Avrei due temi da trattare e sui quali mi piacerebbe ricevere dei pareri, anche da voci più autorevoli ed esperte della mia che appartiene ad una novellina fresca di università.
Il primo riguarda il tirocinio post lauream dal punto di vista della non retribuzione corrispondente.
Il secondo riguarda la difficoltà incontrata da alcune persone nell'attivare il tirocinio inerente ai temi che stanno più a cuore.
Entrambe le questioni sono legate ai regolamenti. Infatti, per la prima questione si fa riferimento allo stato di tirocinante non paragonabile a quello di un lavoratore, e quindi non destinatario di alcuna retribuzione. Anche perchè non è possibile farsi riconoscere attività lavorative retribuite come tirocinio. Ciò vale però solo fino ai laureati dell'anno scorso, perchè, quantomeno a PADOVA, da quest'anno i neolaureati della magistrale potranno anche farsi riconoscere attività retribuite. Vale a dire che, purtroppo, sebbene il tirocinio preveda 1000 ore distribuite in 20 alla settimana, alcuni aspiranti psicologi si trovino a svolgere otto ore quotidiane, senza vedere il benchè minimo becco di un quattrino (anzi, magari fatti sentire pure in debito per la somma formazione e gli insegnamenti fondamentali ricevuti), poichè l'ente erogatore del tirocinio utilizza il nostro periodo obbligato per avere forza lavoro a gratis. Ovviamente dando in cambio formazione, spesso di valore, su ciò non c'è dubbio, ma la mia questione resta. E cioè:
Io pago magari un affitto per poter lavorare, pago spese di trasporto e quant'altro, e mi faccio otto ore di lavoro. Allora, è giusto accettare persone che propongono il tirocinio di 8 ore al giorno per un anno, senza pagare nemmeno le spese?? Per non parlare del fatto che i tutor reali, psicologi, spesso sono esistenti solo sulla carta. E su questo ritorniamo dopo. Teniamo presente che non è che quando i formatori non ci sono il tirocinante se ne sta a casa, ma è spesso obbligato a stare in ufficio anche senza nulla da fare, tale e quale ad un impiegato.
La seconda questione riguarda un vincolo pesante,sebbene teoricamente essenziale, nello svolgere il tirocinio. Ovvero: è necessaria la presenza di uno psicologo iscritto all'albo che faccia da tutor. Ora, non mi dilungo nel raccontare nello specifico vicende vissute in prima persona da colleghi, ma la sintesi è che invece che essere facilitati ad imparare il nostro lavoro sul campo, veniamo intralciati dalle regole in quanto standardizzate e assolutamente non adatte ai casi specifici. Una persona che conosco, per poter effettuare il tirocinio in ambito sociale all'interno del Comune, ha dovuto smuovere mari e monti perchè gli psicologi che operano all'interno dell'ente non sono iscritti all'albo, e in tutta la facoltà di Psicologia non ha trovato lo straccio di uno, dico uno, psicologo iscritto all'albo che le potesse firmar le carte. Se a qualcun altro sta capitando però, dico di tener duro...
Non si può fare nulla a riguardo? Purtroppo le mail e le chiamate a vari presidi e rettori sono fiato sprecato.
Cordialità
Frensis