Ha stupito e addolorato in questi giorni la notizia della tragica morte di Mario Monicelli.
Dopo una vita di attività e di successi, a 95 anni, dopo aver saputo che la malattia che lo attanagliava probabilmente non gli avrebbe lasciato scampo, ha deciso di "lasciare la scena" in punta di piedi, scegliendo da solo quale fosse il finale della sua sceneggiatura.
Al di là delle possibili interpretazioni moralistiche dell'atto, quello che mi ha colpito in modo particolare è stata la solitudine che ha accompagnato questa scelta, e mi ha fatto riflettere sull'importanza di una figura psicologica di sostegno e di accompagnamento in un momento così delicato e doloroso come quello della comunicazione di una diagnosi di una malattia importante.
Cosa ne pensate?
Avete esperienze in merito da condividere?
Bernardetta Morgante
Psicologa
Ordine Psicologi Abruzzo n.1396