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  1. #1

    valutazione comprensione linguistica

    Ciao a tutti,facendo una ricerca in internet mi sono imbattuta in questo sito...interessantissimo!!e da neofita quale sono,vi posto subito una domanda.
    nell'ambito di una valutazione di sospetto deterioramento cognitivo,ho deciso di sondare le abilità di linguaggio in comprensione e produzione tramite test dei gettoni e aat.
    il problema è che il protocollo del token test che mi ha passato la tutor ha delle correzioni che mi sembrano alquanto anomale poichè prevede correzioni solo in base alla scolarità e cutoff 29.sapete che ne pensate?sapete dirmi qualcosa in più?

  2. #2

    Riferimento: valutazione comprensione linguistica

    Ciao,

    dovresti chiedere alla tua tutor di quale taratura si tratta. Mi sembra strana una correzione per scolarità ma non per età.
    Sicuramente non è il Token Test di Spinnler e Tognoni (cutoff 26,5 e correzione per età e scolarità).

    Tieni poi presente che:
    - con il Token Test si valutano solo le abilità di comprensione linguistica (soprattutto il livello sintattico), e non quelle di produzione
    - Token Test e AAT sono indicati soprattutto nei casi di lesione focale in cui c'è il sospetto di afasia
    - l'AAT è una batteria completa e include un suo Token Test. Attenzione quindi a non somministrare due volte la stessa tipologia di test.

    Nel tuo caso (sospetto deterioramento cognitivo) io ci andrei molto cauto nel somministrare test del genere. A mio avviso:
    - l'AAT non avrebbe alcun senso, a meno che il sospetto sia una degenerazione lobare frontotemporale con chiari sintomi afasici
    - il Token Test potrebbe essere utile, ma un'eventuale esito patologico meriterebbe particolare considerazione. Non è detto che si tratti di un deficit di comprensione, ma può benissimo essere un problema di attenzione uditiva o memoria a breve termine (che non hanno nulla a che vedere con le pure abilità linguistiche).

    In merito a questa mia ultima considerazione, ti racconto un aneddoto. In passato mi è capitato di svolgere tirocinio in una struttura in cui il Token Test era addirittura "vietato". O meglio, veniva somministrato solo in caso di sospetta afasia.
    Per tutti gli altri casi, dicevano, non serviva a nulla, poichè le abilità comunicative (linguistiche e pragmatiche) sono valutabili tramite colloquio, non serve fare test. Tramite la conversazione riesci a capire se il paziente è "presente" a livello di interazione comunicativa, cioè capisce ciò che dici, risponde in modo adeguato, ecc..
    L'unico di test linguistico che somministravano ai non-afasici era la prova di denominazione.

    Mi rendo conto che si tratta di un approccio un po' estremo, però a mio parere si fonda su argomentazioni più che condivisibili, soprattutto quando si parla di deterioramento (in cui il deficit attentivo è spesso predominante e "sporca" un po' tutte le le altre funzioni).

  3. #3

    Riferimento: valutazione comprensione linguistica

    Citazione Originalmente inviato da psychocircus Visualizza messaggio
    Ciao,

    dovresti chiedere alla tua tutor di quale taratura si tratta. Mi sembra strana una correzione per scolarità ma non per età.
    Sicuramente non è il Token Test di Spinnler e Tognoni (cutoff 26,5 e correzione per età e scolarità).

    Tieni poi presente che:
    - con il Token Test si valutano solo le abilità di comprensione linguistica (soprattutto il livello sintattico), e non quelle di produzione
    - Token Test e AAT sono indicati soprattutto nei casi di lesione focale in cui c'è il sospetto di afasia
    - l'AAT è una batteria completa e include un suo Token Test. Attenzione quindi a non somministrare due volte la stessa tipologia di test.

    Nel tuo caso (sospetto deterioramento cognitivo) io ci andrei molto cauto nel somministrare test del genere. A mio avviso:
    - l'AAT non avrebbe alcun senso, a meno che il sospetto sia una degenerazione lobare frontotemporale con chiari sintomi afasici
    - il Token Test potrebbe essere utile, ma un'eventuale esito patologico meriterebbe particolare considerazione. Non è detto che si tratti di un deficit di comprensione, ma può benissimo essere un problema di attenzione uditiva o memoria a breve termine (che non hanno nulla a che vedere con le pure abilità linguistiche).

    In merito a questa mia ultima considerazione, ti racconto un aneddoto. In passato mi è capitato di svolgere tirocinio in una struttura in cui il Token Test era addirittura "vietato". O meglio, veniva somministrato solo in caso di sospetta afasia.
    Per tutti gli altri casi, dicevano, non serviva a nulla, poichè le abilità comunicative (linguistiche e pragmatiche) sono valutabili tramite colloquio, non serve fare test. Tramite la conversazione riesci a capire se il paziente è "presente" a livello di interazione comunicativa, cioè capisce ciò che dici, risponde in modo adeguato, ecc..
    L'unico di test linguistico che somministravano ai non-afasici era la prova di denominazione.

    Mi rendo conto che si tratta di un approccio un po' estremo, però a mio parere si fonda su argomentazioni più che condivisibili, soprattutto quando si parla di deterioramento (in cui il deficit attentivo è spesso predominante e "sporca" un po' tutte le le altre funzioni).
    ciao psychocircus,grazie per la risposta.
    La scelta di somministrare test per sondare comprensione/produzione è un po' forzata,nel senso che lì dove faccio il tirocinio,per i casi di deterioramento/mci,si usa una batteria di test volta a sondare tutti gli aspetti del funzionamento cognitivo,in modo da poter discriminare meglio,soprattutto relativamente al mci.
    Concordo sulla "ridondanza" delle informazioni desumibili,nel senso che sicuramente nel corso del colloquio e della valutazione ci si fa chiaramente un'idea delle competenze linguistiche e comunicative del paziente ma,come dire..la prassi è quella e come tirocinante va rispettata.
    comunque in questo caso specifico,dell'aat fa somministrare solo la prova di denominazione associata,appunto,al token test..al suo strano token test,e poi mmse,orologio,15 rey e prosa,corsi e span verbale,figura di rey,matrici,ac di milano

  4. #4

    Riferimento: valutazione comprensione linguistica

    certamente, capisco bene che in qualita di tirocinante devi seguire le indicazioni che ti danno, è una tappa che prima o poi facciamo tutti

    allo stesso tempo però sono felice nel constatare che anche tu hai maturato le mie stesse riflessioni. non fa mai male un po' di sana visione critica quando si tratta di costruire la propria identità professionale.

    rispetto all'elenco dei test che hai riportato, mi sembra un buon protocollo di valutazione, anche se non copre affatto le funzioni esecutive, nè quelle verbali (ad esempio i test di fluenza), nè le non-verbali (raven, weigl, e la torre di londra...).
    Personalmente non conosco il test "ac di milano", in cosa consiste?

  5. #5

    Riferimento: valutazione comprensione linguistica

    Si,ci sono,nell'elenco ho dimenticato di trascrivere fluenze,raven,all'occorrenza fab e moca.
    La pensiamo allo stesso modo,io sono in formazione,ho ancora molta strada da fare,mi muove la passione per questo lavoro e quando vedo che spesso viene ridotto a una mera somministrazione di test mi fa rabbia,siamo prima di tutto clinici,è il nostro occhio che fa la differenza!
    La AC di milano è un test che valuta l'aprassia costruttiva,consiste di una serie di immagini che il paziente devi copiare a mano libera

  6. #6

    Riferimento: valutazione comprensione linguistica

    Ok! Grazie del chiarimento. Allora sì, conosco quel test, io lo chiamo "copia di figure geometriche di Spinnler e Tognoni".
    Inizialmente il nome "AC di Milano" mi aveva fatto pensare a tutt'altro (...i tifosi di calcio capiranno a cosa mi riferisco )

    Si hai ragione, spesso il lavoro del neuropsicologo non viene valorizzato abbastanza e siamo visti come meri "somministratori di test".
    La cosa che più mi spaventa (e che mi fa rabbia) è che a volte sono gli stessi nostri colleghi (psicologi e neuropsicologi) ad avere questa idea.
    Sono convinti che è sufficiente sottoporre test..e voilà, il gioco è fatto.
    A mio parere i test sono l'ultima cosa, il lavoro si fonda sulle competenze cliniche e sulle conoscenze dei processi cognitivi e biologici; se mancano questi aspetti, manca tutto.

    [Sfogo #1] Non vedo l'ora che l'ordine nazionale regolarizzi questa professione, anche con un esame scritto se serve: chi è competente può esercitare, chi non lo è non può farlo, in questo modo eviterà di fare danni, in primis danni d'immagine.
    Mi sono rotto le scatole di assistere allo sputtanamento di una categoria professionale per colpa di colleghi poco preparati.

    [Sfogo #2] Nel caso della neuropsicologia (ma non solo), le colpe maggiore le hanno le università. In Italia purtroppo c'è ancora un'approccio "classico" allo studio della psicologia; la matrice (psico)biologica fa fatica a svilupparsi, e laddove si sviluppa crea l'eccezione.
    Dall'altra parte, invece, i piani di studi sono zeppi di corsi "extra" che non hanno alcun risvolto pratico nel mondo professionale, se non quello accademico. Mi riferisco ai corsi che attingono alla sociologia, filosofia e antropologia.
    Ma che senso ha, oggi, insegnare queste cose nelle facoltà di psicologia? Non sarebbe più utile inserire materie che hanno molta più rilevanza a livello lavorativo reale?
    La risposta è facile, ed è "Certo che sì". Ma così le persone non avrebbero bisogno di fare corsi di formazione e master dopo la laurea, quindi il business della formazione post-laurea scomparirebbe, ecco spiegato tutto.

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