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  1. #1

    Scuola di Psicoterapia integrata e di comunità SPIC-ACOF

    Salve a tutti, qualcuno frequenta o ha delle informazioni in merito alla scuola di psicoterapia ad approccio integrato di busto arsizio (va)? sarei interessata ad iscrivermi e mi piacerebbe confrontarmi con qualcuno che già conosce questa scuola. grazie mille!!!

  2. #2

    Re: Scuola di Psicoterapia integrata e di comunità SPIC-ACOF

    HELP!!! possibile che nn c'è nessuno che ha delle informazioni su questa scuola? l'approccio integrato mi ha incuriosito...sono in uno stato di totale confusione...

  3. #3
    Neofita
    Data registrazione
    13-12-2012
    Residenza
    Crema
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    1

    Riferimento: Re: Scuola di Psicoterapia integrata e di comunità SPIC-A

    Ciao! Ho letto ora questo post molto vecchio... Per caso ti sei poi iscritta?

  4. #4
    Partecipante
    Data registrazione
    23-05-2013
    Residenza
    Provincia di Torino
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    32

    Riferimento: Re: Scuola di Psicoterapia integrata e di comunità SPIC-A

    Vedo che sono arrivato molto in ritardo sul post!

    Comunque l'ho frequentata e conclusa... Nel caso ci sia qualcuno interessato a scambiare opinioni in merito o a continuare il dibattito.

  5. #5
    Partecipante
    Data registrazione
    23-05-2013
    Residenza
    Provincia di Torino
    Messaggi
    32

    Riferimento: Re: Scuola di Psicoterapia integrata e di comunità SPIC-A

    Come vedo sono arrivato molto in ritardo.
    Comunque l'ho frequentata e conclusa...Nel caso qualcuno sia ancora interessato all'argomento.

    A presto

  6. #6
    Partecipante Esperto
    Data registrazione
    27-01-2009
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    356

    Riferimento: Re: Scuola di Psicoterapia integrata e di comunità SPIC-A

    Citazione Originalmente inviato da Wowchenick Visualizza messaggio
    Come vedo sono arrivato molto in ritardo.
    Comunque l'ho frequentata e conclusa...Nel caso qualcuno sia ancora interessato all'argomento.

    A presto
    Ciao, sono interessato alla scuola. Potresti dirmi come ti sei trovato? Quali strumenti senti che ti ha dato la scuola? Senti di avere più opportunità lavorative rispetto ad altri orientamenti? Se si in quali settori? Scusa per la "raffica" di domande.

  7. #7
    Partecipante
    Data registrazione
    23-05-2013
    Residenza
    Provincia di Torino
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    32

    Riferimento: Re: Scuola di Psicoterapia integrata e di comunità SPIC-A

    Ciao, no problem, cerco di rispondere alle tue domande patendo dall'ultima.

    Non vedo e al momento non credo vi siano più opportunità lavorative rispetto ad altri orientamenti ma credo però che quest'approccio possa ben interfacciarsi rispetto al settore pubblico ad esempio, non perché migliore o peggiore, ma perché può dare un buon contributo rispetto alle molteplici esigenze di questo settore e rispetto alla domanda, data comunque la flessibilità che professa e che cerca di applicare.

    In ordine gli strumenti, la scuola li fornisce attraverso la diversità degli orientamenti e dei docenti, accomunati, nella loro diversità, già da esperienze, applicazioni e una forma mentis tesa all'integrazione che viene quindi sempre privilegiata. Quello che si cerca di trasmettere e di apprende alla fine, al si là delle teorie e delle tecniche specifiche, é un modo di "pensare" e di praticare, flessibile e multilivello che sia di tipo pluralistico. Tanto per intenderci non ci soffermiamo su approcci integrati specifici come quelli di Wachtel e di Ryle ma partendo dallo studio dei tre approcci considerati all'interno della scuola, si cerca di studiarli ed applicarli in modo integrato, ossia a seconda della domanda e caratteristiche del pz, del tp, del setting, della fase della terapia e della singola seduta ad esempio, pur mantenendo ciascuno le proprie attitudini e le proprie caratteristiche. Un pò é come dire che ciscuno é chiamato, attraverso lo studio, la pratica e l'analisi didattica a capire qual'é la sua forma di integrazione attuale e come fare per migliorarla. A mio avviso, se c'é un elemento comune che abbiamo affrontato dal punto di vista teorico e pratico e che più di ogni altro mi ha convinto, é il concetto di intersoggettività applicabile in tuti gli approcci. Poi uno scopre che già molti approcci esistenti sia psicodinamici che c-c o gestaltici, che comunque sono ben definiti da un sistema di pensiero, sono già di per se stessi integrati.

    Come mi sono trovato? Beh, posso dire di aver attraversato varie fasi che vanno dalla confusione all'idea di averci capito qualcosa, dallo sconforto alla soddisfazione, dalla frustrazione all'idea di aver costruito qualcosa. Tutto questo non é solamente legato ai limiti intrinseci organizzativi o logistici (la SPIC é molto giovane se paragonata ad altre scuole omologhe di lungo corso) ma é soprattutto dato dalla difficoltà insita in questo tipo di apporccio, ossia in quella di acquisire non solo strumenti consolidati ma in quella di acquisire una determinata forma mentis che ti porti a "ragionare" in un modo integrato partendo dalla propria auto-conoscenza.

    Spero di essere stato esauriente ma sono ben lieto di continuare la discussione.

    A presto

  8. #8
    Partecipante Esperto
    Data registrazione
    27-01-2009
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    356

    Riferimento: Re: Scuola di Psicoterapia integrata e di comunità SPIC-A

    Citazione Originalmente inviato da Wowchenick Visualizza messaggio
    Ciao, no problem, cerco di rispondere alle tue domande patendo dall'ultima.

    Non vedo e al momento non credo vi siano più opportunità lavorative rispetto ad altri orientamenti ma credo però che quest'approccio possa ben interfacciarsi rispetto al settore pubblico ad esempio, non perché migliore o peggiore, ma perché può dare un buon contributo rispetto alle molteplici esigenze di questo settore e rispetto alla domanda, data comunque la flessibilità che professa e che cerca di applicare.

    In ordine gli strumenti, la scuola li fornisce attraverso la diversità degli orientamenti e dei docenti, accomunati, nella loro diversità, già da esperienze, applicazioni e una forma mentis tesa all'integrazione che viene quindi sempre privilegiata. Quello che si cerca di trasmettere e di apprende alla fine, al si là delle teorie e delle tecniche specifiche, é un modo di "pensare" e di praticare, flessibile e multilivello che sia di tipo pluralistico. Tanto per intenderci non ci soffermiamo su approcci integrati specifici come quelli di Wachtel e di Ryle ma partendo dallo studio dei tre approcci considerati all'interno della scuola, si cerca di studiarli ed applicarli in modo integrato, ossia a seconda della domanda e caratteristiche del pz, del tp, del setting, della fase della terapia e della singola seduta ad esempio, pur mantenendo ciascuno le proprie attitudini e le proprie caratteristiche. Un pò é come dire che ciscuno é chiamato, attraverso lo studio, la pratica e l'analisi didattica a capire qual'é la sua forma di integrazione attuale e come fare per migliorarla. A mio avviso, se c'é un elemento comune che abbiamo affrontato dal punto di vista teorico e pratico e che più di ogni altro mi ha convinto, é il concetto di intersoggettività applicabile in tuti gli approcci. Poi uno scopre che già molti approcci esistenti sia psicodinamici che c-c o gestaltici, che comunque sono ben definiti da un sistema di pensiero, sono già di per se stessi integrati.

    Come mi sono trovato? Beh, posso dire di aver attraversato varie fasi che vanno dalla confusione all'idea di averci capito qualcosa, dallo sconforto alla soddisfazione, dalla frustrazione all'idea di aver costruito qualcosa. Tutto questo non é solamente legato ai limiti intrinseci organizzativi o logistici (la SPIC é molto giovane se paragonata ad altre scuole omologhe di lungo corso) ma é soprattutto dato dalla difficoltà insita in questo tipo di apporccio, ossia in quella di acquisire non solo strumenti consolidati ma in quella di acquisire una determinata forma mentis che ti porti a "ragionare" in un modo integrato partendo dalla propria auto-conoscenza.

    Spero di essere stato esauriente ma sono ben lieto di continuare la discussione.

    A presto
    Ciao, grazie davvero per la risposta, molto esaustiva!

  9. #9
    Partecipante Assiduo
    Data registrazione
    22-07-2008
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    133

    Riferimento: Scuola di Psicoterapia integrata e di comunità SPIC-ACOF

    Sarei interessato anch'io a intraprendere, in futuro, questa scuola (in alternativa ne ho un'altra di un mio prof) per il tipo di approccio integrato proposto. Il mio timore è che possa dare solo un'infarinatura di tutto e, nei fatti, approfondire poi poco sul lato teorico e pratico ciò che è necessario per avere degli strumenti e un metodo efficace (oltre che la "forma mentis"). Leggere di periodi più o meno lunghi di confusione e sconforto non mi aiuta a capire se, a conti fatti, alla fine dei 4 anni si esce sicuri della propria formazione e di ciò che si è in grado di fare o meno. Rispetto ad altre scuole potrebbe avere degli "handicap"?

  10. #10
    Partecipante
    Data registrazione
    23-05-2013
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    Provincia di Torino
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    32

    Riferimento: Scuola di Psicoterapia integrata e di comunità SPIC-ACOF

    L'approccio integrato in generale può avere degli handicap, direi fisiologici, per il fatto che si cerca di integrare metodi e punti di vista anche totalmente diversi. Però voglio sottolineare il fatto che non si tratta tanto di trovare un'integrazione forzata teorica tra tutto, perché sarebbe impossibile. Rispetto alle altre scuole invece, l'handicap é senz'altro quello di non metterti subito in possesso di un metodo consolidato che cmq da sicurezza. L'handicap è che vivi un pò nell'incertezza e nella costante ricerca della sicurezza metodologica, ma alla fine é quello che ti mette nelle condizioni di non radicarti subito e di apprendere.

    Piuttosto, l'esperimento integrativo parte da due presupposti metodologici principali: l'intersoggettività, che viene contestualizzata per qualunque approccio (non trascurando le evidenze empiriche) e l'integrazione metodologica/tecnica che parte dal paziente e non viceversa.

    Questo tentativo implica non poche difficoltà (e scoraggiamenti), soprattutto in fase di formazione, perché si affrontano diversi approcci che appaiono agli antipodi; é vero, ci sono differenze teoriche e tecniche ma siamo anche stati abituati a tracciare delle distinzioni nette dove in realtà, sul piano applicativo, si perdono, così come é vero che molti terapeuti di esperienza già hanno fatto integrazione anche se non in modo formale, così come è altrettante vero che le psicoterapie attuali, anche se delineate, sono già integrazioni (vedi Guidano e Liotti, vedi Kernberg, vedi Young, ecc.).

    Questo per risponderti che, in ordine agli strumenti, certamente l'approccio integrato li fornisce, forse fin troppi; di qui la difficoltà che consiste nel saper decidere quando, quali e con chi e soprattutto con quali IO riesco ad essere efficae. Questo lo si può dire solo sperimentando (possibilmente non a danno dei pz) e cercando di conoscersi (analisi obbligatoria). In ordine al metodo invece, esistono approcci definiti integrati, già delineati sul piano tecnico e metodologico, oppure esistono delle cornici metodologiche, anche rigide, che permettono di orientarsi nella scelta dei metodi e strumenti. Sta a ciascuno scegliere: quello della scuola in oggetto, per come l'ho vissuto, parte da una base psicodinamica intersoggettiva e dialoga con il cognitivismo-comportamentismo, il cognitivismo costruttivista e l'approccio gestaltico per arrivare a Greenberg e all'approfondimento delle terapie centrate sulle emozioni. Ma alla fine, il metodo é sempre quello di partire dal pz e non quello di inserire a forza il pz in una cornice. Questo sicuramente crea non pochi problemi e molta incertezza, soprattutto all'inizio.

    Si esce sicuri della propria formazione?...Beh, io credo che ciò dipenda da vari fattori: la qualità della formazione, il proprio impegno, ecc....
    Credo che si possa uscire sicuri della formazione nella misura in cui ci ha appassionato l'idea della scuola, nonostante i limiti dell'approccio e della scuola stessa, intesi anche in ambito organizzativo.

    Si rischia di essere inconcludenti, confusi e confusivi?...Beh può essere un rischio in effetti.

    Si esce sicuri di ciò che si é in grado di fare?...Diciamo che si esce conoscendo molti strumenti e ciascuno anche con la propria "integrazione" dal momento che in qualsiasi approccio non si può prescindere da se stessi. Ciò non toglie che la sicurezza, secondo me, dipende anche molto dall'esperienza: ad esempio, il fatto di conoscere e saper applicare la terapia basata sul transfert o la schema therapy o x,y, z che sono efficaci con disturbo borderline, non vuol dire che io effettivamente sia in grado di gestire quella data situazione...

    Quindi, alla fine....Sempre secondo la MIA esperienza, ci sono degli handicp, delle incertezza dei periodi di confusione e la probabilità di non cavarci nulla...Dipende, secondo me, da quanto sei affascinato; ma questo vale per la scelta di ogni scuola. Di contro, ne apprezzo la flessibilità, il non dogmatismo, e la costante spinta verso la ricerca e curiosità.

  11. #11
    Esperto
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    14

    Riferimento: Scuola di Psicoterapia integrata e di comunità SPIC-ACOF

    Salve a tutti, mi inserisco nella discussione perchè ritengo che le riflessioni che vi propone Wowchenic siano molto interessanti.
    Parla di sicurezza, di confusione ad esempio e vi chiedo se non siano anche queste le emozioni con cui uno psicoterapeuta si deve costantemente confrontare quando lavora con un paziente. Lo scopo non è elimarle, ma attraversarle e comprenderle.
    La cosa più importante nella scelta della scuola di specializzazione è la vostra committenza, perchè qualsiasi sia il contesto che sceglierete questo avrà in sè limiti e risorse.
    Concludo sottolineando che oggi come oggi dobbiamo aiutare i pazienti ad avere un rapporto utile con i loro contesti di appartenenza e sicuramente un approccio che parte dai problemi e li legge attraverso le relazioni sia quello più produttivo.

  12. #12
    Partecipante Assiduo
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    22-07-2008
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    133

    Riferimento: Scuola di Psicoterapia integrata e di comunità SPIC-ACOF

    tutto molto interessante...beh io credo che certi dubbi ognuno se li porterà un po' con sè. Dal mio modo di vedere le cose non c'è una scuola giusta in assoluto. Se c'è, forse, ci si sta fossilizzando troppo sulle proprie certezze. Può esistere un approccio più vicino alle nostre corde, ma secondo me un po' di flessibilità è indispensabile per chi fa un lavoro come lo psicoterapeuta. Anzi, "flessibilità" dovrebbe essere in cima alla lista di parole per chi fa questa professione, anche perchè spesso la cura del paziente passa, appunto, dal cambiamento e, dunque, dal raggiungimento di una certa flessibilità. Dunque, il sapersi giostrare tra i differenti approcci potrebbe essere anche sinonimo di "marcia in più" e non per forza confusione. Anzi, così si ha anche maggior cognizione di causa per capire quale approccio rientra più nel nostro modo di essere e sentire e da lì prendere tutte le decisioni necessarie. La scuola di psicoterapia al momento per me è soltanto un'ipotesi e, in ogni caso, un qualcosa di molto lontano per il percorso che penso di intraprendere, ma sicuramente questa scuola resta tra le mie preferite per quello che ho letto sino ad ora.

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