“Basta crisi, l'Italia si dà al bunga bunga” … “Le rivelazioni della minorenne minacciano di travolgere Berlusconi”... “Pagata dal premier e da Brunetta in cambio di sesso…” “La rivolta delle scorte:Costretti a proteggere interi convogli di ragazze ingaggiate da B”…

E’ in seguito agli ultimi scandali che vedono nuovamente protagonista il nostro presidente del consiglio e le sue “presunte” frequentazioni di “escort” sia maggiorenni che minorenni, che in Italia si ritorna a parlare di prostituzione.

Nel frattempo, però, il governo ha annunciato un giro di vite contro la prostituzione… ma quale?

In particolare si sta nuovamente parlando del DDL proposto tempo addietro dal ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna, e approvato dal Consiglio dei Ministri l'11 settembre 2008, che introduce multe e carcere contro chi si prostituisce in strada e in generale nei luoghi pubblici. Il DDL si era poi arenato in Commissione al Senato.

Per chi vive in una città come Roma non è difficile, percorrendo determinate strade, a qualsiasi ora del giorno e della notte, imbattersi in scene di ragazze, spesso molto giovani, che vendono il proprio corpo.

Si parla spesso di prostituzione come del “mestiere più antico del mondo”, ma forse sarebbe più opportuno, quando ci si riferisce a tale fenomeno, parlare soprattutto di “antica violenza”.

La parola “prostituzione” deriva dal verbo latino prostituĕre , ovvero pro, “davanti”, e statuere, “porre”, e indica la condizione della persona (in genere schiava) che non “si” prostituisce, ma che, come una merce, viene “posta (in vendita) davanti” alla bottega del suo padrone (http://it.wikipedia.org/wiki/Prostituzione).

L'UNICEF stima che ogni anno nel mondo 1.000.000 di donne è oggetto di traffico a scopo di sfruttamento sessuale e che il 35% di loro sono minorenni. In Italia ci sono sulle strade circa 25.000 donne extracomunitarie di varia provenienza (Nigeria, Albania, Romania ecc.).

Rispetto a ciò che accadeva in epoche passate, oggi si tratta prevalentemente di gruppi criminali che generalmente inducono alla prostituzione persone non consenzienti attraverso la violenza fisica e psicologica.

Il triste fenomeno dell’immigrazione clandestina di ragazze e di giovani donne (ma anche di giovani maschi e di transessuali) dai paesi dell’Est d’Europa, dai Balcani, dall’Africa e dal Sud America costrette a prostituirsi, costituisce oggi una delle maggiori fonti di guadagno illecito (spesso associata al narcotraffico) che caratterizza l’aspetto più deteriore dell’immigrazione nel nostro Paese.

In Svezia, invece, è legale vendere sesso, ma è illegale lo sfruttamento della prostituzione, e dal 1999 anche comprare servizi sessuali.

Il motivo di questa legge risiede nella protezione delle prostitute, poiché molte di loro risultano costrette a prostituirsi da qualcuno o dalle necessità economiche. Chi si prostituisce generalmente viene ritenuta come persona oppressa, mentre i loro clienti sono visti come oppressori.

La legge svedese sembra, l'unica in Europa che, ad oggi, si sia dimostrata capace di contrastare il crimine organizzato legato al mercato del sesso, colpendo duro il cliente. Questa legge nasce dopo moltissimi studi e ricerche, condotte in Svezia tra i primi anni Settanta e fine degli anni Novanta, dalle quali è emersa una forte correlazione tra gli abusi sessuali e la prostituzione: tutte le donne svedesi che finivano per prostituirsi avevano subito abusi sessuali infantili da parte di padri, parenti o amici.

Il senso della legge è quello di includere il “semplice compratore” nella filiera criminale. Quando vengono portati in Tribunale a testimoniare i “clienti” vengono fatti sedere accanto agli sfruttatori e ai trafficanti poiché si ritiene che solo così possano realmente diventare consapevoli e rendersi conto di far parte di una rete criminale.
Si tratta di operare, anche attraverso delle norme legislative un vero e proprio cambiamento di mentalità a livello culturale. Oggi in Svezia essere qualificati come compratori di sesso è una vergogna profonda, e questo sembra risultare molto efficace.

E qui in Italia?... è tutta un’altra storia.



Fonti
www.reppublica.it
www.danieladanna.it/pubblicazioni.htm
Il Fatto Quotidiano