Perdonate il ritardo ma per via di impegni o difficoltà varie non sono riuscito a pubblicare prima
Oggi presento il primo mistero anche se non è quello a cui il club era abituato
Buona lettura e in bocca al lupo per l'enigma... chi volesse postare una probabile soluzione lo faccia pure poi provvederò a pubblicare la mia e la continuazione della storia... fino a salire di livello
Se vi sto annoiando, sappiate che non vien fatto apposta
- Ci siamo – mormorò il presidente.
Alle sue spalle le armi erano puntate contro il gigantesco portone che sembrava squadrarli minaccioso. Il gruppo era avvolto in un nervoso silenzio; ogni tanto qualcuna lanciava delle occhiate storte alle finestre ai piani superiori, come incerta, perplessa.
Una domanda aleggiava segretamente sulle menti di tutti: se prima non erano nemmeno riusciti a varcare il portone, ora quali speranze avrebbero avuto di superarlo e penetrare all'interno della torre?
Ma tentare non costava nulla, dopotutto. Questo fu il pensiero che guidò il presidente, che di nuovo afferrò i giganteschi anelli e li sbatté con violenza, una, due volte, come se volesse buttar giù la torre intera. Nessuna risposta all'inizio ma non si perse d'animo; e mentre alle sue spalle le gialliste si facevano più attente lui ritentò, con forza ancora maggiore, con rabbia, digrignando i denti, come se ne andasse della sua stessa vita.
Poi, improvviso – incredibile – il miracolo.
Il presidente era arretrato di qualche passo e le gialliste erano un poco avanzate; ed ecco il portone aprirsi lentamente, impercettibilmente, finché non fu spalancato davanti ai loro occhi stupefatti, lasciando intravedere una stanza sullo sfondo.
La sorpresa durò poco. L'intero club si rianimò a quella vista e compattò decise di varcare il portone. Destavano solo un po' di perplessità le sue dimensioni: se si fosse richiuso, mai sarebbero stati capaci di riaprirlo od oltrepassarlo, in qualche modo.
Prima che potessero riaversi da quelle sensazioni una voce rimbombò in quell'ambiente: dura, sorda, inumana.
- Benvenuti miei cari!
Tutti si guardarono attorno con curiosità.
- Da dove viene questa voce?
- Dev'essere da quell'altoparlante lì.
- Può darsi.
- Sì, sicuramente è così.
- Benvenuti! – ripeté la voce.
- Chi sei? – domandò il presidente.
- Non ha importanza – fu la risposta. – Anzitutto vi ringrazio per la vostra cortese visita. Cosa siete venuti a fare qui? Siete forestieri, non vi ho mai visti.
- Siamo venuti a liberare il vicepresidente del nostro club – fu la pronta risposta del presidente – abbiamo forti motivi di credere che sia tenuto nascosto qui contro la sua volontà. Noi non abbiamo nulla contro di voi, chiunque voi siate: rivogliamo solo il nostro vice sano e salvo e lo libereremo, in qualunque modo.
- Con le buone o con le cattive – soggiunse Nadia.
- Meglio le cattive – corresse Chiara caricando il suo fucile.
Una risatina dalla Voce.
- Contenti voi – disse; e le sue parole erano piene di scherno.
Una piccola pausa, poi riprese:
- Avete ragione, il vicepresidente si trova dentro la torre. Complimenti, la vostra è stata un'ottima deduzione. Ma se pensate di poterlo liberare facilmente resterete delusi: prima dovrete superare una serie di prove e vi assicuro che vi dovrete ingegnare non poco.
- Siamo pronti – replicò il presidente in tono di sfida.
- Siete sicuri?
- Assolutamente – risposero in coro.
- Allora ecco per voi un'occasione per mettervi alla prova. Solo dopo che avrete superato quest'ostacolo (se ci riuscirete) ci risentiremo. A presto, signori.
La Voce tacque e non si sentì più nulla.
- Un'occasione? – ripeté Nadia. – Cosa intendeva dire?
- Sento profumo di enigmi – Chiara annusò l'aria più volte, girando attorno alla stanza, poi improvvisamente venne accesa una luce e finalmente poterono distinguere bene le caratteristiche dell'ambiente in cui si trovavano.
Era un piccolo andito, arredato in modo semplice. Vi era poco più che l'essenziale. Un portaombrelli e un appendiabiti, uno specchio e un quadro dal soggetto astratto. Sul pavimento un tappeto dai vaghi motivi orientaleggianti e nell'ultima parete quella che sembrava una porta a vetri. Era davanti a loro ed era proprio in quella direzione che il presidente aveva intravisto l'altoparlante, in una parete al di là, a qualche metro di distanza.
La porta era chiusa e adesso era tanta la curiosità di andarvi oltre. Ma un particolare frenò gli entusiasmi di tutti; e provocò pure qualche sospiro, mentre si avvicinavano alla maniglia e tentavano inutilmente di aprire.
Nel muro un piccolo quadro con dei pulsanti recitava:
DIGITARE CODICE
e poco sotto vi era questa sequenza di cifre:
1 - 4 - 10 - 12 - 11 - ? - ? - ?
A quel punto tutto fu chiaro.
- Bisogna spremersi le meningi – annunciò il presidente, rivolto a tutte le gialliste; e dopo un'esitazione cominciò a pensarci su.
- Prima voglio provare i miei metodi – Chiara puntò contro il vetro e sparò una raffica di proiettili. Il vetro parve non risentirne affatto; a malapena ne rimase scalfito.
- Di questo passo finirai le munizioni senza che siamo riusciti ad andare oltre questa porta – le disse Rebecca, e l'altra abbassò il fucile.
- Se si tratta di ragionare e basta fa al caso nostro, no ragazzi? – disse Nadia come per calmare gli animi.
- Curioso codice – osservò Emanuela; e aggrottò la fronte in cerca della risposta.
- Proviamo a pensarci tutti insieme – propose il presidente – e la prima che ha un'idea la comunica agli altri. – E in quel momento cominciò il lungo itinerario di pensieri e riflessioni mentre si guardava il tappeto, lo specchio o quelle strane cifre così apparentemente casuali.
E alla fine, dopo un certo intervallo, s'intravide la soluzione, come un lume improvvisamente acceso; e furono lesti a digitare il codice.
Ora chiedo a te, lettore o lettrice: quali sono le altre cifre che compongono il codice e permettono l'apertura della porta? E qual è la regola che governa il codice?