Simone, Gieko, grazie per i vostri contributi: vi dico che cosa ne penso io.
Simone, credo sia interessantissima la tua tesi sulla diagnosi-intervento: è quella che per l'appunto viene esperita nella TBS e che consiste nel conoscere un problema attraverso le sue soluzioni; è esattamente l'opposto di quanto viene esperito in tanti approcci psicoterapeutici (come ad esempio quello cognitivo comportamentale) in cui si adopera la cosiddetta diagnosi nosografica, ossia attraverso l'individuazione dei sintomi (rilevati anche attraverso l'ausilio di mezzi psicodiagnostici), si elabora una diagnosi (basata su un nesso lineare di causa-effetto), attraverso l'individuazione della "patologia" in questione nel DSM IV tr, e quindi, di fatto, piaccia o no, si attacca un'etichetta al paziente (ossessivo-compulsivo, borderline...).
Simone, fammi sapere, se lo ritieni possibile, se fosse possibile avere una copia della tua tesi di Master, per mio interesse personale, magari con un mex privato, se lo ritieni (non mi sto specializzando e sono già psicologo, quindi stai certo che non userei il tuo lavoro per "scopiazzare", non mi permetterei comunque in ogni caso).
Per quanto riguarda la la questione posta da Gieko: comprendo i dubbi che sollevi ma sono d'accordo con quanto ha scritto Simone: la TBS si pone fondamentalmente in un'ottica interazionista-costruttivista, in base alla quale ciascun soggetto si costruisce la realtà che poi subisce (La realtà inventata, Watzlawick). Dunque, il compito del terapeuta è quello, una volta individuato il sistema percettivo-reattivo del paziente, di scardinare tale sistema, creare dei varchi, delle crepe, attraverso le manovre strategiche per generare un nuovo sistema percettivo reattivo che sia più funzionale alla realtà costuita dal soggetto stesso. Lo sblocco può avvenire attraverso l'esperienza emozionale correttiva o attraverso la ristrutturazione. Una volta che ciò accade, il paziente si costruisce una nuova realtà del mondo e dunque in questo senso la TBS può definirsi definitiva e non solo sintomatica. Questo è ciò che ho appreso attraverso l'autoapprendimento del modello TBS leggendo i libri.
Gieko, tu di che orientamento sei? Psicodinamico?
La domanda fondamentale che vi vorrei porre, ragazzi, è questa: dal vostro punto di vista, al di là della simpatia/antipatia personale per la TBS o per il suo fondatore (elementi sui quali potremmo discutere a lungo, ma non è questo l'obiettivo), voi pensate che i cambiamenti ottenuti con la TBS siano equiparabili a quelli ottenuti con la TCC? Ragazzi, mi piacerebbe un confronto se ve la sentite, senza considerare altre forme di psicoterapia, ma solo queste due.
Voglio dire, Gieko, entrambe, sia la TBS, che la TCC, vengono accusate di essere forme di terapia sintomatiche, particolarmente adatte ai disturbi in asse I, o cose del genere. Fermo restando che a mio modesto parere (di giovane e inesperto neo-psicologo) per i disturbi in asse II, probabilmente l'apporto farmacologico è ineludibile, e comunque sia il terapeuta non potrà pretendere di "guarire" completamente il paziente, ma dovrà accontentarsi di portare il paziente alla miglior "convivenza" con la sua situazione patologica, cercando ovviamente di migliorare il più possibile la situazione di sofferenza, ma credo che ad un certo punto il terapeuta dovrà per forza fermarsi, ..., dicevo, fermo restando questo, secondo voi: ciò che ottengo con la TBS è lo stesso di ciò che ottengo con la TCC oppure no? E in che senso?
Ciò che vorrei stimolare da questa discussione, non è tanto quale psicoterapia ha più valore dell'altra, quale ha più pubblicazioni, quale più evidenze scientifiche, quale sentiamo più vicino a noi o quale ci sta più antipatica; ciò che vorrei mi aiutaste a delineare è il confronto tra TBS e TCC, grazie, a presto a tutti, Stefano.