Vi riporto qui una lettera che la Società Psiconalitica Italiana ha inviato per protesta al disegno di legge di riforma della magistratura.
Alcune domande mi sorgono spontanee
1) perché il nostro Ordine Psicologi non sta facendo nulla per tutelare la nostra professionalità? Rischiamo di essere strumentalizzati...
2) con tutto il rispetto per la SPI e per gli psicoanalitici, come è possibile che non si siano fatti vivi Psicologi del lavoro? In teoria questo è il loro campo ed anche l'articolo SPI è molto contestabile...
3) ma quanti di voi sono a conoscenza della vicenda? No, perché anche qui si ritorna sempre sul solito punto dell'assenza di informazione...
Prima di passarvi la lettera, vi prego di volerne discutere (se vorreste discuterne) lasciando fuori schieramente politici. Ovviamente la faccenda politica entra necessariamente in quanto è la madre della proposta Casteli, tuttavia cerchiamo di afforntarla da professionisti adulti e vaccinati
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In rappresentanza di un più vasto gruppo di colleghi, noi sottoscritti, psichiatri e psicologi membri della Società Psiconalitica Italiana*, sentiamo il dovere di intervenire su un preciso punto del Disegno di Legge Castelli: l'art. 2, comma 1, lettera c, relativo all'introduzione, nei concorsi di magistratura, di valutazioni "di idoneità psicoattitudinale all'esercizio della professione di magistrato, anche in relazione alle specifiche funzioni indicate nella domanda di ammissione", da realizzarsi mediante test o colloqui (propedeutici alle prove orali o nell'àmbito delle stesse).Noi esprimiamola la più decisa contrarietà, disapprovazione e preoccupazione per quanto previsto dal succitato articolo. La nostra critica è soprattutto 'tecnica'. Il Disegno di legge sembra infatti proporre una forma di valutazione predittiva psicologico-psichiatrica del futuro magistrato, nella presupposizione di una capacità 'scientifica' e tecnica di discriminare, attraverso test e colloqui, la specifica 'idoneità psicoattitudinale' degli aspiranti magistrati, addirittura "in relazione alle specifiche funzioni indicate nella domanda di ammissione".E' doveroso chiarire che nessun tecnico, anche soltanto minimamente competente in materia, saprebbe in coscienza avallare una simile supposizione o presunzione; e questo non per un'attuale insufficienza dei nostri strumenti di indagine, ma in ragione di più cogenti criteri metodologici, che impediscono la costruzione di griglie riduttive attendibili, atte a testare funzioni così complesse, che coinvolgono ideali, motivazioni, passioni, interessi, come se si trattasse di mere capacità oggettivamente standardizzabili. Ne conseguirebbe che gli 'esperti' esaminatori (da chi scelti, secondo quali criteri?), non avendo alcun vero ancoraggio scientifico per validare i propri giudizi, si troverebbero, nella migliore delle ipotesi, in balìa di suggestioni intuitive ed empatiche; o, più facilmente, sarebbero indotti a surrogare la mancanza di appropriati criteri ordinativi nella propria 'disciplina' di competenza con un 'disciplinato' affidamento, se non con una subordinazione, all'ordinamento politico del momento. L'operato di simili esperti correrebbe così il rischio di adeguare le proprie risposte 'diagnostiche' all'aspettativa di quella domanda 'politica' che li ha cooptati come suoi funzionari. Il risultato di tutto ciò sarebbe, con tutta evidenza, negativo per la psichiatria, per la psicologia, e altrettanto inopportuno e sfavorevole per la magistratura, per la giustizia e per la cultura del nostro Paese.
Lettera firmata da 130 Psicohiatri e 40 Psicologi-analisti