Cervelli, vasche e coscienze
Giusto per continuare il discorso con Giorgio, posto quest'articolo di Diego Cosmelli and Evan Thompson:
Embodiment or Envatment?
Reflections on the Bodily Basis of Consciousness
To appear in John Stewart, Olivier Gapenne, and Ezequiel di Paolo, eds.,
Enaction: Towards a New Paradigm for Cognitive Science, MIT Press.
http://liris.cnrs.fr/enaction/docume...ionChapter.pdf
Re: Cervelli, vasche e coscienze
Ho letto l'articolo postato da Guglielmo, che ringrazio per i riferimenti sempre interessantissimi, utili a vincere la pigrizia viscerale del sottoscritto, oltre alla sua plateale ignoranza.
L'ipotesi nulla a riguardo del cervello nella vasca mi pare veramente brillante.
Mi verrebbe da spingermi oltre. In effetti, come definire qualcosa che sostituisca pienamente un corpo se non con la descrizione completa della complessità del corpo? E che cos'è un oggetto complesso come un corpo, in grado di svolgere le funzioni di un corpo, se non un corpo? Che definizione migliore se ne potrebbe dare? Sembrerebbe proprio, quello di Putman, un esperimento vuoto.
Riguardo invece l'inganno della telefonata che illustra Korianor sento la necessità di fare un passo indietro. L'esperimento mentale (ma questa volta pare più semplice da realizzare) si basa sul riconoscimento di una entità indipendente che chiamiamo persona. Prima di interrogarsi sul fatto che l'interazione che sperimentiamo ci manifesti una persona o meno bisogna formarsi la categoria di "persona", associandovi alcune caratteristiche.
Ora è abbastanza comune accettare l'esistenza di qualcosa che si chiama essere umano, ma ragionando in termini stretti non sappiamo veramente di cosa stiamo parlando. Ossia l'insieme delle relazioni osservate, su tutte le scale (per esempio quelle che conosciamo come cellule, atomi, nuclei, quark, e quant'altro di non ancora "battezzato") mi pare di complessità insormontabile per una cognizione cosciente.
Il nostro concetto di persona mi pare una scatola vuota con il nome sopra, a cui, all'occorrenza, facciamo corrispondere un certo fascio di percezioni.
Quindi l'esperimento è per me privo di significato.
Purtroppo non mi "pompa" neanche intuizioni, nel senso veramente simpatico di Dennet citato da Cosmelli e Thompson.
La deduzione che l'interazione vocale, di cui siamo testimoni mentre siamo al telefono, rappresenti una persona è un puro meccanismo di comodo, in ogni caso falso, sia nel caso in cui interloquiamo telefonicamente con quello che siamo usi definire "una persona reale", sia nel caso riprodotto con sintetizzatore vocale. E' falso nel senso che non possiamo verificare infallibilmente ciò con cui interagiamo. L'idea di persona nasce a posteriori di esperienze come semplificazione del reale, non va confusa con il reale. Non è possibile fabbricare una sola persona con le informazioni sul concetto di persona o essere umano contenute nella mia zucca. Quel concetto non corrisponde a nulla di vero, in questo senso.
Ho l'impressione che questi discorsi non riescano a spezzare i meccanismi cognitivi e le categorie di uso comune, che in alcuni casi, come per me nel caso del risconoscimento di una persona, sono tutt'altro che da considerarsi fuori discussione.
Marco