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Discussione: Casi clinici - adulto

  1. #1
    Partecipante Super Esperto L'avatar di reagemmy
    Data registrazione
    19-03-2005
    Residenza
    Milano
    Messaggi
    677

    Casi clinici - adulto

    Ciao, pensavo che potremmo confrontarci su qualche caso, io ne ho un bel po' non risolti e ormai quelli che avevo già svolti sono agli sgoccioli! vi propongo un testo, io ho già provato a farlo, aspetto vostri commenti e poi posto anche quanto avevo pensato io!



    Si presenta ad uno psicologo del Servizio Pubblico un signore di 45 anni; è coniugato, ha due figli di 15 e 9 anni; è in possesso di diploma di scuola media superiore e lavora come capo squadra tecnico in una azienda dello stato.
    Gli è stato consigliato di rivolgersi allo psicologo dal medico di famiglia che nella lettera di presentazione del paziente parla genericamente di stato ansioso, escludendo che alcun fattore organico abbia provocato e mantenuto i disturbi.
    Circa quattro anni prima della presente consultazione, il paziente si era sottoposto, insieme alla moglie, ad una psicoterapia di coppia per risolvere una situazione di crisi coniugale che aveva portato la moglie a chiedere la separazione.
    Il paziente aveva reagito con sintomi depressivi lievi.
    La terapia ha permesso alla coppia di superare la fase critica, anche se il rapporto coniugale attualmente viene definito "monotono e poco soddisfacente".
    I sintomi depressivi sono stati comunque superati.
    Al colloquio il paziente riferisce di essere sempre stato una persona introversa, portata a subire i rapporti con gli altri, ansioso nell'affrontare le situazioni in cui si sente valutato e giudicato. Da 2 anni circa, però, gradualmente, il paziente ha cominciato a vivere sensazioni do forte ansia e preoccupazione, definite da lui stesso irrealistiche ed eccessive, riferite in particolare alla salute dei figli (che però sono sempre stati bene) e alla paura di perdere il lavoro (anche se non esistono effettivi pericoli di licenziamento). Spesso, anche nelle giornate di riposo, lamenta dolenzia muscolare e facile affaticabilità. In alcune situazioni, dopo discussioni con i colleghi di lavoro, ha sofferto di tachicardia, eccessiva sudorazione, nausea, a volte per l'intera giornata ha la sensazione di "nodo alla gola". Generalmente soffre di difficoltà di addormentamento ed è spesso irritabile, tanto che il rapporto con i figli si sta gradualmente deteriorando.
    Parlando in generale di sé, il paziente riferisce che, pur essendo capo squadra, non riesce a guidare i colleghi e spesso si trova a fare ciò che questi, che egli dovrebbe coordinare, gli impongono. A suo dire, ciò accade perché nelle situazioni in cui è richiesta la capacità di risolvere un imprevisto, egli fatica a ritrovare una soluzione tecnica; nel pensarci ha la sensazione che la mente si annebbi.
    Generalmente nei rapporti interpersonali e più in particolare nelle situazioni di conflitto, assume una posizione passiva. Ciò accade in particolare con la moglie che assume, a suo avviso, modalità di rapporto prevalentemente aggressive.
    Alla fine del colloquio lo psicologo decide di programmare altre sedute per raccogliere tutti gli elementi necessari alla formulazione di una diagnosi.
    Il candidato, sulla base di quanto riportato sul protocollo, illustri, secondo il seguente schema:
    quale potrebbe essere la prima ipotesi diagnostica;
    quali strumenti psico diagnostici utilizzerebbe per convalidare o eventualmente smentire la prima ipotesi diagnostica, giustificandone la scelta o evidenziando quali indicatori (indici, livelli di scale, ecc.) dovrebbero emergere nell'applicazione degli strumenti per poter convalidare l'ipotesi formulata;
    quali ulteriori notizie anamnestiche ritiene di dover acquisire per completare il quadro dei dati necessari e quali altri aspetti del comportamento del paziente approfondirebbe durante i colloqui diagnostici;
    se conferma la diagnosi, il candidato indichi cosa proporrebbe al paziente per risolvere la situazione di sofferenza in cui si trova, definendo gli obiettivi di quanto proposto.

  2. #2

    Riferimento: Casi clinici - adulto

    ciao!
    ho tentato di memorizzare i criteri di qualche disturbo prima di provare a svolgere dei casi.
    L'ipotesi diagnostica a mio avviso è disturbo d'ansia generalizzato (sono soddisfatti praticamente tutti i criteri). Approfondirei i sintomi tachicardia, sudorazione e nausea per escludere il disturbo di panico (anche se non risulta da questo colloquio che il pz sia preoccupato riguardo gli attacchi).
    Non so se occorre indagare anche i sintomi depressivi lievi che si dice siano stati superati e conseguenza della separazione coniugale! :/
    Per quanto riguarda l'atteggiamento passivo assunto dal soggetto con moglie e colleghi, sembra plausibile che sia un tratto di personalità.

    Utilizzerei come strumenti diagnostici le scale di autovalutazione dell'ansia (Hamilton, Zung) o il STAI.
    Proporrei una terapia di tipo espressivo (è mantenuto l'esame di realtà) ad approccio psicodinamico per rielaborare i termini del conflitto causa di ansia e per sviluppare l'autostima (probabilmente la modalità passiva usata è determinata dalla scarsa autostima posseduta dal paziente).

    Aspetto i vostri post!

  3. #3

    Riferimento: Casi clinici - adulto

    Posto il caso uscito a Maggio 2004. Io l'ho svolto, aspetto voi prima di postarlo.

    Liliana, una studentessa di 19 anni, viene inviata dal medico di famiglia ad una visita psicologica per disturbi alimentari.
    Si presenta al primo colloquio accompagnata dalla madre, che appare preoccupata per il rapido dimagrimento della figlia: ha perso 8 Kg. circa in due mesi con conseguente amenorrea. Dall'osservazione la ragazza appare triste, scoraggiata, rallentata nei movimenti.
    Riferisce di non piacersi fisicamente: di avere il naso lungo, i capelli troppo ricci e crespi e di avere le gambe storte. La ragazza afferma di non valere niente, di essere inferiore alle sue amiche. Asserisce continuamente di essere sfortunata e che per lei non esiste soluzione per uscire da questa situazione. Liliana è la seconda di tre figli ed unica femmina. Proviene da una famiglia di professionisti di classe medio-alta. Dal suo racconto sembra trasparire la presenza di difficoltà di rapporto tra la madre e il padre e tra i genitori e i figli; tuttavia nessun altro membro della famiglia ha mai chiesto una visita psicologica. La ragazza frequenta il primo anno di Università e il suo rendimento è scarso; per quanto riguarda i rapporti con i colleghi di corso e con le amiche non vengono ricercati, anzi sono sempre più spesso rifiutati. Non esce mai di casa, se non per andare a
    scuola, trascorre la maggior parte del suo tempo in camera ad ascoltare la musica fissando il soffitto o i quadri della sua stanza.
    Un approfondimento dell'anamnesi rivela che i suoi problemi d'alimentazione sono iniziati durante l'adolescenza. E' quasi un anno che si sente molto triste e a disagio, incapace ed insignificante. Il peso massimo raggiunto è stato di 52 Kg. all'età di 15 anni; il peso minimo, nonché il peso attuale, è di 44 Kg. Il soggetto riferisce inoltre di non essersi mai sentita grassa, al contrario, in questi ultimi mesi avrebbe desiderato aumentare di peso senza peraltro esservi riuscita.
    Il candidato indichi in maniera sintetica:
    1) quale ipotesi diagnostica prenderebbe in considerazione, specificando i criteri diagnostici
    ritenuti importanti a giustificazione dell'ipotesi fatta.
    2) quali altri dati ha bisogno per poter effettuare una diagnosi differenziale e quale quindi
    sarebbe quest'ultima
    3) quali strumenti si potrebbero utilizzare per avvalorare tale ipotesi
    4) il tipo di intervento ritenuto più idoneo
    5) le eventuali risorse di rete psicosociali da attivare

  4. #4
    Partecipante Affezionato L'avatar di seichelle
    Data registrazione
    18-10-2006
    Messaggi
    94

    Riferimento: Casi clinici - adulto

    riattualizzo questo post!!Ho provato a risolvere il primo caso scritto:

    Per poter formulare un’ipotesi diagnostica e ipotizzare un percorso terapeutico, è necessario raccogliere ulteriori informazioni tramite l’utilizzo del colloquio e di alcuni test psicodiagnostici.
    I sintomi riferiti dal signore sono molteplici: dolori muscolari, affaticabilità, tachicardia, sudorazione, nausea, disturbi del sonno, irritabilità. Il paziente riferisce forti preoccupazioni che lui stesso riconosce come irrazionali ed eccessive, legate ai figli e al lavoro. Questa consapevolezza ci permette di avere alcune informazioni sull’esame di realtà del soggetto, che appare mantenuto. Tuttavia rimane da indagare ulteriormente la sfera cognitiva, per poter comprendere meglio il suo orientamento spazio-temporale e l’adeguatezza dell’eloquio. Bisogna comprendere se sono stati già effettuati degli esami medici, dato che il medico di base esclude delle cause organiche, o se sono necessari ulteriori approfondimenti.
    Dai dati anamnestici non sembrano essere presenti dei problemi cognitivi, il soggetto è riuscito a completare gli studi e ottenere una posizione lavorativa di caposquadra. Egli però riferisce di non riuscire a guidare i colleghi di fronte alla necessità di risolvere un imprevisto perché la sua mente si annebbia. Questa situazione è da indagare meglio per capire le circostanze nelle quali emerge questa posizione di impotenza e passività, presente peraltro anche nel rapporto con la moglie.
    La sfera affettiva e quella relazionale sono da indagare in modo più approfondito. Bisogna comprendere meglio la relazione con la moglie, infatti anche se il paziente dice di aver superato la crisi matrimoniale, il rapporto viene definito "monotono e poco soddisfacente". I sintomi depressivi sono stati superati, come? Sono stati usati psicofarmaci? È necessario indagare l’episodio depressivo per capirne la gravità ai tempi della crisi e comprendere se c’è la possibilità che possa riverificarsi. Anche se alcuni sintomi possono essere ricollegati ad un disturbo depressivo (disturbi del sonno, affaticamento), la maggioranza di essi possono essere ricondotti ad un disturbo d’ansia (tachicardia, sudorazione, nausea, preoccupazioni irrealistiche). È necessario comprendere in quali situazioni specifiche o non si manifestano tali sintomi, quali sono i conflitti inconsci alla loro base e quali affetti il paziente sente in quei momenti. Dalle difficoltà nel lavoro, nella relazione con i figli e con la moglie, potrebbero esserci dei vissuti di inadeguatezza e inferiorità sui quali lavorare, rafforzando l’autostima del paziente. Per poter verificare meglio le ipotesi diagnostiche potrebbe essere utilizzato l’MMPI-2, per rilevare eventuali picchi nelle aree di ansia, depressione e per escludere anche dei disturbi somatoformi nei quali il corpo viene usato come espressione di un conflitto inconscio. Si potrebbe usare il Rorschach per meglio comprendere la strutturazione della sua personalità, capire come esprime le emozioni e come si rappresenta nelle relazioni. Sarebbe importante comprendere la relazione del paziente con gli altri significativi, come i genitori e gli amici.
    Se il quadro diagnostico dovesse essere confermato da tutti questi approfondimenti, si potrebbe ipotizzare un percorso psicoterapeutico ad orientamento psicodinamico. Utilizzando una terapia di tipo espressivo, si potrebbe lavorare sul conflitto inconscio alla base dell’ansia, sulle tematiche di inferiorità e passività e sulla costruzione di un oggetto buono costante a cui possa fare appello nei momenti di cedimento emotivo e della comparsa dei sintomi ansiosi.

    La mia difficoltà è anche quella di scrivere in maniera professionale!!!Non so voi..

  5. #5
    Partecipante Affezionato L'avatar di seichelle
    Data registrazione
    18-10-2006
    Messaggi
    94

    Riferimento: Casi clinici - adulto

    ora provo a risolvere l'altro caso!
    Ultima modifica di seichelle : 04-06-2011 alle ore 16.52.10

  6. #6

    Riferimento: Casi clinici - adulto

    Ragazze,ma dove avete preso le tracce del caso clinico?
    Io non riesco a trovare nulla e non saprei come impostarlo!!!
    Aiutatemi

  7. #7

    Riferimento: Casi clinici - adulto

    ragazzi scusate, vi inoltro un caso potete darmi anche il vostro parere? grazie mille



    D. donna di 36 anni che si presenta alla consultazione dello psicologo su indicazione di una sua amica che glielo ha raccomandato definendolo un professionista serio e preparato. Si presenta molto curata nell’aspetto ed esordisce nell’affermare la sua sfiducia nella psicologia. Vorrebbe per essere aiutata a risolvere il suo problema, magari sottoponendosi e delle sedute di rilassamento di cui l’amica le ha tanto parlato. Parla a voce bassa, quasi scandendo e selezionando con cura le parole che usa. È molto esigente con sé stessa, da sempre preoccupata di come pu apparire agli altri, da cui si sente spesso giudicata negativamente. Svolge il lavoro di giornalista da 10 anni ma si dichiara insoddisfatta a causa dell’ambiente del giornale. In particolare ha un pessimo rapporto sia con il proprio capo che con i colleghi, in quanto, a suo dire, non le riconoscono lo spazio che ritiene di meritare. Il motivo della consultazione psicologica sono dei frequenti mal di testa di cui soffre da nove anni. Il dolore è associato ad una perdita della sensibilità agli arti superiori e a vertigini, risultando resistente a qualsiasi trattamento farmacologico. Beatrice si sente disperata per il persistere della sua “malattia” che la costringe a “non vivere” per giorni interi finche perdura l’attacco e durante i quali si chiude nella sua stanza, impossibilitata a svolgere ogni tipo di attività. Riferisce di aver fatto numerose visite mediche specialistiche che non hanno per riscontrato alcun problema organico specifico. Beatrice è la seconda di tre figli, ha una sorella maggiore di due anni, con la quale riferisce di avere da sempre un pessimo rapporto ed un fratello più piccolo di otto anni che dice di amare moltissimo “come se fosse un figlio”. Ha sempre avuto difficoltà di relazione con la madre che definisce “possessiva e invadente”, più con lei che con i fratelli. Il padre definito “meraviglioso” ma purtroppo “assente e sempre concentrato sui propri problemi”. Nel passato ha avuto tre storie affettive “importanti” ma fallite, così che non ha potuto coronare il suo sogno di avere un figlio.
    Una volta riflettuto sul materiale didattico presentato, specificare (in una pagina):
    1) Quale ipotesi diagnostica formulerebbe specificando gli elementi che ritiene fondamentali nel determinare la sua scelta. 2) Il modello/sistema diagnostico di riferimento sul quale si basa il processo diagnostico; 3) Quali aspetti approfondirebbe e perché̀. 4) Quali strumenti psicodiagnostici utilizzerebbe e perché́. 5) Su quali punti centrerebbe la restituzione e l’eventuale proposta terapeutica.

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