Ci si ferisce per "scaricare momenti di tensione, angoscia, rabbia", altrimenti ingestibili. Dopo aver visto uscire il sangue ci si sente meglio, come se con esso fossero uscite anche i tormenti (o semplicemente più in là non ci si può andare, la strada termina con un burrone: la morte, che non è la destinazione voluta dall’autolesionista). E' una cura inutile e palliativa, perchè poi tutto ritorna. Ma è la più semplice e diretta e immediata per alleviare la sofferenza interiore. Il peggio viene quando diventa "un’abitudine" che non serve quasi più a niente, perchè ci si è assuefatti come per una droga (che chiede sempre dosaggi maggiori) e non sei più capace di smettere anche se il sollievo a volte…non esiste neanche più.
Tra queste angosce:
Chi non sopporta più il vuoto, il nulla interiore, l’assenza della realtà, l’incapacità di sentire, come se si fosse "anestetizzati dal mondo". Allora il dolore ti riporta indietro, il sangue ti dice che sei vivo. Il dolore ti rimette in contatto con la realtà.
Chi sente dei tormenti interiori così forti che deve fare "chiodo scaccia chiodo". In modo che il dolore della psiche viene cacciato dal dolore fisico. (tramutando la sofferenza psicologica in sofferenza fisica)
Chi invece si autoferisce come sfogo alla rabbia repressa. Invece di scaricarla fuori la si scarica su sè stessi. Invece di una salutare incazzatura, per non fare del male agli altri, si fa del male a noi. E' comunque sempre la rabbia che si sfoga..nel modo sbagliato, ma si sfoga
Chi si autoferisce per l’incapacità di comunicare le proprie emozioni. Quando non si riesce a comunicare con le parole si comunica con il corpo, "eccomi, vedi quanto sto male?" è ciò che esprime la ferita autoinferta.
Spero di esserti stata d'aiuto morfea61. Purtroppo non ho saputo e non so dirti come comportarti con tua figlia, ma ti ho spiegato che cosa -molto probabilmente- prova/sente per essere arrivata a tagliarsi.
Ciao