Originalmente inviato da
Lyanne
Buongiorno a tutti,
premetto che posso sbagliarmi, in fondo lo scritto nudo e crudo non può avvalersi del contesto non verbale, ma la relazione diretta scuola --> guadagno, che ho percepito dalle parole di caramellina84, mi ha lasciato abbastanza perplessa, così come l'espressione "clienti paganti" (non tanto per clienti, utilizzata in alcuni orientamenti teorici, anche se io preferisco pazienti, quanto per "paganti").
A me è subito venuta in mente l'immagine del paziente visto come portatore (o non portatore) di "sghei".
Provo a comprendere le difficoltà che si possono incontrare nel lavoro e su cui possono incidere molti fattori, tuttavia, quando leggo, a volte mi viene un sussulto: penso infatti che l'ottica strumentale, strettamente pragmatica, sia nociva, in generale e in maniera specifica nel campo delle professioni di aiuto.
A questo proposito mi vengono in mente due cose:
1) il fatto che una scelta di formazione o di non formazione (non necessariamente la specializzazione) venga intrapresa principalmente sulla base di una prospettiva di futuro guadagno, quale influenza può avere sulla soddisfazione del proprio studio/lavoro?
2) la persona che si rivolge ad uno psicologo può lamentare, tra le varie difficoltà, anche la sensazione spiacevole di essere sfruttata (nelle relazioni familiari, sentimentali, sul lavoro), considerata solo come un "limone da spremere".
Il fatto di essere visto e guardato, come persona, nella relazione, è importantissimo (parlo da paziente).
Credo che sia importante, in generale, e soprattutto nei lavori di tipo sociale, uscire dall'ottica ristretta "dell'utile che posso avere".