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Discussione: Prova: Caso Clinico

  1. #151
    Partecipante Affezionato L'avatar di psycomamma
    Data registrazione
    28-04-2010
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    101

    Riferimento: Prova: Caso Clinico

    Alberto è un giovane di 21 anni; afferma di accusare da due anni:
    1) disturbi somatici di vario tipo, quali nausea e vomito, vertigini, palpitazioni cardiache; tale
    sintomatologia si presenta soprattutto prima di andare a scuola;
    2) sensazioni di inadeguatezza e inferiorità rispetto ai compagni di scuola e agli amici in generale.
    Questa doppia condizione disadattiva lo ha spinto a:
    a) aumentare sempre più le assenze da scuola (15 o 20 giorni consecutivi), come unico rimedio
    dei suoi malesseri;
    b) ridurre gli incontri con i suoi amici, fino all’isolamento totale.
    Da alcuni mesi accusa fiacchezza, facile affaticabilità, inappetenza, disturbi di sonno, umore depresso, poca
    voglia di essere attivo. Inoltre afferma di avvertire sempre più il desiderio di legarsi alla madre e di chiederne
    la presenza quando è a casa, affermando di avere paura di impazzire o di morire se si trova solo.
    La madre, dal suo canto, ha sviluppato un atteggiamento di ipercontrollo e di vigilanza da quando il figlio sta
    male, mostrandosi preoccupata e ansiosa e incrementando lei stessa il proprio attaccamento nei confronti
    del figlio. Dell’ambiente familiare bisogna dire che:
    a) il padre è sempre stato un soggetto poco presente e scarsamente incisivo verso il figlio e la moglie.
    Portato a deresponsabilizzarsi, sembra non aver avuto mai voce in capitolo nella vita familiare;
    passivo e remissivo verso la moglie e gli altri, svolge una vita isolata e monotona, preferendo
    adeguarsi alle decisioni della moglie.
    b) La madre, di carattere ansioso e apprensivo, ha svolto un ruolo leader nella gestione della vita
    familiare. Tendenzialmente ipercontrollante e iperprotettiva, non ha mai sopportato atteggiamenti e
    desideri di autonomia e di individualismo, che il figlio (primo di due fratelli) cercava di affermare
    dall’età di 14 anni.
    Il candidato illustri:
    1) l’inquadramento diagnostico ritenuto più adeguato, giustificando diagnosi differenziale in
    base alla fenomenologia sintomatica ritenuta rilevante;
    2) gli strumenti clinici ritenuti utili per l’inquadramento del caso ed eventuali approfondimenti;
    3) la scelta di un particolare approccio od orientamento psicoterapeutico, cui indirizzare il
    paziente, motivando chiaramente tale invio in base a considerazioni ponderate.


    caso 2 prova di novembre 2006.

    buongiorno a tutte, vi posto un caso..non mi sembra tanto complicato..per cominciare va bene!! io oggi sarò sul forum tutto il pomeriggio dopo le 3..buon lavoro!

    ...stamani non ce la posso fare!!

  2. #152
    Partecipante Figo L'avatar di tobbbino
    Data registrazione
    01-02-2010
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    877

    Riferimento: Prova: Caso Clinico

    buongiorno a tutti.
    ho letto adesso il caso, più tardi provo a svolgerlo e in mattinata lo invio.
    cosa vuoi che sia passa tutto quanto ancora un pò di tempo e ci riderai su (LIgabue)

  3. #153

    Riferimento: Prova: Caso Clinico

    Idem .... buodì ... a dopo.... grazie psycomamma !

  4. #154
    Partecipante Figo L'avatar di tobbbino
    Data registrazione
    01-02-2010
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    877

    Riferimento: Prova: Caso Clinico

    vi invio il caso appena svolto...certo che fatica...ce ne vuole di tempo.
    ma si sa quante ore ci danno? perchè a me meno di due ore non bastano...
    ho provato a svolgere il caso senza sbirciare appunti e libri (a parte per i test che sono una schiappa come avrete oramai capito!)

    mi raccomando: andateci giù duro che mancano due giorni scarsi...


    Al fine dell’inquadramento diagnostico richiesto dal caso farò riferimento al manuale diagnostico e statistico del disturbi mentali (DSM 4-tr).
    Alberto, 21 anni, accusa da 2 anni sintomi somatici (nausea, vomito, vertigini, palpitazioni cardiache) che riferisce di provare soprattutto prima di andare a scuola; inoltre riferisce di provare senso di inadeguatezza e inferiorità rispetto ai compagni. Ciò lo ha spinto a fare numerose assenze da scuola e ridurre gli incontri con gli amici fino ad isolarsi completamente.
    Inoltre da alcuni mesi richiede la presenza della madre quando si trova a casa affermando che da solo ha paura di impazzire o di morire.
    In base alla sintomatologia sopra riportata, in via del tutto ipotetica, riterrei più adeguata come diagnosi un disturbo d’ansia, nello specifico un disturbo di attacchi di panico con agorafobia.
    Il ragazzo riferisce inoltre che da alcuni mesi accusa fiacchezza, affaticabilità, inappetenza, disturbi del sonno, umore depresso e poca voglia di essere attivo.
    Questo tipo di sintomatologia potrebbe farmi propendere per una possibile diagnosi differenziale di disturbo dell’umore, nello specifico disturbo depressivo maggiore.
    Per poter avere una conferma della ipotesi diagnostica riterrei opportuno sottoporre il ragazzo ad una serie di incontri che possano aiutarmi nell’approfondire alcuni aspetti rilevanti della vita del soggetto e sottoporre lo stesso ad alcuni test psicodiagnostici che possano dare una eventuale ulteriore conferma.
    Innanzitutto, nel testo non viene specificato se il ragazzo si presenta spontaneamente al colloquio, se è stato inviato da qualcuno (es. medico di base) o se spinto dai familiari e/o amici. Riterrei opportuno chiarire questo punto per poter sondare la motivazione reale del soggetto ad intraprendere un possibile percorso terapeutico e quali sono le aspettative che potrebbe nutrire in tal senso.
    Inoltre, potrebbe essere d’aiuto sapere perché ha deciso di rivolgersi proprio adesso ad uno specialista (dal momento che riferisce che esperisce la sintomatologia da circa due anni) e se in passato ha avuto problematiche simili e se (in caso affermativo) sono state trattate con un intervento psicoterapeutico.
    Riterrei utile chiedere al ragazzo se vi sono stati episodi significativi in concomitanza del presentarsi della sintomatologia, sia quella riferita a due anni fa sia quella più recente che accusa da alcuni mesi.
    Indagherei anche il contesto scolastico (il ragazzo presenta difficoltà a scuola?) e quello delle relazioni con i suoi compagni (perché dice di sentirsi inferiore e inadeguato rispetto a loro)
    Afferma anche di aver interrotto gli incontri con i suoi amici: provava le stesse difficoltà anche con loro?
    Un aspetto fondamentale che a mio avviso andrebbe ulteriormente approfondito è quello relativo alle relazioni familiari. Dal testo risulta che la madre ha un arreggiamenti di ipercontrollo ,vigilanza e iperprotezione nei confronti del figlio; è ansiosa e ha un attaccamento eccessivo verso di lui dall’età di 14 anni e , momento in cui alberto cercava di affermare la propria autonomia e il proprio individualismo, e si è incrementato ulteriormente da quando il figlio ha cominciato a star male.
    Da che cosa deriva questo tipo di atteggiamento? Il figlio ha avuto degli atteggiamenti o dei comportamenti che giustifichino un tale tipo di rapporto?
    Inoltre, Alberto è il primo di tre figli: la madre ha lo stesso rapporto anche con loro oppure solo con il maggiore?
    Dal canto suo, Alberto riferisce che la presenza della madre a casa lo aiuta a contrastare la paura di impazzire e morire quando si trova da solo a casa sarebbe interessante capire se questo tipo di protezione il ragazzo la esperisce solo con la madre oppure se altre persone (ES. padre o fratelli) sono in grado di rassicurarlo in tal senso.
    Approfondirei anche il rapporto con il fratello, se fra i due vi è complicità o rivalità, come ive il fratello minore questa condizione disadattava di Alberto e l’atteggiamento della madre nei confronti del fratello maggiore.
    Da ultimo, riterrei di notevole importanza anche indagare il rapporto di Alberto con il padre, come vive l’atteggiamento remissivo e deresponsabilizzante nei confronti della famiglia, il suo adeguarsi alle decisioni della moglie.
    Come detto precedentemente, sottoporrei il ragazzo ad alcuni test psicodiagnostici, nello specifico l’MMPI-2, prestando particolare attenzione alla scala A e alla scala Anx, e allo STAI-Y, per avere maggiori informazioni sull’ansia di stato e sull’ansia di tratto.
    Per quanto riguarda l’approccio psicoterapeutico, proporrei una terapia cognitivo comportamentale che miri a sostituire i pensieri ansiosi , disfunzionali e disadattivi con una modalità di pensiero razionale maggiormente adattiva, che metta in grado il ragazzo di riconoscere l’insorgenza dell’ansia, l’irrazionalità delle sue paure, in modo da poter affrontare le situazioni da lui temute.
    Se i componenti del nucleo familiare sono d’accordo, riterrei opportuna anche una terapia sistemico relazionale, con lo scopo di individuare eventuali sottoinsiemi e alleanze all’interno della famiglia; analizzare le regole esplicite e implicite presenti e analizzare se e come il disturbo psichico di uno dei suoi membri ha la funzione di mantenere l’equilibrio patogeno del sistema, al fine di smantellarlo e permettere alla famiglia di acquisire un equilibrio sano.
    cosa vuoi che sia passa tutto quanto ancora un pò di tempo e ci riderai su (LIgabue)

  5. #155
    Partecipante Figo L'avatar di tobbbino
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    Riferimento: Prova: Caso Clinico

    vi posto questo caso:

    Giovane donna di 25 anni viene inviata allo psicologo da un medico endocrinologo per un sintomo di amenorrea secondaria. Alta, ben vestita, molto magra. Laureata in economia e commercio. Padre imprenditore, madre casalinga, un fratello e una sorella più piccoli. Scrupolosa, perfezionista, competitiva, molto brillante negli studi. Non ha mai avuto un ragazzo. Preoccupata dall'aspetto fisico si impegna molto in attività sportive e nella cura del corpo. Il corpo è rigido, il tono della voce è aggressivo. Descrive il padre come un uomo mite, un pò debole, affettuoso. La madre come severa, fredda, preoccupata dal rispetto delle regole sociali. Presenta disturbi del comportamento alimentare, mangia molto poco e in genere non mangia a tavola con la famiglia e non mangia il cibo preparato dalla madre. Durante l'adolescenza è stata in lieve sovrappeso. Le capita di abbuffarsi di dolci e cioccolatini la sera tardi. L'azienda florida fino a poco tempo fa, sta ora attraversando un periodo di crisi. E' preoccupata per questa situazione ed è molto critica nei confronti delle scelte aziendali del padre. Si rifiuta di lavorare con lui e intende cercare un altro lavoro.Il candidato esprima una propria valutazione del caso, formuli una ipotesi diagnostica e indichi strumenti e metodi di approfondimento e un eventuale programma terapeutico.
    cosa vuoi che sia passa tutto quanto ancora un pò di tempo e ci riderai su (LIgabue)

  6. #156
    Partecipante Affezionato L'avatar di psycomamma
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    Riferimento: Prova: Caso Clinico

    ciao! io posterò il mio oggi, xchè adesso non ho tempo. brava chiara, come al solito!!; i test , poi in fondo sono sempre quelli, se vogliamo un quadro più ampio della situazione...ti è arrivata la mail?
    io di diagnosi ho messo fobia sociale, gli attacchi di panico come conseguenza dell'esposizione aalla situazione temuta, differenziando con ansia generalizzata e ansia da separazione, di cui soddisfa tutti i criteri tranne quello dell'insorgenza prima dei 18 anni ( x un pelo! x 1 anno!!)comunque oggi scrivo tutto..a dopo!!

    p.s.: oh, noi con le diagnosi non ci troviamo mai,eh!!!
    Ultima modifica di psycomamma : 14-07-2010 alle ore 11.42.32

  7. #157
    Partecipante Esperto L'avatar di Spappara
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    Firenze sud
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    Riferimento: Prova: Caso Clinico

    L'unico consiglio che personalemnte ho da darvi (mio parere personale eh) è di iniziare con l'indagine della storia personale del soggetto; leggendo subito la ricerca di sintomi e diagnosi mi sembra che sia data poca importanza alla persona. Ve lo dico anche perchè negli ultimi 2 appelli non è stata mai chiesta la diagnosi ma puntavano MOLTISSIMO sull'importanza della persona nel contesto in cui vive, e si parlava di DISAGIO e non di DISTURBO!
    Ultima modifica di Spappara : 14-07-2010 alle ore 11.48.56

  8. #158
    Partecipante Figo L'avatar di tobbbino
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    Riferimento: Prova: Caso Clinico

    Citazione Originalmente inviato da psycomamma Visualizza messaggio
    ciao! io posterò il mio oggi, xchè adesso non ho tempo. brava chiara, come al solito!!; i test , poi in fondo sono sempre quelli, se vogliamo un quadro più ampio della situazione...ti è arrivata la mail?
    io di diagnosi ho messo fobia sociale, gli attacchi di panico come conseguenza dell'esposizione aalla situazione temuta, differenziando con ansia generalizzata e ansia da separazione, di cui soddisfa tutti i criteri tranne quello dell'insorgenza prima dei 18 anni ( x un pelo! x 1 anno!!)comunque oggi scrivo tutto..a dopo!!

    p.s.: oh, noi con le diagnosi non ci troviamo mai,eh!!!
    sai che ero indecisa fra i due, comunque adesso che me lo fai notare la fobia sociale cista di piu...l'attacco di panico come conseguenza all'esposizione della situazione temuta, poi ci sono l'inadeguatezza e il senso di inferiorità...
    certo che è fobia sociale..che cazzz...l'ho sbagliata il la diagnosi.
    per la differenziale dici ansia generalizzata..ma d. dell'umor non ci starebbe bene?
    fiacchezza, insonnia, umore depresso, però sono comparsi da pochi mesi mentre alberto sta male da due anni...
    allora forse in differenziale ansia generalizzata e disturbo dell'umore in comorbilità?
    per fortuna era un caso facilino eh???!!!

    p.s la mail non mi è arrivata
    ppss: mi sono dimenticata di scrivere la solita frasetta:" escludendo condizioni mediche e uso di sostanze che potrebbero causare e/o influire sulla sintomatologia bla bla blablabla...allora si potrebbe in via del tutto ipotetica diagnosticare...."

    a forza di usare il condizionale mi sono dimenticata l'indicativo...
    cosa vuoi che sia passa tutto quanto ancora un pò di tempo e ci riderai su (LIgabue)

  9. #159
    Partecipante Figo L'avatar di tobbbino
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    Riferimento: Prova: Caso Clinico

    Citazione Originalmente inviato da Spappara Visualizza messaggio
    L'unico consiglio che personalemnte ho da darvi (mio parere personale eh) è di iniziare con l'indagine della storia personale del soggetto; leggendo subito la ricerca di sintomi e diagnosi mi sembra che sia data poca importanza alla persona. Ve lo dico anche perchè negli ultimi 2 appelli non è stata mai chiesta la diagnosi ma puntavano MOLTISSIMO sull'importanza della persona nel contesto in cui vive, e si parlava di DISAGIO e non di DISTURBO!
    sono daccordo con te, anch'io di solito inizio con gli approfondimenti e poi arrivo alla ipotetica diagnosi, ma questo caso l'ho impostato così perchè mi sono attenuta all'ordine dei punti che venivano richiesti net testo.

    Il candidato illustri:
    1) l’inquadramento diagnostico ritenuto più adeguato, giustificando diagnosi differenziale in
    base alla fenomenologia sintomatica ritenuta rilevante;
    2) gli strumenti clinici ritenuti utili per l’inquadramento del caso ed eventuali approfondimenti;
    3) la scelta di un particolare approccio od orientamento psicoterapeutico, cui indirizzare il
    paziente, motivando chiaramente tale invio in base a considerazioni ponderate.
    cosa vuoi che sia passa tutto quanto ancora un pò di tempo e ci riderai su (LIgabue)

  10. #160
    Partecipante Affezionato L'avatar di psycomamma
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    Riferimento: Prova: Caso Clinico

    si,si! disturbo dell'umore in comorbilità!!! brava!! io ho differenziato anche con l'ansia da separazione..cavoli..x un anno...sennò era quella! t ho rispedito la mail!

  11. #161
    Partecipante Assiduo L'avatar di lisa11482
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    Riferimento: Prova: Caso Clinico

    Citazione Originalmente inviato da Spappara Visualizza messaggio
    L'unico consiglio che personalemnte ho da darvi (mio parere personale eh) è di iniziare con l'indagine della storia personale del soggetto; leggendo subito la ricerca di sintomi e diagnosi mi sembra che sia data poca importanza alla persona. Ve lo dico anche perchè negli ultimi 2 appelli non è stata mai chiesta la diagnosi ma puntavano MOLTISSIMO sull'importanza della persona nel contesto in cui vive, e si parlava di DISAGIO e non di DISTURBO!
    Ciao ragazze,scusate se mi intrometto!
    A proposito dell'indagine sulla storia personale e più in generale l'analisi della domanda... Scrivendo tutto ciò che si dovrebbe scrivere, mi vengono fuori paginate e paginate di roba (su word, figuriamoci a mano)... Sapete per caso quante pagine possiamo scrivere? Un foglio protocollo o meno?

  12. #162
    Partecipante Figo L'avatar di tobbbino
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    Riferimento: Prova: Caso Clinico

    sinceramente non so nè quanto tempo abbiamo a disposizione nè se c'è un limite di pagine...anche secondo me sarebbe utile saperlo (soprattutto il tempo a disposizione)

    vorrei chiedere consiglio su un argomento accennato ieri sera con fenicottero: secondo voi l'invio ad uno psichiatra in casi in cui ad esempio abbiamo a che fare con un'ideazione cuicidaria, un d. schizofrenico o paranoico..insomma casi più gravi è giusto metterlo?
    secondo me rientra tra le pertinenze dello psicoloigo un invio del genere; in definitiva facciamo l'invio ad uno psicoterapeuta perchè ad uno psichiatra no?
    io sinceramente se mi trovassi davanti una persona che nmi dice di pensare al suicidio da uno psichiatra ce lo mando eccome...starà a lui poi decidere se e che tipo di terapia farmacologica somministrare.
    certo, se ho a cghe fare con und.post traumatico da stress ad es. lo invio da uno psicoterapeuta e basta.
    ditemi come la pensare...cono ossessio9nata dallo scrivere qualcosa nel compito che non vada bene....e soprattutto che non rientri nelle competenze dello psicologo
    cosa vuoi che sia passa tutto quanto ancora un pò di tempo e ci riderai su (LIgabue)

  13. #163
    Partecipante Assiduo L'avatar di lisa11482
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    12-07-2005
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    196

    Riferimento: Prova: Caso Clinico

    Secondo me - qualcuno mi corregga se sbaglio - lo puoi scrivere!
    Come psicologo penso tu possa indirizzare il paziente verso figure professionali che ritieni più idonee ad aiutarlo.
    E' anche vero che se lo indirizzi ad uno psicoterapeuta, molto probabilmente (anzi quasi sicuramente), sarà lo psicoterapeuta a inviarlo dallo psichiatra...In ogni caso non credo sia un errore così madornale scriverlo!

    Io avevo sentito parlare di tre ore per il caso clinico, ma non sono sicura.

  14. #164
    Partecipante Figo L'avatar di tobbbino
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    01-02-2010
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    Riferimento: Prova: Caso Clinico

    Citazione Originalmente inviato da lisa11482 Visualizza messaggio
    Secondo me - qualcuno mi corregga se sbaglio - lo puoi scrivere!
    Come psicologo penso tu possa indirizzare il paziente verso figure professionali che ritieni più idonee ad aiutarlo.
    E' anche vero che se lo indirizzi ad uno psicoterapeuta, molto probabilmente (anzi quasi sicuramente), sarà lo psicoterapeuta a inviarlo dallo psichiatra...In ogni caso non credo sia un errore così madornale scriverlo!

    Io avevo sentito parlare di tre ore per il caso clinico, ma non sono sicura.
    è vero che se lom invii da uno psocoterapeuta questo se lo ritiene necessario lo invia da uno psichiatra comunque io in alcunoi casi credo di specificare anche un invio allo psichiatra.
    grazie mille per la risposta.
    ps speriamo che siano tre ore
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  15. #165
    Partecipante Super Esperto L'avatar di CHIARA09
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    Riferimento: Prova: Caso Clinico

    Ciao Ragazze come sempre non vi stò dietro. Siete bravissime. Le ore l'altra sessione erano 3. Io non ho ancora capito come organizzare il caso se mettere prima analisi della domanda e approfondimenti sulla storia personale e poi la mia ipotesi diagnostica e dopo altri approfondimenti/test da fare e diagnosi diff. o se mettere prima diagnosi e poi approfondimenti? aiuto manca pochissimo

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