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darcylia

Que pasa por la calle #1

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Se me l'avessero detto 4-5 mesi fa non ci avrei creduto nemmeno un po'. Invece...

Davide me ne parlava tanto, anche involontariamente: “E' un posto fantastico, mi sento come a casa...sto proprio bene, come vorrei sentirmi sempre, durante tutto l'anno.” E a furia di parlarne mi aveva più che incuriosito! Io mi incanto come una bimba davanti alla vetrina dei giocattoli quando sento qualcuno parlarmi di posti che non ho mai visto, magari anche dall'altra parte del mondo.
Così ho preso la palla al balzo: dato che quest'anno mi spettano (finalmente) delle ferie, ho provato a giocarmi la mia partita con l'ufficio produzione. Due settimane, dal 4 al 16 giugno compreso. Così avevo anche tutto il tempo per fare lo spettacolo il 3 pomeriggio.
E anche qui ci contavo poco perchè la richiesta di giorni di ferie è un eterno tiro alla fune in cui tu di corda ne hai sempre poca (w i diritti dei lavoratori!)...e invece mi hanno stupito: giorni concessi! Da non crederci. Mi avevano dato proprio le 2 settimane che ho chiesto, tutte intere
Superato questo “piccolo” ma spinoso scoglio, il resto era tutto in discesa e il tempo fino alla partenza è stato scandito da: prenotazione e acquisto del biglietto aereo, burocrazia varia per ottenere il visto e per il passaporto nuovo, preparazione di valigia con il necessaire nonché del materiale per la scuola per i bimbi e altre cose per il resto della famiglia e la mia padrona di casa, ripasso di spagnolo (anzi, rispolvero dell'ABC perchè il mio spagnolo non va più in là del livello elementare), e reperimento delle medicine da portare.
Davide quasi non ci credeva che sarei partita con lui, pensava di mi spaventasse un viaggio simile....e soprattutto che mi spaventasse quello che avrei trovato là. A dir la verità, non temevo niente di tutto ciò, anzi: non avendo letto niente né visto immagini o documentari, in pratica non sapendone niente partivo con assenza di pregiudizi e/o aspettative, ma solo con un'immane curiosità e la voglia di conoscere, sapere, riempirmi di colori, suoni, immagini....riempirmi di esperienza di vita.
Certo, qualche paura (e ansia) ce l'avevo perchè era il primo viaggio lungo che facevo e me lo sorbivo da sola (il mio amico era partito prima), con tanto di scalo a Parigi ed eventuale smarrimento di me stessa dentro l'aeroporto che praticamente è una metropoli. E se l'aereo tarda? E se non riesco a trovare il gate giusto? E se mi perdono la valigia? E se c'è qualche problema all'aereo (anzi, agli aerei)? E se non riesco a farmi capire e non capisco nulla? Avrò preso tutto l'occorrente? Riuscirò a riposare in volo o soffrirò il mal d'aereo? Ho chiuso l'acqua? E il gas?
Insomma, tutti i dubbi possibili ed immaginabili che mi hanno permesso di partire da Bologna con già all'attivo una notte passata praticamente in bianco. In sé il viaggio sarebbe anche andato bene se non ci fossero state 2 ore di ritardo ingiustificato a Parigi....se mi fossi portata qualcosa da leggere (che non avevo)....della musica da ascoltare (che non avevo)....e se non mi fossi congelata con l'aria condizionata. Senza contare la sig.ra 70enne nel posto accanto al mio che parlava in continuazione e si lamentava (in spagnolo stretto) dei suoi malanni, ignorando minimamente il mio “no entiendo”.

Sono atterrata a L'Avana verso le 21, dopo 9-10 ore di volo con un discreto mal di testa, e con il ritardo accumulato c'è voluto un po' per passare il controllo alla dogana per il visto; a questo si è aggiunto il recupero della valigia, andato fortunatamente a buon fine (la mia valigia era su un altro nastro trasportatore di un volo indicato proveniente dal Canada!!) Oltre all'effetto disgelo che ho molto apprezzato, son stata molto felice di trovare Davide che mi aspettava con non poca agitazione dato che non sapeva il motivo del ritardo; assieme a lui c'era il suo amico Piero che girovagava per l'aeroporto, e Jorge, signore brizzolato sulla 60-70ina che ci avrebbe accompagnato a casa.
Salgo sulla vecchia 500 color verde palude parecchio rattoppata e ci immettiamo sulla strada. Oltre alle 1000 domande di Davide, vengo “investita” subito dall'aria afosa e calda della sera cubana, quell'aria carica di umidità molto più che altrove, quell'umidità che ti fa appiccicare ad ogni cosa e ti rende appiccicoso... Un'aria molto più umida che a Bologna e soprattutto carica, densa, impregnata costantemente di gasolina, quel tanfo di smog appena uscito dal tubo di scappamento dell'auto. E' una caratteristica di Cuba: qua la gasolina è raffinata per modo di dire. E nel bel mezzo del traffico delle ore di punta è ancora peggio.

Arrivo a casa e conosco subito Ilda, la signora che mi ospita: ha 70 anni, carnagione abbronzata, capelli castano-ramati ricci (permanentati), piccoletta, occhi chiari. E' rimasta vedova da 1 anno ma la tristezza della perdita ha lasciato il posto ai ricordi belli, come vedo dal suo viso quando mi parla del marito e mi fa vedere le foto. La sua casa è molto bella, vista da fuori sembra estremamente semplice, quasi povera con quella tinta verde pastello....invece dentro è molto spaziosa, pulita, curata e confortevole, premio dei tanti sacrifici e anni di lavoro e di attesa (dei permessi) per costruirsela e sistemarsela, come Ilda stessa mi racconta. La mia camera è proprio carina, semplice ma con tutto, mi ha messo persino un ventilatore!
Ilda non vive sempre da sola, spesso c'è sua nipote Laura che si ferma a dormire da lei (studia all'Università) e un'amica di 56 anni, Clara, che le fa compagnia durante il giorno.

Nonostante l'orario (le 10 di sera) Daisy ha preparato la cena anche per me! E subito vengo “investita” da una vagonata di cibo arroz, la base di tutto, con fagioli messicani (quelli neri, per intenderci), pomodori e cetrioli freschi, carne con sughetto, formaggio e....banane cotte! In quanti modi si può cuocere una banana? Io ne ho contati almeno 3-4, tutti molto buoni; praticamente hanno la stessa importanza sulla tavola cubana delle patatine fritte sulla tavola americana.
Credevo che, dopo il viaggio appena fatto, il mio stomaco si fosse chiuso a sufficienza per andare dritta a letto a dormire...e invece è proprio vero, l'appetito vien mangiando! La mia prima comida cubana. E che porzioni! Come se non avessimo mangiato da mesi. Difficile spiegare a Daisy (o meglio Mima, come la chiamano tutti) che non siamo anoressici -si dovrebbe vedere bene - e che il nostro stomaco ha una capienza più limitata. Niente da fare, la Mima si preoccupava ogni volta del nostro “mangiare poco”, e questo è un tratto caratteristico dei cubani, che hanno tra le principali preoccupazioni proprio la comida, perchè tuttora a Cuba c'è ancora molta gente che non sa se il giorno dopo avrà di che riempire lo stomaco. E devo dire che il mio stomaco ha decisamente apprezzato e si è presto “cubanizzato” ai ritmi e orari di pasto locali (anche l'intestino ha collaborato, stranamente senza intoppi).

continua...

Updated 21-08-2012 at 00.21.20 by darcylia

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