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Discussione: Film e Psicologia

  1. #601
    Partecipante Esperto L'avatar di lucilla_80
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    tra caserta e roma :ciao:
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    Riferimento: Film e Psicologia

    Tomboy-
    Un film veramente ben fatto, sulla crescita e sull'identità sessuale dei bambini.
    Una vera e propria immersione nel mondo dei più piccoli, nei loro giochi, nei primi amori e nelle prime scoperte circa la sessualità.
    ...Ah! Godete della vostra giovinezza finchè la possedete! Non sprecate il tesoro dei vostri giorni ascoltando la gente noiosa, cercando di consolare i predestinati all’insuccesso, donando la vostra vita agli incolti, ai mediocri, ai volgari. Vivete! Vivete la meravigliosa vita che è in voi! Il mondo è vostro, per una stagione.
    Oscar Wilde- Il ritratto di Dorian Grey




  2. #602
    Postatore Compulsivo L'avatar di PoPpY1974
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    Riferimento: Film e Psicologia

    Io consiglio "this must be the place" sul tema dell'identità, della crescita e della responsabilità
    *Inviata Speciale* del Cinema di Ops *Incoronatrice Ufficiale*del King of Movies!


    (\_/)
    (°_°)
    (> <)
    This is Bunny. Copy Bunny into your signature to help him on his way to world domination!
    [Bunny Rulez! ]


  3. #603
    Partecipante Veramente Figo L'avatar di GIUNONE
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    Riferimento: Film e Psicologia

    Vi consiglio l'ultimo film di Polanski: Carnage. Un ottimo quadretto, condensato ed incisivo, di come sia possibile rintracciare, dietro le costruzioni socioculturali del conformismo e del perbenismo occidentale, le radici degli "istinti" primordiali della civiltà: sopravvivenza e dominio, senza fare sconti sul ricorso della violenza e dell'individualismo ad essi funzionale. Complici l'alcool, le frustrazioni della vita quotidiana, le incomprensioni di coppia sottaciute o represse, un exploit di "ritorno alle origini" nella crudezza delle sensazioni e delle emozioni, che, superato lo "scandalo" perbenista iniziale, risultano essere condivise da ciascuno.Ottime interptreazioni e dialoghi, utile l'ambientazione clautrofobica in appartamento dal quale sembra non si riesca ad uscire finchè non si sarà dato compimento alla "rivelazione" della natura più intima dell'animo umano.
    Ultima modifica di GIUNONE : 17-05-2012 alle ore 09.34.42

  4. #604
    Super Postatore Spaziale L'avatar di _stella marina_
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    Riferimento: Film e Psicologia

    A chi è appassionato del tema dello "sdoppiamento" e del cinema visionario, consiglio questo bellissimo film di Ingmar Bergman, "Persona", che mette insieme psicanalisi (di impronta soprattutto junghiana) e religione, usando magistralmente il simbolismo, le immagini, la fotografia e la musica per trasmettere quanto più intensamente gli stati d'animo e psichici delle due protagoniste femminili e per descrivere luoghi e avvenimenti, che quasi lo spettatore non è in grado di comprendere se ciò che vede è reatà o il frutto delle allucinazioni di una delle due donne...


    Vi copio la trama del film!


    L'attrice Elisabeth Vogler (Liv Ullmann), durante la rappresentazione teatrale dell'Elettra, si blocca improvvisamente, presa da un'inspiegabile desiderio di ridere. In seguito si chiude in un assoluto mutismo. Ricoverata in un ospedale psichiatrico, viene riconosciuta sana nel fisico e nella mente, non soffre di afasia, ma ha scelto coscientemente di non parlare più.

    Per farla uscire da questa condizione autoimposta, la dottoressa le affianca un'infermiera personale, la giovane e inesperta Alma (Bibi Andersson), e le propone di trascorrere un periodo di riposo e recupero nella sua casa in riva al mare. Lì, nel completo isolamento, matura uno strano rapporto esclusivo tra le due donne: mentre Elisabeth continua a mantenere il silenzio, Alma si apre completamente a lei, che vede come una perfetta interlocutrice e con la quale tende sempre più ad identificarsi, sopraffatta dalla forza interiore che traspare dalla decisione estrema di rinunciare alla parola. Quei lunghi, intimi racconti di vita privata, che comprendono la confessione di un'esperienza sessuale di gruppo, invece di riscuotere la paziente dalla sua apatia, finiscono per creare una sorta di confusione e sovrapposizione di identità fra le due (anche Elisabeth nasconde un pesante segreto, quello di una maternità indesiderata, forse fra le cause del suo attuale stato).

    Quando però Alma scopre che Elisabeth ha rivelato in una lettera tutto ciò le ha raccontato, la loro relazione affettiva si spezza; la aggredisce, poi se ne pente, quindi ritrova un sufficiente controllo per tornare nel proprio ruolo professionale. Le due donne abbandonano separatamente la casa al mare e ritornano in città.


    Questa invece è sostanzialmente la chiave di lettura

    Questo film di Bergman è probabilmente il più ricco di introspezioni psicanalitiche. Riguarda il dialogo visivo e verbale di due donne. Dialogo attraversato da un conflitto formatosi a seguito di un'attrazione ambivalente. Il film è credibile, svolge il nucleo di un rapporto di identificazione passionale tra un'infermiera e una paziente.
    Quest'ultima è una famosa attrice di teatro che ha scelto il silenzio dopo che sul palcoscenico, durante la rappresentazione dell'"Elettra", ha avuto un'improvvisa interruzione recitativa dovuta all'insorgere di incontrollabili emozioni di stupore. Il silenzio le consente di non dover mentire quando le situazioni le richiedono una presenza più comunicativa. Cioè quando il "dover essere" offusca drammaticamente il proprio essere. Il silenzio è una risposta dignitosa alla crisi di identità di cui soffre.

    La relazione tra le due donne si sviluppa lungo lo sfondo terapeutico di una esperienza psichiatrica. Le scene del film avvengono prima all'interno di una casa di cura, poi in una villa vicino al mare sulle rive di una spiaggia deserta. Bergman si cala con questo film nel panorama del volto. Inaugura un lavoro sull'immagine dei visi molto curato che influenzerà anche Godard. Un lavoro sull'espressività delle pieghe del volto.
    Volto significante percorso da una tensione interiore. Il significato iconico delle immagini si combina felicemente con il monologo verbale dell'introspezione. Ne scaturiscono risultati narrativi originali. Essi sono straordinari per l'interesse che suscitano: comunicano con l'ausilio del visivo alcuni aspetti logici dell'inconscio. Con questo film Bergman dà al cinema uno statuto iconico più preciso. Un risultato di identità narrativa chiaro, autonomo come stile e contenuto dalle tecniche letterarie scritte. La sovrimpressione dei due volti di donna è in realtà una sovrimpressione mentale e di funzioni frutto di ambigui processi di identificazione. Processi che si succedono reciprocamente tra le due donne.

    Il racconto si snoda lungo un gioco di sguardi, di ricordi, di deliri e sogni che sostituiscono letterariamente le normali conversazioni che possono scaturire dal rapporto tra un'infermiera professionale e la paziente. Si forma un rapporto più autentico e vicino al vero inconscio. Qualcosa di più urgente della cura programmata dagli psichiatri sfugge alle maglie ferree dei ruoli istituzionali. Mostra la reale consistenza del transfert. L'infermiera Alma è inconsapevolmente innamorata della famosa attrice Elisabeth Vogel e spinta dal desiderio di comunicare finisce per svelare i lati più oscuri e ambigui della propria vita. L'attrice accoglie il bisogno di parlare dell'infermiera.
    Elisabeth, lungo un controtransfert che rimane per tutto il film prigioniero del silenzio impostosi dal conflitto che sta vivendo, dà ad Alma un ascolto attivo e confortevole, ricco di gesti eloquenti. L'identificazione crea familiarità, confonde i ruoli. Le immagini di pensieri e ricordi si sovrappongono tra le due persone creando conflitti e passioni indicibili.
    Nell'infermiera si crea una dinamica di emozioni sempre meno controllabili. Il rapporto diviene, da un punto di vista più psicanalitico, un fragile tentativo di guarigione dalle nevrosi che affliggono misteriosamente le due protagoniste. Un tentativo che fallirà ma trasformerà le due nevrosi in qualcosa in grado di dare alle due donne una maggiore coscienza del sé inconscio. Le nevrosi diventeranno, attraverso l'espressione delle passioni che sono in grado di dare, dolore puro. Dolore risanatore con cui risalire verso nuove relazioni.

    E' un rapporto quello tra Alma e l'attrice che svela lo spaccato contraddittorio e paradossale di una logica dell'amore che nasce da processi di identificazione. Un rapporto che si svolge lungo le spietate dinamiche pulsionali di un inconscio aperto. Aperto dalle crisi di identità delle due donne.
    Si delinea allora nelle vite delle due protagoniste una sezione analitica psichica e storica molto precisa. Ricordi di gravidanze indesiderate e traumatizzanti. Di eventi angosciosi come l'episodio dello stupro consenziente e l'immagine del figlio deforme dell'attrice, figlio non voluto che anela amore dalla madre ma inutilmente.
    Alma rimane prigioniera di una passione estetica verso la bellezza dell'attrice che la porterà a gesti di aggressività e violenza proprio per la familiarità fittizia creata dall'identificazione in gioco.
    Alma è delusa di non aver trovato in Elisabeth una corrispondenza con l'immagine di donna che anima il suo io ideale. Proverà a placare l'odio con forme di moralismo verso l'attrice sempre più isteriche. La rimprovererà di corruzione profonda. Ma sarà inutile. La delusione diviene sempre più angosciosa perché Alma scoprirà l'inganno dell'amore basato sull'identificazione. Inganno che non trova pace nella realtà delle forme comportamentali professionali. Esso risulta composto da una logica contraddittoria che si lega ad una mancanza dove l'oggetto è immaginifico, di impossibile ricomposizione con la realtà.
    Le condizioni sociali diverse rendono l'attrice più forte e indipendente di Alma ma grazie al suo silenzio attento e colto si è svolto per entrambe un dialogo importante.
    Ultima modifica di _stella marina_ : 19-06-2012 alle ore 22.00.20
    http://www.youtube.com/watch?v=1MlfMOO2BkM
    "Ed è forte quello che ho dentro, distante dalla mediocrità, ho bendato i miei occhi da tempo per non vederla"

  5. #605
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    Riferimento: Film e Psicologia

    Un altro film interessante è "Le idi di Marzo". La sua particolarità, nel mio caso, è stata che mi ha portato a riconoscerne ed apprezzarne il potenziale solo alcuni giorni dopo. La narrazione filmica, nel corso della visone, appare concitata e molto rapida, in effetti buona traduzione dell'ambiente psicologico e relazionale dello staff di un candidato presidente in America. L'azione ed il rapido susseguirsi degli eventi sembrano non segnalare nulla di rilevante invece ben evidenziano il ritmo frenetico ed estremamente calcolato di ogni azione "politica". Il film narra la storia di un giovane addetto stampa, il migliore sul campo, fedele ai propri ideali etici e professionali, che deve scontrarsi con un sistema corrotto e corruttibile dove il tradimento, degli ideali e dei valori solo all'apparenza osannati dal canidato presidente, risulta essere il perno centrale dell'intero sistema politicante. Il tempo di leccarsi le amare ferite per questa triste constatazione e poi la rapida capacità di fare la "scelta giusta", ovvero aderire completamente a tale logica di opportunismo, arrivismo e calcolo personale, divenendo a sua volta uno dei carnefici. Un buon quadro di come funzionino le dinamiche di gruppo, nell'estremo di un ambiente cinico ed insensibile , e soprattutto di come si dipanino quelle relative ad un nuovo ingresso in esso. Interessante seguire il "destino" della new entry, la possibilità che consapevolmente si dà costui di essere tagliato fuori, in nome della sua integerrimità etica e professionale, oppure rimanervi all'interno, nel suo caso con la scelta di un pieno ed astuto conformismo.
    Ultima modifica di GIUNONE : 20-06-2012 alle ore 12.41.31

  6. #606
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    Riferimento: Film e Psicologia

    Citazione Originalmente inviato da GIUNONE Visualizza messaggio
    Vi consiglio l'ultimo film di Polanski: Carnage. Un ottimo quadretto, condensato ed incisivo, di come sia possibile rintracciare, dietro le costruzioni socioculturali del conformismo e del perbenismo occidentale, le radici degli "istinti" primordiali della civiltà: sopravvivenza e dominio, senza fare sconti sul ricorso della violenza e dell'individualismo ad essi funzionale. Complici l'alcool, le frustrazioni della vita quotidiana, le incomprensioni di coppia sottaciute o represse, un exploit di "ritorno alle origini" nella crudezza delle sensazioni e delle emozioni, che, superato lo "scandalo" perbenista iniziale, risultano essere condivise da ciascuno.Ottime interptreazioni e dialoghi, utile l'ambientazione clautrofobica in appartamento dal quale sembra non si riesca ad uscire finchè non si sarà dato compimento alla "rivelazione" della natura più intima dell'animo umano.
    puoi leggere la mia firma...

    "Io so che cos'è il tempo, ma quando me lo chiedono non so spiegarlo"
    Sant'Agostino

  7. #607
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    Riferimento: Film e Psicologia

    Si, un film significativo e magistralmente eseguito per dialoghi, espressività mimica e soprattutto emotiva degli attori ed ambientazione..

  8. #608
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    Riferimento: Film e Psicologia

    Guardatevi E ora parliamo di Kevin, riguarda le conseguenze del mancato sviluppo del rapporto affettivo madre-figlio dalla nascita (e anche prima)... la regia è particolare e le interpretazioni del cast sono ottime. Ve lo consiglio molto!!!


    "Io so che cos'è il tempo, ma quando me lo chiedono non so spiegarlo"
    Sant'Agostino

  9. #609
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    Riferimento: Film e Psicologia

    A Beautiful mind, straordinario secondo me
    Il lavoro allontana da noi tre grandi mali: la noia, il vizio, il bisogno – Voltaire

  10. #610
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    ho visto quello tedesco. non sapevo ci fosse anche la versione americana....

  11. #611
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    Riferimento: Film e Psicologia

    Ragazze interrotte, con Winona Ryder e Angelina Jolie

    Bellissimo, meraviglioso... un film che fa riflettere sul significato dei concetti di "follia" e di "normalità"... bravissime le interpreti femminili, toccante e sconvolgente quanto basta, pur continuando a dare una speranza...

    Riporto la trama: Susanna è una ragazza molto sensibile ed intelligente, ma che a causa dei tempi che corrono (siamo a cavallo della fine degli anni sessanta) verrà vista, anche dai suoi stessi genitori, come una "disadattata", una giovane che necessita di cure ben specifiche, soprattutto dopo il suo tentato suicidio. Sarà questo il motivo principale che porterà Susanna ad essere rinchiusa in un ospedale psichiatrico, dove finalmente riuscirà a ritrovare se stessa, capendo di non essere affatto pazza..

    ed una recensione molto efficace: Susanna è una ragazza molto sensibile ed intelligente, ma che a causa dei tempi che corrono (siamo a cavallo della fine degli anni sessanta) verrà vista, anche dai suoi stessi genitori, come una "disadattata", una giovane che necessita di cure ben specifiche, soprattutto dopo il suo tentato suicidio. Sarà questo il motivo principale che porterà Susanna ad essere rinchiusa in un ospedale psichiatrico, dove finalmente riuscirà a ritrovare se stessa, capendo di non essere affatto pazza...

    Avete mai provato una sensazione di stanchezza estrema? Avete mai desiderato di dormire per giorni e giorni? Avete mai avuto mal di testa e per questo motivo assunto un'intera bottiglia di vodka e una scatola di farmaci per riuscire a farvelo passare? Bè, immagino che alle prime domande abbiate risposto di sì. Per quanto riguarda l'ultima, l'unica persona che potrebbe sicuramente confermare è Susanna Kaysen, nel film Winona Ryder, interprete del cult Ragazze interrotte.

    Non è comprensibile a tutti il disagio mentale, bisogna esserci passati per capire veramente certi meccanismi del cervello, ma di certo ognuno di voi si sarà sentito almeno per un giorno come la protagonista del film in questione, che non è Angelina Jolie, nonostante quest'ultima abbia vinto l'oscar per questo capolavoro proprio come attrice non protagonista. Susanna non è pazza, ma nel lontano 1967, i genitori della ragazza decidono di farla ricoverare in un istituto psichiatrico, o meglio, in un vero e proprio manicomio il Claymore Hospital.

    Sarà la stessa Susanna a dover firmare e acconsentire il suo ricovero in clinica, motivo: tentato suicidio. Durante la permanenza in ospedale la Kaysen farà amicizia con le sue compagne di reparto, tra cui l'affascinante Lisa (Jolie), una sociopatica rinchiusa in questa struttura ormai da tempo immemore. Le due ragazze “interrotte” legheranno tantissimo tra loro, forti della loro superiorità in quanto “folli”, che verrà considerata da Susanna, almeno per un momento, come un dono riservato a pochi eletti. In breve tempo però la Kaysen si renderà conto che l'amicizia con Lisa si sta tramutando in un rapporto deleterio, che le condurrà anche a scappare dalla clinica per un breve periodo, durante il quale si recheranno a casa di una loro ex compagna di reparto da poco dimessa, che si impiccherà in bagno proprio durante la permanenza delle due scapestrate fuggitive.

    Una delle scene agghiaccianti che farà tornare di corsa la Kaysen in ospedale, sarà quella in cui Lisa, completamente indifferente di fronte alla morte di Daisy, ruberà dei soldi dalla vestaglia del cadavere ancora appeso al cappio attaccato alla doccia, incitando Susanna a scappare insieme, prima che qualcuno si accorga della morte della ragazza. Questo gesto farà aprire gli occhi alla protagonista, che realizzerà di non essere pazza e di non avere niente a che fare con una come Lisa. Susanna verrà anche etichettata da una prestigiosa infermiera di colore (Whoopi Goldberg), come una ragazza viziata e non malata, che si è praticamente rinchiusa da sola in un manicomio. Questo perchè in fondo la Ryder (attrice da oscar anch'essa) non risulterà come una persona affetta da disturbi psichici, ma più semplicemente come un individuo stressato, stanco, depresso, che come molti altri giovani simili a lei sta attraversando un periodo buio e difficile delle sua esistenza.

    Il film è del 1999 ed è diretto da James Mangold, già regista di Quando l'amore brucia l'anima, Cop Land, Identità, Quel treno per Yuma. Ragazze interrotte è un viaggio a colori in un'America ancora ottusa alla fine degli anni '60, una storia drammatica che porta lo spettatore a riflettere profondamente sul significato della parola follia. Ci si renderà conto, per tutta la durata del film, di quanto sia soggettivo reputare un individuo “normale” e non pazzo. In fondo ognuno di noi è almeno in minima parte un soggetto nevrotico e dati i tempi che corrono siamo tutti più che giustificati. Risulterà quindi più che lecito immedesimarsi, anche solo in minima parte, nella protagonista Susanna. Ma non preoccupatevi, perchè ciò starà semplicemente a significare che siete delle persone intelligenti e sensibili.

    La forza di volontà, il coraggio di dirsi la verità guardandosi negli occhi davanti al proprio specchio, accettandosi per quello che si è, può aiutare ognuno di noi a risalire dal baratro. Tutti hanno attraversato, durante il corso della vita, dei periodi difficili e chissà quanti ne verranno ancora, ma nonostante questo non bisogna mai darsi per vinti. La depressione è una cosa brutta e a Susanna verrà riscontrata la patologia “borderline”, ma credendo in sè stessi si può superare e vincere ogni disagio. Con l'aiuto dell'analisi, della famiglia, degli amici e del proprio compagno/a, ognuno di noi può uscire definitivamente dal tunnel. La vita, come diceva Svevo nella Coscienza di Zeno, non è né brutta né bella, ma semplicemente originale. Il segreto sta nel provare a viverla nel miglior modo possibile, cercando l'equilibrio dentro di sé e non al di fuori, perchè nessuno in fondo può essere salvato da qualcuno che sta all'esterno.

    Fare le vittime di un'esistenza ingiusta e senza scopo è troppo semplice. Molto più complicato è vivere la vita in ogni sua forma, accettando anche il dolore che essa stessa molto spesso ci procura. La soddisfazione che proverete, rialzandovi nuovamente con l'ausilio delle sole vostre forze, avrà un valore talmente inestimabile da far arrivare la vostra autostima fin sopra le montagne. Quindi, per non finire in “manicomio” anche voi, cercate di non sopravvivere, ma di vivere la vostra vita in prima persona, nel modo più semplice possibile, rallentando i ritmi e soprattutto capendo che l'uomo in realtà, ha bisogno di ben poche cose per riuscire a trascorrere una vita serena e soddisfacente.
    http://www.youtube.com/watch?v=1MlfMOO2BkM
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  12. #612

    Riferimento: Film e Psicologia

    Freud e le passioni segrete, pi greco teorema del delirio,diario di una schizofrenica

  13. #613
    Partecipante Assiduo
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    beh mulholland drive spero sia stato citato

  14. #614
    Partecipante Super Esperto L'avatar di emilia.green2
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    Riferimento: Film e Psicologia

    Ieri sera ho visto Manhunter, ah davvero un bel gioiellino, molto meglio di Red Dragon, e le musiche poi stupende!!

    "Io so che cos'è il tempo, ma quando me lo chiedono non so spiegarlo"
    Sant'Agostino

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