La suggestione delle motivazioni che adduci è intensa....mi sembra di leggere Carotenuto:"la sofferenza e la spinta verso la conoscenza sono lo scenario in cui prende vita la domanda di analisi, ma queste sono anche lo sfondo sul quale nasce la decisione di abbracciare la professione analitica. E da questa compartecipazione, che affonda le sue radici nelle ferite determinate dal rapporto primario, si struttura un nuovo rapporto dove è possibile rivivere, all'insegna dell'alleanza, della comprensione empatica, dell'accoglimento una dimensione in cui il vero fattore curativo si situa entro il rapporto stesso".
Caro Luigi, a proposito delle increspature che attendono ancora una interpretazione, ti cito la storiella della mucca e dell'uccellino, tratta dal bel libro di Speziale, UBI MAIOR. L'uccellino finito sotto lo sterco di una mucca, fa di tutto per uscirne, un lupo passa di là, lo nota, lo estrae, lo ripulisce e se lo mangia...La storiella ha tre morali: non tutti quelli che ti coprono di sterco lo fanno per il tuo male, non tutti quelli che ti tirano fuori dallo sterco lo fanno per il tuo bene, infine arriva il monito più prezioso: se sei nella merda stattene giù, buono, non muoverti!
Questa storiella ,devo ammettere, che ti da ragione! Spesso alcuni terapeuti si alleano e sono collusi
col mondo interno del paziente che vorrebbe che il suo vero Sè imprigionato se ne stesse tranquillo dov'è, che non si impegnasse per migliorare la propria esistenza.Questa tipologia di terapeuti sono quelli che decretano il fallimento della terapia e in questo caso è più che legittimo, rivolgersi ad un altro analista che sappia sondare i nuclei rimasti inesplorati e sappia curare quella ferita mai rimarginata.