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Discussione: Poesie

  1. #346
    Styrofoam Crown L'avatar di Grace
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    Riferimento: Poesie

    Nazim Hikmet - L'addio

    L'uomo dice alla donna
    t'amo
    e come:
    come se stringessi tra le palme
    il mio cuore, simile a scheggia di vetro
    che m'insanguina i diti
    quando lo spezzo
    follemente.

    L'uomo dice alla donna
    t'amo
    e come:
    con la profondità dei chilometri
    con l'immensità dei chilometri
    cento per cento
    mille per cento
    cento volte l'infinitamente cento.

    La donna dice all'uomo
    ho guardato
    con le mie labbra
    con la mia testa col mio cuore
    con amore con terrore, curvandomi
    sulle tue labbra
    sul tuo cuore
    sulla tua testa.
    E quello che dico adesso
    l'ho imparato da te
    come un mormorio nelle tenebre
    e oggi so
    che la terra
    come una madre
    dal viso di sole
    allatta la sua creatura più bella.

    Ma che fare?
    I miei capelli sono impigliati ai diti di ciò che muore
    non posso strapparne la testa
    devi partire
    guardando gli occhi del nuovo nato
    devi abbandonarmi.
    La donna ha taciuto
    si sono baciati
    un libro è caduto sul pavimento
    una finestra si è chiusa.
    È così che si sono lasciati.

    UNBELIEVABLE..I was surprised..I was surprised..I'm still surprised
    17 Luglio 2011, Udine
    We're gonna try to remember this picture right here in my mind,when I close my eyes tonight on that pillow..when I look up in the sky,I thank God of what I had here..I'll be thinking of this!
    We're gonna record this moment in time..the night we laid up in the sky of San Siro..at the end of It

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  2. #347
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    Re: Poesie

    A lumi spenti
    di Marino Moretti

    La giostra, ricoperta d'un gran panno,
    dorme sotto la luna e sogna forse
    luci più vive e più pazzesche corse
    e una festa maggior per un altr'anno.
    Da presso, il carrozzone aperta tiene
    una finestra al raggio della luna:
    oh là dentro si dondola una cuna,
    oh di là dentro un dolce canto viene.
    Ninna nanna,
    cuore di mamma...
    Oh cantilena della mamma nostra!
    Oh dondoli o di tutte le cunelle!
    ... io te la canto
    la ninna nanna ...
    La notte ascolta. E ascoltano le stelle
    che brillano sull'ombra della giostra.


  3. #348
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    Riferimento: Poesie

    Nazim Hikmet - Ore di Praga

    Millenovecento cinquantasette, diciassette gennaio,
    suonano le nove.
    Il freddo soleggiato, sincero,
    il freddo è rosa pallido
    il freddo è celeste cielo.
    I miei baffi rossi stanno per gelarsi.
    La città di Praga è incisa su una coppa di vetro
    incisa con un diamante.
    Risuonerebbe se la toccassi;
    striata d'oro, limpida e bianca.
    Sono le nove sonanti
    a tutte le torri
    e al mio orologio da polso.
    In questo minuto, in questo istante
    a Praga nessuno ha mentito
    in questo minuto, in questo istante
    le donne hanno partorito senza doglie
    e in tutte le strade
    non è passata una sola bara.
    In questo minuto, in questo istante
    tutti i diagrammi sono saliti
    - eccetto quelli dei malati -
    in questo minuto, in questo istante
    le donne eran tutte belle tutti gli uomini intelligenti
    e i manichini di cera senza tristezza
    in questo minuto, in questo istante
    in tutte le stufe c'era carbone
    tutti i termosifoni erano caldi
    e come sempre la Torre Nera dalla punta d'oro
    in questo minuto, in questo istante
    i ciechi han dimenticato la loro tenebra
    e i gobbi la loro gobba
    in questo minuto, in questo istante
    non ho un solo nemico
    nessuno può neanche immaginare
    che i giorni passati potrebbero ritornare.
    In questo minuto, in questo istante
    Vastlav è sceso dal suo cavallo di bronzo
    s'è mescolato alla folla
    come uno sconosciuto
    in questo minuto, in questo istante
    mi amavi, mio amore,
    come non hai mai amato nessuno
    in questo minuto, in questo istante
    il freddo soleggiato, sincero
    il freddo è rosa pallido
    il freddo è celeste cielo.
    La città di Praga è incisa su una coppa di vetro
    incisa con un diamante.
    Risuonerebbe se la toccassi
    striata d'oro, limpida e bianca.

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  4. #349
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    Re: Poesie

    Stupenda Grace. Grazie per averla condivisa qui.

  5. #350
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    Re: Poesie

    Sono nata il ventuno a primavera
    di Alda Merini (21 marzo 1921-1 novembre 2009)

    Sono nata il ventuno a primavera
    ma non sapevo che nascere folle,
    aprire le zolle
    potesse scatenar tempesta.
    Così Proserpina lieve
    vede piovere sulle erbe,
    sui grossi frumenti gentili
    e piange sempre la sera.
    Forse è la sua preghiera.

  6. #351
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    Riferimento: Poesie

    DanteDì

    Dal Canto XXXIV dell'Inferno:

    Luogo è là giù da Belzebù remoto
    tanto quanto la tomba si distende,
    che non per vista, ma per suono è noto

    d’un ruscelletto che quivi discende
    per la buca d’un sasso, ch’elli ha roso,
    col corso ch’elli avvolge, e poco pende.

    Lo duca e io per quel cammino ascoso
    intrammo a ritornar nel chiaro mondo;
    e sanza cura aver d’alcun riposo,

    salimmo sù, el primo e io secondo,
    tanto ch’i’ vidi de le cose belle
    che porta ’l ciel, per un pertugio tondo.

    E quindi uscimmo a riveder le stelle.

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  7. #352
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    Riferimento: Poesie

    Hikmet - Prima che bruci Parigi

    Finché ancora tempo, mio amore
    e prima che bruci Parigi
    finché ancora tempo, mio amore
    finché il mio cuore è sul suo ramo
    vorrei una notte di maggio
    una di queste notti
    sul lungosenna Voltaire
    baciarti sulla bocca
    e andando poi a Notre-Dame
    contempleremmo il suo rosone
    e a un tratto serrandoti a me
    di gioia paura stupore
    piangeresti silenziosamente
    e le stelle piangerebbero
    mischiate alla pioggia fine.
    Finché ancora tempo, mio amore
    e prima che bruci Parigi
    finché ancora tempo, mio amore
    finché il mio cuore è sul suo ramo
    in questa notte di maggio sul lungosenna
    sotto i salici, mia rosa, con te
    sotto i salici piangenti molli di pioggia
    ti direi due parole le più ripetute a Parigi
    le più ripetute, le più sincere
    scoppierei di felicità
    fischietterei una canzone
    e crederemmo negli uomini.
    In alto, le case di pietra
    senza incavi né gobbe
    appiccicate
    coi loro muri al chiar di luna
    e le loro finestre diritte che dormono in piedi
    e sulla riva di fronte il Louvre
    illuminato dai proiettori
    illuminato da noi due
    il nostro splendido palazzo
    di cristallo.
    Finché ancora tempo, mio amore
    e prima che bruci Parigi
    finché ancora tempo, mio amore
    finché il mio cuore è sul suo ramo
    in questa notte di maggio, lungo la Senna, nei depositi
    ci siederemmo sui barili rossi
    di fronte al fiume scuro nella notte
    per salutare la chiatta dalla cabina gialla che passa
    – verso il Belgio o verso l’Olanda? –
    davanti alla cabina una donna
    con un grembiule bianco
    sorride dolcemente.
    Finché ancora tempo, mio amore
    e prima che bruci Parigi
    finché ancora tempo, mio amore.

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  8. #353
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    Re: Poesie

    Scimmia lunare di Maria Grazia Calandrone
    da Il bene morale (2017), "Lo stupore di cui eravamo fatti"
    (dieci frammenti sull'evoluzione)

    10.

    La poesia non è che questo
    rimbalzare del suono tra angoli bianchi
    di crateri preistorici – un vuoto calcinato avvitato al fondo
    dell’orecchio umano
    come pelle con osso

    il cantiere è la vita, l’oro della pazzia, tutta l’umana gioia

    il poeta è la scimmia lunare. il suo corpo
    non è mai solo: traslocato
    dal favo fiottante
    della parola nella cella vuota
    della parola, il suo corpo
    prende in sé
    – fisicamente tra i suoi occhi divisi –
    il centro della terra, metallo liquido
    composto
    dalla pena e dalla gioia
    di tutti

    egli sa solo trasformare in canto
    il sangue della specie

    sebbene il suo corpo sia una comune
    entità chiusa, in trasparenza la sua massa risulta
    sciolta all’interno per un fenomeno di combustione
    mentre attinge
    alla lingua comune
    della specie, a quella lingua in allontanamento
    come un arcobaleno lunare
    che risorge dai luoghi dell’origine,
    dove la lingua serve a stare insieme
    per dire le cose, è solo
    compassione

  9. #354
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    Riferimento: Poesie

    Impressioni di settembre (Mogol e Mauro Pagani)

    Quante gocce di rugiada intorno a me
    Cerco il sole, ma non c'è
    Dorme ancora la campagna, forse no
    È sveglia, mi guarda, non so

    Già l'odore della terra, odor di grano
    Sale adagio verso me
    E la vita nel mio petto batte piano
    Respiro la nebbia, penso a te
    Quanto verde tutto intorno e ancor più in là
    Sembra quasi un mare l'erba
    E leggero il mio pensiero vola e va
    Ho quasi paura che si perda

    Un cavallo tende il collo verso il prato
    Resta fermo come me
    Faccio un passo, lui mi vede, è già fuggito
    Respiro la nebbia, penso a te

    No, cosa sono? Adesso non lo so
    Sono un uomo, un uomo in cerca di sé stesso
    No, cosa sono? Adesso non lo so
    Sono solo, solo il suono del mio passo

    Ma intanto il sole tra la nebbia filtra già
    Il giorno come sempre sarà

  10. #355
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    Riferimento: Poesie

    Dicembre
    di Guido Gozzano

    Dalla profondità dei cieli tetri
    scende la bella neve sonnolenta,
    tutte le case ammanta come spettri;
    di su, di giù, di qua, di là, s’avventa,
    scende, risale, impetuosa, lenta,
    alle finestre tamburella i vetri…
    Turbina densa in fiocchi di bambagia,
    imbianca i tetti ed i selciati lordi,
    piomba dai rami curvi, in blocchi sordi…
    Nel caminetto crepita la bragia...

  11. #356
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    Riferimento: Poesie

    "Non hai idea"

    di Rumi

    Non hai idea di quanto sia stato difficile
    trovare un dono da portarti.
    Nulla sembrava la cosa giusta.
    Che senso ha portare oro ad una miniera d'oro,
    oppure acqua all'oceano.
    Ogni cosa che trovavo,
    era come portare spezie in Oriente.
    Non ti posso donare il mio cuore e la mia anima,
    perché sono già Tue.
    Così, ti ho portato uno specchio.
    Guardati e ricordami.

  12. #357
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    Riferimento: Poesie

    Bellissima

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  13. #358
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    Re: Poesie

    Dulce et decorum est
    di Wilfred Owen (1893-1918)

    Piegati in due, come vecchi accattoni sotto sacchi,
    con le ginocchia che si toccavano, tossendo come streghe, bestemmiavamo nel fango,
    fin davanti ai bagliori spaventosi, dove ci voltavamo
    e cominciavamo a trascinarci verso il nostro lontano riposo.
    Uomini marciavano addormentati. Molti avevano perso i loro stivali
    ma avanzavano con fatica, calzati di sangue. Tutti andavano avanti zoppi; tutti ciechi;
    ubriachi di fatica; sordi anche ai sibili
    di granate stanche, distanziate, che cadevano dietro.

    Gas! Gas! Veloci, ragazzi! – Un brancolare frenetico,
    mettendosi i goffi elmetti appena in tempo;
    ma qualcuno stava ancora gridando e inciampando,
    e dimenandosi come un uomo nel fuoco o nella calce…
    Pallido, attraverso i vetri appannati delle maschere e la torbida luce verde,
    come sotto un mare verde, l’ho visto affogare.

    In tutti i miei sogni, prima che la mia vista diventasse debole,
    si precipita verso di me, barcollando, soffocando, annegando.

    Se in qualche affannoso sogno anche tu potessi marciare
    dietro al vagone in cui lo gettammo,
    e guardare gli occhi bianchi contorcersi nel suo volto,
    il suo volto abbassato, come un diavolo stanco di peccare;
    se tu potessi sentire, ad ogni sobbalzo, il sangue
    che arriva come un gargarismo dai polmoni rosi dal gas,
    ripugnante come un cancro, amaro come il bolo
    di spregevoli, incurabili piaghe su lingue innocenti, –
    amica mia (*), tu non diresti con tale profondo entusiasmo
    ai figli desiderosi di una qualche disperata gloria,
    la vecchia Bugia: Dulce et decorum est
    pro patria mori.

  14. #359
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    Riferimento: Poesie

    Bellissima

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  15. #360
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    Re: Poesie

    Ninna nanna, nanna ninna,/ er pupetto vò la zinna:/ dormi, dormi, cocco bello,/ sennò chiamo Farfarello / Farfarello e Gujermone / che se mette a pecorone,/ Gujermone e Ceccopeppe / che se regge co le zeppe,/ co le zeppe d’un impero / mezzo giallo e mezzo nero.// Ninna nanna, pija sonno / ché se dormi nun vedrai / tante infamie e tanti guai / che succedeno ner monno / fra le spade e li fucili de li popoli civili.// Ninna nanna, tu nun senti / li sospiri e li lamenti / de la gente che se scanna/ per un matto che commanna;/ che se scanna e che s’ammazza / a vantaggio de la razza / o a vantaggio d’una fede / per un Dio che nun se vede,/ ma che serve da riparo / ar Sovrano macellaro./
    Chè quer covo d’assassini / che c’insanguina la terra / sa benone che la guerra / è un gran giro de quatrini / che prepara le risorse / pe li ladri de le Borse. // Fa la ninna, cocco bello, / finchè dura sto macello: / fa la ninna, chè domani / rivedremo li sovrani / che se scambieno la stima / boni amichi come prima.// So cuggini e fra parenti / nun se fanno comprimenti:/ torneranno più cordiali / li rapporti personali. // E riuniti fra de loro / senza l’ombra d’un rimorso,/ ce faranno un ber discorso / su la Pace e sul Lavoro / pe quer popolo cojone / risparmiato dar cannone!

    Trilussa.

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