Ciao a tutti,
come procede la preparazione? Io ho appena iniziato. Inizialmente ero indecisa tra Pavia e Firenze, ma ho seguito alcuni colleghi di Firenze in questo periodo, qualcuno ce l'ha fatta, qualche altro no. Molti sono stati bocciati all'orale, dopo sei mesi di agonia. Questo è il motivo per cui ho deciso di farlo a Pavia, certo ci sono pro e contro. A Pavia tecnicamente sappiamo che il primo giorno avremo le prime due prove, una al mattino l'altra al pomeriggio, e credo che lo stress di quel giorno raggiungerà picchi altissimi. A Firenze invece c'è tutto il tempo di preparare ogni singola prova con calma perché mi pare che trascorrano delle settimane, forse tre, tra una prova e l'altra. Certo non è un vantaggio da poco, però è una cosa estenuante, troppo lunga.
Ma passando alla preparazione, io mi sto esercitando su una serie di argomenti per la prima prova, seguendo la classica scaletta: argomento, una o più teorie (a confronto), relativi Autori di riferimento, metodi/strumenti d'indagine, risvolti applicativi. Ho fatto un elenco di quelli secondo me più importanti o comunque più gettonati, prendendo spunto dal Rovetto e pensando ai manuali di generale, sviluppo e sociale. Contemporaneamente sto preparando una serie di progetti usando il Rollo, che a mio parere è molto scorrevole, chiaro, e riesce a fornire un'ottima scaletta per lo svolgimento dei diversi progetti, toccando tutti i punti cruciali. Peraltro ci sono esempi utilissimi. Per il caso clinico sto andando a ruota libera: date una serie di tracce, mi sto esercitando su approfondimenti anamnestici, eventuali ipotesi diagnostiche e di trattamento, per farlo utilizzo il DSM IV-TR cercando - dove opportuno - di scrivere qualcosa in più dei semplici criteri diagnostici, e il Manuale di Psicoterapia Cognitiva di Bara (volumi di clinica e patologia). E, dove riesco, cercando di sostenere con la letteratura più recente ciò che affermo. Per quanto riguarda l'ABC della Psicopatologia di Falabella, ho notato che serve a sintetizzare i criteri del DSM e integrarli con un approccio psicodinamico e per questo devo dire che per me risulta poco utile essendo io cognitivista. Stesso motivo per cui non userò il Gabbard. Avendo fatto l'ultimo biennio cognitivo durante la laurea, mi sarebbe veramente difficile andare a riprendere la psicodinamica. Non saprei neppure da dove partire.

Io sono disponibile a un confronto con chi fosse ispirato (al di là degli orientamenti), anche via mail eventualmente.
Ma se dovessero esserci cognitivisti in giro, fatemi sapere come vi state preparando.

Buona giornata e buono studio a tutti.
F.

P.s. Possiamo provare a fare un elenco degli argomenti? Magari più tardi vi giro il mio così li confrontiamo.

N.b. Qualcuno si domandava quanto contano gli orientamenti in una facoltà piuttosto che un'altra. A me è stato riferito che è molto importante utilizzare l'orientamento con cui ci si è formati, con cui viene dunque naturale ragionare sul caso e fare collegamenti, e che se il caso clinico è impostato bene, andrà bene qualunque tipo di orientamento. A conferma di questo, ad esempio, nella corrente sessione a Firenze sono passate persone che hanno utilizzato un approccio cognitivo, e persone che hanno utilizzato un approccio psicodinamico - indistintamente. Chi non è passato invece - da quello che ho sentito - è caduto sul tirocinio e la deontologia, all'orale. Poco c'entra l'orientamento temo.