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  1. #1
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    Guerra, morti e amnesie

    E' dal 1992 (mi pare) che le truppe della "coalizione del bene", guidate ora dall'abbronzato Obama, e con la partecipazione sia dell'Italia prodiana che dell'Italia Berlusconiana, occupano (o, meglio, cercano di occupare) l'Afghanistan.

    I talebani mi pare siano ancora lì, e - mi pare - nulla sembra segnalare la loro sconfitta. Anche l'oppio mi pare sia ancora lì,e continua a raggiungere le raffinerie di eroina in europa e negli USA.

    Un magro risultato per una simile coalizione.

    Sembrano più occupati a far fuori civili, gente che festeggia il matrimonio, commercianti di ammenicoli vari, almeno a leggere questo articolo de "Il Corriere della Sera":

    Tra le vittime quattro donne e due bambini
    Afghanistan, attacco aereo della Nato Colpito un convoglio di civili: 33 morti
    Il comando ha confermato di aver sparato contro tre minibus sospettati di appartenere ai ribelli

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    Afghanistan, attacco aereo della Nato Colpito un convoglio di civili: 33 morti

    Il comando ha confermato di aver sparato contro tre minibus sospettati di appartenere ai ribelli


    KABUL - Un totale di 33 civili afghani, incluse quattro donne e due bambini, sono rimasti uccisi in un raid della Nato nella provincia di Dai Kundi, nel sud del Paese, secondo quanto denuncia il governatore, Sultan Ali Uruzgani, citato dall'Agenzia di stampa tedesca «Dpa». Il governo afghano ha duramente condannato l'attacco aereo. Per Kabul, incidenti di questo tipo sono «ingiustificabili».

    IL RAID - Le vittime erano in viaggio a bordo di tre minibus, su cui si trovavano 42 persone, verso Kandahar. In un comunicato, la Nato spiega che obiettivo del raid era un gruppo di «presunti insorti e che l'attacco ha provocato «alcuni morti e feriti». I militari che si sono recati sulla scena dopo il raid si sono trovati di fronte a donne e bambini e hanno trasportato i feriti in strutture ospedaliere, precisa la nota della coalizione internazionale in cui si anticipa l'avvio di una inchiesta. «Siamo estremamente colpiti dalla tragica perdita di vite innocenti. Siamo qui per proteggere gli afghani e uccidere o ferire civili mette a rischio la loro fiducia nella nostra missione. Raddoppieremo i nostri sforzi per riguadagnare questa fiducia», ha dichiarato il comandante delle forze Nato e Usa a Kabul, il generale Stanley McChrystal, presentando al Presidente afghano, Hamid Karzai, le sue scuse per quanto avvenuto domenica.

    Redazione online
    22 febbraio 2010
    A quanto pare, non interessa a nessuno.
    Curioso.

    Buona vita.
    Guglielmo
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  2. #2
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    Riferimento: Guerra, morti e amnesie

    Ok. Sarà un thread come "Morti sul lavoro". Ma non mi stancherò di denunciare questa barbarie.

    Da: "Il Corriere della Sera" di stamattina, 23 febbraio 2010

    Continua l'operazione Isaf a Helmand. Le testimonianze dall'ospedale di Emergency
    «Afghanistan, colpiti bambini di 5 anni»

    E' emergenza umanitaria: i feriti civili ancora bloccati nelle case. Manca cibo e assistenza. Appello di Karzai

    «Afghanistan, colpiti bambini di 5 anni»


    E' emergenza umanitaria: i feriti civili ancora bloccati nelle case. Manca cibo e assistenza. Appello di Karzai

    MILANO - Afghanistan meridionale, provincia di Helmand: nella zona è in corso dal 13 febbraio l’operazione Mushtarak (Insieme, in lingua Pashtun) delle forze Isaf. Nel distretto di Nad-Ali sono le otto del mattino di cinque giorni fa. Le deflagrazioni delle bombe sganciate da aerei ed elicotteri sono proseguite per tutta la notte. Si sono sentite fino a Lashkar-gah, capitale della regione a 30 km di distanza. Akter Mohammed, nove anni, in casa con il padre ascolta il rumore dei mezzi blindati seguiti da marine a piedi che si muovono con i nervi a fior di pelle, nella strada di fronte a casa dove un bambino, d’istinto, si sente al sicuro. E i carri armati dei soldati stranieri sono un’ attrazione irresistibile; mai visti così da vicino. Uno dei militari che cammina rasente ai muri, con i nervi più a fior di pelle degli altri, intravede una figura che si muove dietro alla tenda di una finestra. Preme il dito sul grilletto: un proiettile passa la testa di Akter da parte a parte, ma il bambino resta vivo.


    I militari fanno irruzione nella casa con le armi spianate e urlano. Si muovono nel terrore, alimentato dai tiri dei cecchini nascosti sui tetti delle case, e lo seminano attorno a piene mani. Non guardano a terra, sbattono Wali Jan, il padre di Akter, con le spalle contro il muro. Vedono che non ha armi addosso e che nell’unica stanza della casa non c’è nessun altro: solo un bambino a terra con la testa in una pozza di sangue. I soldati se ne vanno, per loro non ci sono più problemi e lasciano padre e figlio al loro incubo. Wali Jan chiede aiuto ai parenti. Con un'auto in prestito inizia una corsa a ostacoli verso Lashkar-gah: le strade principali sono bloccate dai posti di blocco delle forze Isaf. Le altre sono una roulette russa per gli ordigni disseminati dai talebani. Dopo ore arriva all’ospedale di Emergency con il figlio fasciato in una salvietta piena di sangue. «Lo abbiamo operato subito, aveva anche perso materia cerebrale - spiega Matteo Dell'Aira, coordinatore medico di Emergency - Ora è in prognosi riservata. Spero che ce la faccia, ma con le ferite alla testa bisogna aspettare.». Akter è uno dei pochi feriti che è riuscito ad arrivare nell’ospedale di Emergency in questi giorni. Oltre a lui, dal 15 febbraio ce l’hanno fatta anche altri bambini: Said Rahaman, sette anni, colpito da un proiettile al polmone, mentre era nel cortile di casa. Poi Roquia, una ragazzina di 12 anni, proiettile nel ginocchio, e una sua coetanea, Gulaly, colpita a un fianco e alla schiena. Lunedì due fratelli, uno di cinque anni che si chiama Zamey, e l'altro di 7 anni che si chiama Maghi Gull, entrambi con dita delle mani amputate. E' passata una settimana prima che qualcuno riuscisse a portarli all'ospedale di Emergency. Dal 12 al 22 febbraio, sono arrivati in totale 49 feriti. «Sono pochissimi. Non è stato ancora aperto un corridoio umanitario, nonostante i nostri appelli e quelli della Croce Rossa». Sono decine, forse centinaia quelli bloccati nelle case senza alcuna assistenza. «Chi arriva da noi continua a ripeterlo e parla di gente che sta morendo».

    EMERGENZA UMANITARIA - E' una situazione drammatica, lontana dai riflettori e dalle Convenzioni di Ginevra. Le luci si accendono solo, e non sempre, quando qualche missile sbaglia bersaglio, come è avvenuto anche lunedì: strage di civili, un numero spesso variabile, scuse ufficiali e poi di nuovo buio. Nella città di Marjah, vivono 120 mila persone abbandonate al loro destino e impegnate a evitare di incrociare militari con i nervi a fior di pelle. Cioè tutti: sono 15mila quelli impegnati nell'operazione "Insieme"; ci sono americani, inglesi, danesi ed estoni. Poi ci sono gli abitanti sparsi nelle zone rurali, minate dai talebani e colpite dai bombardamenti aerei e dai rastrellamenti dei soldati occidentali. Scarseggiano anche i generi di prima necessità e i prezzi sono saltati, come ogni altra cosa. Racconta Shah Wali, uno sfollato arrivato a Lashkar-gah, che «per un litro di benzina ci vuole l’equivalente di 4,5 euro, e lo stesso vale per farina, olio e zucchero». Il portavoce del governatore di Helmand, Daud Amadi, ha ammesso che i talebani stanno sviluppando una tenace “resistenza”. E i posti di blocco dei militari chiudono le poche strade senza mine. Alla popolazione ci si penserà in seguito.

    KARZAI : «TROPPE VITTIME CIVILI» - Che l’operazione militare nella provincia di Helmand non stia andando come era stato previsto lo ha denunciato lo stesso presidente afghano Hamid Karzai, intervenendo alla prima sessione del Parlamento a Camere riunite. Ha mostrato ai parlamentari una foto di una bambina di otto anni esclamando: «Questa è l'unica persona rimasta per raccogliere i cadaveri dei suoi familiari». Sono quelli uccisi da missili della Nato che hanno sbagliato giorni fa il bersaglio nella provincia di Helmand. Un altro problema evocato nel discorso dal capo dello Stato è quello delle perquisizioni non autorizzate delle case a cui, ha sottolineato, «vogliamo pure mettere fine. Stiamo cercando di istituire una Commissione afghana che attraverso negoziati con la Nato metta completamente fine alle operazioni non autorizzate, alle perquisizioni delle case, e agli arresti da parte delle forze straniere. L'assistenza della comunità internazionale - ha concluso - non deve in alcun modo costituire un limite per l'azione indipendente e per il sistema giudiziario dell'Afghanistan». Parole che suonano beffarde per chi vive nella provincia di Helmand in mezzo all'operazione "Insieme" e che, magari ferito, non riesce neanche a raggiungere un ospedale. Per sua fortuna, grazie al rumore delle bombe, non le avrà sentite. Così come non avrà sentito il capo del comando centrale Usa, generale David Petraeus, che ha annunciato che la battaglia di Marjah «è solo la prima fase di una campagna che durerà tra i 12 e i 18 mesi».
    Dott. Guglielmo Rottigni
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  3. #3
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    Riferimento: Guerra, morti e amnesie

    Willy, forse hai ragione tu, sarà una discussione come "Morti sul lavoro", ma credo che l'argomento sia di importanza tale che debba stare in rilievo. Dunque... UP!
    http://s2.bitefight.it/c.php?uid=49195

    Is not dead what it can eaternal live, but in strange eaons even death may die...

    Io ne ho viste cose che vuoi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione... e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser... e tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. E' tempo di morire.

    Scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete una carriera, scegliete la famiglia, scegliete un maxitelevisore del cavolo, scegliete lavatrice, macchina, lettore cd e apriscatole elettrici. Scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza vita; scegliete mutuo a interessi fissi, scegliete una prima casa, scegliete gli amici. Scegliete una moda casual e le valigie in tinta, scegliete un salotto di tre pezzi a rate e ricopritelo con una stoffa del cavolo, scegliete il fai-da-te e il chiedetevi chi siete la domenica mattina. Scegliete di sedervi sul divano a spappolarvi il cervello e lo spirito con i quiz, mentre vi ingozzate di schifezze da mangiare. Alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in uno squallido ospizio, ridotti a motivo di imbarazzo di stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi. Scegliete il futuro, scegliete la vita. Ma perché dovrei fare una cosa cosí? Io ho scelto di non scegliere la vita. Ho scelto qualcos'altro. Le ragioni? Non ci sono ragioni. Chi ha bisogno di ragioni quando ha l'eroina?

    Il mio blog... Venitemi a trovare.

    Avanguardista del F.E.R.U. e Governatore della provincia di Palermo.
    I GATTI DOMINERANNO IL MONDO!

  4. #4
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    Riferimento: Guerra, morti e amnesie

    Da: Peace Reporter

    26/02/2010

    ''Lasciateci in pace''

    Reportage da Helmand, Afghanistan meridionale. La gente di Marjah racconta al nostro inviato che l'operazione Moshtarak ha provocato almeno duecento morti tra la popolazione civile. E spiegano perché preferiscono essere governati dai talebani

    Dal nostro inviato
    Enrico Piovesana



    LASHKARGAH - In una guerra è sempre difficile raccontare la verità, riuscire a separare la realtà dei fatti dalla propaganda dell'una e dell'altra parte.
    L'unico modo per tentare di capire cosa stia veramente succedendo in questi giorni qui in Helmand, nel sud dell'Afghanistan, teatro della più grande offensiva militare dall'inizio di questa guerra, è quello di parlare con la popolazione civile, con la gente di Marjah che riesce ad arrivare qui a Lashkargah per mettersi in salvo o portare nel capoluogo i parenti feriti nei combattimenti.

    Molti di loro sono ricoverati all'ospedale di Emergency: unica struttura sanitaria di alta qualità (e gratuita) di questa polverosa città rurale e dell'intera provincia di Helmand, divenuta ormai l'epicentro del conflitto tra le forze d'occupazione straniere e la resistenza talebana.
    Oggi è giornata di visite. I familiari dei feriti ricoverati affollano le corsie, il porticato d'ingresso e i giardini, dove decine di uomini in turbante siedono in capannelli riscaldandosi al tepore del sole e chiacchierando a bassa voce. Ogni tanto un boato lontano interrompe i loro discorsi e li fa voltare verso l'orizzonte, al di là del quale i caccia alleati che sibilano in cielo senza sosta continuano a bombardare i loro villaggi.

    Sad Maluk, 60 anni, turbante bianco e barba grigia, è appena arrivato da Marjah per far visita al nipote ricoverato con una brutta ferita da pallottola. "Non so chi gli ha sparato, ma poco importa. Questa nuova operazione sta causando tante vittime innocenti, troppe. Dicono che hanno ucciso per errore solo pochi civili, ma la verità è che hanno ucciso pochi talebani. Io vivo vicino al bazar di Marjah, e vi posso assicurare che nei primi giorni le bombe sganciate dagli aerei e i missili lanciati dagli elicotteri hanno distrutto molte abitazioni. Da sotto le macerie abbiamo tirato fuori finora circa duecento cadaveri di civili, ma ci sono ancora un centinaio di dispersi sepolti sotto i resti delle case colpite. Ieri ne abbiamo trovati altri cinque. Queste cose non le racconta nessuno, ma vi giuro che è così perché l'ho visto con i miei occhi. Lo abbiamo visto tutti". Gli uomini intorno a lui scuotono silenziosamente il turbante in segno di assenso.

    "Da un paio di giorni a Marjah non si spara più - continua Sad Maluk - ma questo non significa che i talebani se ne siano andati o siano stati sconfitti: hanno solo smesso di combattere, per ora. I talebani sono ancora a Marjah perché i talebani sono anche gente del posto. Non sono forestieri venuti da fuori come si vuol far credere: ci sono anche tanti di noi che stanno con i talebani. E sapete perché? Perché in questi ultimi anni con loro non abbiamo mai avuto problemi: finché a Marjah comandavano loro, tutto andava bene, tutto era tranquillo. Non vogliamo altro, non vogliamo intrusioni da parte degli stranieri o del governo. Vogliamo solo essere lasciati in pace, così come siamo".

    Mormorii di consenso percorrono il pubblico di curiosi che si è formato attorno a noi. Uno di loro, un giovane di Marjah di nome Zia Ulaq, interviene per spiegare le parole del 'baba', come vengono chiamati gli anziani in segno di affettuoso rispetto.
    "Ora a Marjah è tornata a comandare la polizia afgana, come prima che arrivassero i talebani. Noi più che degli americani abbiamo paura dei poliziotti afgani, di questi criminali che girano con i fuoristrada verdi e si comportano da padroni: rubano le nostre cose, ci estorcono denaro e chi si ribella viene arrestato e denunciato come talebano. E fanno anche di peggio, come rapire i nostri bambini per poi abusare di loro".

    "Da quando, oltre due anni fa, Marjah è passata sotto il controllo dei talebani - prosegue Zia Ulaq - tutto questo non è più successo. Loro ci rispettavano e rispettavano le nostre proprietà e le nostre usanze. Garantivano la sicurezza, amministravano la giustizia con i 'qazi' (i giudici delle corti islamiche, ndr) e facevano rispettare le nostre leggi islamiche. E noi stavamo bene perché ci sentivamo sicuri: non subivamo più i furti e gli abusi di quei banditi in divisa. Se i nuovi governanti di Marjah faranno altrettanto, se rispetteranno la nostra gente e la nostra religione lasciandoci vivere e lavorare in pace, a noi andrà benissimo. Ma ora che sono tornati gli uomini sui fuoristrada verdi abbiamo molta paura".
    Dott. Guglielmo Rottigni
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  5. #5
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    Riferimento: Guerra, morti e amnesie

    Domenica sera c'era Gino Strada (fondatore di Emergency) ospite da Fazio, una delle tante cose che mi ha lasciato basita: la coalizione, che dovrebbe essere una "forza di pace", vale a dire americani & co., spesso e volentieri impedisce alle ambulanze di accedere agli ospedali, il perchè non si sa, si suppone per il rischio che trasportino attentatori. Ora, non è una cosa provata ma solo riportata da Strada, ma se fosse vero c'è veramente da vergognarsi...
    "Quando sono buona sono buona, quando sono cattiva sono meglio." (Mae West)

    THE FISHES ARE SILENT DEEP IN THE SEA,
    THE SKIES ARE LIT UP LIKE A CHRISTMAS TREE,
    THE STAR IN THE WEST SHOOTS ITS WARNING CRY:
    MANKIND IS ALIVE BUT MANKIND MUST DIE.
    (W.H. Auden, "Danse macabre")


    No one remembers the singer.
    The song remains.



  6. #6
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    Riferimento: Guerra, morti e amnesie

    Da "Il Corriere della Sera", di oggi:

    Bbc: a Falluja impennata
    neonati con malformazioni
    Secondo l'esercito americano non ci sono dati ufficiali che documentino tale aumento
    Iraq

    Bbc: a Falluja impennata
    neonati con malformazioni

    Secondo l'esercito americano non ci sono dati ufficiali che documentino tale aumento

    ROMA - Impennata delle malformazioni congenite a Falluja, la città irachena segnata nel 2004 dai duri combattimenti tra truppe Usa e insorti: lo rivela un'inchiesta della Bbc, ma secondo l'esercito americano non ci sono dati ufficiali che documentino tale aumento. Secondo quanto riscontrato dall'emittente britannica, in un ospedale di Falluja un pediatra che è voluto restare anonimo, ha detto di vedere due o tre casi di malformazioni al giorno, soprattutto cardiache: un dato che se verificato porterebbe il computo totale a circa mille casi l'anno. I militari statunitensi sostengono che tale incremento non è verificato da resoconti ufficiali: «Non ci sono elementi che confermino una relazione tra ambiente e specifiche patologie», ha detto un responsabile sanitario dell'Esercito Usa, Michael Kilpatrick.

    INCHIESTA BRITANNICA - La Bbc evidenzia che la popolazione locale addita l'incremento delle malformazioni al tipo di armi utilizzate nei combattimenti di sei anni fa. L'emittente riferisce che molti dottori si rifiutano di affrontare l'argomento perchè il governo di Bagdad non vuole «creare problemi agli americani». La Bbc ha visitato una famiglia con tre bambini, tutti affetti da paralisi o danni mentali. Un genitore ha poi condotto gli inviati dell'emittente nella propria casa: la figlia aveva sei dita sia alle mani che ai piedi ed era affetta da gravi patologie. (Fonte Agenzia Ansa)


    04 marzo 2010
    Spero che ve la ricordiate, Fallujah. Perché fu teatro di una pagina vergognosa per noi italiani, dato che furono i nostri soldati a sparare sui civili. Un'azione che ci valse il plauso di un tal Luttwack che ebbe a dichiarare in un'intervista che, dopo quel che era accaduto a Fallujah, "avevamo le palle per farci rispettare dagli alleati".

    Buona vita
    Guglielmo
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  7. #7
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    Riferimento: Guerra, morti e amnesie

    Intervista a Gino Strada

    03/03/2010
    Gino Strada: crimini di guerra in Afghanistan

    Il fondatore di Emergency conferma quanto dichiarato su RaiTre. Interpellanza del Pd sulla sua denuncia
    Gino Strada conferma le dichiarazioni sui crimini di guerra in Afghanistan. L'interpellanza del Pd? "Un buon segnale, ma dal quale mi aspetto ben poco".


    Trentasei deputati del Partito Democratico hanno presentato un'interpellanza parlamentare per chiedere al governo 'chiarezza' sulla denuncia del fondatore di Emergency, Gino Strada. Intervenendo domenica alla trasmissione di Fabio Fazio "Che tempo che fa", il chirurgo ha detto che nel cuore della zona dei bombardamenti in Afghanistan le forze dell'Isaf impediscono sistematicamente e intenzionalmente ai feriti di raggiungere gli ospedali attraverso il blocco di macchine e ambulanze, rifiutando di prendere in considerazione ogni proposta di apertura di un corridoio umanitario per l'evacuazione dei feriti. Una condotta che Strada ha bollato come "crimine di guerra da portare davanti alla Corte penale internazionale, in quanto contrario a tutte le convenzioni sull'assistenza dei feriti nei conflitti armati".

    Il Pd chiede chiarezza. Quale chiarezza può arrivare dal nostro governo?
    Non mi aspetto molto. Visto che i governi, non solo questo ma anche quelli precedenti, hanno sempre, e senza eccezione, detto bugie sull'Afghanistan, mi aspetto che anche stavolta diranno bugie. E' tuttavia un buon segnale che qualcuno finalmente cominci a porre il problema, invece di continuare a fare la politica dello struzzo, facendo finta di non sapere che, come dice il nostro ministro della Difesa, i soldati italiani sono in Afghanistan a fare la guerra.

    Il primo firmatario dell'interpellanza è Arturo Parisi, ministro della Difesa quando era già chiaro a molti che la nostra non era una missione di pace. Cos'è, un ravvedimento tardivo o un atteggiamento ipocrita?
    Magari Parisi ha cambiato idea. O magari si tratta della solita logica: la guerra diventa meno bella quando a farla sono gli avversari politici.

    Conferma quanto ha dichiarato da Fazio, che il blocco dei feriti corrisponde a una violazione delle convenzioni internazionali, e quindi è un crimine di guerra?
    Non c'è il minimo dubbio. Ci sono degli obblighi ben precisi di assistenza, non solo ai civili, ma anche ai feriti in generale. Peraltro, il blocco attuato nelle settimane scorse nella provincia di Helmand non è un episodio isolato. Da anni la regola - e tutti lo sanno anche se nessuno dice niente - è che quando c'è una battaglia, un attentato, una bomba, un qualsiasi evento bellico a Kabul accade esattamente la stessa cosa: si fa una specie di cordone attorno e da lì non si evacua nessuno. Questo lo sanno tutti e lo tollerano tutti.

    A quale logica corrisponde un comportamento di questo tipo da parte dei militari?
    Corrisponde alla loro logica. I militari sono lì per ammazzare, non certo per curare.

    Si vuole nascondere qualcosa, secondo lei, magari l'utilizzo di armi particolari?
    Non lo escluderei. Armi particolari in Afghanistan ne sono sempre state usate. Mi ricordo di aver visto usare armi al fosforo quasi vent'anni fa e non mi meravigliebbe sapere che vengono usate anche oggi. Oppure armi all'uranio impoverito, e via discorrendo.

    Cosa sta succedendo a Marjah, la città stretta d'assedio dalle forze Isaf?
    Un'operazione molto simile a quella condotta a Fallujah. Quanto meno nei suoi intenti. Lasciamo stare la scala e la dimensione dell'intervento, che si tratti di un villaggio o di una città. Io credo che la logica sia la stessa applicata a Fallujah.

    Tornando all'interpellanza dei deputati del Pd, cosa si aspetta che accada?
    Sinceramente non molto. Mi aspetto un po' di retorica e di politichese, le solite chiacchiere confuse in Parlamento. Qualcuno dirà anche, come dice il presidente Napolitano, che siamo in Afghanistan per costruire l'Europa. Che sarebbe come dire: andiamo a scalare il Monte Bianco per imparare a nuotare.

    Perché quelli del Pd si 'svegliano' solo ora?
    Non lo so. Bisognerebbe chiederlo a loro. Per quanto riguarda Emergency, l'abbiamo detto non solo a loro, ma a tutti i partiti politici, ai membri del Parlamento, sin da prima che votassero la partecipazione italiana alla guerra contro l'Afghanistan: non c'entrava niente l'Onu, non c'entrava il Consiglio di sicurezza, né la Nato, e neanche l'Isaf. Loro hanno votato a favore dell'intervento esattamente un mese dopo che gli Stati Uniti cominciassero i bombardamenti. Si è trattato solo di servilismo nei confronti degli Stati Uniti. Per otto anni e mezzo nessuno ha fatto commenti. Adesso si svegliano. Non vorrei che si lavassero la coscienza con un'interpellanza dalla quale usciranno rassicurati che non si sta commettendo nessuna violazione dei diritti umani in Afghanistan. Sia chiaro, stanno solo massacrando un po' di uomini, donne, bambini, si stanno lasciando morire i feriti, ma questo fa parte del loro concetto di pace.

    Si 'svegliano' una settimana dopo che il rifinanziamento alla missione ha ricevuto l'approvazione in Camera e Senato. Tra l'altro in Senato con 245 voti a favore, un contrario e 12 astenuti. Quindi col voto dello stesso Partito Democratico.
    Non credo sia una cosa nuova, per quella che si definisce politicamente una componente di sinistra. Basta andare indietro nel tempo e vedere quante volte hanno votato la guerra per poi prenderne le distanze un attimo dopo. Ma io ho un'idea un po' diversa di cosa dovrebbe essere la sinistra.

    Luca Galassi
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  8. #8
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    Riferimento: Guerra, morti e amnesie

    Ho l'impressione che la sinistra che TU (forse NOI) vogliamo caro Willy non raccoglie vuoti e attualmente ha ben altre priorità nell'agenda politica. Se dovesse poi parlare dell'argomento menzionato poi....

  9. #9
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    Riferimento: Guerra, morti e amnesie

    Citazione Originalmente inviato da r.chavo74 Visualizza messaggio
    Ho l'impressione che la sinistra che TU (forse NOI) vogliamo caro Willy non raccoglie vuoti e attualmente ha ben altre priorità nell'agenda politica. Se dovesse poi parlare dell'argomento menzionato poi....
    Il grassetto sottolineato è mio ma quanto rivela
    " E se scruti a lungo un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te" Nietzsche


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