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  1. #1
    Partecipante Super Esperto L'avatar di Lucio Regazzo
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    Significati dell'esistenza

    Esistono, nella nostra esistenza dei significati che le diano valore e che ci allontanino dal baratro?
    Lucio Demetrio Regazzo

  2. #2
    Partecipante Super Esperto L'avatar di Axamer Ibk
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    Riferimento: Significati dell'esistenza

    bella domanda a cui rispondo senza alcun riferimento clinico o professionale....l'amore (un'abbraccio con i miei bambini o uno scambio di sguardi con mia moglie) e' l'unico fattore che potra' sempre dare significato alla mia esistenza

    a livello piu' clinico una relazione e quindi ancora l'amare e l'essere amati e' spesso uno dei fattori protettivi che trovo in molti pazienti che seppur con idee di suicidio non fanno l'ultimo passo

  3. #3
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    Riferimento: Significati dell'esistenza

    Buona sera !
    Interessante la domanda e il titolo della discussione che mi portano a ricordare un libro letto anni fa, ma sempre attuale e prezioso, di Victor Frankl, Senso e valori per l'esistenza.
    Ognuno di noi,si presume, vive alla ricerca di significati; si vive per raggiungere degli obiettivi, per amare, per aiutare e tanto altro.
    Capita di conoscere persone felici, ma non felici perchè la vita abbia regalato loro tante soddisfazioni, ma perchè, nonostante traversìe e fallimenti, trovano comunque motivazione e valori morali o spirituali per la propria esistenza.
    Penso ad es. il valore della generosità, è a mio avviso una forza per uscire da una mentalità ristretta e circoscritta alle due tre persone di un nucleo familiare, e che spinge una persona ad andare aldilà di se stessa, per aiutare gli Altri, per essere solidale con chi è nel bisogno.

  4. #4

    Riferimento: Significati dell'esistenza

    Secondo me non è detto che esista qualcosa che dia valore all'esistenza in ogni caso (è talmente soggettiva la cosa che dubito si possa dare una risposta generalizzata a questa domanda). Se credessi in questo (nel fatto che esistono dei valori positivi oggettivamente e per tutti) sarei contrario all'eutanasia o alla morte volontaria, ma in fin dei conti io non sono convinto della verità assoluta del fatto che l'esistenza debba esser per tutti qualcosa di positivo.

    Se una persona non trova che la vita così com'è (senza distorsioni) non abbia davvero valore, non è mica detto che si debba costringere a trovarlo e darglielo per forza per evitare il baratro. Se qualcosa è molto brutto e il bello non è poi tanto, e questo davvero si pensa, il brutto resta e vince.
    Ogni individuo è teso tra certi valori positivi e certi valori negativi, finché certi valori positivi hanno la meglio l'individuo vive ed è magari felice di vivere ed esser qui, ma se in certe condizioni l'esistenza dovesse risultare svuotata di valori positivi o peggio ancora carica di valori negativi dal punto di vista soggettivo, penso che il baratro potrebbe consistere all'opposto nel costringersi a dar valore a qualcosa per cui questo valore non lo si avverte proprio, e può darsi che per il soggetto in questione questo valore non ci sia proprio e non si possa più trovare da nessuna parte.
    Si può provare a cercare qualcosa di positivo che faccia da argine al negativo, che poi ci sia o ci possa essere effettivamente per tutti (dato che positivo e negativo sono comunque parametri soggettivi e non oggettivi) un buon argine, guardandomi intorno, io lo dubito fortemente.
    Ultima modifica di Prometheus : 27-11-2013 alle ore 15.02.51

  5. #5
    Johnny
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    Riferimento: Significati dell'esistenza

    Citazione Originalmente inviato da Lucio Regazzo Visualizza messaggio
    Esistono, nella nostra esistenza dei significati che le diano valore e che ci allontanino dal baratro?
    domanda apparentemente semplice ma che in realtà è difficilissima.
    VALORE: dal latino valòrem da valère, essere forte, gagliardo merito, pregio.

    Un significato applicato all'esistenza è un concetto astratto che dà pregio, merito, forza alla esistenza di quella persona. Quindi per definizione il significato che dà valore alla vita è un valore positivo. Un significato "negativo", teoricamente, non è un significato che dà valore alla vita ma la abbassa di valore.
    Quindi coloro i quali conducono esistenze "negative" (dal nostro punto di vista), cioè che sono nel "baratro" per citare Lucio Regazzo, credono in significati che sono considerati positivi nella loro sub-cultura di appartenenza (penso ad esempio al mafioso, che applica un significato decisamente negativo alla propria esistenza ma che, dal punto di vista della sua cultura di riferimento è positivo).

    Il significato con il quale si calibra la propria esistenza è positivo se dà pregio, importanza, forza all'esistenza (vedi definizione "valore").
    Esistono significati che sono positivi in modo universale: giustizia, libertà, onestà, ecc...e quindi sono positivi tutti quei significati che derivano da queste categorie.
    Ultima modifica di Johnny : 28-11-2013 alle ore 08.18.43

  6. #6
    Partecipante Leggendario L'avatar di Lyanne
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    Riferimento: Significati dell'esistenza

    Non ho capito cosa si intende per baratro.
    L'esistenza ha "per forza" un significato? io non credo.
    credo che positivo, negativo, causa, effetto, scopi verso cui tendere, siano tutte cose che ci mettiamo noi, forse perché abbiamo coscienza di esserci e di dover morire. A volte sembra che dobbiamo trovare per forza un senso, quasi per reggere il peso del fatto che siamo imperfetti e finiti, ma così è. Ci siamo, come ci sono gli altri esseri viventi. E passeremo, come passa tutto. Altro che centro dell'universo!
    Se proprio vogliamo trovare un qualcosa che dia senso, non potrebbe essere quello di accettare "saggiamente" l'incertezza della vita e della nostra esistenza, di vivere per quello che la vita può offrirci, reggendo una possibile mancanza di senso?
    Se ci crediamo il centro dell'universo, scoprire che non lo siamo può portare alla disperazione, ma se ci vediamo come gli zampilli di una cascata perenne e in continua trasformazione, forse possiamo accettare ed essere contenti del fatto che la vita continuerà anche quando noi non ci saremo più.

  7. #7
    Johnny
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    Riferimento: Significati dell'esistenza

    Citazione Originalmente inviato da Lyanne Visualizza messaggio
    Se ci crediamo il centro dell'universo, scoprire che non lo siamo può portare alla disperazione, ma se ci vediamo come gli zampilli di una cascata perenne e in continua trasformazione, forse possiamo accettare ed essere contenti del fatto che la vita continuerà anche quando noi non ci saremo più.
    questo è un bel significato: essere parte di un tutto più grande di noi

  8. #8
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    Riferimento: Significati dell'esistenza

    Citazione Originalmente inviato da Lyanne Visualizza messaggio
    Non ho capito cosa si intende per baratro.
    L'esistenza ha "per forza" un significato? io non credo.
    credo che positivo, negativo, causa, effetto, scopi verso cui tendere, siano tutte cose che ci mettiamo noi, forse perché abbiamo coscienza di esserci e di dover morire. A volte sembra che dobbiamo trovare per forza un senso, quasi per reggere il peso del fatto che siamo imperfetti e finiti, ma così è. Ci siamo, come ci sono gli altri esseri viventi. E passeremo, come passa tutto. Altro che centro dell'universo!
    A mio avviso, trovare dei significati, un senso alla propria esistenza non vuol dire sentirsi il centro dell'universo, ma parte di esso, contribuendo per quanto possibile al bene comune.

  9. #9

    Riferimento: Significati dell'esistenza

    Citazione Originalmente inviato da Johnny Visualizza messaggio
    domanda apparentemente semplice ma che in realtà è difficilissima.
    VALORE: dal latino valòrem da valère, essere forte, gagliardo merito, pregio.

    Quindi coloro i quali conducono esistenze "negative" (dal nostro punto di vista), cioè che sono nel "baratro" per citare Lucio Regazzo, credono in significati che sono considerati positivi nella loro sub-cultura di appartenenza (penso ad esempio al mafioso, che applica un significato decisamente negativo alla propria esistenza ma che, dal punto di vista della sua cultura di riferimento è positivo).
    Ma un mafioso può darsi che non si trovi affatto nel baratro, a vivere come vive magari non gli dispiace più di tanto, che si trovi nel baratro o meno lasciamo che lo giudichi il mafioso stesso.
    Negativo e positivo sono termini soggettivi e relativi, per sapere se qualcosa ha un valore positivo per qualcuno bisogna andare a chiederglielo a questo qualcuno. I valori sono personali e non universali.
    Io poi guardo come le si usa le parole e non credo che l'etimologia possa farci conoscere il loro uso attuale in un certo contesto. E' come credere che rintracciare il materiale con cui è stato costruito un computer ci faccia capire come funziona e come viene usata adesso una certa applicazione dalle persone.

    Esistono significati che sono positivi in modo universale: giustizia, libertà, onestà, ecc...e quindi sono positivi tutti quei significati che derivano da queste categorie.
    E non è mica vero, il significato che viene dato dagli individui a questi termini è relativo. Per me "giusto" significa qualcosa per un altro qualcos'altro, e perciò magari quel che rappresenta per me un valore positivo (il mio senso di giustizia) per un altro rappresenta un valore negativo (perché non lo condivide affatto): ad esempio non è difficile vedere diverse persone affermare che vogliono un mondo ed una società "giusti", ma poi com'è che questi "giusti" si escludono a vicenda?

    Se fossimo stati già tutti d'accordo rispetto ai valori non ci sarebbero volute lungaggini per raggiungere degli accordi in parlamento o altrove, e non sarebbero mai sorti dei conflitti.
    Che poi io voglia chiamare sottocultura il modo di vivere di una persona perché io non condivido in positivo questo modo di vivere non è che la fa divenire in automatico una forma di sottocultura in modo oggettivo, anche se questa persona fosse l'unica a pensarla così e il resto del mondo diversamente.

    Credere che ci sia una gerarchia che va da un positivo a un negativo osservabile oggettivamente come il chiaro e lo scuro presenti in una foto in bianco e nero è un'idea sbagliata. Il modo in cui viene dato valore a qualcosa è più simile ad un bozzetto soggettivo che ad una fotografia.

    Quale osservazione o strumento fotografico immaginario, in linea teorica, bisognerebbe usare per tirar fuori i valori oggettivamente positivi ed eliminare i negativi?
    Ma bisognerebbe prendere i valori e non delle parole vaghe come "giustizia" e "libertà" (rispetto alle quali magari poi sono d'accordo tutti) che poi analizzate nei loro significati soggettivi significano qualcosa di ben diverso per ognuno di noi.

    Chi decide a che tipo di oggetti (semplici o complessi) appioppare "positivo" e "negativo" sono i singoli esseri umani, perciò direi che i valori sono soggettivi, sono gli individui che danno valore alla vita (a questo o quel tipo di esistenza), e non è la vita ad aver valore in sé.

    Cos'è che dà un valore positivo all'esistenza? Cos'è che fa desiderare all'individuo di sottrarsi a questa?
    Queste domande vanno poste ad ogni singola persona, credere che si possa dire cos'è che dà valore in generale alla vita, non coglie la complessità della vita.

    Certe volte delle persone dicono "Eh, ma quella persona aveva tutto, perché si è suicidata?", ecco, io risponderei ad ognuna di queste "Perché probabilmente quel che aveva quella persona avrebbe dato maggior valore alla tua esistenza secondo il tuo punto di vista, mentre se si cercasse di comprendere quello specifico soggetto, che si è poi ammazzato effettivamente, doveva per forza di cose mancare qualcos'altro a questo individuo che per quest'ultimo risultava importante. Per te, e gli altri osservatori che restano sbalorditi come te, non avrebbe dovuto contare molto questa mancanza, mentre per quella persona invece risultava fondamentale".

    Cosa dà valore alla vita e cosa la svalorizza risulta molto relativo e soggettivo. Qualcuno vive tranquillamente in povertà e non è infelice più di tanto, qualcun altro invece trova questa condizione insopportabile, infatti in seguito alla perdita di certi beni delle persone si uccidono.

    Comunque tutti hanno i loro valori positivi e i loro valori negativi, a questo ci credo. Se per qualcuno fosse ininfluente tutto, non avrebbe motivo di gioire ma nemmeno di disperarsi. Ecco anche se non sono sicuro al 100% che non esistono persone del genere, io credo che non esistano. Questo solo mi sembra che sia vero con buone probabilità, rispetto al fatto che esistano dei valori universali, io non ci credo più da tempo, e ho spiegato perché credo che non sia vera questa cosa: mi sembra un po' assurdo sostenere che esistano questi valori universali, nonostante quel che si osserva in giro.
    Ultima modifica di Prometheus : 28-11-2013 alle ore 17.08.47

  10. #10
    Partecipante Super Esperto L'avatar di Lucio Regazzo
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    Riferimento: Significati dell'esistenza

    Ma non credete che ci sia qualcosa, a monte del nostra bisogno di cercare significati per non finire nel baratro ( a proposito, considero baratro gravi forme di psicopatologia soprattutto depressive)
    Ultima modifica di Lucio Regazzo : 29-11-2013 alle ore 18.48.48 Motivo: refuso
    Lucio Demetrio Regazzo

  11. #11

    Riferimento: Significati dell'esistenza

    Citazione Originalmente inviato da Lucio Regazzo Visualizza messaggio
    Ma non credete che ci sia qualcosa, a monte del nostra bisogno di cercare significati per non finire nel baratro ( a proposito, considero baratro gravi forme di psicopatologia soprattutto depressive)
    A monte secondo me ci sono dei valori individuali, si cerca di vivere usando per guida questi valori (che sono in buona parte istintivi per me), finché si riesce. Nel baratro si finisce quando questo lavoro l'individuo non riesce a svolgerlo, però io penso che non è detto che sia possibile non fallire.

    Per valore intendo anche il fatto che ad una persona possa piacere guardare un bel viso e cose del genere, non mi riferisco necessariamente a qualcosa di ideale o aristocratico, ma anche ad esperienze terra terra.

    Spesso non è che ci si deprime perché la vita risulta insensata (anche se molti si esprimono così) ma piuttosto perché il senso individuale che viene dato all'esistenza rappresenta un percorso che si ritiene impossibile percorrere (in base a quel che si sa) e che resta perciò escluso dal reale (sempre in base a quel che si crede).

    Se prendiamo certi valori e prendiamo le possibilità concrete di un individuo specifico, può darsi che sia vero che risulta impossibile conciliare l'esistenza reale con un'esistenza che abbia valore in base a questi valori qua, perciò credo che non è detto che si riesca a risolvere il problema in ogni caso, bisogna chiedere alla persona che cosa ha davvero valore per lei, cosa le piace davvero della vita e cosa non sopporta proprio, ed in base a queste tendenze cercare di elaborare un piano migliore ed alternativo, nel caso in cui esista questo piano, perché non è mica detto che ci sia.

  12. #12
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    Riferimento: Significati dell'esistenza

    Citazione Originalmente inviato da Lucio Regazzo Visualizza messaggio
    Ma non credete che ci sia qualcosa, a monte del nostra bisogno di cercare significati per non finire nel baratro ( a proposito, considero baratro gravi forme di psicopatologia soprattutto depressive)
    Credo che a monte ci sia la coscienza di esserci e di dover morire: l'uomo vive ogni giorno con questa certezza.
    io credo che per reggere questo peso diventi quasi naturale, a volte persino compensatorio, impegnarsi in qualcosa. Bisogna stare attenti, però, che questa ricerca non diventi spasmodica come un'abbuffata di cibo.
    A volte quello che facciamo o in cui crediamo è portato avanti in modo equilibrato, altre volte crediamo che sia indispensabile, che senza di noi chissà cosa succederebbe....(questo intendevo parlando del centro dell'universo).
    io credo che il mondo andrebbe avanti lo stesso anche senza il nostro contributo, ma spesso ci rifiutiamo di crederci.
    Non chiamerei baratro la mancata attribuzione di un senso alla vita, né la collegherei alla psicopatologia.
    Perché vedere le cose per quello che sono dovrebbe essere patologico?
    Forse chi accetta e riesce a vivere tollerando una possibile mancanza di senso è semplicemente saggio.
    Forse riesce a "fare" con calma, senza accanirsi.
    Quante persone ci sono che devono continuamente ripetere e dimostrare che quello che fanno è importante, con conseguente rottura di palle per gli altri?
    Credo che sia più facile che la disperazione prenda quando ci si accanisce a dover trovare per forza un senso, come se dovessimo giustificare in qualche modo la nostra esistenza, producendo e alimentando continuamente significati.
    Invece no, io credo. Ci siamo e basta, non c'è necessariamente un perché.
    Forse chi accetta questo vive meglio.
    Credo che sia un po' come per i sistemi di riferimento: i significati valgono noi, nel nostro linguaggio personale di esseri viventi, ma se riuscissimo a vederli dal di fuori, forse ci sembrerebbero veramente relativi. Questo significa semplicemente ridimensionarli e non vivere in funzione di essi, in maniera eccessivamente centrata.

  13. #13

    Riferimento: Significati dell'esistenza

    Citazione Originalmente inviato da Lyanne Visualizza messaggio
    Credo che sia più facile che la disperazione prenda quando ci si accanisce a dover trovare per forza un senso, come se dovessimo giustificare in qualche modo la nostra esistenza, producendo e alimentando continuamente significati.
    Invece no, io credo. Ci siamo e basta, non c'è necessariamente un perché.
    Secondo me quando una persona inizia a parlare di perdita di senso della vita è perché ritiene che la propria vita non la stia vivendo bene, questo è il significato effettivo di queste espressioni. Non è semplicemente una questione di significato come ad esempio capire cosa c'è scritto in un testo, di significato per chi lo vuole ne è pieno il mondo, hai voglia di conoscere cose che non sapevi, ce ne sono a bizzeffe.

    Non dar senso all'esistenza in pratica significa vivere male, non trovare piacere nella vita, quando una persona chiede disperata "perché è morta la mia compagna!" non sta chiedendo mica una spiegazione, la spiegazione c'è in fin dei conti, basta fare un'autopsia, quel che chiede è qualcosa di molto più complesso.
    Persone che vivono senza dar valore a nulla in positivo o in negativo io non ne ho mai conosciute, se esistono vorrei sapere dove sono, un senso positivo o negativo all'esistenza lo si dà sempre, l'espressione "assenza di senso" va intesa come assenza di senso positivo e non come un'assenza di significato o di comprensione di certi meccanismi, si potrebbe in linea di principio comprendere il senso e le cause di tutto l'universo circostante, tutte le leggi e la catena causale fino al Big Bang e non riuscire comunque a dare un valore positivo alla vita.

    Scartando i casi risolvibili io penso che ci potrebbe anche essere un conflitto di fondo insanabile tra come il mondo dovrebbe essere per un soggetto, affinché questo soggetto possa star bene nel mondo, e come può stare nel mondo effettivamente questo soggetto.

    Può capitare che se il soggetto sta nel mondo vive male, e non potendo dare un senso positivo all'esistenza in base alle possibilità concrete può scegliere anche di uscirci da questo mondo.

    Certo se per una persona non avesse alcun valore positivo o negativo tutto e tutto fosse equivalente (e applicasse davvero una mancanza di senso totale) non avrebbe motivo nemmeno di preoccuparsi del fatto che dovrà morire, che c'è o non c'è che differenza farebbe? Accetterebbe tutto così com'è, non avrebbe motivo di impegnarsi a far nulla perché la morte stessa non avrebbe un valore negativo, esser vivo o morto per questo individuo sarebbe equivalente, sarebbe equivalente provare un dolore o meno, sarebbe equivalente avere o meno relazioni sessuali, sarebbe equivalente vivere in una casa o sotto un ponte, tutto si equivarrebbe, non avrebbe nemmeno motivo di mangiare, una persona del genere sarebbe simile ad una pianta .

  14. #14
    Partecipante Leggendario L'avatar di Lyanne
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    Riferimento: Significati dell'esistenza

    Non ho parlato di significato in senso linguistico, né ho detto che sia tutto uguale.
    Nemmeno di perdita di senso (come se prima ci fosse e ad un certo punto venisse a mancare).
    Quello che intendevo dire, ma forse non mi sono spiegata bene, è che credo possibile, anzi, molto probabile, che la nostra esistenza non abbia senso in sé.
    Poi, che ognuno le attribuisca uno o più significati personali, secondo scale di valori che possono non essere le stesse nelle varie fasi della vita, direi che è abbastanza naturale. Mi viene da dire che è qualcosa che è al di là di noi: una specie di "dotazione" di base per sopravvivere, che creiamo e ricreiamo personalmente nel corso della nostra esistenza.
    All'interno di questa cornice, credo però sia possibile che si riesca a vivere ammettendo che non ci sia un senso generale nella vita, senza per questo abbandonarsi alla disperazione, così come, d'altra parte, è possibile essere disperati per un "eccesso di senso": pensiamo a quando si è troppo coinvolti in qualcosa e si fa dipendere la propria esistenza da qualcun altro o qualcos'altro (figli, partner, soldi). In questo caso è come se si perdesse la bussola. magari senza accorgersene.
    Credo che quanto più siamo "stabili dentro" (il che non vuol dire egoisti), tanto più riusciamo ad attribuire valori personali a ciò che facciamo in maniera equilibrata (non riesco a trovare altra parola) e, nello stesso tempo, a tollerare che questo sia un qualcosa che "costruiamo noi", senza alcuna certezza che l'esistenza abbia un senso in sé, intrinseco, e tenda necessariamente ad uno scopo (ci siamo perché? E chi lo sa..)
    Quanto alle piante, vedendo un po' come vanno le cose tra gli esseri umani, credo siano molto sagge.

  15. #15

    Riferimento: Significati dell'esistenza

    Citazione Originalmente inviato da Lyanne Visualizza messaggio
    All'interno di questa cornice, credo però sia possibile che si riesca a vivere ammettendo che non ci sia un senso generale nella vita, senza per questo abbandonarsi alla disperazione, così come, d'altra parte, è possibile essere disperati per un "eccesso di senso": pensiamo a quando si è troppo coinvolti in qualcosa e si fa dipendere la propria esistenza da qualcun altro o qualcos'altro (figli, partner, soldi). In questo caso è come se si perdesse la bussola. magari senza accorgersene.
    Ma se ammetti che si perde una qualche bussola (perché una bussola può essere utile se ci sono dei poli magnetici) dando eccessiva importanza a certi aspetti poi allora ammetti che c'è un senso intrinseco (ossia "un senso migliore" che le persone dovrebbero dare in generale all'esistenza rispetto a quello che "le danno naturalmente").
    Facciamo un esempio. Prendiamo una persona evirata, questa deve o no far dipendere il valore della propria esistenza da questo suo stato fisico di menomazione? Per me la risposta a questa domanda (ma anche ad altre simili) non è oggettiva, per me non è detto che non si debba far dipendere il valore dell'esistenza da questa cosa qua (anche se altri riescono a non far dipendere la loro di esistenza da questa mancanza) o da altri aspetti, sono questioni individuali e soggettive.
    Se una persona fa dipendere il valore della sua esistenza da un certo tenore di vita non è che ha perso una bussola rispetto a chi non la fa dipendere da questo tenore, la bussola non esiste proprio in ogni caso, i poli magnetici li creano i soggetti stessi con le loro individualità specifiche, è completamente soggettiva la questione del valore da dare alla vita nei più svariati contesti.
    Se parli di bussola anche tu, dovrai ammettere che stai cercando di orientare l'esistenza di una persona in base ad altri valori che per te "dovrebbero essere migliori" di quelli che usava già, ma questi valori non sono oggettivamente più validi di altri, la questione non si può risolvere così facilmente.
    La ragione è solo strumentale, non dà alcun senso positivo o negativo all'esistenza, nessun valore, non ci dice mica quando dovrebbe valer la pena esistere.
    Insomma proprio perché parli di bussola ti faccio notare che solo questo ci fa comprendere che un senso (un verso quantomeno preferibile) supponi che lo si dà in ogni caso all'esistenza, io invece dico che, essendo soggettiva la questione non ha senso dire a chi dà certi sensi specifici alla vita (che tu magari non condividi) che non dovrebbe dar peso a certi aspetti della vita.

    Per me i problemi sorgono quando il verso individuale risulta sbarrato per i più svariati motivi. Le soluzioni formali di questi problemi consisterebbero nel rimuovere gli ostacoli con l'uso della ragione, ma qualora non fosse possibile far questo si cercherà di forzare il senso positivo precedente, dato che è divenuto negativo, (visto che a quanto pare la meta non è raggiungibile) con altro, e non è detto che sia sempre possibile effettuare questa manovra qua.
    A lungo andare qualcuno (immerso in un senso negativo dell'esistenza) può arrivare al suicidio, ma io penso che soluzioni non ne possiede nessuno, ed io non ho alcuna spiegazione semplice del perché si vive male...
    Un eccesso di senso?
    Già l'ho detto prima, basterebbe non dare alcun valore alla vita (ma non darlo per davvero in ogni suo aspetto), e nessuno sarebbe più disperato in qualsiasi caso (ma ovviamente nemmeno felice proprio come le piante), ma per me c'è una fallacia di fondo in questo modo di pensare: c'è un problema, una mancanza, e invece di cercare una soluzione o cercare di far fronte alla mancanza si fa cadere direttamente l'importanza che viene data dal soggetto alla risoluzione del problema stesso o alla ricerca dell'oggetto che colmi davvero quel tipo di mancanza.
    Questa operazione non è razionale, è un'operazione repressiva che cerca di ristrutturare i valori individuali, ma se si debbano o meno ristrutturare questi valori soggettivi nessuno può deciderlo in assoluto (arrogandosi pure l'idea di possedere una bussola) sostituendosi all'individuo stesso, non è un bene in sé dare questo altro senso alla vita, perché anche questo è ancora e comunque un senso (diverso dall'altro ma sempre un senso è), non si può far finta di nulla.

    Dire a qualcuno che non dovrebbe dare particolare importanza ad un aspetto dell'esistenza (i soldi ad esempio) non è un suggerirgli di non dare alcun senso alla vita, ma un suggerirgli di dargliene un altro. Se dai un certo valore agli aspetti A e B e questi due aspetti si equivalgono, svalorizzando uno dei due farai prendere il sopravvento all'altro, questa non è un'assenza di senso, il senso c'è ancora, lo si è solo modificato. Questa cosa dovrebbe essere ben chiara: se svalorizzi un aspetto senza svalorizzare tutti gli altri, questi altri acquisiranno valore.
    Il dilemma di fondo resta... Si può solo provare a suggerire altri valori o altri assetti, nessuna posizione di valore per me può essere ritenuta patologica (anche quella che porta la persona a suicidarsi), sono tutte equivalenti, è l'individuo che deve vedere se sta meglio in una forma o nell'altra. Se è reperibile un qualche senso di star meglio è sempre reperibile seguendo la scia dei valori individuali di quella persona.

    Credere che si possa "uscir fuori" per osservarsi è un'illusione dura a morire, non esiste un fuori da dove poter osservarsi, solo e sempre un dentro. Dalla tua mente non puoi uscire in ogni caso, si può riflettere (si può usare uno specchio per osservare certi aspetti) ma non decentrarsi, ossia far uscire fuori il tuo campo visivo come se fosse qualcosa di distinto che ti sta osservando dall'esterno.
    Dovunque sei o ti trovi ti porti il centro sempre appresso con te e te stessa appresso al centro, e non ha senso parlare di decentramento se il centro è uno solo (è come affermare indicando un cerchio "è decentrato"... Ma che significa? E' decentrato rispetto a cosa?) per parlare di decentramento ci vogliono due centri distinti e non coincidenti allo stesso tempo, ma il soggetto è uno solo, in qualsiasi modo valuterà ogni situazione la valuterà sempre e comunque dal suo punto di vista, fuori da questo sistema non può uscire finché continua ad esser vivo, non c'è una posizione di valore (o di senso) più obiettiva delle altre. Se divenisse uguale ad una pianta, in tal caso nemmeno potrebbe decentrarsi perché semplicemente non rappresenterebbe più una posizione, non esisterebbe quel punto di vista.

    Assunto che un senso, ossia dei valori agli aspetti dell'esistenza, gli esseri umani non possono fare a meno di darlo, bisogna cercare di far vivere al meglio le persone secondo il loro senso individuale e non appiattirle e schiaccialre verso un senso dell'esistenza che non sia patologico secondo una visione oggettiva di salute mentale che c'ha in mente qualcuno.

    Avere un partner, un tenore di vita dignitoso e così via non è mica detto che non siano buoni valori o indicatori, chi lo decide cosa deve essere importante nella vita? Il soggetto stesso in base alle sue personali pulsioni e istinti.


    Poi se assumiamo che le piante siano sagge, suppongo allora che la materia inorganica sia ancora più saggia .
    Ultima modifica di Prometheus : 03-12-2013 alle ore 14.27.52

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