Riferimento: Racconti per l'anima
ho scritto un racconto che parla di un enorme squalo che sente un suono negli abissi e lo segue. www.zurjan.wordpress.com - qui ci sono i primi 10 capitoli (quello dello squalo è uno dei filoni)
Riferimento: Racconti per l'anima
IL TEMPO CHE PIACE A ME
Un viaggiatore chiese a un contadino che stava lavorando la terra:
"Che tempo farà oggi?"
Gli rispose il contadino:" Il tempo che piace a me."
"Come fai a sapere il tempo che piace a te?"
Concluse il contadino:" Poichè ho scoperto che non posso avere sempre ciò che mi piace, ho imparato ad essere contento e a godere di quello che ho. Perciò sono sicuro che avremo il tempo che piace a me".
Trovare gusto in quello che si fa e si ha è la strada per acquistare equilibrio e serenità.
Riferimento: Racconti per l'anima
IL PENDOLO
Una favola antica racconta di un orologiaio saggio che stava aggiustando il pendolo di un vecchio orologio,
quando ad un tratto, con grande sorpresa lo sentì parlare.
"Per favore, signore, mi lasci stare." supplicò il pendolo . "Mi farebbe questa gentilezza?" Mi lasci rotto, così come sono! Pensi a quante volte dovrò battere le ore, notte e giorno. Tanti battiti al minuto, sessanta minuti all'ora, ventiquattro ore al giorno, 365 giorni all'anno. Anno dopo anno , milioni di colpi... Non ce la farò mai".
Ma quell'orologiaio gli diede una risposta molto saggia:
" Non pensare al futuro, batti un colpo per volta e te li godrai fino alla fine dei tuoi giorni."
Fu proprio ciò che il pendolo decise di fare e ancora sta battendo felice il tempo.
Così gli impegni che spesso richiedono costanza e un pò di fatica non saranno mai insopportabili e noiosi se si vive tutto cio' che si fa nel presente, attimo dopo attimo .
fonte: rivista
Riferimento: Racconti per l'anima
L'agnello pasquale -
In casa del signor Giovanni anche quell'anno, molti mesi prima di Pasqua, era stato comperato un agnellino per ingrassarlo a dovere per l'arrosto pasquale. Quel caprettino, tutto mossette aggraziate, un'aria scaltra e birichina, era davvero carino e si faceva voler bene ad ogni costo.
Otto giorni dopo il suo acquisto, era divenuto il padrone della casa; tutti lo chiamavano, tutti lo accarezzavano, tutti lo volevano.
E quante cose aveva già imparato!
Caprin, qua la zampa!
E Caprin, offriva graziosamente la zampina.
Caprin, al salto.
E Caprin faceva la capriola.
Caprin, ora ti uccido! - Pum! Morto!
E Caprin si buttava a terra disteso socchiudendo gli occhi.
Nelle giornate piovose se ne rimaneva in casa, ai piedi della padrona.
I bambini lo amavano pazzamente i grandi... anche.
Ma Pasqua si avvicinava, e Caprin doveva morire.
Morire? Con quel musetto, con quegli occhi' dolci e languidi, con quella zampina gentile doveva essere davvero sacrificato per la tavola? .
L'abbiamo comperato apposta - diceva il signor Giovanni,
I figli tacevano e tutti in casa avevano musi lunghi così.
Venne il giorno. Mai Caprin era stato cosÌ grazioso e affettuoso,
E così, figlioli, quando s'ammazza questo capretto? prese a dire il signor Giovanni la vigilia. Silenzio.
Ehi! parlo con voi!
Ancora silenzio.
Papà Giovanni s'impazientÌ. !
Lorenzo, presto... va' in dispensa e scanna il capretto.
Non posso papà devo andar via. :
Allora tu Bernardo.
lo no, papà, non posso, gli voglio troppo bene,
no... no.
Papà Giovanni sbuffava.
Chiamate il contadino.
Il contadino comparve, ma a dir la verità con un'aria un po' imbarazzata.
Prese Capriri e filò via.
Passò un ora, poi il contadino s' affacciò timidamente allo studio del signor Giovanni.
Ah!' non posso, non posso proprio, creda, fa certi occhi! ;
Siete tutti quanti dei conigli; vi farò vedere io, buoni a nulla!
E con passo infuriato papà Giovanni si diresse verso il cortile.
Caprin, al solito, era.là che giocava. Caprin vieni qui!
E Caprin ubbidiente, col musetto alto, scuotendo il codino, seguì il padrone nella dispensa.
Papà Giovanni aveva freita. Trasse da una cassapanca un coltellaccio affilato e cominciò ad agitarlo. Caprin alzò il musetto, poi sollevò lo zampino annaspando
nell'aria.
Sei buffo, sai, ma tra poco sarai morto.
Alla parola morto Caprin ricordò il suo gioco preferito.
Si buttò a terra e chiuse gli occhietti.
Giochi anche! Bravo!
Su, vieni qui.
Caprin ubbidì. Quando fu vicino appoggiò le due zampine sulle ginocchia del padrone e cominciò a lambire la mano che brandiva il coltello.
Gli occhi del vecchio si incontrarono con quelli del caprettino che sembravano accarezzare.
Papà Giovanni sentì quella carezza: il coltello cadde a terra. No, non era possibile. .
E così papà? - domandarono tutti ansiosamente.
Ma neppure avevano finito che Caprin, più allegro e più vispo che mai, correva già per il cortile.
Prenderemo l'arrosto dal macellaio.
Ma che arrosto e arrosto, ne ho abbastanza del capretto io.
Non ne voglio anzi! Avete capito? Caprin, su vieni, andiamo nel prato...
di Carlo Bertolazzi -
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IL CONTADINO E I BARATTI
C'era una volta un vecchio contadino chiamato Barbagrigia, che viveva in una fattoria insieme alla moglie. Questa non era una moglie come tutte le altre: infatti, aveva una particolarità tutta sua: era sempre contenta di ciò che il marito faceva.
Un giorno gli disse: «Abbiamo due mucche, ce n'é una di troppo per noi, che siamo vecchi oramai. Che ne diresti di andare a venderne una al mercato? »
Il marito approvò, e si avviò verso il mercato con la sua mucca. Ma la strada era lunga, e il sole scottava. Così, quando vide passare un contadino che portava al mercato un grasso e tondo maiale, gli venne in mente che avrebbe potuto barattarlo con la sua mucca. Avrebbe risparmiato la strada fino al mercato. «Vuoi scambiare il tuo porco con la mia mucca? » gli chiese. L'altro accettò di buon grado, e Barbagrigia si rimise in cammino.
Ma il maiale era stanco anche lui, e non ci fu verso di farlo camminare, neppure a forza di calci e spintoni. In quel mentre, ecco passare un altro contadino che menava al mercato una vispa capretta. « Ah, questa almeno non si farà tirare », penso il brav'uomo, esausto dalla lotta con il maiale. E barattò il suino con la capretta.
Ma le capre, si sa, sono capricciose e bizzarre. Quella cominciò a puntare le corna, a saltellare qua e là, lasciando il poveretto senza fiato. Per fortuna, s'imbatté in un contadino carico di una bella oca bianca. «Me la daresti in cambio di questa capra? » Detto fatto; e Barbagrigia si mise l'oca sotto il braccio.
Quella però non voleva saperne di stare in quella posizione: sbatteva le ali, agitava le zampe, menava beccate a destra e sinistra. Tanto che alla prima fattoria, Barbagrigia la barattò con un gallo.
Quello aveva le zampe legate e lo si poteva portare senza inconvenienti, salvo il suo «chicchirichì» che forava i timpani. A Barbagrigia non parve vero di venderlo per uno scudo in una locanda dove entrò per ristorarsi un po'. Lo scudo bastò giusto giusto per un buon pasto innaffiato di birra.
«Ed ora, come oserai presentarti a tua moglie?», domandò un compare quando ebbe inteso la storia di tutti quei baratti. «Oh, sarà contentissima», rispose Barbagrigia. «Vieni e vedrai».
«Che cosa scommetti?» «Quello che vuoi».
«Venti scudi?» «Vada per venti scudi ».
Giunti che furono alla fattoria, l'amico si nascose dietro l'uscio e stette a sentire.
«Eccoti di ritorno, sia lodato Iddio! » disse la donna. « Come hai passato la giornata? Sei stato al mercato?»
«No, faceva troppo caldo. Per via ho incontrato un tale che portava un porco al mercato, e gli ho dato in cambio la mucca».
«Ma che buona idea! Così avremo del buon prosciutto per quest'inverno ... »
«Ma non l'ho portato fin qui. Strada facendo, ho cambiato parere. Ho visto una bella capretta e l’ho presa in cambio del maiale».
«L'ho sempre detto che sei un uomo saggio! Ci darà latte e formaggio, e forse un caprettino ... Andiamo a metterla nella stalla».
«Ma poi ho dato la capra in cambio di un'oca ...»
«Tu pensi sempre alle cose che possono farmi piacere! Prenderemo le piume per il nostro copriletto, e poi mangeremo l'oca!»
«Ma poi ho barattato l'oca con un gallo ...»
«Un gallo! Questa sì, che é una buona idea! Ci servirà da svegliarino per alzarci alla mattina!»
«Neppure il gallo ho portato. Ti dirò: verso sera mi é venuta una fame da lupo, sono entrato in una osteria, e ho mangiato e bevuto talmente che ho dovuto dare il gallo per pagare la cena ... »
«Dio sia lodato! Così staremo a letto fin che ci piace, e dormiremo tranquilli senza che il gallo ci svegli. A me importa solo, lo sai, di saperti contento » .
... La scommessa era vinta, e il compare sborso i venti scudi, più che bastanti per una mucca.
"La concordia e la felicità dell'Altro valgono più di ogni c o s a "
HANS C. ANDERSEN
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La leggenda dice che un tempo il baobab era il più bell’albero della terra, si pavoneggiava per i suoi profumatissimi fiori e i suoi frutti, deridendo gli altri alberi che pregarono gli dei perché provvedessero a far cessare questo comportamento ingiusto. Così il dio della foresta, ormai stanco delle lamentele, decise di infliggere al baobab una severa punizione: lo sradicò dalla terra, lo alzò verso il cielo e poi lo conficcò nel terreno a testa in giù. Dunque secondo la leggenda i rami che noi oggi vediamo in realtà sarebbero le radici!
http://morfis.files.wordpress.com/2011/05/baobab4.jpg
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Una maestra racconta che un giorno in classe una bambina di nome Lucia,da poco iscritta alla scuola primaria, afferma:
“Maestra che bella che sei oggi!”
La maestra dopo questa frase pensa tra sé e sé “Questa bambina secondo me non ci vede molto bene!”
Tuttavia risponde: “ Grazie Lucia, e secondo te che cos’ho di così particolare?”
Lucia: “Hai un bel sorriso e hai gli occhi allegri!”
Maestra: “Bhe, grazie,sei molto gentile!”
Lucia:”Maestra, a dire la verità tu sei sempre bella! Mi fai ridere sempre e mi abbracci ogni volta che sono triste e senza che io te lo dica!”
La maestra commenta tra sé:” Eh sì, i bambini hanno un’idea di bellezza non conformata con la società.”
Dice bene la maestra, peccato che poi spesso anche i bambini imparano presto a conformarsi ai modelli educativi di genitori o nonni che riempiono i bambini di complimenti sui vestiti che portano, sui giochi che hanno, invece di insegnare fin da piccoli a guardare ad altro….. per es. ad essere generosi, a chiamare al telefono il compagno ammalato, a spartire con chi non è fortunato come loro… Tante piccole attenzioni che renderebbe bella l’anima di un bambino-adulto del domani!
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Citazione:
Originalmente inviato da
Haidy2009
Una maestra racconta che un giorno in classe una bambina di nome Lucia,da poco iscritta alla scuola primaria, afferma:
“Maestra che bella che sei oggi!”
La maestra dopo questa frase pensa tra sé e sé “Questa bambina secondo me non ci vede molto bene!”
Tuttavia risponde: “ Grazie Lucia, e secondo te che cos’ho di così particolare?”
Lucia: “Hai un bel sorriso e hai gli occhi allegri!”
Maestra: “Bhe, grazie,sei molto gentile!”
Lucia:”Maestra, a dire la verità tu sei sempre bella! Mi fai ridere sempre e mi abbracci ogni volta che sono triste e senza che io te lo dica!”
La maestra commenta tra sé:” Eh sì, i bambini hanno un’idea di bellezza non conformata con la società.”
Dice bene la maestra, peccato che poi spesso anche i bambini imparano presto a conformarsi ai modelli educativi di genitori o nonni che riempiono i bambini di complimenti sui vestiti che portano, sui giochi che hanno, invece di insegnare fin da piccoli a guardare ad altro….. per es. ad essere generosi, a chiamare al telefono il compagno ammalato, a spartire con chi non è fortunato come loro… Tante piccole attenzioni che renderebbe bella l’anima di un bambino-adulto del domani!
Oddio è così commovente! :sad:
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