Mio Caro,
i titoli e gli incarichi di una persona hanno finito di impressionarmi molto precocemente nella mia vita, ho imparato molto presto a giudicare una persona per ciò che è, per ciò che fa, per ciò che dice (e che scrive) piuttosto per ciò che rappresenta.
Il concetto di casualità lineare è in crisi da decenni, fare ricerca prendendo come presupposto un impianto sperimentale causale classico mi desta una certa perplessità, potresti trovare interessante ed istruttivo a tale proposito questo articolo che parla di tutta la questione molto meglio di me:
http://www.sipreonline.it/static/upl...DEROBERTIS.pdf.
Non parlavo, poi, di psicoterapie più adatte per determinati problemi, ma di psicoterapie più adatte per determinate persone (anche le etichette psicodiagnostiche, così come i titoli di prima, mi impressionano poco, quasi nulla); o meglio, di psicoterapie più adatte per determinate coppie analitiche.
Sulla sparizione (o attenuazione) dei sintomi, perché tanta diffidenza e perché tanta sicurezza (a meno che tu non ti sia appostato fuori dal mio studio per intervistare i miei pazienti) ? Ci sono persino resoconti di ipnotisti, maghi, ciarlatani vari e truffatori che ne accertano la sparizione... e qualche fondamento di verità devono pur avercelo visto che fanno più affari di tutto il complesso psicoterapico riunito; il sintomo è la cosa più stupida e più variabile di un rapporto terapeutico,sparisce, si muta nel suo contrario, si sgretola come le mura di Gerico al suono delle trombe di Giosuè.
Mi pare persino assurdo che qualcuno possa considerare una vittoria (seppure breve) sconfiggere il sintomo, esultarne o considerare terminata una terapia.
Sulla transumanza dei pazienti potrei scrivere libri su cosa mi dicono i miei pazienti che hanno fatto altre terapie, ma la mia professionalità mi impedisce di riferirlo e di prenderlo sul serio se non per ciò che riguarda gli aspetti terapeutici della nuova terapia che iniziano con me: non mi sognerei mai di dare un giudizio negativo ad un collega su queste basi e men che meno alla terapia a cui dice di ispirarsi.