Originalmente inviato da
Wowchenick
Ciao, no problem, cerco di rispondere alle tue domande patendo dall'ultima.
Non vedo e al momento non credo vi siano più opportunità lavorative rispetto ad altri orientamenti ma credo però che quest'approccio possa ben interfacciarsi rispetto al settore pubblico ad esempio, non perché migliore o peggiore, ma perché può dare un buon contributo rispetto alle molteplici esigenze di questo settore e rispetto alla domanda, data comunque la flessibilità che professa e che cerca di applicare.
In ordine gli strumenti, la scuola li fornisce attraverso la diversità degli orientamenti e dei docenti, accomunati, nella loro diversità, già da esperienze, applicazioni e una forma mentis tesa all'integrazione che viene quindi sempre privilegiata. Quello che si cerca di trasmettere e di apprende alla fine, al si là delle teorie e delle tecniche specifiche, é un modo di "pensare" e di praticare, flessibile e multilivello che sia di tipo pluralistico. Tanto per intenderci non ci soffermiamo su approcci integrati specifici come quelli di Wachtel e di Ryle ma partendo dallo studio dei tre approcci considerati all'interno della scuola, si cerca di studiarli ed applicarli in modo integrato, ossia a seconda della domanda e caratteristiche del pz, del tp, del setting, della fase della terapia e della singola seduta ad esempio, pur mantenendo ciascuno le proprie attitudini e le proprie caratteristiche. Un pò é come dire che ciscuno é chiamato, attraverso lo studio, la pratica e l'analisi didattica a capire qual'é la sua forma di integrazione attuale e come fare per migliorarla. A mio avviso, se c'é un elemento comune che abbiamo affrontato dal punto di vista teorico e pratico e che più di ogni altro mi ha convinto, é il concetto di intersoggettività applicabile in tuti gli approcci. Poi uno scopre che già molti approcci esistenti sia psicodinamici che c-c o gestaltici, che comunque sono ben definiti da un sistema di pensiero, sono già di per se stessi integrati.
Come mi sono trovato? Beh, posso dire di aver attraversato varie fasi che vanno dalla confusione all'idea di averci capito qualcosa, dallo sconforto alla soddisfazione, dalla frustrazione all'idea di aver costruito qualcosa. Tutto questo non é solamente legato ai limiti intrinseci organizzativi o logistici (la SPIC é molto giovane se paragonata ad altre scuole omologhe di lungo corso) ma é soprattutto dato dalla difficoltà insita in questo tipo di apporccio, ossia in quella di acquisire non solo strumenti consolidati ma in quella di acquisire una determinata forma mentis che ti porti a "ragionare" in un modo integrato partendo dalla propria auto-conoscenza.
Spero di essere stato esauriente ma sono ben lieto di continuare la discussione.
A presto