Mi pare strano che tu parli di *miei* saldi punti di riferimento. Comunque, l'unica cosa che io faccio, è esattamente quello che fai tu. Leggo quello che mi interessa, mi tengo aggiornato per quello che mi è concesso dal mio tempo libero, eccetera. Niente di assurdo, davvero. Questo *ovviamente* non fa di me un critico d'arte, ma ho imparato che prima di parlare di una cosa, bisogna conoscerla.Originariamente postato da Iggy
Dreamstalker, quali sono i saldi punti di riferimento che ti hanno fatto comprendere l'opera (presupponendo ovviamente che tu l'abbia compresa)?
E se proprio bisogna parlare di un punto di riferimento, lo ripeto: la comunità critica, che pure è divisa in decine di correnti di pensiero.
Io trovo che *per me* sia inconcepibile pretendere di avere una sensibilità *sacra*, *intoccabile* e *statica* in luogo di una *dinamica*, che sia in grado di evolversi col resto della persona e dei tempi. Senza confronto non c'è crescita, chè la nostra immaginazione è (plausibilmente) limitata dalle nostre esperienze.
Inoltre, sono ragionevolmente convinto del fatto che si sapesse che quell'opera sarebbe stata istallata lì, e non altrove, ma le persone probabilmente non se ne sono nemmeno interessate. Se fosse stata esposta in un museo, ci sarebbero state reazioni simili, suppongo (alzi la mano chi di voi legge i cataloghi *prima* di entrare nei musei), ma siccome sarebbe stata esposta in un "luogo preposto all'arte", sarebbe passata in secondo piano. E avrebbe perso parte del suo senso, forse.
Infine non ho il potere di stabilire cosa sia buono e cosa no, ma ho tutti i diritti di speculare intorno a questi concetti, come lo abbiamo tutti.
E, sebbene sia consapevole che non sia l'unico punto di vista valido, ho una discreta fiducia nelle cose in cui credo.
Infine, non ho tacciato gli altri di essere soggiogati da un qualche potere, ma di volerlo essere. Che, per quanto mi riguarda, è peggio.
E' chiaro poi che io veda in proporzione piu' le cose pubblicizzate che quelle che rimangono nell'indifferenza generale (penso sia questo il concetto che tu volevi esporre), sebbene possa imbattermi in realtà di cui non avevo nessuna conoscienza, ma non capisco cosa voglia dire questo tuo punto.
Sono dell'idea che esistano fatti e decine di interpretazioni e si possano osservare sia i fatti direttamente (con la mia interpretazione), sia attraverso le altrui interpretazioni, e che le due cose rispondano a due necessità conoscitive fondamentalmente diverse.
Sicuramente non mi piace l'idea di leggere versioni parziali dei fatti, ma non capisco perchè questo debba impedirmi di voler diventare cavia o spettatore di esperimenti dal forte impatto sociale senza avere una cornice interpretativa precostruita.
Anzi, avere una cornice interpretativa è la garanzia di avere una visione parziale del fatto, e se la cornice altrui, non sarà nemmeno la *mia* visione parziale.
Infine, la questione del parere, o per meglio dire del "consenso (o dissenso) informato" è fondata se si parla di esperimento sociale, trovo un po' meno se si parla di arte