ a valle, dove furono costruite altre case,
qualcuno emigro’ in Germania ed in America.







Quando fummo sul tratto rettilineo, all’entrata del paese, scorgemmo in lontananza, due figure di persone, che venivano nella nostra direzione.
Piu’ ci avvicinavamo, piu’ si intravedevano meglio i contorni..
Erano due donne, di altezza una piu’ bassa dell’altra, vestite entrambe con una gonna nera e stretta, lunga fino a i piedi.
Rallentammo, per scorgere meglio i dettagli.

Quando le incrociammo con l’auto, potemmo vederle bene in faccia , per una decina di secondi. Non potevamo credere ai nostri occhi!!
I volti erano d’aspetto tetro, scure di carnagione, capelli lisci e neri.
Il viso con il trucco pesante.
Assomigliavano ai personaggi della famiglia Adams.
Camminavano, una accanto all’altra con un passo lento.
Era brutte come streghe.

Appena le superammo con l’auto, incrociai gli sguardi dei miei amici.
La loro espressione era un misto tra sorpresa, curiosita’ e paura.

Sapevamo che il paese era disabitato, non avevamo incrociato nessuna auto lungo il percorso. Ci chiedemmo chi fossero, perche’ avessero quell’abbigliamento, che ci facevano quelle donne sole in quel posto e soprattutto dove andavano a piedi, considerando che il paese piu’ vicino era molto lontano da raggiungere.


Mentre eravamo presi da questi interrogativi, trovammo un posto dove parcheggiare l’auto, di fronte al muro di cinta che delimitava il paese che costeggiava la strada.

Facemmo alcuni passi a piedi proseguendo lungo la strada, osservando il paesaggio.
Le case erano sventrate, alcune ancora intatte, altre con crepe che le dividevano in due.
Il paese si sviluppava in alto. Piu’ lo sguardo saliva, piu’ le case apparivano devastate.
Facemmo qualche foto ricordo con il paese sullo sfondo.

Decidemmo di non andare oltre, mentre il pensiero ed i nostri interrogativi erano rivolti su quelle “figure” che incrociammo lungo la strada.

Chi potevano essere? Perche erano sole? Perche’ erano conciate in quel modo tetro?

La nostra amica, fu colta da uno stato di ansia,
per cui decidemmo di ritornare all’auto per andare via.
Una cosa era certa; se non erano frutto della nostra immaginazione, le dovevamo incrociare di nuovo, tornando indietro con l’auto. Altrimenti…….
Non sapevamo cosa pensare.

Avevamo avuto una allucinazione collettiva?
Il sole che prendemmo la mattina ci stava facendo dei brutti scherzi?
Erano due streghe d’altri tempi?

La strada che portava a valle era unica, sicuramente le avremmo incrociate…
Ma il pensiero che poteva non accadere, si faceva sempre più strada.



Poco prima di arrivare in prossimita’ del punto dove avevamo parcheggiato l’auto,
scorgemmo un ragazzino che saltellando sul muretto di cinta del paese, veniva nella nostra direzione. Allungammo il passo in direzione del ragazzo, lasciando indietro le nostre donne.
Poteva avere 12 anni. Gli chiedemmo cosa facesse, tutto solo nel paese e sopratutto se ci abitava qualcuno.

Ci disse che stava con il padre a pascolare le capre, che comunque non vedemmo in giro. Ci racconto’ che vivevano a Craco Peschiera, il paese piu’ a valle e di giorno salivano su perche’ avevano le capre da accudire.

Subito ci venne in mente di chiedere al ragazzino se avesse visto quei personaggi che
avevamo incrociato, e dopo avergliele descritte, il ragazzo disse:
“chi “l” Corv”?

In quell’attimo capimmo che non avevamo visto dei fantasmi.




N.B.Ingrandire l'immagine al massimo
notare la parte cerchiata




Chiedemmo ulteriori spiegazioni al ragazzino.
Quelle due donne erano rimaste sole da quando frano’ il paese.
I loro parenti erano morti tutti. Erano conosciute con quel nome per l’aspetto tetro.
Vivevano nel paese fantasma , e , ogni giorno a quell’ora , uscivano per andare verso il cimitero a trovare i loro defunti.


Se non avessimo incrociato il ragazzino, sulla strada del ritorno, non avremmo mai incrociato “l Corv” perche’ la stradina del cimitero deviava dalla strada principale,la quale era appena visivile

Rischiavamo di tornare a casa nella convinzione
di aver visto dei fantasmi.


Morale della storia

Non importa cosa succede realmente, quello che importa, per noi, e’ cio’ che
interpretiamo di quello che ci succede.

Quella diventa la nostra realta’.

Se le cose fossero andate diversamente (non avessimo parlato col ragazzo)
La nostra versione della realta’ sarebbe stata diversa.

In altri termini:

Quello che succede veramente,non possiamo cambiarlo.
Possiamo solo cambiare l’interpretazione dell’evento
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