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  1. #16
    Partecipante Leggendario L'avatar di Lyanne
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    16-06-2007
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    Riferimento: Dubbio sulla deontologia

    Al contrario, credo piuttosto che molti psicologi che operano in situazioni di sofferenza e difficoltà si trovino a contatto con persone che soffrono proprio per il genere di costrizione, di omologazione e di finta libertà che si respira.
    Di fronte a questo come si pone lo psicologo? Sentendosi costretto a sua volta? Rendendo conto a..chi, pensando ai pregiudizi che ci possono essere? Può anche darsi che ci siano, ma se un professionista si forma e opera con correttezza e serietà, cosa ce ne importa? Se è troppo attento a quello che accade all'esterno, come può avere una buona attenzione verso quello che succede nel momento in cui è con il paziente, e come può "rispondere" a ciò che per il paziente può essere un problema, se lui stesso, in un certo senso, si sente vittima del sistema e dei suoi standard?

  2. #17
    Partecipante
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    23-05-2013
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    Riferimento: Dubbio sulla deontologia

    Rispetto al pz lo psicologo si pone certamente in un'ottica di tutela della sua libertà e della sua soggettività al di là dello stereotipo sociale che potrebbero suscitare determinate condizioni, ma questo riguarda il suo operato come professionista, così come il discorso sul fatto che non vi siano commistioni durante l'attività, e non vi sono dubbi. Come non vi sono dubbi sul fatto che smesso il cappello di psicologo, per parte mia, si può credere e praticare qualsiasi attività.

    Per quanto riguarda la mia riflessione, non é tanto il problema di essere condizionati dall'esterno o dalla società, quanto l'opposto. In sintesi, io credo che se si venisse a sapere quanto scritto all'inizio della discussione, ci sarebbe comunque una ripercussione a livello pubblico che condizionerebbe la fiducia o la sfiducia nel nostro operato non come singolo (non metto in discussione la professionalità o l'efficacia del collega in questione e neppure mi interessa giudicare quello che fa) ma come categoria. Consideriamo ad esempio con quanta incidenza, ancora oggi, non si conosce la differenza tra le varie figure professionali della salute mentale e quante sono le professioni che esercitano al confine con la nostra generando confusione nell'utenza.

  3. #18
    Partecipante Leggendario L'avatar di Lyanne
    Data registrazione
    16-06-2007
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    vivo a Genova
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    2,302

    Riferimento: Dubbio sulla deontologia

    Citazione Originalmente inviato da Wowchenick Visualizza messaggio
    Per quanto riguarda la mia riflessione, non é tanto il problema di essere condizionati dall'esterno o dalla società, quanto l'opposto. In sintesi, io credo che se si venisse a sapere quanto scritto all'inizio della discussione, ci sarebbe comunque una ripercussione a livello pubblico che condizionerebbe la fiducia o la sfiducia nel nostro operato non come singolo (non metto in discussione la professionalità o l'efficacia del collega in questione e neppure mi interessa giudicare quello che fa) ma come categoria. Consideriamo ad esempio con quanta incidenza, ancora oggi, non si conosce la differenza tra le varie figure professionali della salute mentale e quante sono le professioni che esercitano al confine con la nostra generando confusione nell'utenza.
    Secondo me si sopravvaluta l'effetto che una singola notizia può avere e a volte le si dà troppo risalto, ottenendo magari l'effetto opposto rispetto a quanto si vorrebbe. Credo inoltre che diamo troppa importanza all'immagine pubblica, pensando che questa possa fare la differenza nel far sì che una persona si rivolga o meno ad uno psicologo. Può darsi che un certo effetto ce l'abbia, ma non credo sia determinante. Forse siamo troppo concentrati su numeri, standard, indici, confronti, "share", in questo, purtroppo, condizionati da televisione e marketing.
    Credo che nello stare così attenti a ciò che può minare la "figura dello psicologo" ci sia anche una certa fragilità, una certa insicurezza, con cui gli psicologi vedono la propria categoria. Questo può portare a sopravvalutare i pericoli esterni (le altre figure professionali, l'opinione che possono avere gli altri, il "come ci vedono", ecc), creando una percezione distorta della realtà.
    Credo invece, ma è una mia percezione, che si basa su quello che osservo e vedo intorno a me, che la situazione non sia così brutta come la si dipinge, tutt'altro.

  4. #19
    Partecipante
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    23-05-2013
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    Riferimento: Dubbio sulla deontologia

    Citazione Originalmente inviato da Lyanne Visualizza messaggio
    Secondo me si sopravvaluta l'effetto che una singola notizia può avere e a volte le si dà troppo risalto, ottenendo magari l'effetto opposto rispetto a quanto si vorrebbe. Credo inoltre che diamo troppa importanza all'immagine pubblica, pensando che questa possa fare la differenza nel far sì che una persona si rivolga o meno ad uno psicologo. Può darsi che un certo effetto ce l'abbia, ma non credo sia determinante. Forse siamo troppo concentrati su numeri, standard, indici, confronti, "share", in questo, purtroppo, condizionati da televisione e marketing.
    Credo che nello stare così attenti a ciò che può minare la "figura dello psicologo" ci sia anche una certa fragilità, una certa insicurezza, con cui gli psicologi vedono la propria categoria. Questo può portare a sopravvalutare i pericoli esterni (le altre figure professionali, l'opinione che possono avere gli altri, il "come ci vedono", ecc), creando una percezione distorta della realtà.
    Credo invece, ma è una mia percezione, che si basa su quello che osservo e vedo intorno a me, che la situazione non sia così brutta come la si dipinge, tutt'altro.
    Per quella che é la mia esperienza e visione, indubbiamente più pessimistica della tua, vedo che ci troviamo in un momento di seria difficoltà come categoria professionale, e nel settore pubblico che privato anche in diversi ambiti diversi da quello clinico. Non credo che siamo così concentrati sui numeri e sullo share, perchè si continua a dire che non sappiamo pubblicizzarci e che dovremmo leggere "le domande" attuali. Quindi o lo facciamo male, oppure non l'abbiamo mai fatto, e io stesso non credo che la soluzione sia questa.

    Non so se ci sentiamo "fragili" o se abbiamo ancora il vecchio complesso di scienza debole, e che per questo abbiamo timore di ciò che può minare la nostra figura; o meglio forse noi l'abbiamo risolto ma é quello che probabilmente rimandiamo all'esterno. Credo che abbiamo così innumerevoli ambiti di applicazione che vi sia ancora molta confusione sia da parte nostra che dalla cosiddetta società, nel comprendere cosa esattamente facciamo.

    Comunque, per non deviare dal discorso iniziale, tutto questo per dire che anche un fenomeno "anomalo" benché non illecito rispetto al codice deontologico, non solo può aumentare la confusione e il preguidizio (che ancora esiste) rispetto alla nostra figura, ma ancora peggio, può prestare il fianco ad eventuali manipolazioni o strumentalizzazioni, proprio rispetto ad una figura professionale quale la nostra, che si autodetermina come professionista della relazione e che lavora soprattutto attraverso la relazione e l'intersoggettività.

  5. #20
    L'avatar di Duccio
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    25-06-2002
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    Riferimento: Dubbio sulla deontologia

    Quanti psicologi per pagarsi la scuola la sera lavorano al pub o al ristorante? Quanti psicologi fanno i commessi o altri lavoro perchè nei primi anni non riescono ad avere un reddito minimo anche lontanamente utile per sopravvivere?
    E' decoroso fare il commesso in un locale?
    E' decoroso magari lavorare in discoteca e fare la ragazza immagine o ballare sul cubo ?
    Chi ha scritto i criteri di decoro dei vari mestieri?
    Secondo il concetto di chi pensa all'opinione pubblica siamo anche qui nella soggettività più completa... citandoti... "se si venisse a sapere che uno psicologo..." e aggiungo.... lavora come cassiere part time.. vuol dire che la sua professionalità è talmente scarsa o che la sua professione è talmente inutile che manco riesco a sopravvivere con il suo lavoro ma gli tocca battere gli scontrini al supermercato...
    Secondo me i discorsi fatti sono tutti discorsi molto teorici e molto basati su questo concetto di opinione pubblica talmente ampio e arbitrario che è impossibile considerarlo in maniera certa e sicura..
    Anni fa parlando con uno psicologo del lavoro che lavora in una multinazionale mi disse che a lui sarebbe piaciuto di tanto in tanto fare anche cose più "leggere" come andare a fare volantinaggio ecc perchè gli piace il contatto con le persone ecc ma che non potrebbe più farlo in quanto avrebbe cozzato con la sua professionalità....
    Io non credo che l'immagina pubblica dello psicologo venga danneggiata... l'immagine pubblica è quella che deriva dai media dalle notizie da quello che viene ufficialmente e ufficiosamente tramite anche organi non ufficiali riversato sulla popolazione..
    Pensate che il pregiudizio sugli psicologi e su quello che possono fare/non fare è anche insito molto nella categoria stessa....
    Tempo fa ebbi una discussione con una psicologa sul tema dei gruppi di auto aiuto e lei trovava contraria alla deontologia che i gruppi di auto aiuto potessero autogestirsi e fare da soli senza esterni....(per dire ... non lo sapeva manco lei che certe cose dovrebbero conoscerle)... Oppure quanti psicologi non riesco ad uscire dal loro ambito clinico senza conoscere gli altri e enormi e numerosi ambiti di applicazione della psicologia?
    Insomma il pregiudizio e l'ignoranza è qualcosa di molto presente anche all'interno della categoria.. preoccuparsi che lo psicologo X che vende le banane al mercato della provincia di cuneo.. se si sapesse.. causerebbe un danno all'immagine pubblica dello psicologo... mi fa un po' sorridere... di fronte a tutti i pregiudizi e l'ignoranza che circola anche fra gli psicologi stessi..

  6. #21
    Partecipante Figo L'avatar di anturium_rosa
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    01-02-2008
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    Riferimento: Dubbio sulla deontologia

    Citazione Originalmente inviato da Duccio Visualizza messaggio
    "se si venisse a sapere che uno psicologo..." e aggiungo.... lavora come cassiere part time.. vuol dire che la sua professionalità è talmente scarsa o che la sua professione è talmente inutile che manco riesco a sopravvivere con il suo lavoro ma gli tocca battere gli scontrini al supermercato...
    .. preoccuparsi che lo psicologo X che vende le banane al mercato della provincia di cuneo.. se si sapesse.. causerebbe un danno all'immagine pubblica dello psicologo... mi fa un po' sorridere... di fronte a tutti i pregiudizi e l'ignoranza che circola anche fra gli psicologi stessi..
    Io facevo parte di quel gruppo di psicologi che la pensava così, avevo paura a cercare un altro lavoro perchè temevo che se fossi stata vista da un mio paziente avrei perso credibilità...ora mi rendo conto che erano tutte cavolate. Personalmente lavoro pochissimo come libera professionista e in parole povere "non ci mangio", pertanto ho messo da parte luoghi comuni e pregiudizi e oltre a fare la psicologa guido i pulmann gran turismo. Se un mio paziente prendesse uno di questi pulmann? Pazienza....gli direi con un sorriso "sono tempi duri per tutti e io mi do da fare". Stop! Se perdo il paziente solo perchè mi vede fare un altro lavoro significa che probabilmente quella persona lì l'avrei persa comunque più avanti....non appena fosse uscita dal cilindro una scusa per interrompere.
    Riguardo al cartomante la penso un po' diversamente, ma più che altro perchè è una professione intorno alla quale ruotano tanti inganni e spesso truffe, pertanto forse non è il massimo per la nostra immagine, ma forse dipende da tante cose...boh

  7. #22
    Neofita
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    Riferimento: Dubbio sulla deontologia

    Penso che se questa persona dovesse mai pubblicizzare la sua professione nell'ambito di una lettura di carte la cosa sarebbe piuttosto grave


    Non piangere perché è finita, sorridi perché è accaduto

  8. #23
    Partecipante
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    23-05-2013
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    Riferimento: Dubbio sulla deontologia

    Che dire..."Se si venisse a sapere che..." Uno psicologo vende banane al mercato in provincia di CN, ciò potrebbe essere un fenomeno curioso e drammatico allo stesso tempo, non tanto per il fatto che vende banane, quanto per il fatto che ci obbliga a chiederci come mai non possa sopravvivere facendo quello per cui ha investito passione, tempo, soldi e risorse: questo secondo me non é decoroso.
    Così come per lo psicologo, o qualisvoglia altra categoria professionale, che per sostentarsi deve fare anche il cameriere, l'imbianchino, l'educatore o altro. Situazioni anomale, curiose o drammatiche che dir si voglia ma purtroppo numerose ed attuali. Anche in questi casi non mi verrebbe la tentazione di scomodare la deontologia, così come non l'ho scomodata per il caso in questione, perchè non è contemplata all'interno di essa come situazione. Infatti ritengo che non sia una questione deontologica perché non esiste commistione in questo caso.

    Ora, pur muovendoci nel campo dell'arbitrarietà, perché é nata una domanda e una serie di riflessioni da questo caso e non da altri?
    Non so se alla fine sia una questione di decoro ma vero é che la domanda iniziale é stata posta sotto il profilo deontologico, ma, appurato che non é di sua pertinenza, credo che abbia suscitato un dibattito non tanto sulla dignità o meno delle professioni, ma su quella specifica attività in presunta "commistione" con la nostra.

    Ora, posto che la dissonanza rispetto a questo caso se la risolve la persona interessata, così come ciascuno si risolve (me compreso) la frustrazione di fare altro rispetto a quello che vorrebbe fare originariamente, ho posto e mi sono posto una domanda "sociale" poiché quella professione (credo, riconosciuta generalmente come illecita ad esclusione di alcune interpretazioni) ha a che fare con la gestione di domande, sofferenze, bisogni, conflitti e angosce delle persone in condizione di bisogno e in difficoltà, potenzialmente manipolabili, a scopo di lucro. Ma anche una branca sostanziale della psicologia, come quella clinica, opera su un terreno analogo, intendendo per analogo: bisogni, sofferenze, angosce di persone in difficoltà che chiedono aiuto.

    Ovviamente sono due cose diverse e distinte ma il mio pre-giudizio é per quello per cui un fenomeno di tal genere possa generare un ulteriore pregiudizio nei nostri confronti, e credo che già ve ne siano abbastanza.

  9. #24
    Partecipante Figo L'avatar di anturium_rosa
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    Riferimento: Dubbio sulla deontologia

    Citazione Originalmente inviato da Wowchenick Visualizza messaggio
    Che dire..."Se si venisse a sapere che..." Uno psicologo vende banane al mercato in provincia di CN, ciò potrebbe essere un fenomeno curioso e drammatico allo stesso tempo, non tanto per il fatto che vende banane, quanto per il fatto che ci obbliga a chiederci come mai non possa sopravvivere facendo quello per cui ha investito passione, tempo, soldi e risorse: questo secondo me non é decoroso.
    Così come per lo psicologo, o qualisvoglia altra categoria professionale, che per sostentarsi deve fare anche il cameriere, l'imbianchino, l'educatore o altro. Situazioni anomale, curiose o drammatiche che dir si voglia ma purtroppo numerose ed attuali.
    Il mio caso è proprio così! Hai ragione non è decoroso che io come psicologa (o altri psicologi) sia costretta a fare l'autista (o vendere banane), ma è ancora meno decoroso che io come persona non riesca a pagare l'affitto se non facessi quel "secondo" lavoro.
    Purtroppo è una situazione diffusa anche in altre categorie, forse giusto gli ingegneri riescono a fare gli ingegneri, ma negli altri settori mi sembra che sia davvero dura. Il problema comunque va ben oltre questo, il problema è che sulla nostra professione ci sono già tanti pregiudizi e ci si muove su un campo minato, pertanto situazioni (peraltro reali) come queste sicuramente non aiutano.
    Credo anche che verso la nostra professione manchi il rispetto del nostro ruolo e i primi fra tutti a mancarci di rispetto sono proprio gli altri professionisti della sanità (almeno nella mia città è così) e quindi poi come possiamo aspettarci rispetto e riconoscimento dall'utenza? Inoltre sono convinta che in parte siamo anche noi psicologi ad alimentare un po' la cosa. Ad esempio, perchè alcuni colleghi fanno il primo colloquio gratuito? E perchè se vado invece a fare una prima visita da un medico qualsiasi non solo non è gratuita, ma costa addirittura più delle visite successive?
    Alcuni diranno che non fanno pagare perchè magari è solo una consulenza, ok! Quindi significa che per una consulenza non si mettono a disposizione professionalità e competenze? Quindi può essere pure gratis? Oppure noi le competenze e la professionalità ce le mettiamo, ma ci manchiamo talmente tanto di rispetto da soli al punto da accettare di lavorare gratis, perchè le persone si aspettano che lo psicologo sia una specie di missionario, e se ci facciamo pagare sembra che ce ne approfittiamo e lucriamo sul dolore della gente! E l'oncologo allora? Lucra anche lui? Il chirurgo? Il negoziante che vende alimentari? Lucra su chi ha fame? Insomma credo che ci si debbano togliere tante menate e sicuramente dobbiamo cominciare noi per primi a trattare la nostra professione con rispetto

  10. #25
    Partecipante Super Esperto L'avatar di studentessaa
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    Riferimento: Dubbio sulla deontologia

    purtoppo poi si dovrebbe trovare un paziente o persona con la mente aperta e che non ti giudichi per il solo fatto che fai un altro lavoro per pagare le bollette!! tutto qui!

  11. #26
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    Riferimento: Dubbio sulla deontologia

    Al riguardo, ribadisco che non credo sia causa di ulteriore pregiudizio il fatto che si sappia che lo psicologo faccia un secondo lavoro, uanto il fatto che possa fare un secondo lavoro un pò ambiguo e fumoso; in questo caso quello del cartomante.

    In ordine al fatto che non ci si faccia pagare la prima seduta, non credo sia indice di mancanza di auto-rispetto. Credo piuttosto che possa essere una scelta motivata da ragioni di tipo etico piuttosto che pubblicitarie più o meno condivisibile. D'altronde,. se pensiamo alla mole di approcci e di scuole di pensiero anche questa scelta non mi stupisce.

    Infine, sempre in relazione al fatto di farsi pagare o meno la prima seduta, pensavo che in qualche modo questo possa avere un senso specifico proprio per noi rispetto alle altre professioni di aiuto, verso le quali siamo in una posizione privilegiata. Nel senso che noi abbiamo la possibilità di dire al pz che ci prendiamo n° sedute per valutare ed avere un quadro apprezzabile della situazione, al termine delle quali restituiremo la domanda, una proposta terapeutica o anche un eventuale invio ad altro professionista (medico o psicologo) con cui collaborare oppure non collaborare: per quest'ultimo caso noi abbiamo il diritto ed il dovere di capire in primo luogo se possiamo essere in grado di aiutare noi il pz, oppure se, per n° motivi (inclinazioni personali, abilità, esperienza, approccio, ecc.) é consigliabile per lui un professionista più adatto. Questo spazio di manovra rispetto alla domanda del pz, secondo me potrebbe giustificare anche la scelta di non farsi pagare la prima seduta.

    Che ne pensate?

  12. #27

    Riferimento: Dubbio sulla deontologia

    ciao a tutti,
    chiedo se possibile un parere rispetto a una richiesta portata da una mia pz che ha iniziato un percorso di sostegno psicologico con me da qualche mese a seguito della separazione a breve dal marito.
    ora chiede se lei e il marito possono essere seguiti da me x "sostegno genitoriale" a fronte della necessità di dare la notizia della separazione ai bambini (insieme). è possibile accogliere la richiesta dal punto di vista deontologico? o sarebbe meglio inviarli ad altro professionista e continuare a seguire solo la moglie come sto facendo (io sono più propensa per la seconda ipotesi)....
    cosa ne pensate?
    grazie, ciao

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