Salvatore, padre separato: «Il mio Natale da McDonald’s lontano dai figli»
Per sei mesi ha dormito in macchina: «Mi pulivo in autogrill»
ROMA - Un McChicken caldo di lacrime. Salvatore lo manda giù in macchina, da solo, anche se è la notte di Natale anche sei lui è un papà e ha promesso regali, baci, sorrisi buoni per le foto. Può buttarli via, i suoi bambini non li vedrà, una casa non ce l’ha, la festa lo ha tradito. Con qualche spicciolo in più non avrebbe preso il pollo, gli hanno insegnato che alla vigilia mangiare carne è come una colpa e non ci si può sentire tristi soli e anche colpevoli, la notte di Natale. Ma Salvatore ha solo tre euro e allora chicken, conserva ancora lo scontrino del McDonald’s di Corso Francia: lo ringrazia tuttora quel panino umido di pianto, gli ha mostrato quanto coraggio può nascondere la disperazione, e quanta forza.
Gli ha insegnato che se passa una notte così allora è fatta, non ci pensi più a farla finita. Pollo e preghiere. «Ho pregato tanto, mi ripetevo: Salvatore, ce la farai. Ma avevo anche tanti brutti pensieri. Poi in macchina sono andato sotto casa dei miei figli e ho parcheggiato lì davanti. Lì vedrò, speravo, anche dalla finestra, li saluterò da lontano. Ma in casa non c’era nessuno».
LE NOTTI
Aspetta, Salvatore Del Giudice, 32 anni, papà separato, che la sera del Natale 2011 si porti via quel senso di sconfitta, quel sentirsi povero di tutto. «Sono rimasto lì fino alle dieci e trenta, poi sono tornato al parcheggio dell’autogrill vicino alla Bufalotta».
La giacca di pile con il cappuccio, il sedile giù e Salvatore si addormenta, come fa ormai da giorni e giorni. «Ho dormito nella Golf per sei mesi, ero stato cacciato di casa dalla mia ex moglie, ho trovato la serratura cambiata: per strada e senza un vestito. Un affitto non potevo permettermelo. Avevo da pagare le rate della macchina e quelle dei mobili. Dei 900 euro di stipendio mi restava troppo poco. La mattina mi lavavo all’autogrill, i dipendenti ormai mi conoscevano e mi facevano usare il bagno privato. Poi mi presentavo al lavoro come se niente fosse, il fine settimana spendevo 60 euro e andavo in albergo per farmi una doccia. Ero arrivato a pesare 54 chili, tossivo sempre. I miei amici mi dicevano: Salvatore, così non puoi andare avanti».
L’ha capito la notte di Natale, Salvatore, che in quelle notti al freddo cominciava a morire. «La Golf era diventata per me la tana, il rifugio». Ora la tana non c’è più, Salvatore, dipendente di una ditta di pulizie, ha dovuto rinunciare anche a quella, ha ridato indietro la macchina, «non potevo più pagare le rate». Ma ha una casa, la divide con una compagna, «ho ritrovato anche la mia dignità di padre, i miei figli contano su di me».
LA CAUSA
Dietro la scrivania di Salvatore, in un magazzino, ci sono le foto dei figli, 10 e 3 anni, smorfie e risate attaccate alla parete con le puntine colorate. «Non li ho visti per mesi, adesso li vado a prendere due volte a settimana». Non ha rancore, Salvatore, per i mesi in macchina, per le liti, lo scambio di denunce che l’hanno portato vicino alla fine. «Non ho chiesto aiuto al Comune perché sono abituato ai sacrifici e c’è gente che non lo è. Ho pensato: lascio questa possibilità a chi non ha la mia forza, io me la cavo e così è stato. Alla prima udienza in tribunale mi era stato chiesto un assegno di mantenimento di 800 euro, a me che ne guadagno 900. Ho detto che più di 250 non posso versarne. Darò i regali di Natale, quest’anno, ai miei figli, quello che posso permettermi».
IL PROFESSORE
La miseria non è passata, ma adesso non ha la stessa amarezza. La conoscono in tanti, padri e madri separati che si ritrovano da un giorno all’altro con esistenze dimezzate. Come un professore di latino e greco, cinquantenne, eccellente insegnante di un liceo romano, padre di due figli. Guadagna 1.560 euro al mese, deve darne 1.140 alla ex moglie tra mantenimento dei ragazzi e mutuo.
Un’altra casa nemmeno a parlarne: dorme per tre mesi in auto, tra San Giovanni e piazza Re di Roma. La mattina si lava alla fontanella e poi va a scuola, nessuno sa niente delle sue notti da barbone, ma gli studenti lo scoprono e l’umiliazione per lui è doppia. Rinuncia a vedere i figli perché non ha nemmeno i soldi per pagargli un cinema. Lo salva un amico, psicoterapeuta, che lo prende in cura gratis e lo aiuta a ricomporre i brandelli di vita. Adesso ha una nuova compagna, una casa e ogni giorno una camicia pulita.