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Visualizzazione risultati 1 fino 9 di 9
  1. #1
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    La terapia di stimolazione cognitiva: un intervento efficace per la pe

    La terapia di stimolazione cognitiva: un intervento efficace per la persona con demenza. Programma base e di mantenimento della Cognitive Stimulation Therapy (CST).
    Qualcuno ha questo libro?lo consigliereste?
    Ho sentito di una versione su tablet della CST che il paziente può fare anche a casa seguito da educatore o caregiver. Qualcuno ne sa qualcosa? è già disponibile?
    grazie

  2. #2

    Riferimento: La terapia di stimolazione cognitiva: un intervento effic

    Non conosco il libro, ma leggendo l'indice e l'introduzione posso azzardare un'ipotesi.
    Penso descriva l'approccio di stimolazione cognitiva utilizzato da Spector e Wood, celebri per aver dimostrato con una review Cochrane l'efficacia della CST nel declino cognitivo lieve/lieve-moderato.

    Potrebbe essere sicuramente utile per avere un'infarinatura generale dell'argomento.
    Tieni presente che stimolazione cognitiva non è un marchio registrato, ma semplicemente un contenitore che al suo interno include diversi approcci (un po' come la parola psicoterapia), c'è il metodo di Spector, la ROT, la terapia della reminescenza, il training cognitivo, ecc. volendo anche la terapia occupazione può essere considerata come forma di stimolazione cognitiva.

    Tecniche diverse, ma con un'unica finalità: tenere in allenamento la mente di una persona con declino cognitivo.

    Qual è l'approccio migliore?
    A mio avviso quello combinato, che integra il training focalizzato sulle funzioni cognitive (esercizi su memoria, attenzione, ecc.), all'orientamento sulle tematiche pratiche-quotidiane (denaro, supermercato, geografia, storia, eventi autobiografici, ecc.). Inoltre, come ogni trattamento riabilitativo, è necessario che venga "cucito ad arte" sulle caratteristiche del paziente, quindi esercizi adeguati, nè troppo facili, nè troppo difficili. Per questo motivo, mi cadono le braccia ogni volta che vedo colleghi che acquistano libri "pre-confezionati" con esercizi cognitivi e li sottopongono pari pari ai pazienti Così facendo, cade il prerequisito della personalizzazione e con esso l'efficacia del trattamento.

    Per gli esercizi da fare a casa con il caregiver questo è il link ad un libricino che spesso consiglio ai familiari che si mostrano disponibili a questo tipo di supporto. Libro utile nei casi di declino cognitivo moderato (nei casi lievi non è indicato). L'aspetto innovativo rispetto agli altri testi è che include esercizi di tipo cognitivo, occupazionale e motorio, suddivisi giorno per giorno, da svolgere con il supporto del caregiver.
    Ultima modifica di psychocircus : 26-04-2016 alle ore 19.42.36

  3. #3
    Partecipante
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    Riferimento: La terapia di stimolazione cognitiva: un intervento effic

    Grazie,
    Esiste un libricino, simile a quello del link che mi hai suggerito, da consigliere ai familiari nei casi di declinio lieve?

  4. #4
    Partecipante
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    Riferimento: La terapia di stimolazione cognitiva: un intervento effic

    Della cst su tablet ne parleranno al prossimo convegno di psicologia dell' invecchiamento a padova

  5. #5

    Riferimento: La terapia di stimolazione cognitiva: un intervento effic

    Grazie per l'informazione, sembra interessante la possibilità di usare la CST su tablet.

    Libri pensati appositamente per i familiari di persone con declino lieve non ne conosco.
    Tuttavia, ci sono diverse proposte editoriali che a mio avviso possono essere usate tanto da noi professionisti, quanto dai familiari.
    Ovviamente il valore terapeutico sarà diverso. Digita su amazon "esercizi cognitivi" e vedrai apparire nelle prime posizioni i libri di cui parlo.

  6. #6

    Riferimento: La terapia di stimolazione cognitiva: un intervento effic

    Condivido quanto detto da psychocircus, soprattutto per quanto riguarda l'importanza della personalizzazione degli esercizi proposti che devono basarsi sugli interessi/inclinazioni della persona e devono essere adeguati al grado di compromissione cognitiva. Vedo operatori proporre esercizi spesso frustranti o banali, tali per cui difficilmente si raggiunge una certa compliance con il paziente (non tutti sono felici di fare esercizi "come a scuola").
    Cosa pensate riguardo alla frequenza degli esercizi? Nella pratica clinica mi capita purtroppo di vedere proposti interventi una volta a settimana. Ora, è vero che non ci sono effetti collaterali... ma siamo sicuri che così sia "meglio di niente"?
    Una menzione particolare per l'intervento di gruppo, in cui si creano delle dinamiche virtuose che, a mio modo di vedere, hanno importanti effetti su diversi aspetti della malattia anche a lungo termine (sentirsi accettati, confrontarsi con chi vive le stesse difficoltà, inevitabile sollecitazione di abilità sociali, etc.)

  7. #7

    Riferimento: La terapia di stimolazione cognitiva: un intervento effic

    Purtroppo è vero ciò che dici.

    Tuttavia, non vedo grandi problematiche nelle attività per "stimolare la mente" proposte da educatori o animatori verso, ad esempio, gli utenti di case di riposo. Il motivo? Perchè si tratta di attività ludiche, ricreative, di intrattenimento, che non avranno mai la valenza riabilitativa di una stimolazione cognitiva. Questi operatori non hanno nè competenze, nè colpa, quindi, a patto di non creare disagio/frustrazione tra gli utenti, va bene lo stesso, anche se il trattamento risulta inutile/inefficace.
    In questo caso, la responsabilità è dei direttori, che non inseriscono tra attività svolte dagli ospiti della casa di riposo anche quelle specifiche per il declino cognitivo.

    Comunque la mia critica più aspra è rivolta invece a noi psicologi; o meglio, a tutti i colleghi che, pur non avendo le competenze per strutturare in un certo modo le attività di stimolazione cognitiva, si lanciano in attività improvvisate e inutili
    Ricordo che lavorare non utilizzando teorie e tecniche aggiornate e condivise dalla comunità scientifica costituisce una violazione del codice deontologico.

    [MODALITA' POLEMICA ON]
    Ci lamentiamo molto degli abusi professionali, ma io mi preoccuperei di più della pseudo-professionalità di chi condivide il nostro orticello. Crea danni paurosi sia agli utenti, che all'immagine della nostra professione, già di per sè compromessa
    [MODALITA' POLEMICA OFF]

    Cmq, il problema è che non utilizziamo aghi e siringhe, ma stimoli, che possono essere correttamente usati come un valido sostegno, oppure possono rivelarsi totalmente inutili o addirittura dannosi se applicati male. Tutto dipende da noi.
    Come hai anticipato tu, dato che si tratta appunto di esercizi, c'è sempre il rischio che vengano percepiti come "cose per scolaretti stupidi". Anche in questo caso, tramite la nostra professionalità possiamo modificare atteggiamento e preconvinzioni degli utenti (esempio emblematico: al termine della seduta riaccompagno il paziente dal familiare, quest'utimo si rivolge a me e, tra il serio e il simpatico, mi chiede: "allora, l'ha promosso oggi?" )

    Le modalità del trattamento (individuale vs. di gruppo, quante volte alla settimana, esercizi a casa) dipendono da diversi fattori, anche qui occorre formulare obiettivi, strumenti e setting sulla base delle caratteristiche del paziente e del suo ambiente.
    Possiamo sentirci in privato se ti va di confrontarci su trattamenti e protocolli di lavoro.
    Ultima modifica di psychocircus : 09-05-2016 alle ore 18.39.21

  8. #8
    Partecipante
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    Riferimento: La terapia di stimolazione cognitiva: un intervento effic

    aiuto..ma dove li incontrate tutti questi colleghi inesperti? Nel pubblico? Nel privato?finora io ho incontrato persone molto preparate..almeno parlo del Veneto..non so se in altre regioni e' diverso

  9. #9

    Riferimento: La terapia di stimolazione cognitiva: un intervento effic

    Non voglio generalizzare.
    Qui in Lombardia ci sono persone serie e preparate, così come persone poco preparate e poco professionali.
    Questo accade a prescindere dal tipo di impiego. Sia nel pubblico, che nel privato; sia nei grandi ospedali, che nei piccoli studi.

    Diciamo che se si tratta di professionisti con un PhD o una specializzazione/master in neuropsicologia si presuppone che siano più preparati degli altri nel campo. Ma non è una regola...
    Dall'altra parte, si presuppone che quelli meno motivati ad approfondire/migliorare in questo settore non lavorino in modo eccellente; l'esempio banale è quello dello psicologo/psicoterapeuta che viene assunto in ospedale per fare supporto psicologico e poi "già che c'è" lo inseriscono a fare valutazioni neuropsi, che manco gli interessano: è ovvio che egli si limiterà a non fare più dello stretto necessario.

    Sicuramente un grosso limite è l'assenza di un sistema di supervisioni per l'ambito neuropsicologico. Nessuno nasce imparato, questa è un professione che si affina sul campo ed è un peccato che i neuropsicologi non abbiamo punti di riferimento e spazi di discussione, così come li hanno gli psicoterapeuti con i loro supervisori.
    Ultima modifica di psychocircus : 10-05-2016 alle ore 01.33.33

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