Non so. Questo discorso del vendersi, del mercato, a me piace molto poco e credo che si debba stare attenti, anche per le ripercussioni che può avere sulla persona. Però non entro nel merito perché quando ho iniziato a lavorare io (insegnante di scuola primaria) la situazione era meno tragica di ora; in ogni caso la questione dell'apparire, della visibilità, con tutti i risvolti che ha, ahimé entra dappertutto, e bisogna cercare di sopravvivere mantenendo la propria identità. Il rischio di diventare una molla dell'ingranaggio economico putroppo c'è, in tutti i campi (anche per chi lavora). io credo che il disagio nasca anche da lì.
In riferimento a quello che dici (ho notato il tono abbastanza scoraggiato dei tuoi post), credo che si possa anche ribaltare la prospettiva.
Non so se mi spiego: se una persona è molto delusa e convinta di X e io le dico che per andare avanti, in effetti, bisogna fare X, non c'è storia. La delusione aumenta perché oltre a esserc, realisticamente, un problema fuori, la cosa nasce da dentro. E i due fattori si alimentano, mi spiego? Quindi, secondo me, è da lì che bisogna partire, dal mio stare male. Poi se sto meglio, magari riesco ad affrontare in modo diverso anche il problema esterno.
Sul piano pratico, se al momento non lavori, oltre a continuare a cercare come credo tu abbia fatto e stia facendo, io cercherei un lavoro qualsiasi, nel frattempo, quello che trovi: l'aspetto pratico, il "toccare quello che faccio", svolgere un impegno riconosciuto economicamente, anche se con poco, è già un inizio e credo possa far bene, dentro e fuori.
In bocca al lupo