Riflessioni sulla ‘scimmia’ Washoe.
Una carenza all’ interno di quelli che vengono definiti come bisogni primari, ad esempio il cibo, produce nella scimmia un’ orientamento dell’ attenzione verso la meta (le banane che vede al di fuori della gabbia). La prima manovra che compie la scimmia è aggrapparsi sulle sbarre, scuotendole, cercando di sradicarle (comportamento tipico della specie). Adotta un comportamento (sintomo), per poter arrivare alla meta (soddisfazione del bisogno).
Da questa prospettiva il sintomo esiste nella misura in cui esiste anche una mancata soddisfazione del bisogno.
La scimmia riuscì ad utilizzare un bastone che le era stato posto dietro (fuori dal campo visivo) per poter attirare a se il cibo. In questo caso è riuscita a risolvere ciò che Dunker definisce come 'fissità funzionale' dell' oggetto (il bastone). Ha 'capito' che il bastone non le serviva solo per sbatterlo a terra (comportamento tipico della specie) ma poteva risolvere il problema.(Kohler, pensiero produttivo).
Analisi dell’ azione.
Per compiere ciò la scimmia è arrivata alla consapevolezza che le soluzioni adottate (aggrapparsi alle sbarre), non erano utili per arrivare alla soddisfazione del bisogno.
Altre scimmie non riescono a compiere quest’ operazione così complessa. Continuano ad aggrapparsi sempre più violentemente alle sbarre perchè sono eccitate dalla vista del cibo (crisi).
Il valore soglia dell’ ansia, in quest’ ultimo caso, è stato superato e da ‘ansia produttiva’ si è passati ad ‘ ansia vincolante’.
Un ‘passaggio terapeutico’ potrebbe essere proprio questo. Aiutare la persona a svincolarsi dall’ obbiettivo che crea ‘un’ impasse da dipendenza’. Questo passaggio è fondamentale. La consapevolezza che l’ obbiettivo che ricerchiamo è ‘fuori dalla nostra portata’ potrebbe veicolarci più verso una condizione di crisi rispetto ad una ‘condizione intelligente’.
Per una soluzione si richiede quindi un’ abbassamento della soglia d’ ansia’.
In questo modo possiamo permetterci di veicolare la nostra attenzione verso gli strumenti che possediamo e superare la fissità funzionale che questi possiedono. La fissità funzionale è una caratteristica, un meccanismo mentale di cui l’ uomo ha bisogno. La formazione di ‘categorie’, assimilazione ed accomodamento (Piaget).
Quale teoria, metodologia, tecnica oggi è a nostra disposizione per raggiungere quest’ obbiettivo e fare in modo che il soggetto riduca la ‘portata emozionale’ dell’ obbiettivo ?.
Successivamente, è necessario modificare la percezione dell’ obbiettivo.
La percezione dell’ obbiettivo e dei vincoli è cosa assai complessa. Posso non percepire soluzioni (eccessiva ansia a parte) perchè, per qualche motivo, non posso permettermelo!. A sostegno di questa tesi ricordo l’ esperimento di McGinnes sulla ‘difesa percettiva’. Thread il problema è il vero problema.
In sintesi,1) modificare le ‘portata emozionale dell’ obbiettivo’. 2)Modificare la relazione che questo ha nei confronti del soggetto e della realtà nel quale si colloca (la persona non vedeva i termini più compromettenti come puttana, stupro ecc., per risparmiarsi il disagio di riferirli allo sperimentatore!).
Teoria-metodologia-tecnica.
A voi, membri dell’ enterprise, là, dove nessuno è mai stato prima.
Aveva il suo personalino il tenente Uraq è? Era anche l’ unica donna che c’era!...a parte le ‘Veline’, comparse che ogni tanto accompagnavano il dottore...anche sull’ Enterprise la storia si ripete..il caro dottore e l’ assistente gnocca!...
Rubens
P.S.
Avete voluto la bicicletta?...