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  1. #1

    ricerca materiale su disturbo di personalita ossessivo-compulsivo

    Ciao a tutti come da titolo sto cercando materialesu questo argomento spero possiate essermi utili : da come diagnosticarlo a come gestirlo in psicoterapia. Appena riesco aggiungero i testi che gia sto consultando. Mi i teresserebbero molto dei casi clinici. Grazie

    Ragazzi vi spiego meglio la situazione : io ho questo disturbo, esattamente come da manuale mi sono presentato da uno psicoterapeuta e da un neurologo, dai quali sono ancora seguito , per problemi di depressione. Detto che studio medicina quindi i testi inerenti ai farmaci e manuali di psichiatria mi arrangio da solo. A voi chiedo casi clinici riguardanti questo disturbo e testi consigliati a terapeuti psicologi e chicchessia per affrontare pazienti con questa diagnosi: dato che a quanto pare non è ancora stato scritto il libro 'hai un disturbo di personalita ossessivo-compulsivo? Ecco cosa devi fare ' sono buon accetti qualsiasi tipo di consigli o se avete domande di ogni tipo fatele pure grazie.

    Sarei molto interessato anche alla vostra persona esperienza se avete avuto dei pazienti con disturbo della personalità ossessivo-compulsivo, magari in concomitanza con depressione e disturbo evitante . Quali sono stati i punti piu difficili da far superare al paziente : probabilmente sono gli stessi che sto o dovrò affrontare io quindi credo sia d aiuto conoscerli. Grazie
    Ultima modifica di crissangel : 15-12-2014 alle ore 14.26.30

  2. #2
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    Riferimento: ricerca materiale su disturbo di personalita ossessivo-co

    Ciao e benvenuto nel forum di Opsonline

    Devo ammettere che la tua richiesta viaggia per così dire "sul filo" rispetto alla tipologia del nostro forum e al suo regolamento, perchè le sezioni dedicate alla professione e agli ambiti tematici non consentirebbero di trattare aspetti personali. Questo a tutela delle persone che, spinte dalla curiosità e dalla voglia di sapere, arrivano nel forum e cercano indicazioni e risposte relative a se stesse e al proprio mondo interno e per evitare che gli utenti che animano il forum si lascino andare a considerazioni e valutazioni (magari con valenza diagnostica) che non possono essere gestite e contenute nella stessa maniera in cui lo sarebbero all'interno di un contesto terapeutico faccia a faccia.

    Detto questo, tu parti con una premessa specifica, ossia quella di avere già un disturbo di personalità diagnosticato. Mi chiedo: sei giunto tu ad una auto diagnosi sulla base di un rispecchiamento e di una connessione tra i sintomi letti sui manuali e quelli che tu ritrovi in te stesso o sono stati i professionisti cui ti sei rivolto a fare diagnosi? In ogni caso, rimango un po' perplesso dalla tua richiesta...non certo perchè umanamente io non la comprenda, anzi, ma per il fatto che, sebbene tu dica di essere seguito da uno psicoterapeuta e da un neurologo, è come se sentissi la necessità di farti carico da solo anche dell'aspetto terapeutico.
    Chiaramente alla base di una diagnosi c'è un pattern di osservazioni e di segni e sintomi che portano in una certa direzione e che sono sperimentati in qualche misura da tutte le persone che ricevono quella diagnosi; ma funzionalmente siamo tutti diversi, viviamo in contesti relazionali diversi, abbiamo una individualità che è nostra e che si incontra con quella del terapeuta per dare vita ad una relazione terapeutica che è in qualche modo unica. Non è quindi affatto detto che di fronte ad un "vademecum" dello specifico disturbo o ad un manuale, per quanto esaustivo, tu ritroverai necessariamente punto per punto le tappe e le strategie per gestirlo. Anzi questo potrebbe paradossalmente sviarti, influenzandoti nell'interpretazione di ciò che ti accade e ti caratterizza in determinate situazioni col rischio di vedere tutto sotto "l'ottica del disturbo" per una tua necessità di avere il controllo su di esso e finendo quindi per averlo troppo presente, troppo vicino...quando invece le cose, secondo me, per essere viste nella giusta misura e prospettiva, devono stare ad una distanza che non sia nè troppo vicina nè troppo lontana. Credo che il tempo e lo spazio della psicoterapia sia una buona dimensione per avere l'occasione di affrontare le questioni alla loro giusta distanza, o almeno quella per te più funzionale.
    Se hai fiducia delle tue figure terapeutiche di riferimento, prova a lasciare che il tutto venga gestito da te e loro assieme.

    Detto questo, mi è capitato qualche volta di lavorare con delle persone che avevano tratti ossessivi, una in particolare presentava tratti ossessivi ed evitanti, emersi sia dai colloqui sia dalla somministrazione di scale sotto forma di interviste strutturate che ho fatto somministrare ad una collega. Di questa persona mi colpiscono alcuni aspetti: il potere che lei conferisce agli altri che le fa mettere in dubbio, a volte, la sua capacità di comprensione e di interpretazione degli eventi; i sensi di colpa (sconfinando talvolta in una sorta di pensiero magico); la sua meticolosità e attenzione che spesso la fanno passare per una persona lenta nell'eseguire le operazioni richieste al lavoro e caratterizzata da una attenzione eccessivamente analitica e focalizzata sul dettaglio ma non abbastanza elastica da passare dal particolare al generale e viceversa...a volte per questo le sembra di essere stupida e di avere poca memoria e altro ancora...

    Per arrivare alla fine prendendo comunque in considerazione tutte le tue domande, in questa sezione del portale di Ops sono raccolti alcuni casi clinici. Te li indico perchè comunque sono delle risorse pubbliche che il sito mette a disposizione ai suoi iscritti; tuttavia, magari mi sbaglio, come ti dicevo sopra, ho l'impressione che tu voglia assumere su di te anche il ruolo di terapeuta...e su questo mi sento di metterti comunque in guardia, sia per una questione di competenze professionali, sia per una questione di benessere e di efficacia del processo di cura
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  3. #3

    Riferimento: ricerca materiale su disturbo di personalita ossessivo-co

    Grazie innanzitutto premetto di non volere sinceramente sostituirmi al terapeuta, nel senso che non ho neppure compreso benissimo la sua figura!!! Cioè io son li sdraiato che parlo a volte commenta a volte dice una parola a volte tace... diciamo che cmq è sicuramente utile la sua figura e il percorso che sto facendo. Sono a conoscenza del fatto che raramente un paziente corisponda a un preciso profilo di disturbo di personalità però ho riconosciuto buona parte dei tratti del disturbo di personalità ossessivo-compulsivo. La diagnosi generale di disturbo di personalità era stata fatta dal neurologo , poi questa 'auto-diagnosi', per quel che vale, si è mostrata utile per centrare alcuni punti chiave con il terapeuta come l importanza delle emozioni (personalmente le ritenevo inutili e da evita in ogni caso) o l assurdita di una continua ricerca della perfezione, e anche le probabili cause cioè un esasperazione di leggi morali (di stampo religioso) che seguivo da piccolo.detto questo grazie di aver dato il 'taglio' giusto alla risposta ora darò un occhiata ai casi clinici.




    Per quanto rigurda il tuo dubbio, credo fondato di una possible danno nel lavoro di terapia di un cercare di essere sia paziente che terapeuta ne hai esperienza diretta? Spero di non farlo involontariamente.

    Invece hai o altri hanno avuto esperienze con pazienti che si sono posti in questo modo nella terapia? Io mi sto ponendo in questo modo da circa un mese cioè quando mi sono chiarito che questa fossa una malattia null altro. Non volendo esagerare resto sull esempio del valore delle emozioni mi era chiaro come fossero necessarie ma insistevo come fosse altrettanto necessario cercare di evitarle e come in qualche maniera tutti gli altri sbagliassero ad accettarle.

    Ho cercato di non uscire dal seminato, i miei sono soltanto esempi, trattero il mio caso specifico personalmemte con il mio terapeuta grazie.



    Le cose lette per ora che ho trovato utili sono state : l'io e i meccanismi di difesa di anna f.
    alcuni manuale di psichiatria dove ho trovato utili la definizione dei vari disturbi e consigli ai terapeuti nel trttare questi casi, un manuale di psicologia sociale ( interessante rapporto tra atteggiamento e comportamento, e interessantissima la spiegazione del meccanismo di pensare ad es. "non potro mai essere amato" e sua inevitabile riscontro")
    Ultima modifica di la leggenfa : 15-12-2014 alle ore 18.43.18

  4. #4
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    Riferimento: ricerca materiale su disturbo di personalita ossessivo-co

    Citazione Originalmente inviato da la leggenfa Visualizza messaggio
    Grazie innanzitutto premetto di non volere sinceramente sostituirmi al terapeuta, nel senso che non ho neppure compreso benissimo la sua figura!!! Cioè io son li sdraiato che parlo a volte commenta a volte dice una parola a volte tace...
    Ecco, questo potrebbe essere un aspetto da approfondire: il percorso di psicoterapia è molto impegnativo anche e soprattutto dal punto di vista emotivo. Gli effetti positivi della terapia si vedono e si apprezzano nel tempo, poichè ci vuole tempo per affrontare, riconoscere, elaborare, decostruire e ricostruire. La metacomunicazione, ossia comunicare sulla relazione all'interno della relazione, è senz'altro utile, anche per capire meglio quale percorso si sta affrontando

    Per quanto rigurda il tuo dubbio, credo fondato di una possible danno nel lavoro di terapia di un cercare di essere sia paziente che terapeuta ne hai esperienza diretta? Spero di non farlo involontariamente.
    Tu parli di danno, io ho parlato di un influenza che può sviare". Brevemente: per mia formazione sono maggiormente proteso e interessato a una dimensione maggiormente descrittiva e funzionale. Credo che una diagnosi abbia la sua importanza, anche nell'ottica di una dimensione multidisciplinare della presa in carico di una persona che presenta un disturbo psicopatologico, ma credo sia maggiormente proficuo liberarsi, almeno in terapia, dell'etichetta per concentrarsi su come una persona funziona per non rischiare di vedere tutto in funzione della patologia. Credo che psicologicamente questo cambio di prospettiva restituisca un senso di maggior libertà e una maggiore consapevolezza di poter fare qualcosa per superare certi sintomi. Almeno questo è ciò che ho riscontrato seguendo dei pazienti seguiti anche dal Servizio territoriale di psichiatria dove, anche per mancanza di tempo e risorse, oltre alla diagnosi e al supporto farmacologico non veniva offerto altro.
    Torno a ripetere che è umano, a maggior ragione per uno studente di medicina che sta costruendo il suo background di conoscenze e il suo modus operandi relativamente alla patologia, cercare di informarsi, individuare il problema, dargli un nome e cercare di debellare ciò che l'etichetta diagnostica indica come malattia. Va tenuto però presente che il percorso di terapia è prima di tutto un percorso relazionale, che viene percorso in due, all'interno del quale ci sono ruoli differenti (solo uno dei due è il terapeuta) e ognuno è responsabile per il proprio ruolo.
    Ovviamente tu in terapia hai il diritto di portare ciò che ti senti di portare, compresa la tua voglia di sapere, di conoscere e di gestire quello che ti sta accadendo e sta al terapeuta accogliere il tutto.

    Le cose lette per ora che ho trovato utili sono state : l'io e i meccanismi di difesa di anna f.
    alcuni manuale di psichiatria dove ho trovato utili la definizione dei vari disturbi e consigli ai terapeuti nel trttare questi casi, un manuale di psicologia sociale ( interessante rapporto tra atteggiamento e comportamento, e interessantissima la spiegazione del meccanismo di pensare ad es. "non potro mai essere amato" e sua inevitabile riscontro")
    Vorrei consigliarti un testo di una autrice distante dal modello di riferimento del tuo terapeuta (se non ho letto male credo sia uno psicoanalista o comunque di stampo psicodinamico) ma che secondo me potrebbe tornarti utile: "La mente prigioniera" di Lorenzini e Sassaroli, edito dalla Cortina. La Sassaroli è direttrice di una scuola di specializzazione in psicoterapia ad orientamento cognitivo comportamentale (approccio che non mi appartiene) e questo testo veniva (credo ancora oggi) usato come riferimento teorico per il primo anno. Offre diversi spunti, compreso un protocollo terapeutico, per affrontare in terapia i diversi disturbi, tra cui anche quello ossessivo compulsivo.
    Penso che per il tipo di richiesta che hai fatto ti potrebbe tornare utile
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