Salve,
ho ricevuto diversi post personali che mi chiedevano delucidazione sulla scuola di psicoterapia sistemica, rispondo pubblicamente al fine di divulgare maggiormente le informazioni.

1)Originariamente vi erano due approcci, la West cost (Paolo Alto) che vedeva la propria epistemologia rappresentata da autori come Bateson e Waltzlawick e le East cost che prediligeva autori come Minuchin e Bowen.
Tendenzialmente le scuole fanno riferimento a una tendenza o l’altra.
Poi, con l’andare del tempo, come sempre accade, ogni scuola ha personalizzato l’approccio e sviluppato nuove metodologia di analisi ed intervento.
All’interno di ogni scuola c’è una persona, generalmente il direttore, che può rappresentare il maestro o colui che ha dato e continua a dare l’imprinting alla propria scuola.
Questo vale per tutte le scuole di psicoterapia.
Quindi in sintesi se dovessi scegliere una scuola cercherei di capire (e non è difficile) chi è il ‘maestro’. Poi mi direzionerei nel comprare alcuni suoi testi, studiarli e considerare se l’approccio mi interessa. Questo è l’unico metodo, a mio avviso, che può realmente far scegliere una scuola con cognizione, ma non basta.

2)All’interno di una scuola vi sono i didatti. La vostra formazione sarà vincolata ai didatti che vi formeranno. In sintesi c’è la possibilità che voi scegliate bene una scuola ma siate sfortunati perchè vi capitano didatti non all’altezza. Perchè questo? Beh, come accade anche all’università c’è chi entra per meriti(forse non troppi) e chi per conoscenze, amicizie, parentele ecc.
Questo aspetto è difficile da valutare a priori quindi, direi, è questione di fortuna. Nel mio caso ho avuto 3 didatti su 4 che si sono dimostrati competenti, quindi diciamo non mi lamento ma, ovviamente, avrei preferito una qualità maggiore.

3)L’approccio sistemico-relazionale dal mio punto di vista rappresenta ciò che può essere uno psicoterapeuta nell’immaginario collettivo. E’ interessato alla persona, alla sua vita, alle sue relazioni. Fa domande sulla famiglia sulle emozioni e, tendenzialmente considera il sintomo prodotto da un sistema e non dalla persona. Generalmente non utilizza categorie diagnostiche e chiama i propri assistiti pazienti, non clienti.

4)Il problema principale di tale approccio è la ricerca. Non essendo mai arrivati alla condivisione di un protocollo comune tra le varie scuole, in sintesi non si fa ricerca, o meglio, la ricerca non viene condivisa. Il clinico che non fa ricerca muore (non è una mia frase) e questo è il rischio di tale approccio come evidenziato anche da U. Telfener.
Sono stati fatti diversi tentativi ma in realtà non si riesce (e non c’è motivo di essere ottimisti) ad uscire da questa impasse che dura da anni.

5)Dal mio punto di vista, se ricercate una specializzazione spendibile sul mercato è preferibile la cognitivo-comportamentale.
I servizi oggi hanno la tendenza di indicare nei bandi di concorso, o meglio, nei pochi bandi veramente aperti, anche il tipo di approccio.
E’ comprensibile che un servizio se non ha molte risorse e deve dare necessariamente poche consulenze a molte persone scelga tale approccio.
Perchè questo? Perchè ovviamente se ho esigenza di tagliare mi conviene sottoporre una persona ad un test di personalità, mmpi2 o cba, e piazzare una serie di interventi in base ai risultati del test.
L’approccio sistemico lavora in modo diverso, necessita di tempi differenti ed i risultati spesso non sono misurabili. Rappresenta più un modo di pensare che una strategia per lavorare. Tuttavia come accade per altri approcci, vedi la psicoanalisi, si tratta di sposare una filosofia di pensiero in primis. Se questa è la tua filosofia allora seguila, e magari integra le carenze di ogni scelta che farai con altri studi...per quanto tempo occorre studiare?..per sempre.

Rubens