Obbiettivi: 42
Tempo: 01:00:00
Arma in dotazione: Taurus 9x21
Numero caricatori: 0
Inizio: 12:00:00
Data: 15/7/2011

Respiro profondo.
Braccia leggermente piegate, le destra sotto al calcio della pistola.
Indice sinistro saldo sul grilletto.
Obbiettivi ben in vista, occhi fermi, sangue freddo. Focalizzare i punti da colpire.
Un altro respiro.
“Potete iniziare” l’ordine che scattò dall’auricolare spezzo il silenzio e la tensione e iniziammo a sparare.
Fronte, petto, gola, cuore e ancora fronte, fino al termine delle due file di colpi del caricatore.
Lasciammo cadere le pistole sul bancone, con le canne ancora fumanti, ci togliemmo le cuffie e, tra gli applausi, andammo a firmare.
Esame poligono.
Titolo acquisito: porto d’armi ad uso sportivo.
Firma: Joe Smith Jack Martines.
Io e mio fratello Joe, ce ne andammo soddisfatti diretti all’auto, la mia , una Mustang nuova fiammante, comprata con i soldi del nostro sudato lavoro.
Joe non era proprio mio fratello, bensì il fratello della mia ragazza, Nataly, mia compagna ormai da più di un anno.
Il rapporto che si venne a creare fu inizialmente ostile, chi non lo sarebbe con chi cerca di fottersi tua sorella. Poi abbiamo iniziato a stringere, diventando ciò che siamo ora.
E’ il fratello che non ho mai avuto. L’ho portato a lavoro con me, salvandolo da una brutta strada che stava per imboccare. Mi è sempre stato grato di questo.
Lavoriamo con mio padre, che tratta anche lui come se fosse un figlio e, come me, anche lui ne prende di botte a volte.
A lui piace, e anche a me.
Abbiamo deciso di prenderci il porto d’armi per il semplice gusto di iniziare a sparare. Ci hanno fatto i complimenti, nessuno sparava come noi, come se avessimo una dote innata.
Si tornava a casa vittoriosi, come molte volte.
Decidemmo di fermare la macchina nel giardino di casa Smith e farci 4 passi, chiacchierando come si faceva sempre.
-“Beh, fratellino”- Iniziò lui, con quella voce graziata ma con tono alla ‘sono il saggio della situazione’ “anche questa è fatta. L’estate è nel pieno, Siamo due bei ragazzi, patentati, tu diplomato e io quasi laureato. Abbiamo due donne divine, chi sta meglio di noi?”
Aveva perfettamente ragione, eravamo entrambi due bei ragazzi. Dovevo ammetterlo nonostante la mia modestia.
Lui era alto poco più di me, circa 1.85. capelli biondi molto corti, occhi azzurro cielo, un fisico abbastanza scolpito, naturale però non da steroidi e palestra.
Io avevo dei capelli più lunghi, molto curati e soffici. Mi piaceva molto curare il mio aspetto. I miei denti, le mie mani, con delle unghie un po’ troppo lunghe per un uomo.
Ero alto 1.80, capelli neri e occhi verdi con un po’ di giallo. Fisico atletico.
Piacevamo e sapevamo piacere.
Quella sera non andò come al solito.
Al ritorno, verso le 2.30am nel viale che taglia l’angolo tra la opkins e brow, strada che di solito non prendiamo, ma quella volta stavamo facendo tardi, due macchine nere come la pece si misero agli imbocchi della strada, impedendoci di andare avanti o tornare indietro.
Iniziai davvero ad impaurirmi, ma Joe mi strinse il polso, dandomi la sua sicurezza, quello che lo teneva fermo e freddo come un pezzo di ghiaccio.
Dalle auto scesero 6 uomini, 3 per ogni auto. E si avvicinarono a noi abbastanza velocemente. Non sapevamo dove andare o che fare.
-“Colpisci per uccidere”- Mi disse, con voce strozzata, lessi la paura in quelle parole, ma oramai eravamo dentro fino al collo. 2 persone sbagliate in un posto sbagliatissimo.