Santiago, anch'io sono spesso d'accordo con te e soprattutto trovo importante il tuo discorso sulla centralità del vissuto del cliente.
La tua provocazione però a mio parere non funziona essenzialmente per due motivi:
il primo, già accennato da Vincent, é che se il terapeuta svolge il suo lavoro onestamente e al meglio delle sue possibilità, ma nonostante questo il cliente non é soddisfatto, non mi sembra giusto prevedere un rimborso e quindi privare il professionista del compenso per il lavoro che comunque ha svolto con serietà e impegno. Se il meglio che io posso offrire al cliente non gli é utile (ovviamente se/appena me ne accorgo lo invio) questo é il rischio fondamentale della nostra professione...é un incontro tra due (o più) persone, e come tale sempre a rischio;
il secondo riguarda l'attribuzione del risultato della terapia: se tu pensi a rimborsare il cliente, vuol dire che pensi che il responsabile del risultato della terapia sia il terapeuta. Se invece pensiamo che il cliente sia il protagonista del suo percorso terapeutico, e vediamo il terapeuta soprattutto come un facilitatore, é chiaro che la responsabilità del risultato della terapia é di entrambi, cliente e terapeuta (o addirittura prevalentemente del cliente). A questo punto, se la responsabilità di un risultato non soddisfacente é anche del cliente, che senso avrebbe rimborsarlo?
ciao