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  1. #1
    Partecipante Affezionato L'avatar di palishila
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    Valutazione capacità intendere e volere

    Salve,
    mi è stato chiesto di valutare la capacità di intendere e di volere, volevo sapere:
    1- lo psicologo lo può fare?
    2- pensavo di somministrare un test di intelligenza, mini mentale e mmpi....suggerimenti?
    3 - soprattutto, QUANTO POSSO CHIEDERE?


    Grazie!
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  2. #2
    L'avatar di Melody82
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    Riferimento: Valutazione capacità intendere e volere

    ciao ! In attesa che colleghi più esperti in materia ti rispondano in senso tecnico, quel che mi sento di dirti io è di tirarti indietro se non sei esperta del settore - e, facendo queste domande, mi sembra tu in effetti non lo sia - poi, magari, non è così.
    Io, ad esempio, sapevo che la capacità d'intendere e volere possa esser valutata solo tramite perizia psichiatrica ma magari mi sbaglio... Comunque...Anche fosse possibile procedere, non volermene, ma il mio pensiero - e, per carità, rimane il mio pensiero - è che di ambiti così delicati è giusto che si occupi qualcuno di specializzato in materia. Io non mi sentirei mai sicura né in grado di fare per bene una valutazione del genere chiedendo supporto in un forum
    Bisognerebbe anche capire se sei stata richiesta come CTU o CTP, se sei iscritta al/ai relativi albi che in ogni Regione sono istituiti, ecc.
    Ad ogni modo,nel frattempo ho fatto una banale ricerca qui sui documenti di OpsOnline, e questo è quel che ne è emerso, tanto per avere qualche info in più:

    "La capacità di intendere viene ritenuta come competenza “di analisi e di valutazione rispetto alle diverse motivazioni che sorreggono i singoli comportamenti dell’uomo, la sua consapevolezza critica rispetto al singolo comportamento di cui é protagonista, i suoi poteri di giudizio e discernimento” (Crisci, 2010).
    Viene considerata come capacità di comprensione:

    • degli elementi salienti delle diverse situazioni nelle quali l'individuo può venire a trovarsi;
    • del significato delle proprie intenzioni;
    • delle conseguenze delle proprie azioni (Gulotta e altri, 2002).


    La capacità di volere “ha a che fare con l’azione, con la libera scelta, maturata al vaglio dei poteri di critica e di giudizio dell’individuo, delle consuetudini familiari, culturali, sociali e, delle convenzioni del contesto socio-culturale di appartenenza”.
    “Ha a che fare con la previsione e la prospettazione delle conseguenze delle scelte operate”.
    “E’ anche capacità di auto-inibirsi, di resistenza alle pulsioni, di gestione socialmente accettata delle emozioni e delle passioni” (Crisci, 2010).

    Riguarda quindi la possibilità da parte dell'individuo di:
    • pianificazione delle proprie azioni, intenzionandole tenendo conto della situazione e quindi dei rischi, delle opportunità, ecc.;
    • adeguamento delle azioni alle proprie intenzioni;
    • controllo cognitivo delle proprie azioni durante il corso del loro svolgimento (Gulotta e altri, 2002).



    In una recente pubblicazione gli autori definiscono la capacità di intendere e volere, così come contemplata dall'art. 428 del Codice Civile, una capacità “generica”, insieme a quella di provvedere ai propri interessi (art. 404, 414 e 415 c.c.) e sottolineano l'importanza della capacità di “agire” che poggia su una vasta famiglia di competenze di natura cognitiva, emozionale e sociale.
    La legge n.9 del 2004, introducendo la figura dell'amministratore di sostegno allo scopo di ridurre il più possibile la limitazione della capacità di agire per le persone che per diverse cause ne andrebbero comunque incontro, pone nuovi problemi per quei soggetti la cui limitazione dipende da una condotta che altri possono considerare negativa, perchè riprovevole, inopportuna, bizzarra.
    Ci troviamo, quindi, davanti al pericolo di una confusione tra “giudizi di fatto” e “giudizi di valore” che può riguardare sia il giurista che il tecnico (Stracciari, Bianchi e Sartori, 2011).
    In definitiva la capacità di intendere e volere è sovrapponibile alla capacità di agire e poggia su coscienza, razionalità e volontà e distingue quindi un individuo che è in grado di prendere una decisione, la quale potrà essere anche discutibile, da altri individui i quali evidentemente non sono in grado di prendere decisioni.
    Tra le condizioni che possono inficiare la capacità di agire si possono far rientrare i disturbi del controllo ed impulsività, i disturbi “da dipendenza ambientale” e disturbi più propriamente cognitivi dell'azione.
    Nella categoria relativa ai disturbi del controllo assumono particolare importanza un insieme di disturbi temporanei come il sonnambulismo, i disturbi dissociativi, le crisi epilettiche parziali temporali e frontali e gli stati di trance e di passività indotti da sostanze psicoattive o da tecniche comportamentali che portano il soggetto a non ricordare nulla di quanto ha fatto e del perchè lo ha fatto al termine della crisi.
    In questa categoria si possono aggiungere il disturbo ossessivo-compulsivo e la sindrome di Gilles de La Tourrette che determinano nel soggetto interessato l'irresistibile spinta ad eseguire una o più azioni come se vi fosse costretto senza potersene esimere; anzi il tentativo stesso di sottrarsi all'azione “paradossalmente finisce per provocarla”(Stracciari, Bianchi e Sartori, 2011).
    In ultimo non va trascurata l'impulsività che rappresenta il tratto caratteristico di tutta una serie di disturbi di personalità e del comportamento. In questa gamma di disturbi vale la pena citare il gioco d'azzardo patologico, la ricerca di situazioni ad alto rischio e la compulsione all'acquisto ed al consumo di beni e servizi, comportamenti questi che visti dall'esterno tendono ad essere stigmatizzati, perchè interpretati come vizio, devianza o debolezza e non come patologie vere e proprie in cui per il soggetto riesce difficile se non impossibile esercitare un controllo volontario personale.
    I disturbi “da dipendenza ambientale” comprendono un insieme di situazioni cliniche nelle quali il comportamento del soggetto sembra interamente dipendente dagli stimoli esterni all'individuo ed in genere sono verificabili nelle forme avanzate di decadimento demenziale. In queste forme il soggetto tende, ad esempio, a consumare subito del cibo che entra nel suo campo percettivo, o ad indossare un paio di occhiali che gli capita tiro senza però riuscire a dare alcuna spiegazione sul proprio comportamento, cioè poteva fare a meno di indossare gli occhiali non avendo alcuna limitazione visiva, ad esempio. Manca del tutto in tali comportamenti una qualche forma di coscienza dell'inadeguatezza dei comportamenti medesimi, ossia non orientati funzionalmente, quindi inutili se non addirittura sconvenienti.
    I disturbi più propriamente cognitivi dell'azione riguardano i deficit dell'agire ragionevole a causa del venir meno delle abilità di anticipazione delle conseguenze future di un'azione, dell'assumere punti di vista alternativi, formulare giudizi di ordine morale, ipotesi e deduzioni logiche e caratterizzano principalmente i soggetti con ritardo mentale congenito o acquisito, autismo, patologie neurologiche acquisite e alcuni disturbi dello spettro psicotico.
    Ad esclusione della minore età, ossia il mancato raggiungimento dei diciotto anni, queste capacità possono venire meno parzialmente o totalmente per infermità, ubriachezza o intossicazione da stupefacenti accidentale o incolpevole, cioè senza la personale responsabilità del soggetto o per sordomutismo.
    In tali condizioni si configura il vizio parziale o totale di mente, per cui viene a mancare la possibilità di colpevolezza dell'individuo, ossia la cosiddetta imputabilità.
    Non va trascurata però la possibilità da parte di un determinato soggetto di simulare condizioni cliniche non reali che possono favorirlo in maniera da ottenere la non imputabilità per i comportamenti da lui manifestati in palese violazione di precise norme giuridiche.
    In altri casi, in cui il vantaggio potrebbe essere determinato invece dal cercare di dimostrare l'assenza di un'infermità parziale o totale quando questa è invece presente, come ad esempio nel tentativo di dimostrare l'idoneità a stipulare contratti, un determinato individuo potrebbe ricorrere alla dissimulazione, cioè a cercare di nascondere condizioni cliniche che lo rendono impossibilitato ad effettuare precise scelte che lo impegnano in contratti di qualsivoglia natura.
    Nella valutazione clinica delle caratteristiche e/o capacità che possano determinare una condizione di vizio totale o parziale di mente il tecnico incaricato, psicologo, psichiatra o altro dovrà mettere in atto una serie di attività finalizzate al monitoraggio di diversi aspetti dell'individuo che riguardano principalmente capacità, cognitive, neuropsicologiche, psicopatologiche e non potrà trascurare anche condizioni mediche particolari che compromettano in maniera significativa la sanità mentale così come viene contemplata dalle norme giuridiche.
    La valutazione deve poter offrire al magistrato una serie di elementi che in maniera il più possibile esaustiva offrano un quadro relativo all'individuo, partendo da elementi di tipo clinico e quindi derivanti dal colloquio e dall'osservazione e completando la valutazione con quanto potrebbe derivare dall'applicazione di determinati strumenti psicometrici.

    La natura del colloquio clinico in ambito forense, pur mantenendo una piena identità conoscitiva, non richiede, come nel setting clinico, la formazione di un legame emozionale tra le parti coinvolte, ossia perito e periziando. Ciò nonostante è consigliabile che il perito sia aperto e accogliente rispetto al periziando, che non deve essere messo in difficoltà da un modo di fare pressoché inquisitorio da parte del perito. Così quest'ultimo dovrà preliminarmente spiegare che il suo compito consiste nell'ottenere un quadro obiettivo della situazione personale del periziando, assicurandosi di essere stato compreso da questi, quindi utilizzando un linguaggio adeguato al suo livello culturale.

    Le informazioni da raccogliere in questa prima fase dipendono dalle ragioni della domanda di consulenza, quindi di chi ha chiesto la valutazione e per quale scopo.
    Di notevole importanza riveste quindi la raccolta di informazioni relative a sintomi e difficoltà presentate attualmente dal periziando, utilizzando domande di tipo aperto ed evitando quindi in un certo senso di suggerire la risposta.

    Gli elementi di interesse su cui focalizzare l'attenzione nel colloquio sono rappresentati da capacità cognitive da parte del periziando:

    • di comprensione di quanto richiesto dal perito e delle sue verbalizzazioni in genere;
    • di elaborazione e produzione di risposte verbali comprensibili;
    • di recuperare ricordi autobiografici sia recenti che remoti;
    • di mantenimento dell'attenzione (attenzione sostenuta);
    • di rispettare il proprio turno di parola, di decidere di rispondere oppure no, di evitare ripetizioni o divagazioni;
    • di pianificare obiettivi metacomunicativi.



    In alcuni rari casi possono bastare la concomitanza di due fattori fondamentali per poter seriamente dubitare della capacità di intendere e volere. Ad esempio la presenza di un ritardo mentale, rilevato con riferimento ai criteri diagnostici del DSM IV o dell'ICD 10 (QI<65), che testimonia una capacità cognitiva compromessa, unitamente alla presenza di sintomi psicotici, rilevati da apposite scale del test MMPI, dopo averne verificato la validità attraverso le cosiddette scale di controllo del test medesimo, potrebbero certamente e rapidamente portarci alla conclusione che quel soggetto non è assolutamente nelle condizioni di esclusione dall'infermità mentale.

    Al di là di un caso così semplice e lampante si possono prospettare svariate situazioni, nelle quali il tecnico incaricato deve preoccuparsi anche della detezione della simulazione e della dissimulazione come sopra illustrate (Stracciari, Bianchi e Sartori, 2011).
    Dal primo colloquio è possibile ricavare dati generali sulla persona che abbiamo di fronte in relazione a diversi aspetti, che eventualmente saranno sottoposti successivamente alla valutazione psicometrica, che ne misurerà l'entità in termini quantitativi.

    Altri aspetti che andranno presi in considerazione riguardano:

    • la qualità dell'eloquio;
    • la congruenza delle risposte alle domande poste;
    • la capacità di narrazione, ossia di raccontare esperienze personali, di vita quotidiana, di lavoro, problemi e difficoltà, interessi, aspirazioni, desideri, tendenze;
    • la capacità di concettualizzare, cioè esprimere spiegazioni e nessi causali tra eventi, ecc.


    I contenuti espressi andranno considerati sulla base della loro aderenza più o meno possibile alla realtà, quindi alla eventuale presenza di contenuti fantastici, allucinatori, deliranti.
    Può essere utile registrare il colloquio per poterlo riascoltare successivamente, dopo aver adempiuto agli obblighi di legge relativi a tale pratica.
    Ai fini di tracciare un protocollo di valutazione allo scopo di verificare capacità, cognitive, neuropsicologiche, psicopatologiche di un individuo si può considerare utile considerare innanzitutto il livello di scolarità dell'individuo, in quanto questo rappresenta un elemento di discriminazione per la somministrazione di determinati test che possono risultare non adeguati ad esempio a soggetti che non sono in possesso di una minima scolarità prevista dai test medesimi.

    Il Mini Mental State Evalutation (MMSE) è un test di primo livello che può essere usato anche con soggetti di scolarità minima e ci rende subito delle informazioni preziose sulla presenza di una integrità mentale minima, il che ci permetterebbe di andare avanti con la somministrazione di test di livello intellettivo, come ad esempio le Matrici di Raven e/o la WAISS che ci forniranno informazioni sul QI."

    Fonte: "Psicologia giuridica: valutare la capacità di intendere e di volere", tratto in data 17-01-2012 da Obiettivo Psicologia. Formazione, lavoro e aggiornamento per psicologi
    http://www.opsonline.it/index.php?m=show&id=27258

    altri link utili:

    1. http://www.pol-it.org/ital/riviste/quaderni/perizia.htm
    2. http://www.psicologiagiuridica.net/p...dere-e-volere/
    3. http://www.istitutororschach.it/svil...gato011097.pdf
    4. http://www.mentesociale.it/criminolo...a-sociale.html


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  3. #3
    Postatore Compulsivo L'avatar di ste203xx
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    Re: Valutazione capacità intendere e volere

    cosa c'entra il mini-mental?

  4. #4
    Partecipante Affezionato L'avatar di palishila
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    Riferimento: Valutazione capacità intendere e volere

    Ste, la demenza è uno dei fattori che incide sulla capacità di intendere.
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  5. #5
    Partecipante Affezionato L'avatar di palishila
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    Riferimento: Re: Valutazione capacità intendere e volere

    Grazie Melody, sei stata davvero carina a cercare tutte queste info. Io sono molto tranquilla sulla valutazione, solo che volevo saper com'era la prassi in tribunale per questa specifica cosa. Ovviamente, in caso di difficoltà, mi faccio supervisionare da un collega più esperto. Quello che cercavo dal forum erano informazioni circa la "consuetudine" sui test utilizzati e il compenso richiesto.
    Comunque per puro scrupolo ho chiesto all'Ordine e tutti gli psicologi iscritti all'albo possono valutare la capacità di intendere e di volere.

    Grazie ancora!
    Ultima modifica di palishila : 23-04-2013 alle ore 01.17.35
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  6. #6
    L'avatar di Melody82
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    Riferimento: Valutazione capacità intendere e volere

    di nulla in bocca al lupo allora!
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  7. #7
    Postatore Compulsivo L'avatar di ste203xx
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    Riferimento: Valutazione capacità intendere e volere

    Citazione Originalmente inviato da palishila Visualizza messaggio
    Ste, la demenza è uno dei fattori che incide sulla capacità di intendere.
    quanti anni ha il soggetto? Mi è venuta questa domanda pensando a un episodio del master biennale in psicodiagnostica che ho finito 2 mesi fa: gli insegnanti ci hanno parlato e fatto vedere una perizia malfatta, relativa a un caso di cronaca avvenuto qualche annetto fa, molto grave, con in mezzo un minore ucciso, e di cui avevano parlato i tg nazionali per molto tempo. I mie insegnanti erano stati chiamati come ctp della persone accusata dell'uccisione, stretto familiare del bambino. Il ctu (non psicologo) per valutare la cap di int e volere aveva "accruccato" un rorschach, buttato là senza inchiesta, senza siglatura, senza tabellone con i calcoli, solo chiedendo "cosa vedì?" e un MMSE. I ctp hanno contestato non solo le conclusioni ma ovviamente anche la procedura della perizia e la scelta dei test, in particolare l'MMSE, test di screening per la demenza senile, alzheimer, ecc, che in genere si somministra dopo i 65 anni, insomma diciamo per vecchietti (scusa il linguaggio, giusto per capire). L'imputato in quel caso era under 45. Per calcolare l'indice di deterioramento cognitivo ci hanno insegnanto invece l'apposita formula che si ricava dalle risposte del test WAIS-R, test cognitivo completo, che è tarato su campione in italiano e ci sono le tabelle di conversione divise in fasce d'età. Per questo mi è sembrato strano somministrare a una perizia un test per lo screening di demenze senili, quindi non diagnostico, più che fare il calcolo dalla WAIS. Poi certo quell'episodio mi è rimasto impresso, potrei essere rimasta condizionata. Quindi per l'incap di intendere e volere si utilizza in genere l'MMSE invece che l'indice della WAIS? Quali sono le motivazioni che giustificano la preferenza verso questo test invece di altri (tipo wais?). Ci sono tarature in italiano per campioni under 65? Allo stesso modo, hanno spiegato che non si può somministrare un mmpi senza prima aver calcolato il QI (con wais), perché se il soggetto ha un QI basso, l'MMPI non sarebbe valido, perché il sogg non potrebbe capire il linguaggio con cui è scritto, con tutte le negazioni e amenità varie delle domande del mmpi. E' capitato loro di smontare le perizie in 2 minuti già solo per questo dettaglio. Ti chiedo giusto per capire e confrontare quello che ho imparato con quello che effettivamente fa chi lavora nel campo...purtroppo anche avendo fatto un master annuale in psico giuridica e questo biennale in psicodiagnostica e una serie di corsi e corsetti, mi sento assolutamente ignorante, non me la sento ancora di buttarmi, più leggo e più mi vengono dubbi assurdi e mi sembra di non aver capito neanche l'abc...oltre al dubbio di aver buttato una marea di soldi a vuoto (vabbè, quelo più che dubbio, è una certezza )
    Ultima modifica di ste203xx : 24-04-2013 alle ore 11.21.22

  8. #8
    Partecipante Affezionato L'avatar di palishila
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    Riferimento: Valutazione capacità intendere e volere

    Lo devo ancora vedere, mi sono immaginata avesse una certa età perché la certificazione gli serve da allegare al testamento.
    Cmq farò anche la wais, non solo mmse.
    Secondo me, 'importante è usare test standardizzati (quindi anche la procedura di somministrazione deve essere quella standardizzata), nel dubbio meglio fare un test in più che in meno, saper mettere insieme i risultati dei test alla luce di quello emerso dai colloqui e tenersi aggiornati.
    L'mmse ci impieghi 5 minuti a somministrarlo e a fare le scoring, quindi secondo me nella capacità di intendere e di volere è giusto somministrarlo, anche affiancandolo a un test come la wais. La demenza non è solo quella senile e i primi due fattori che inficiano la capacità di intendere e di volere sono la demenza e la psicosi.
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  9. #9
    Neofita
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    Riferimento: Valutazione capacità intendere e volere

    Valutare la capacità di intendere e di volere non è un compito così facile ... non basta somministrare un MMSE e una WAIS. Fermo restando che misurano due aspetti differenti, sebbene li possiamo considerare complementari in alcuni casi.
    Bisogna leggere attentamente la richiesta, la motivazione della stessa e fondamentale ... i dati del paziente. Dovrebbe essere una delle primissime informazioni l'acquisizione dell'anamnesi e della catamnesi della persona in oggetto!!!
    Siamo in ambito peritale e, non essendo una valutazione meramente clinica, bisogna andare a fondo su:
    - storia clinica
    - fatti accaduti
    - valutazione psicodiagnostica.
    Difficile, per me, ridurre a un breve commento quella che è la prassi da seguire, ma spero di aver dato degli spunti.
    Per quanto riguarda l'onorario, ci sono appositi riferimenti di legge che lo stabiliscono.

  10. #10
    Partecipante L'avatar di joli1983
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    Riferimento: Valutazione capacità intendere e volere

    Citazione Originalmente inviato da ste203xx Visualizza messaggio
    quanti anni ha il soggetto? Mi è venuta questa domanda pensando a un episodio del master biennale in psicodiagnostica che ho finito 2 mesi fa: gli insegnanti ci hanno parlato e fatto vedere una perizia malfatta, relativa a un caso di cronaca avvenuto qualche annetto fa, molto grave, con in mezzo un minore ucciso, e di cui avevano parlato i tg nazionali per molto tempo. I mie insegnanti erano stati chiamati come ctp della persone accusata dell'uccisione, stretto familiare del bambino. Il ctu (non psicologo) per valutare la cap di int e volere aveva "accruccato" un rorschach, buttato là senza inchiesta, senza siglatura, senza tabellone con i calcoli, solo chiedendo "cosa vedì?" e un MMSE. I ctp hanno contestato non solo le conclusioni ma ovviamente anche la procedura della perizia e la scelta dei test, in particolare l'MMSE, test di screening per la demenza senile, alzheimer, ecc, che in genere si somministra dopo i 65 anni, insomma diciamo per vecchietti (scusa il linguaggio, giusto per capire). L'imputato in quel caso era under 45. Per calcolare l'indice di deterioramento cognitivo ci hanno insegnanto invece l'apposita formula che si ricava dalle risposte del test WAIS-R, test cognitivo completo, che è tarato su campione in italiano e ci sono le tabelle di conversione divise in fasce d'età. Per questo mi è sembrato strano somministrare a una perizia un test per lo screening di demenze senili, quindi non diagnostico, più che fare il calcolo dalla WAIS. Poi certo quell'episodio mi è rimasto impresso, potrei essere rimasta condizionata. Quindi per l'incap di intendere e volere si utilizza in genere l'MMSE invece che l'indice della WAIS? Quali sono le motivazioni che giustificano la preferenza verso questo test invece di altri (tipo wais?). Ci sono tarature in italiano per campioni under 65? Allo stesso modo, hanno spiegato che non si può somministrare un mmpi senza prima aver calcolato il QI (con wais), perché se il soggetto ha un QI basso, l'MMPI non sarebbe valido, perché il sogg non potrebbe capire il linguaggio con cui è scritto, con tutte le negazioni e amenità varie delle domande del mmpi. E' capitato loro di smontare le perizie in 2 minuti già solo per questo dettaglio. Ti chiedo giusto per capire e confrontare quello che ho imparato con quello che effettivamente fa chi lavora nel campo...purtroppo anche avendo fatto un master annuale in psico giuridica e questo biennale in psicodiagnostica e una serie di corsi e corsetti, mi sento assolutamente ignorante, non me la sento ancora di buttarmi, più leggo e più mi vengono dubbi assurdi e mi sembra di non aver capito neanche l'abc...oltre al dubbio di aver buttato una marea di soldi a vuoto (vabbè, quelo più che dubbio, è una certezza )

    attenzione per quanto riguarda l'indice di deterioramento mentale della WAIS-R perché io so che non è più considerato "valido" come in passato e, a maggior ragione, in ambito peritale questo andrebbe verificato...
    Elena

  11. #11
    Postatore Compulsivo L'avatar di ste203xx
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    Riferimento: Valutazione capacità intendere e volere

    Citazione Originalmente inviato da santina84 Visualizza messaggio
    Valutare la capacità di intendere e di volere non è un compito così facile ... non basta somministrare un MMSE e una WAIS. Fermo restando che misurano due aspetti differenti, sebbene li possiamo considerare complementari in alcuni casi.
    Bisogna leggere attentamente la richiesta, la motivazione della stessa e fondamentale ... i dati del paziente. Dovrebbe essere una delle primissime informazioni l'acquisizione dell'anamnesi e della catamnesi della persona in oggetto!!!
    Siamo in ambito peritale e, non essendo una valutazione meramente clinica, bisogna andare a fondo su:
    - storia clinica
    - fatti accaduti
    - valutazione psicodiagnostica.
    Difficile, per me, ridurre a un breve commento quella che è la prassi da seguire, ma spero di aver dato degli spunti.
    Per quanto riguarda l'onorario, ci sono appositi riferimenti di legge che lo stabiliscono.
    Ovviamente . Penso nessuno abbia voluto dire che pe rvalutare la cap di intendere sia sufficiente una wais e/o un mmse . Per quanto mi riguarda, nella formazione specifica finora svolta, ho imparato che sarebbe opportuna, oltre i colloqui vari, una batteria di base a cui aggiungere test specifici in base a ciò che emrge dai colloqui. Nel mio caso, la batteria base che ho imparato è: rorschach, mmpi, wais, dfu. A cui aggiungere ad esempio test neuropsicologici, ecc ecc, ovviamente purché siano validati su campione italiano, ecc ecc. Mi piacerebbe confrontarmi con colleghi che, come me, hanno acquisito una preparaxione specifica ma non si sono ancora messi sul campo, oppure con colleghi che lavorano, per vedere quali sono le prassi di base seguite, se ci sono punti in comune oppure è tutto rimesso al singolo professionista.

    Citazione Originalmente inviato da joli1983 Visualizza messaggio
    attenzione per quanto riguarda l'indice di deterioramento mentale della WAIS-R perché io so che non è più considerato "valido" come in passato e, a maggior ragione, in ambito peritale questo andrebbe verificato...
    Qual è il riferimento scientifico? Ci sono inoltre fonti sempre scientifiche che propongono alternative più valide?

  12. #12
    Neofita
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    Riferimento: Valutazione capacità intendere e volere

    Lavoro in campo peritale e ho acquisto formazione specifica, richiesta obbligatoriamente dai Tribunali.
    Concordo con te, ma ti posso dire che la wais spesso, in questi casi, è difficile applicarla. Troppo impegnativa per persone che hanno problemi psicopatologici. Potresti usare le matrici progressive. Il RR è molto utile e tra l'altro ti da indice anche del funzionamento cognitivo. Sarebbe importante approfondire gli indici psicopatologici e in questo il DSM è un riferimento necessario.
    Non è rimesso tutto al singolo professionista, certo la formazione ha la sua influenza, ma tendenzialmente si utilizzano gli stessi test.

  13. #13
    Neofita
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    Riferimento: Valutazione capacità intendere e volere

    Salve ragazzi, mi è stato chiesto di relazionare su una persona accusata di tentato omicidio (che si trova in carcere) per valutarne la capacità di intendere e volere. l'obiettivo della mia relazione è quello di poter richiedere successivamente al Giudice la consulenza tecnica di un CTU. Volevo chiedervi se essendoci dei tempi molto ristretti posso "limitarmi" a fare dei colloqui con il soggetto oppure è imprescindibile fare dei test. Me lo chiedo solo perchè ho dei tempi molto brevi e non saprei come fare con i test. Grazie a tutti per l'aiuto.

  14. #14
    Matricola
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    Riferimento: Valutazione capacità intendere e volere

    ciao a tutti. per la valutazione della capacità di intendere e volere è fondamentale una valutazione neuropsicologica. con tutto quello che comporta, nel senso che è un ambito un pochino diverso. e saperla organizzare, somministrare e correggerla non è cosa facile soprattutto alle prime armi. ciao ciao.

  15. #15

    Re: Valutazione capacità intendere e volere

    Ciao Palishila, chissà se leggi ancora questo thread?
    Io devo cimentarmi nella stessa identica cosa, mi hanno infatti richiesto una valutazione della cap. di intendere e volere in un'anziana che deve fare testamento. Ti posso dire che una mia collega prende 250 euro, ma io abito in una città non tanto grande, magari in altri posti potresti chiedere anche di più.
    Per quanto riguarda il cosa fare io pensavo di fare una WAIS , MMSE e invece del Rorschach un priettivo tipo TAT. Poi, se è il caso si approfondisce con test specifici su memoria, FE......oppure questi ultimi devo farli a prescindere?
    Mi dispiace che la discussione finisca quì, c'è qualcun altro cha ha idee e/o suggerimenti?

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