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  1. #1

    Paradosso Nevrotico o resitenza al cambiamento...

    Come è possibile che un individuo persista in una condotta per lui infelicemente nociva? Cosa determina questa persistenza disadattiva e irragionevole? Cosa resiste al cambiamento? (Castelfranchi, 1999)
    Perchè non cambiamo i nostri atteggiamenti nonostante le informazioni che abbiamo a disposizione, gli strumenti cognitivi e gli scopi rendano possibile e opportuno un cambiamento?

    Mi sembra una questione non da poco conto per noi psicologi... chi vuole iniziare?

  2. #2
    Super Postatore Spaziale L'avatar di Accadueo
    Data registrazione
    31-03-2003
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    2,536

    Re: Paradosso Nevrotico o resitenza al cambiamento...

    Originariamente postato da vincentvang
    Come è possibile che un individuo persista in una condotta per lui infelicemente nociva?

    ciao vincentvang,
    non è detto che che l'individuo consideri la sua condotta infelice nè tanto meno nociva, molto più spesso sono gli altri a dire che il suo comportamento è "corrotto"... infatti, come Bateson ci insegna, non esiste l'individuo in sè, ma l'individuo in relazione...

    Cosa determina questa persistenza disadattiva e irragionevole? Cosa resiste al cambiamento? (Castelfranchi, 1999)
    forse perchè non è corretto il termine disadattivo e irragionevole? L'osservatore esterno 1(il panettiere, la dottoressa, la madre, il vigile, l'amico..ecc.) ha una teoria sulle cose/persone e su come queste "funzionino". Nel momento in cui osserva che una persona persiste in comportamenti che deviano dalla sua teoria di funzionalità, ecco che inizia a parlare di disfunzionalità, disadattamento, problema, malattia ecc.. L'osservatore decide di intervenire, di dire qualcosa alla persona in difficoltà, magari suggerisce le vie corrette da intraprendere per tornare a stare bene, ma niente! Perchè questa persistenza disadattiva e irragionevole? Stessa situazione, c'è l'osservatore esterno 2(il panettiere, la dottoressa, la madre, il vigile, l'amico..ecc.) . Anche lui ha una teoria di come "funzionino" le cose/persone. La differenza tra l'osservatore 1 e 2 consiste nel fatto che quest'ultimo ha in mente che nella disfunzionalità ci sia qualcosa che funzioni e che dunque sia "normale" persistere con la sua condotta. La domanda che si pone sarà: Cos'è che che ha di adattiva e ragionevole questa condotta?
    Adesso, se prendiamo in considerazione la domanda di Castelfranchi: "Cosa resiste al cambiamento?" e prendiamo in considerazione il punto di vista dell'osservatore 1.. questo probabilmente penserà che è impazzito, che sarebbe il caso di inviarlo da uno psichiatra, che è malato. L'osservatore 2 forse farà il seguente ragionamento: Se questa persona persiste con determinati comportamenti potrebbe significare che questi sono adattivi/funzionali per se stesso e per chi gli sta "accanto", dunque se una cosa/situazione funziona, perchè dovrebbe cambiare?
    Perchè non cambiamo i nostri atteggiamenti nonostante le informazioni che abbiamo a disposizione, gli strumenti cognitivi e gli scopi rendano possibile e opportuno un cambiamento?
    Qui è molto importante, a mio avviso, cercare di capire che tipo di "osservatori" siamo noi. Uno stesso scenario può essere osservato e vissuto con moltissime lenti e ogni lente ha il suo "effetto farfalla".

  3. #3
    "non è detto che che l'individuo consideri la sua condotta infelice nè tanto meno nociva..."
    Credo che il presupposto della domanda sia proprio questo... il paziente si è reso conto che la sua condotta è controproducente e per questo sta male... per fare un esempio il disturbo ossessivo compulsivo dove le compulsioni sono percepite dalla persona come "nocive", se ne rende conto ma non cambia...
    cosa lo impedisce?
    Quindi lo scenario visto non da osservatori ma dal protagonista... che per questo soffre, sa che è contro i suoi scopi, ma non cambia...

  4. #4
    Super Postatore Spaziale L'avatar di Accadueo
    Data registrazione
    31-03-2003
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    2,536
    ok.. ma le cose non cambiano molto nel momento in cui si considera che il protagonista è sempre un osservatore ( di se stesso in relazione agli altri in questo caso). E' differente osservare il proprio comportamento come nocivo e osservare il proprio comportamento come "funzione di.." . Sono due livelli di consapevolezza differenti dove nel primo caso la persona non riesce a dare un senso preciso a cosa gli impedisce di cambiare( ad esempio, una signora ha l'ossessione di pulire continuamente casa, sa che questo crea problemi per la riserva d'acqua e che a fine giornata è sfinita.. capisce che è un comportamento esagerato ma non riesce a fermarsi), nel secondo caso riesce a dare una spiegazione (sbagliata o giusta che sia) "all' impossibilità" di cambiamento in quanto giustifica la propria condotta come adattiva e funzionale in quella situazione spazio-temporale ( ad esempio, che senso ha cambiare la mia ossessione di lavare continuamente la casa, se ho capito che se mi comporto così mio marito starà sempre fuori casa e quindi io sono più "contenta"?).
    Nel rendersi conto che il proprio comportamento/condotta sia controproducente quanto c'entrano gli altri?

  5. #5
    Quindi, se ho capito bene, tu sostieni l'ipotesi del vantaggio secondario in funzione degli altri?
    Continuo nelle mie condotte non funzionali perchè più o meno inconsapevolmente ne traggo un beneficio in una qualche relazione?

  6. #6
    Partecipante Assiduo L'avatar di stefanocif
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    24-09-2003
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    Roma
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    220
    Io sono all'inizio degli studi (2° anno), ma penso che molto peso lo gioca il fatto del "familiare", cioè del "conosciuto"; evidentemente, nel caso di forti resistenze al cambiamento la mente opera una scelta, in termini di costi-benefici, tra il cambiamento stesso, non familiare e sconosciuto, e restare nella "vecchia prigione", familiare e conosciuta, sebbene fa soffrire.
    Le strategie di cambiamento dovrebbero rendere più allettante, in termini di maggior benefici e meno costi (scusate, ho una vecchia laurea in economia....deformazione professionale... ), il cambiamento. Ovviamente, ogni situazione va monitorata ed adattata al caso.


    stefanocif

    Tutto il piacere dell'Amore è nel cambiamento.
    (Molière)
    Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze.
    (Paul Valery)
    Nulla è mai perduto per sempre
    perchè ciò che avrai perso
    potrai donarlo agli altri.
    (Stefanocif)

    Il mio "spazio interiore"

  7. #7
    lealtà nascoste
    Ospite non registrato
    "Continuo con questo sintomo perchè, per quanto mi faccia soffrire, mi da un vantaggio (o un "potere" nei confronti di altri, a secondo di come si legga) che lenisce la sofferenza o che mi da la possibilità di far sì che altri si comportino come vorrei, che cambino le loro relazioni come mi piacerebbe che fossero.
    Perchè io da solo non riesco a far comprendere alla mia famiglia che le relazioni che ci sono tra noi adesso mi fanno soffrire di più"

    Un saluto a Vincent e a tutti.

  8. #8
    Partecipante Esperto L'avatar di wrubens
    Data registrazione
    17-04-2003
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    492
    Continuo con questo sintomo perchè non ho scelta.

    Rubens
    "il dubbio è il tarlo del delirio"
    Rubens

  9. #9
    io mordo
    Ospite non registrato
    Anche secondo me sono molto importanti le relazioni famigliari e con tutte le persone vicine... a volte sono gli altri che non vogliono farci cambiare; oppure può mancare la motivazione, come avete già detto.
    Comunque mi sembra che i motivi siano, come sempre, tanti... anche se per un paziente, definire il problema inquadrando una causa ben precisa potrebbe rappresentare la svolta per trovare la speranza e la volontà per riuscire a cambiare superando tutte le cause reali.
    Trovate questa mia idea scontata? oppure bizzarra?

    Penso che nelle terapie funzioni così: si tratta di fornire al paziente una visione chiara, in modo da creare una maggiore sensazione di controllo... meglio se il modello teorico utilizzato non contiene in sé dei limiti alla guarigione del paziente, come nel caso della psicoanalisi che a volte, secondo il mio modesto parere, è troppo pessimista e\o maliziosa oltre che lunga e dispendiosa.

    Adesso devo andare... a presto...

  10. #10
    Giurato di Miss & Mister OPs L'avatar di Parsifal
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    04-03-2002
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    Nel buio vicino alle porte di Tannoiser
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    2,719
    I motivi potrebbero essere tre.

    -non so cosa origina il sintomo ad es.; non vorrei comportarmi compulsivamente,non vorrei lavare la casa 10 volte al giorno.Non so perchè ho l'impulso a lavarla 10 volte al giorno,ma so che se non lo faccio sto male->per non stare male la lavo.

    -Non conosco altrenative ad es. : per essere felice devo essere stimato dagli altri,ma penso che gli altri non mi stimino->cosa posso fare? Potrei comportarmi in modo accomodante,espormi poco,aspettando di sentirmi umiliato alla minima critica e vergognarmi terribilmente,oppure isolarmi da tutti:in entrambi i casi soffro,ma non riesco a immaginarmi altri modi di agire (visto che immagino di non essere accettato dagli altri)

    -Non sono motivato ad es. sono depresso,non vorrei esserlo,ma penso che: al mondo ci sono le persone felici e quelle tristi e sole,non saprei dire esattamente perchè,ma ognuno ha il suo destino:la speranza di cambiare è un'illusione.A questo punto che senso ha sforzarsi,illudersi?

  11. #11
    io mordo
    Ospite non registrato
    Originariamente postato da Parsifal
    I motivi potrebbero essere tre.

    -non so cosa origina il sintomo ad es.; non vorrei comportarmi compulsivamente,non vorrei lavare la casa 10 volte al giorno.Non so perchè ho l'impulso a lavarla 10 volte al giorno,ma so che se non lo faccio sto male->per non stare male la lavo.

    -Non conosco altrenative ad es. : per essere felice devo essere stimato dagli altri,ma penso che gli altri non mi stimino->cosa posso fare? Potrei comportarmi in modo accomodante,espormi poco,aspettando di sentirmi umiliato alla minima critica e vergognarmi terribilmente,oppure isolarmi da tutti:in entrambi i casi soffro,ma non riesco a immaginarmi altri modi di agire (visto che immagino di non essere accettato dagli altri)

    -Non sono motivato ad es. sono depresso,non vorrei esserlo,ma penso che: al mondo ci sono le persone felici e quelle tristi e sole,non saprei dire esattamente perchè,ma ognuno ha il suo destino:la speranza di cambiare è un'illusione.A questo punto che senso ha sforzarsi,illudersi?
    W la lucidità mentale!!

  12. #12

    le ipotesi cognitiviste

    Le ipotesi sono essenzialmente 3:
    1)Principio di coerenza: le credenze che hanno un ruolo importante nel mantenimento della coerenza dell'intero sistema di significati personali resistono al cambiamento a dispetto dell'essere debolmente giustificate, dannose e dolorose.
    2)Vantaggio secondario: alcune credenze o comportamenti possono permanere nonostante siano debolmente giustificati, dolorosi e dannosi perchè il soggetto trae un vantaggio dalla loro persistenza.Un es. può essere il caso di colui che continua a credere fermamente di non essere abbastanza competente, abile e all’altezza, e quindi non si avventura in nessun compito, mestiere, relazione affettiva o amicale. Secondo la teoria del vantaggio secondario, il comportamento timoroso del soggetto, per quanto dannoso, sarebbe mantenuto perchè consentirebbe di raggiungere una serie di altri scopi, ad esempio quello di stare accanto ad una madre invalida e bisognosa, non sentendo così il carico di colpe che deriverebbe dall’assentarsi di casa una volta conosciuta una donna o iniziato un lavoro.

    3) Spiegazione funzionalista: certi stati intenzionali determinano effetti non voluti capaci di confermare e rafforzare le credenze di sostegno di quello stesso stato intenzionale. Es. un insegnante giudica irrequieto e arrogante un alunno, e per tale ragione assume (anche senza volerlo) un atteggiamento particolarmente repressivo e severo nei suoi confronti. Tale atteggiamento provocherà una serie di effetti sullo scolaro, che tenderà a reagire con rabbia o maleducazione, confermando in tal modo l’idea negativa che l’insegnante ha di lui.

    a tutto questo Mancini aggiunge altre considerazioni che mi tengo per dopo i vostri commenti

  13. #13
    io mordo
    Ospite non registrato
    Cercavo di trovare qualche relazione tra i motivi elencati da te, Vincent, e quelli di parsifal... che confusione, mi rimane sempre difficile pensare che in quelle tre tipologie di situazioni si possano far rientrare tutti i casi, anche se sono delle ottime spiegazioni... non sono riuscito a far rientrare le tipologie di parsifal nelle tue o viceversa...

    Penso che un caso reale possa essere spiegato in molti modi, anche se alcuni possono essere più evidenti di altri.

  14. #14
    in effetti è un argomento più complesso di quanto si possa immaginare...
    anche se direi che almeno due dei casi portati di parsifal possano rientrare nell'ipotesi funzionalista in quanto basati su circoli viziosi mentre il primo caso mi sembra un po' decontestualizzato... l'ossessivo compulsivo ha una teoria sul perchè starebbe male se non fa le compulsioni e sa che questa teoria non è razionale...

  15. #15
    Super Postatore Spaziale L'avatar di Accadueo
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    31-03-2003
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    2,536
    Originariamente postato da vincentvang
    Quindi, se ho capito bene, tu sostieni l'ipotesi del vantaggio secondario in funzione degli altri?
    Continuo nelle mie condotte non funzionali perchè più o meno inconsapevolmente ne traggo un beneficio in una qualche relazione?
    Ho detto che potrebbe accadere anche questo. Vediamo se riesco a spiegarmi da un punto di vista squisitamente teorico. Prendiamo in considerazione la causalità lineare e quella circolare.
    Generalmente, penso che le persone diano delle spiegazioni lineari a quello che succede: io mi trovo nel punto A (salute), ad un certo punto capita un evento o degli eventi che mi portano al punto B (malattia). Nel "pensiero lineare" se io voglio cambiare devo ritornare al punto A o raggiungere un nuovo punto di salute che chiameremo C. Secondo me (è sicuramente un mio pregiudizio), moltissime persone che si trovano al punto B(malattia) rimangono "bloccate" e/o impossibilitate a cambiare perchè vogliono tornare allo stato originario cioè A(salute). Quante volte sentiamo la frase: vorrei tornare come prima?
    La prospettiva cambia nel momento in cui la persona che sta male(B) comprende che non è possibile tornare ad A e che è più probabile trovare un nuovo livello di salute su un altro punto.. C.
    La causalità lineare è base dell'individualismo.
    Nel caso in cui prendiamo in considerazione la causalità circolare vediamo che entrano in gioco le relazioni.
    Devo scappare.. to be continued..

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