Ma andiamo al sodo...
Perché un bambino dovrebbe andare a scuola?
Perché lo si vuole educare?
L'intenzione è davvero quella di sfamare l'appetito conoscitivo della persona?
A me sembra di no e mi è sempre sembrato di no, se pure avevo qualche curiosità, lo studio sistematico è riuscito ad ammazzarla del tutto o comunque al minimo a non soddisfarla.
Una persona ha appetito e avrebbe bisogno di mangiare qualcosa, questo è vero, ma le si vogliono poi scaricare in bocca portate su portate, questo non è che secondo me faccia bene alla salute.
Quando il bambino dice "non ho più fame" e l'adulto afferma che "il bambino non sa quel che dice e che fa, perché non ha mangiato abbastanza e sputa via qualcosa di assolutamente buono" e si aggiunge poi che "il bambino si deve abituare a queste frustrazioni, a mangiare tutto, dargli corda significa farlo impuntare, deve imparare a mangiare quando, quanto e come aggrada a tutto il mondo circostante"... A me chi fa 'sti discorsi non sembra che si sia interessato più di tanto a questo bambino come sta davvero e che tutto questo sistema costituito da frustrazioni lo farà crescere sano e felice, l'idea di fondo è che dovrebbe star bene così e basta, se non sta bene incastrato là dove i vincoli degli altri lo costringono comunque a stare, il problema sta dentro al bambino, è un bambino problematico, un bambino che crea problemi, ma il problema reale per tutti questi altri benefattori, che dicono di volerlo aiutare, è che crea problemi a loro... E' questo qua il vero problema che tutti gli altri sono interessati a risolvere e pretendono ovviamente che la persona in questione diventi "responsabile" e "lo risolva" da sola (perché questa soluzione rappresenterebbe una buona soluzione per loro) non lamentandosi più e mostrandosi pure abbastanza felice e contenta di tutto quel che viene... Così arrivano ad "interpretare" le lamentele dicendogli che in realtà sta male perché si lamenta, ed ecco qua pure l'autoconsapevolezza, che coincide con l'idea che bisogna far proprio il discorso di piacere e comodità dell'altro. Se l'altro, lo psicoterapeuta o l'analista, riesce a farmi dire con convinzione che il suo discorso di piacere (il piacere sociale di altre persone) coincide col mio discorso, facendomi riconoscere le sue esigenze come se fossero le mie, è riuscito nell'intento, questa è la crescita, ma io non voglio crescere così. Per me quel che desidera e vorrebbe fare un altro (o gli altri) coincide abbastanza con quel che vorrei fare io, solo quando è abbastanza simile davvero.
Io desidero non lavorare (o almeno desidero fortemente evitare di fare una serie di cose che io non sopporto e che in genere sono associate all'attività del lavorare come viene intesa usualmente), lo psicoterapeuta già parte sparato con l'idea che dovrei in realtà desiderarlo direttamente come se fosse un'esigenza innata, ma le esigenze innate sono altre per me, non questa di certo, già non ci capiamo per nulla così e non abbiamo a che fare con gli stessi problemi; come potrebbe riuscire ad aiutarmi una persona che si comporta in questo modo? Per me è a monte col suo stesso atteggiamento verso di me che non mi può aiutare, se cerca come al solito di rigirare subdolamente la frittata dicendomi che sono io a non voler essere aiutato, io poi davvero insisto e lo ripeto "se mi si vuole aiutare davvero, dimostrerò subito a tutti che i soldi li accetto volentieri". Ricevere un bel compenso mensile davvero risolverebbe una serie di problemi tutti correlati a questa cosa e di cui mi lamento, buona parte delle lamentele così davvero sparirebbero.
Se uno si lamenta di come vien trattato da Tizio, il problema per gli psicoterapeuti non consiste nel riuscire a far comportare diversamente Tizio agevolmente, bisogna spegnere solo il motore della nostra spia interna delle lamentele, adattarci a Tizio, Caio e Sempronio, e tutto torna a posto... Per i pazienti "più sani", quelli influenzabili in pratica con queste quattro chiacchiere qua, bastano pochi colloquii per ottenere dei "miglioramenti", ma non tutti sono fatti allo stesso modo.
Modificare il meccanismo che fa accendere la spia rossa di un'auto senza benzina non riempie di certo il serbatoio.