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  1. #1

    Verso la professione di psicologo

    Diventare psicologo è un percorso lungo che presuppone un investimento sulla propria persona di conoscenza e consapevolezza su quello che si è, prima di iniziare a comprendere quello che sono gli altri. Il mio spunto di riflessione parte da un fatto che mi è capitato all’università in un corso di laurea magistrale: un ragazzo con un disturbo paranoide iscritto al corso ha iniziato a mandarmi messaggi offensivi estremamente espressivi del suo disturbo, p.e. mi ha detto che il nostro incontro avrà delle ripercussioni sulla sua vita e gli porterà molto male (specifico che ci ho parlato 5 minuti).
    La mia riflessione è molto semplice, può una persona che ha atteggiamenti lesivi nei confronti degli altri, figli di un disturbo retrostante, specializzarsi e abilitarsi alla professione di psicologo?
    Sicuramente questo accade, perché non si può vietare a nessuno di studiare la materia, anzi dovrebbe essere incentivata. Tuttavia, ci dovrebbe essere una identificazione del disturbo il più possibile precoce unita ad un percorso di psicoterapia che dovrebbe essere aperto a tutti gli studenti già in triennale. Infatti, non sono rari psicoterapeuti usciti bene da un disturbo mentale, tanto che poi né sono diventati grandi cultori e abili nella curare il disturbo che sono riusciti a debellare e controllare. Non vorrei essere frainteso, perché è un argomento molto delicato e mi rendo conto che alcune parole che ho scritto possono sembrare un po’ forti, questo è dovuto al fatto che in un “post” vorrei rendere chiaro il più possibile il concetto. Specifico, giusto per essere chiari, che per me la psicologia dovrebbe essere aperta a chiunque dagli 0 anni fino alla morte.
    Rifletto specialmente sul fatto che il “far finta di niente” che non ci siano ragazzi che possano avere dei problemi, sia peggio che intervenire, anzi è un rovesciamento dei principi della nostra carta deontologica. Appunto perché studiamo psicologia, non dovremmo aver paura di affrontare questi tipi di problemi invece, quando incontro questi ragazzi, mi rendo conto che molti intraprendono questo percorso universitario solamente per trovare delle risposte da soli, cosa assolutamente sbagliata, perché un manuale non permette di arrivare ad una risposta. Dovrebbe essere la facoltà di psicologia ad avere già di per sé i mezzi per sostenere un percorso terapeutico libero a tutti gli studenti, in modo da poter permettere agli stessi studenti di valutare ancora meglio la professione che sperano di fare usciti dall’ateneo e divenire consapevoli di loro stessi.
    L’università non formano un super-uomo perfetto in ogni suo comportamento, molto spesso nella mentalità comune questo viene frainteso, perché nell’immaginario comune si vede lo psicologo come un “dispensatore” di risposte, ma ciò non si verifica, perché quello che ci insegna la psicologia è appunto il valore dell’unicità, la grandissima varietà dell’essere umano che paradossalmente si riesce a racchiudere in alcune costanti, che sono tuttavia delle semplici linee guida.

    Se vi fosse capitato anche a voi, come avreste reagito? Cosa pensate a riguardo?
    Ultima modifica di Stepsicologiapa : 11-12-2014 alle ore 00.57.48

  2. #2
    Postatore Compulsivo L'avatar di arwen
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    Riferimento: Verso la professione di psicologo

    ciao
    hai ragione, ma purtroppo il discorso è molto ampio, e tocca un po' tutti i livelli della formazione: mentre facevo la scuola di psicoterapia una mia compagna è stata fermata perchè affetta da un franco disturbo psicologico, non intercettato da nessuno prima questa persona ora è psicologa, non psicoterapeuta, ma comunque può vedere pazienti e fare interventi di vario genere
    in un altro caso un collega che conoscevo "di vista" ha avuto uno scompenso psicotico: bene, questa persona aveva pazienti e collaborava con una struttura pubblica, e nessun collega tra quelli in contatto con lui ha fatto alcunchè per "fermarlo" almeno temporaneamente

    ...il discorso è complesso, perchè poi investe anche altre categorie professionali che svolgono un lavoro di "cura": un medico con un delirio paranoico può avere pazienti? e un infermiere?

    ...purtroppo la formazione universitaria è molto carente in questo: ci si basa molto sull'apprendimento delle "nozioni", e ci si dimentica che "curare" prima di tutto significa "prendere in carico la persona", e che per fare questo non è importante solo il sapere scientifico, ma anche e soprattutto il bagaglio umano che ciascuno di noi possiede

    a presto
    Chiara
    Dott.ssa Chiara Facchetti
    Ordine Psicologi della Lombardia n.12625


    Io credo che le pietre respirino. Non possiamo percepirlo con le nostre brevi vite.

    Siamo tutti nella fogna, ma alcuni di noi guardano alle stelle (Oscar Wilde)

  3. #3
    Banned
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    Riferimento: Verso la professione di psicologo

    Citazione Originalmente inviato da arwen Visualizza messaggio

    ...il discorso è complesso, perchè poi investe anche altre categorie professionali che svolgono un lavoro di "cura": un medico con un delirio paranoico può avere pazienti? e un infermiere?

    ...purtroppo la formazione universitaria è molto carente in questo: ci si basa molto sull'apprendimento delle "nozioni", e ci si dimentica che "curare" prima di tutto significa "prendere in carico la persona", e che per fare questo non è importante solo il sapere scientifico, ma anche e soprattutto il bagaglio umano che ciascuno di noi possiede

    a presto
    Chiara
    Sono d'accordo con le riflessioni che ponete.
    E' vero, nella nostra categoria professionale,come per altre (specialmente come quelle nominate da Arwen) la grossa lacuna è propria l'assenza di un percorso introspettivo adatto a capire se si è idonei o meno a svolgere una professione che richiede equilibrio mentale-emotivo, empatia, e altre qualità indispensabili per lavorare con efficacia sulle relazioni umane.
    Dovremmo essere tutti dotati di una giusta dose di autocritica per capire se possiamo intraprendere certi percorsi lavorativi, o se è meglio lasciare. Certo sarebbe auspicabile un aiuto da parte delle Università in questo senso, ma purtroppo tutto ricade sull'economia : se fossero previsti test di personalità per procedere verso la laurea, le università forse raggiungerebbero soltanto una fetta di iscritti, e quindi meno soldi alla struttura.
    Ultima modifica di Haidy2009 : 18-12-2014 alle ore 22.36.15

  4. #4

    Riferimento: Verso la professione di psicologo

    Il discorso che è stato portato avanti in questa discussione riguarda un argomento molto importante, del quale mi sono ritrovata a riflettere molto nell'ultimo anno, dato che frequento da neppure un mese il primo anno della triennale in Scienze e tecniche psicologiche ed è di fatto abbastanza recente la mia riflessione sul mio futuro. Dunque ritengo di non aver lasciato al caso la decisione di intraprendere questo percorso, ma quello che ho potuto osservare tra i miei coetanei è che la scelta di una strada dopo le scuole superiori sia dettata da tutta una serie di fattori che a mio avviso non riguardano veramente un'esplorazione delle proprie caratteristiche, positive o negative, dele proprie intime aspirazioni, e che non aprono ad un percorso veramente evolutivo, della persona e della professione. Da come mi è sembrato ciò che li ha spinti è stato soprattutto l'aspirazione ad avere un compenso ritenuto dai più elevato o di facile raggiungimento, oppure una qualche fantasticheria su possedere un ruolo "importante" e in un certo senso la fama che ne consegue, oppure semplicemente idealizzare la professione come se si trattasse della tipologia di una serie tv. La situazione diventa appunto tragica quando queste persone cresceranno e malaugaratamente non si interrogheranno profondamente su di sè, sullo scopo e sui mezzi, e quando avranno a che fare con gli altri essere umani, rivestendo magari una posizione di autorità, magari avendo a che fare di fatto con la salute altrui, questi soggetti, "accademicamente" addestrati (e spesso frustrati, ma è una mia opinione un po' generalizzante), rischieranno di rovinare o danneggiare invece di essere competenti a tutto tondo. Mi riferisco specialmente a medici, psicologi e, non meno importanti, insegnanti. Dunque secondo me il problema sorge già prima, già nelle scuole pubbliche, in cui non ti fanno porre delle domande ma ti insegnano solo a rispondere, e rispondere nei canoni stabiliti. Detto questo, vi chiedo se pensate ci sia la possibilità di fare qualcosa in merito.

    (P.S.: mi sembra doveroso precisare che queste riflessioni sono state fatte assieme ad una mia cara amica)
    Ultima modifica di Sortesque : 25-10-2016 alle ore 01.32.48

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