Ciao, pensavo che potremmo confrontarci su qualche caso, io ne ho un bel po' non risolti e ormai quelli che avevo già svolti sono agli sgoccioli! vi propongo un testo, io ho già provato a farlo, aspetto vostri commenti e poi posto anche quanto avevo pensato io!



Si presenta ad uno psicologo del Servizio Pubblico un signore di 45 anni; è coniugato, ha due figli di 15 e 9 anni; è in possesso di diploma di scuola media superiore e lavora come capo squadra tecnico in una azienda dello stato.
Gli è stato consigliato di rivolgersi allo psicologo dal medico di famiglia che nella lettera di presentazione del paziente parla genericamente di stato ansioso, escludendo che alcun fattore organico abbia provocato e mantenuto i disturbi.
Circa quattro anni prima della presente consultazione, il paziente si era sottoposto, insieme alla moglie, ad una psicoterapia di coppia per risolvere una situazione di crisi coniugale che aveva portato la moglie a chiedere la separazione.
Il paziente aveva reagito con sintomi depressivi lievi.
La terapia ha permesso alla coppia di superare la fase critica, anche se il rapporto coniugale attualmente viene definito "monotono e poco soddisfacente".
I sintomi depressivi sono stati comunque superati.
Al colloquio il paziente riferisce di essere sempre stato una persona introversa, portata a subire i rapporti con gli altri, ansioso nell'affrontare le situazioni in cui si sente valutato e giudicato. Da 2 anni circa, però, gradualmente, il paziente ha cominciato a vivere sensazioni do forte ansia e preoccupazione, definite da lui stesso irrealistiche ed eccessive, riferite in particolare alla salute dei figli (che però sono sempre stati bene) e alla paura di perdere il lavoro (anche se non esistono effettivi pericoli di licenziamento). Spesso, anche nelle giornate di riposo, lamenta dolenzia muscolare e facile affaticabilità. In alcune situazioni, dopo discussioni con i colleghi di lavoro, ha sofferto di tachicardia, eccessiva sudorazione, nausea, a volte per l'intera giornata ha la sensazione di "nodo alla gola". Generalmente soffre di difficoltà di addormentamento ed è spesso irritabile, tanto che il rapporto con i figli si sta gradualmente deteriorando.
Parlando in generale di sé, il paziente riferisce che, pur essendo capo squadra, non riesce a guidare i colleghi e spesso si trova a fare ciò che questi, che egli dovrebbe coordinare, gli impongono. A suo dire, ciò accade perché nelle situazioni in cui è richiesta la capacità di risolvere un imprevisto, egli fatica a ritrovare una soluzione tecnica; nel pensarci ha la sensazione che la mente si annebbi.
Generalmente nei rapporti interpersonali e più in particolare nelle situazioni di conflitto, assume una posizione passiva. Ciò accade in particolare con la moglie che assume, a suo avviso, modalità di rapporto prevalentemente aggressive.
Alla fine del colloquio lo psicologo decide di programmare altre sedute per raccogliere tutti gli elementi necessari alla formulazione di una diagnosi.
Il candidato, sulla base di quanto riportato sul protocollo, illustri, secondo il seguente schema:
quale potrebbe essere la prima ipotesi diagnostica;
quali strumenti psico diagnostici utilizzerebbe per convalidare o eventualmente smentire la prima ipotesi diagnostica, giustificandone la scelta o evidenziando quali indicatori (indici, livelli di scale, ecc.) dovrebbero emergere nell'applicazione degli strumenti per poter convalidare l'ipotesi formulata;
quali ulteriori notizie anamnestiche ritiene di dover acquisire per completare il quadro dei dati necessari e quali altri aspetti del comportamento del paziente approfondirebbe durante i colloqui diagnostici;
se conferma la diagnosi, il candidato indichi cosa proporrebbe al paziente per risolvere la situazione di sofferenza in cui si trova, definendo gli obiettivi di quanto proposto.