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  1. #1
    Nicola

    ciao a tutti,

    oggi sul corriere della sera è uscito un'interessante articoletto
    sull'arretratezza delle scuole in termini di dotazione tecnologica e
    relativa competenza pedagogica, quindi anche sull'apprendimento fai-da-te
    dei ragazzi.
    Nello specifico, ecco alcuni selezionati spunti:

    "98 scuole su 100 è la media di scuole che ancora oggi devono essere cablate
    [...] Alla didattica mancano circa 190 mila PC. A casa i computer invece ci
    sono ed i genitori li mettono con larghezza nelle mani dei figli. Sono circa
    2.500.000 i bambini ed i ragazzi che fra i 3 ed i 14 anni li hanno in uso.
    LASCIAMO AGLI STUDIOSI DELL'ETA' EVOLUTIVA la controversa valutazione sui
    pregi ed i difetti di un'iniziativa così precoce. [...] Fra i 3 e i 5 anni
    20 bambini su 100 possiedono un aggeggio elettronico. Con esso i piccolissmi
    costruiscono una parte notevole della loro personalità e delle loro
    attitudini. E' il regno delle animazioni anglo-nipponiche e l'ultimo Natale
    è stato il boom di Harry Potter, le cui cassette per il game-boy sono
    diventate subito introvabili. [...]Disastrose sono la disinformazione adulta
    e l'impotenza scolastica [...] per non dire dei piccoli deliri d'invidia e
    d'imitazione, di frustrazione ed esaltazione (dai bambini)."

    Anch'io temo molto l'evoluzione futura di questo processo ed il "come"
    cresceranno le future generazioni in termini di valori e percezione della
    relazionalità e del quotidiano. Voi che ne pensate?

    Inoltre questo articolo, mi ha riportato di colpo al libro NoLogo di Naomi
    Klain, in particolare alla colonizzazione dell'educazione da parte delle
    multinazionali. In America il processo di privatizzazione delle istituzioni
    pubbliche (specifico che non c'è colore a queste considerazioni, ma
    esclusiva osservazione fenomenologica ha portato a due mondi distinti e
    separati: quello dei college privati, pieni di stuenti facoltosi, docenti
    preparati e strutture tecnologiche, didattiche e sportive all'avanguadia; e
    quello delle scuole pubbliche prive di fondi ed impossibilitate a fornire
    supporti didattico/formativi adeguati... non parliamo di computer e
    tecnologie varie!
    Cosa è successo? Le multinazionali si sono offerte di fornire gratuitamente
    queste attrezzature in cambio di "spazi" pubblicitari dentro la scuola e la
    scuola (genitori ed alunni compresi) ha subito accettato... cosa sarà mai
    una pubblicità in più rispetto al già attuale bombardamento?
    Questo circolo vizioso, racconta la Klain, ha portato ad una totale
    colonizzazione della cultura da parte delle multinazionali che addirittura
    in alcuni istituti riescono ad imporre determinati piani di studio e perfino
    materiali didattici ad hoc in cui si raccontano aneddoti sul marchio e sulla
    storia dell'azienda!!!!!

    Noi, come psicologi, ma anche come cittadini di una specifica comunità,
    dobbiamo assolutamente prendere atto di questi scenari che inevitabilmente
    si intrecciano con la nostra professione ed il nostro intervento
    professionale. Mi piacerebbe avere dei feedback da chi ha avuto modo di
    leggere NoLogo o da chi comunque interessato a tale tematica

    un saluto,
    nico

    OPs | Psicologia per passione

  2. #2
    Partecipante Affezionato L'avatar di stella*
    Data registrazione
    28-02-2002
    Messaggi
    78
    Ciao nico. no logo l'ho leggiucchiato, anche perchè sto facendo la tesi sul movimento antiglobalizzazione, quindi ne conosco l'argomento.
    La questione della "colonizzazione dell'educazione" e della cultura in generale da parte delle multinazionali, considerate da molti come i nuovi "padroni" dell'era attuale, è un fatto , e in quanto tale condivido che bisogna prenderne atto. Senza schieramenti "politici" ed "ideologizzati" , che porterebbero a rispolverare appunto vecchie e trite ideologie, a ricondurre tutto entro i soliti schemi sinistrorsi "padrone/multinazionale-proletario sfruttato/consumatore..."
    La questione è più complessa, ad iniziare dal fatto che sono passati più di 30 anni dal '68. Ergo, il fatto rimane, lo sfruttamento esiste, si stanno e si sono formati nuovi rapporti di potere (e di strapotere) ma anche e soprattutto nuove forme di coscienza !nn operaia! ma civile, civica, cioè di cittadini in quanto tali!!!!
    Poi ad arricchire la questione ci sono autori di cui condivido lo "scetticismo" proprio riguardo al concetto di colonizzazione, che sottolineano, invece, il potere che le popolazioni e l'uomo in generale ha di adattarsi ed adattare il proprio ambiente alle proprie esigenze specifiche, alle proprie abitudini, valori, in una parola alla propria peculiare cultura di origine .
    Saluti, Stella

  3. #3
    Postatore Compulsivo
    Data registrazione
    08-12-2001
    Residenza
    Roma
    Messaggi
    3,834
    [quote:0918a708e9="stella*"]
    La questione della "colonizzazione dell'educazione" e della cultura in generale da parte delle multinazionali, considerate da molti come i nuovi "padroni" dell'era attuale, è un fatto , e in quanto tale condivido che bisogna prenderne atto. Senza schieramenti "politici" ed "ideologizzati" [/quote:0918a708e9]

    Condivido pienamente l'approccio... ritengo che sia molto difficile ragionare senza "colorare" la riflessione, tuttavia IMHO è il primo passo per una discussione vera e costruttiva
    Il colorare, preciso, non lo intendo come "schieramnto politico", ma come cornice di valori e idee a cui ti rifai per interpretare ciò che ti circonda e che, al di là di tutto, si può avvicinare ad un "colore politico" piuttosto che un altro... detto ciò, devi comunque essere capace di distinguere e, nel caso, separare i due piani

    [quote:0918a708e9]La questione è più complessa, ad iniziare dal fatto che sono passati più di 30 anni dal '68. Ergo, il fatto rimane, lo sfruttamento esiste, si stanno e si sono formati nuovi rapporti di potere (e di strapotere) ma anche e soprattutto nuove forme di coscienza !nn operaia! ma civile, civica, cioè di cittadini in quanto tali!!!![/quote:0918a708e9]

    le nuove tecnologie telematiche hanno sicuramente portato ad una "democratizzazione dell'informazione" e ad una maggiore condivisione, tuttavia non dobbiamo dimenticare che a queste tecnologie, e ad internet nello specifico, può accedere meno di un quarto della popolazione mondiale e non parlo solo di terzo mondo. Anche le frange disagiate dei paesi industrializzati difficilmente hanno accesso a fonti di informazione e comunicazione... altre volte lo hanno ma a fonti pilotate e quindi relative, che ti sviluppano "una visione del mondo guidata"...

    [quote:0918a708e9]Poi ad arricchire la questione ci sono autori di cui condivido lo "scetticismo" proprio riguardo al concetto di colonizzazione, che sottolineano, invece, il potere che le popolazioni e l'uomo in generale ha di adattarsi ed adattare il proprio ambiente alle proprie esigenze specifiche, alle proprie abitudini, valori, in una parola alla propria peculiare cultura di origine .
    Saluti, Stella[/quote:0918a708e9]

    hanno specificato anche se si riferiscono a tutti i popoli oppure solo ad alcuni?
    Torno a ripetere, ritengo che dipenda anche dall'autonomia e dalle risorse di cui disponi il poter operare adattamenti efficaci... anche gli operai della catena di montaggio della Ford avevano operato adattamento al lavoro, ma si trattava di alienamento

    ciauz,
    nico

  4. #4
    Partecipante Affezionato L'avatar di stella*
    Data registrazione
    28-02-2002
    Messaggi
    78
    "Ciauz" anche a te!
    Dunque...tenuto conto che certamente l'ingabbiamento telecomandato di una certa forma di "cultura" trasmessa dai paesi + (?!) sviluppati (vedi consumismo ecc...) è innegabile, non è cmq da sottovalutare ciò che di moooolto positivo la società contemporanea porta con sè. La lista sarebbe lunga: eh, sì. Guerre, devastazioni ambientali, sfruttamento dei popoli - (?!) sviluppati...ma anche diffusione ed estensione dell'accesso di massa all'istruzione negli ultimi decenni, primo fondamentale passo per l'acquisizione di una coscienza critica (che per me non è una parola come tante, bensì il sostrato della libertà!!!) e della democrazia (idem).
    Con ciò voglio solo dire, in parole più chiare, che è vero che il nuovo millennio è colmo di problemi (ma quale periodo storico nn lo è stato?...e questo nn significa adagiarsi su tale considerazione, ma guardare le cose da una prospettiva di "lontananza"); dicevo: è colmo di problemi, ma pervaso da una sempre più diffusa possibilità delle PERSONE, CITTADINI, GENTE di impegnarsi per modificare il modificabile.
    Quindi: colonizzazione delle coscienze da parte delle multinazioneli...e conseguente lavoro di disincanto, disvelamento delle menzognee delle costrizioni, riappropriazione della libertà di scegliere il proprio percorso di svilyppo morale e civile.
    Ecco.
    E io sarò pure orientata a sinistra, e questo influirà pure sul mio pensiero. Ma nn credo che sia questo il punto. E riguardo alla maggiore % di popolazione mondiale che nn ha accesso a...:certo, è innegabile. Ancora una volta però nn è che 100 o 200 o 500 anni fa la stessa % se la passasse meglio, anzi, era visibilmente più estesa. Anche qui, certo, nn ci adagiamo sugli allori! La strada è lunga, per carità!
    Ma il progresso (anche qui ci sarebbe da discutere) comporta che l'altra % che invece l'accesso ce l'ha, e che magari ha sempre più coscienza di quanto dicevo sopra, si pre-occupa sempre più degli "altri". E nn mi pare poco.
    A Genova si è detto che il "popolo di Seattle" o chiamatelo-come-vi-pare (ma pietà, nn più no global, come pure io tante volte ho fatto) è il primo movimento a scendere in piazza, campo, lottare, rivendicare, qu.sa nn(solo) per sè.
    E nn mi pare poco neppure questo.
    Ottimismo, allora.
    (Se così nn fosse non ci farei una tesi!)
    Baci

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