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  1. #61
    Partecipante Super Esperto L'avatar di neuromancer
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    Riferimento: La nostra biblioteca :)

    volevo consigliarvi
    Affective neuroscience del neurobiologo Jaak Panksepp.

    purtroppo ancora non vi è traduzione in italiano. ho potuto leggervi alcuni pezzi e degli abstract e devo dirvi che è interessantissimo.

    sempre una bella idea pratica una bibliografia.

    ciaz.

  2. #62
    Neofita L'avatar di mm20012010
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    Riferimento: La nostra biblioteca :)

    ciao a tutti,

    Panksepp ha recentemente ultimato assieme ad una psichiatra londinese una versione piu' soft per cosi' dire di Affective Neuroscience e presumo anche un po' piu' clinica
    anche questa purtroppo in inglese

    e' praticamente l'unico al mondo (o quasi) ad aver lavorato su quegli argomenti (affetti, intesi come la componente mentale delle emozioni) in animali non umani, overossia tra i pochissimi a sostenere -all'interno delle cosidette neuroscienze- che i cervelli di almeno alcuni animali non umani (es uccelli e mammiferi) possano generare affetti che fanno di loro (quegli animali) quindi dei soggetti

    tali affetti sono considerati processi primari (sulla falsariga della distinzione freudiana di proc primario e secondario)

    in Italia esiste una confusione generale IMMENSA fondamentalmente originata da docenti/ricercatori/studiosi etc etc che ne sanno poco o nulla in merito dal momento che la loro formazione risale fondamentalmente agli anni 80' se non prima ed e' per farla breve behavioristica/neo-behavioristica, al massimo cognitivista (se parliamo di psicologi)

    il cognit evoluzionista di Liotti, per fare un esempio, parla in maniera troppa generica di SISTEMI EMOTIVI senza dirci con estrema esattezza quali sarebbero i criteri per definire un sistema in quanto tale (es autonomia rispetto agli altri. In tal modo si sottrae a critiche serie al tempo stesso non consentendo di generare certe predizioni).

    ad esempio : formula l'esistenza di una sorta di sistema cooperativo (es nei primati) mentre non esiste nessuna prova (secondo i criteri di Panksepp formulati nel testo Affective Neuroscience es: non esiste un esperimento di elettrostimolazione che generi "cooperativita'')

    dell'esistenza di un sistema del genere (che quindi dovrebbe essere considerato un processo secondario e non geneticamente/biologicamente determinato).

    che molti mammiferi cooperino e' evidente, come anche il fatto che cio' non possa essere considerata una prova

    e che fine ha fatto invece il sistema "gioco' (gioco sociale), che compare in una moltitudine di primati e mammiferi in genere (es ratto, andate su Youtube a mettere rat laughter o "panksepp') che compare nei mammiferi in totale assenza di alcun apprendimento ?

    anche i bambini cooperano quando giocano, e questa cooperazione e' modulata dal desiderio di giocare e da relazioni di attaccamento che si instaurano tra pari e non es rincorrersi invertendo i ruoli ogni tanto significa interagire all'interno di una relazione cooperativa appunto, dove esistono regole almeno implicite, ma questo puo' essere semplicemente spiegato affermando che altrimenti quel tipo di relazione fondamentale per un mammifero (gioco appunto) sarebbe impossibile, e quindi e' necessario aver sviluppato una certa forma di cognizione sociale (un proc secondario, appunto) che lo rende possibile

    non ricordo se Liotti cita la paura come sistema emotivo di base, se non lo ha fatto lascio a voi giudicare l'incompletezza di questo modello (cosa grave se pensate che siamo nel 2009 ed il libro es di Panksepp e' del 1998 se ben ricordo.... )

    pensate solamente al ruolo che gioca la paura (o l'aggressivita') all'interno del dialogo clinico. e quanto queste emergano immediatamente condizionandone il decorso

    secondo voi un ratto ha la possibilita' di imparare ad avere paura di un gatto che non ha mai visto in vita sua ma di cui sente per la prima volta l'odore sul suo cammino ? bella fine farebbe... idem ha forse la possibilita' di imparare ad incazzarsi/difendersi di fronte ad un predatore quando la fuga (paura) non e' piu' l'unica alternativa possibile ?

    comunque apprezzo lo sforzo di Liotti, assai meno l'attaeggiamento dei baroni italiani che neanche accennano a certi argomenti o peggio ancora parlano di cose che non conoscono facendoci credere che ne sanno molto in merito...

    prendiamola a ridere... (anzi a cantare, con Bennato:
    YouTube - BENNATO 1979 DOTTI MEDICI E SAPIENTI..)

    Bye bye !

  3. #63
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    Riferimento: La nostra biblioteca :)

    Citazione Originalmente inviato da mm20012010 Visualizza messaggio
    ciao a tutti,

    Panksepp ha recentemente ultimato assieme ad una psichiatra londinese una versione piu' soft per cosi' dire di Affective Neuroscience e presumo anche un po' piu' clinica
    anche questa purtroppo in inglese

    e' praticamente l'unico al mondo (o quasi) ad aver lavorato su quegli argomenti (affetti, intesi come la componente mentale delle emozioni) in animali non umani, overossia tra i pochissimi a sostenere -all'interno delle cosidette neuroscienze- che i cervelli di almeno alcuni animali non umani (es uccelli e mammiferi) possano generare affetti che fanno di loro (quegli animali) quindi dei soggetti

    tali affetti sono considerati processi primari (sulla falsariga della distinzione freudiana di proc primario e secondario)

    in Italia esiste una confusione generale IMMENSA fondamentalmente originata da docenti/ricercatori/studiosi etc etc che ne sanno poco o nulla in merito dal momento che la loro formazione risale fondamentalmente agli anni 80' se non prima ed e' per farla breve behavioristica/neo-behavioristica, al massimo cognitivista (se parliamo di psicologi)

    il cognit evoluzionista di Liotti, per fare un esempio, parla in maniera troppa generica di SISTEMI EMOTIVI senza dirci con estrema esattezza quali sarebbero i criteri per definire un sistema in quanto tale (es autonomia rispetto agli altri. In tal modo si sottrae a critiche serie al tempo stesso non consentendo di generare certe predizioni).

    ad esempio : formula l'esistenza di una sorta di sistema cooperativo (es nei primati) mentre non esiste nessuna prova (secondo i criteri di Panksepp formulati nel testo Affective Neuroscience es: non esiste un esperimento di elettrostimolazione che generi "cooperativita'')

    dell'esistenza di un sistema del genere (che quindi dovrebbe essere considerato un processo secondario e non geneticamente/biologicamente determinato).

    che molti mammiferi cooperino e' evidente, come anche il fatto che cio' non possa essere considerata una prova

    e che fine ha fatto invece il sistema "gioco' (gioco sociale), che compare in una moltitudine di primati e mammiferi in genere (es ratto, andate su Youtube a mettere rat laughter o "panksepp') che compare nei mammiferi in totale assenza di alcun apprendimento ?

    anche i bambini cooperano quando giocano, e questa cooperazione e' modulata dal desiderio di giocare e da relazioni di attaccamento che si instaurano tra pari e non es rincorrersi invertendo i ruoli ogni tanto significa interagire all'interno di una relazione cooperativa appunto, dove esistono regole almeno implicite, ma questo puo' essere semplicemente spiegato affermando che altrimenti quel tipo di relazione fondamentale per un mammifero (gioco appunto) sarebbe impossibile, e quindi e' necessario aver sviluppato una certa forma di cognizione sociale (un proc secondario, appunto) che lo rende possibile

    non ricordo se Liotti cita la paura come sistema emotivo di base, se non lo ha fatto lascio a voi giudicare l'incompletezza di questo modello (cosa grave se pensate che siamo nel 2009 ed il libro es di Panksepp e' del 1998 se ben ricordo.... )

    pensate solamente al ruolo che gioca la paura (o l'aggressivita') all'interno del dialogo clinico. e quanto queste emergano immediatamente condizionandone il decorso

    secondo voi un ratto ha la possibilita' di imparare ad avere paura di un gatto che non ha mai visto in vita sua ma di cui sente per la prima volta l'odore sul suo cammino ? bella fine farebbe... idem ha forse la possibilita' di imparare ad incazzarsi/difendersi di fronte ad un predatore quando la fuga (paura) non e' piu' l'unica alternativa possibile ?

    comunque apprezzo lo sforzo di Liotti, assai meno l'attaeggiamento dei baroni italiani che neanche accennano a certi argomenti o peggio ancora parlano di cose che non conoscono facendoci credere che ne sanno molto in merito...

    prendiamola a ridere... (anzi a cantare, con Bennato:
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    Bye bye !
    scsuami, ma su quale testo di liotti ti basi? perchè io ho letto ad esempio La dimensione interpersonale delal coscienza, basato sostanzialmente sul lavoro di Panksepp. non solo. tu parli della paura, ma ti assicuro che Liotti è uno dei pochissimi che si è occupato a sviluppare una teoria delle emozioni nella prassi psicopatologica che raramente trovi altrove se non in ottiche riduttive o peggio ancora spregiativea riguardo le emozioni.
    nel 2007, a propostio di relazioni madre figlio, Liotti è stato ritenuto il maggior esperto nel campo dell'attaccamento in Europa.
    negli anni ottanta Liotti è andato nelgi States a scrivere e pubblicare i suoi testi (alcuni articoli e un libro con Guidano) dato che qui in Europa, lascindo perdere l'italia, non aveva nessuno disposto a lavorare su questi temi.

    ciaz.

  4. #64
    Neofita L'avatar di mm20012010
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    ciao, il libro "incriminato" e' il seguente,

    LIOTTI G. (CUR), Sistemi motivazionali nel dialogo clinico, ottobre 2008

    ma anche in altri articoli on line viene confermata la medesima ottica

    apprezzo tantissimo la sforzo di liotti come ho detto e da te ribadito, e in questo sta la sua capacita' innovativa (e infatti gli altri non li ho neppure presi in considerazione... se in futuro mi sentiro' di farlo lo faro' per esprimente critiche doverose ben piu' forti come ho fatto comunque nel primo intervento) tuttavia una teoria delle emozioni edeve basarsi su dati piu' solidi provenienti anche da altre discipline NON solo pratica clinica e/o etologia (questo porto' lo stesso Freud a considerare l'attaccamento una (cosidetta) pulsione dipendente dalla (cosidetta)pulsione sessuale)
    ma all'epoca di Freud neanche lontanamente si poteva respirare (volendolo fare) il dibattito attuale sulle emozioni

    poi...conosco bene in linea di massima quello che si dice in merito al dibattito sulle emozioni... (per questo sono emigrato)
    il problema e' che in linea di massima si dice poco e si dice anche male (basta leggere come sto facendo i libri di teso universitari) e la profonda ignoranza dei docenti in merito (=ignorano l'argomento e la sua sostanza, niente di piu' niente di meno)

    esempio : dimmi se esiste nalla facolta di psicologia prima universita' della capitale una cattedra di psicologia dell'attaccamento.. che cosa ti dice questo ? in compenso ci fanno una testa cosi' con corsi e corsucci che affidano a dottorandi/assegnisti di turno che devono sbarcare il lunario pur di avere un lavoro, es corsi su il dialogo clinico nelle istituzioni etc etc oppure la psicoanalisi italiana nel dopoguerra oppure l'esperienza estetica o arte e psicoanalisi: tutte belle cose, non lo nego... me uscire da una facolta' di psicologia SENZA sapere con esattezza come e perche' l'uomo e' un mammifero e cosa implica questo be'... e' una cosa veramente vergognosa. un vero crimine, crimine che si compie quotidianamente perche' non esistono persone preparate in grado di farsi promotori di un cambiamento

    ci vorrebbero persone che conoscano a sufficenza il dibattito in corso (quello sulle emozioni, voglio dire), che ha una sua autonomia rispetto ad essere o meno esperti in materia di attaccamento e di relazione mamma-bambino. certo, l'uomo e' una specie interessante non lo nego, ma non certo l'unica (conoscere la relazione mamma-bambino non vuol dire essere esperti della relazione mamma-delfino o della relazione maiale-maialetto o della relazione mamma papera-paperelle

    persone che abbiano lavorato (=fatto ricerca, esperimenti) su queste tematiche negli ambiti giusti e in maniera variegata e continua

    i delfini cooperano (e competono) i lupi anche come ben saprai, i primati non umani idem, questo mica significa che sono due sistemi motivazionali 'innati' stranamente gli animali cosidetti 'di gruppo' fanno queste cose sicuramente (ma non solo tuttavia)
    ma nessuna elettrostimolazione in questi hai mai trovato aree specifiche che controllino ipotizzati sistemi coop e compet.

    tornando alla teoria dei sistemi motivazionali... mi dispiace che Liotti abbia dovuto affrontare tutte queste difficolta' presumo soprattutto in Italia

    non so fin quanto sia esperto di attaccamento, credo assolutamente a quanto scrivi, semplicemente dicevo che una teoria delle emozioni (e degli affetti) o dei cosidetti sistemi 'motivazionali' dovrebbe necessariamente spiegare, innanzitutto, come fa a definire un sistema, se un sistema e' un qualcosa di discreto psicologicamente oppure no, e se parlare di emozioni affetti emozioni e' la stessa cosa oppure no

    ad esempio per studiosi autorevoli il linguaggio umano e' un istinto, per Panksepp ed altri questa affermazione non ha nessuna evidenza nei dati sperimentali e puo' essere considerata una mera speculazione (per non dire una mera buffonata, laddove molte evidenze sperimentali nell'animale es uccelli).

    analogamente, stessa sorte tocca ai cosidetti sistemi 'cooperativo' e 'competitivo', che pur affondando le loro radici su basi affettive (su sistemi affettivi, cioe', ad esempio aggressivita' e attaccamento (forse), tanto per fare un esempio, dal momento che io posso cooperare solo perche' mi conviene senza avere necessariamente una relazione affettiva con la persona con cui coopero) non esiste nessuna prova che siano innati (forse nelle formiche e le termiti...)

    questo perche' secondo Panksepp le cose stanno in maniera molto diversa e i sistemi coop e compet non sono innati non sono cioe' processi primari bensi' secondari cioe' frutto di apprendimento

    purtroppo bisogna adottare un metodo diverso per valutare gli scienziati : bisogna prendere i loro dati e le loro interpretazioni e sottoporle al giudizio di dati e interpretazioni di altri, senza cedere alla seduzione di aderire a questo o quel movimento di opinione. almeno fin dove questo e' possibile. le cose giuste non sono quelle che ci piacciono ne' quelle che non ci piacciono sono sbagliate. ecco perche' di fronte a certe scelte intellettuali bisogna avere nervi saldi e sangue freddo.

    che alcuni lavori acui tu ti riferisci di Liotti e che tu hai letto tu si basino sulle idee di Panksepp lo dice quel testo (di Liotti), per vedere se questo e' vero bisogna aver letto bene Panksepp, io ho letto alcune cose di Panksepp (e lo sento parlare quotidianamente) e ti posso garantire che le cose stanno in maniera abbastanza diversa, almeno riguardo a quello che ho scritto finora, senza entrare troppo nei particolari

    tutto il monumentale lavoro di Panksepp dagli anni '70 in poi si basa sulla distinzione tra processi primari (es affetti emozioni e processi secondari es cognizione sociale, empatia, linguaggio etc etc etc e evidentemente i sistemi coop e compet. di cui parla Liotti)

    __________________________________________________ __________________________________________________ _______

    vabbe'... in America chi puo' ci va anche a pubblicare lo capisco, ma questo non e' necessariamente (come dicevo prima) un indicatore di e' "tutto giusto per forza" (Carotenuto pubblicava in 8-13 lingue diverse molti dei suoi testi, pessimo esempio... pardon..)

    e' probabile che abbia preso da Panksepp nel libro che dicevi quello che gli interessava per poi sviluppare altre cose ignorando il resto, come spesso si fa in questi casi e come fanno tutti. Ad esempio, ho trovato un articolo di Liotti che cita Damasio, secondo il quale l'esperienza cosciente delle emozioni e' un fatto corticale (anche laddove originato a livello sottocort in un modo o nell'altro), in altri termini una forma particolare di COGNIZIONE. quindi..

    liotti condivide la posizione di Damasio ? come cognitivista non mi stupirebbe.

    ecco... Panksepp Cabanac Burgdorf e molti altri che lavorano quasi esclusivamente su animali non umani sono agli antipodi...ma anche Liotti (Mario stavolta, in caso di omonimia, neuropsicologo napoletano verace e adesso Prof in Canada) la pensa come loro e porta a sostegno i suoi dati (nell'uomo)

    come ripeto, in questi casi contano soltanto i dati e le interpretazioni, solo su quello si puo' discutere e anche in quel caso spesso le cose non sono affatto semplici. e l'uomo non consente neanche lontanamente le manipolazioni possibili nell'animale

    io posso dirti di essere riuscito a dimostrare che un gorilla si riconosce allo specchio (interpretazione) mentre ho solo dimostrato che passa il cosidetto mirror test vale a dire che di fronte ad uno specchio si tocca una macchia che gli ho fatto su una guancia, ma io posso raccontarti la MIA personalissima interpretazione e tu puoi crederci se non sei un esperto in materia. per tanti esperti in materia cosidetti di queste questioni per una serie di ragioni passare il mirror test non prova nulla o quasi in merito alla questione che quel test pretenderebbe di indagare

    per farla breve... le neuroscienze (e la psicologia sperimentale) mettono a disposizione dei metodi e delle tecniche che, all'interno del dibattito psicologico sulle emozioni portano risultati schiaccianti (ripeto... le neuroscienze all'interno della psicologia quindi sono lontanissimo da ogni forma di riduzionismo in un senso o nell'altro). da cio' il testo Affective Neuroscience pone le basi di un nuovo paradigma scientifico, quasi a chiudere la trilogia iniziata con Le emozioni nell'uomo e negli animali (mi pare fosse piu' o meno cosi il titolo) di Charles Darwin e poi Il cervello tripartito di MacLean. neuroscienze quindi non da sole ma all'interno di altri discipline, compresa l'etologia. da sole queste discipline arriverebbero -come hanno fatto- a conclusioni errone o non arriverebbero da nessuna parte (dopotutto l'affetto e' un concetto psicologico)

    ho visto un po' il curriculum di liotti e dubito che negli anni settanta e ottanta se la sia passata troppo bene con i baroni italiani etc etc, anzi... e questo e' molto grave e mi dispiace per lui anzi ha tutta la mia solidarieta' e adesione. un po' meno la sua (che non e' sua, perdonami) posizione in merito alla qualita' e numero dei sistemi motivazionali. l'etologia parla da decenni di cooperazione e competizione tanto per muovere una ennesima critica in merito oltre a quelle precedenti. a lui e in Italia invece si puo' e si deve doverosamente attribuire il merito di aver, come tu sostieni, introdotto queste tematiche all'interno di alcune forme di psicoterapia e del dibattito clinico piu' in generale.

    scusa se mi sono dilungato, ciao !

  5. #65
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    mi spiace stamattina di poter scrivere poco in merito, ma ci tornerò.
    il motivo è che tutto quello che scrivi è fantastico. per tante ragioni. intanto sapere che segui lezioni o collalbori con Panksepp lo ritengo un vantaggio conoscitivo notevole, tanto di cappello.
    io conosco la sua opera per alcuni passaggi, tramite appunto Liotti. caspita, il testo che ho suggerito è farcito di riferimenti a Panksepp e non sai quanto mi dispiace il fatto di non poterlo leggere in italiano Affective: dannati traduttori ed editori e compagnia bella! (inutile dirti che la tentazione di comprarlo in lingua originale ce l'ho sempre, ma la dimensione del tomo mi deprime....)

    per quanto riguarda Liotti, ti devo dire che non sono molto daccordo con quello che dici. se avrai tempo di leggere i suoi libri (purtroppo non ho letto i suoi articoli) ti devo dire che non c'è alcuna spocchia verso l'americano, anzi.
    tanto meno lo spessore intellettuale liottiano è da metteree in discussione, l'ho verificato seguendo alcune lezioni non all'università e ti devo dire che non è affatto un ricercatore latino ma assolutamente anglosassone!

    poi: guarda che la prefazione scritta del libro dimensione interpersonale della coscienza è di Bowlby, con il quale Liotti ha collaborato(insieme alla Ainsworth e collaboratori) e ha intrattenuto un ottimo rapporto umano e di lavoro (insieme a Vittorio Guidano) dal momento che Liotti fa del lavoro bowlbiano piattaforma irrinunciabile per delineare un modello psicopatologico dei disturbi mentali (sono uno psicologo psicoterapeuta quindi guardo soprattutto questo aspetto). esecrabile il fatto che non vi sia una cattedra universitaria sull'attaccamento, tuttavia devo dirti che le cose stanno un po' cambiando e farò una ricerca in merito dal momento che ho sentito dire che a padova Bowlby e tutti gli sviluppi annessi stanno avendo l'atttenzione che meritano.

    per non parlare dei continui riferimenti a Darwin (ma è quasi inevitabile considerando Bowlby, hai letto la sua biografia su Darwin? è insuperabile), a Edelman, a Popper ect ect.
    e soprattutto (ci tengo a sottolinearlo): una teoria sulle emozioni! non posso scordare quando ho assistito ad una sua lezione in cui ci ha strapazzati per la inettitudine italiana e non di aver trascurato la fondamentale considerazione delle emozioni! otto ore filate sulle emozioni! e ti dico con una serie interminabile di riferimenti bibliografici e discutendo delle sue ricerche e dei suoi studi.

    insomma mi è sembrato fuori luogo puntare proprio su uno dei pochi elementi in circolazione qui in italia che fanno una dignitosa scienza empirica.

    poi per quanto riguarda proprio i raffronti su come si fa scienza, su quali obiettivi, su quali target ect ect beh è un altro capitolo su cui potremo parlarne con vero interesse.
    ma devo fermarmi e spero di continuare a discutere con te, perchè è con vivo interesse che seguo il dibattito neuroscientifico(mi sto abbonando alal rivista del Mulino: Sistemi Intelligenti; conosci?) e ho alcuni amici che fanno ricerca all'estero, quindi comprendo bene (con un certo rammarico e Dolore) quanto sia eccitante fare ricerca con gente seria.

    un saluto e non sparire!

  6. #66
    Partecipante Esperto L'avatar di fra_golina
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    Mi pare di non aver visto nella lista
    Manuale di neuropsicologia: clinica ed elementi di riabilitazione di Vallar e Papagno.
    Un ottimo manuale direi abbastanza easy per intrudursi alla neuopsicologia.

  7. #67
    Partecipante Esperto L'avatar di fra_golina
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    Vorrei segnalare un altro libro sui neuroni specchio:
    si intitola I neuroni specchio ed è di Marco Iacoboni.

    Io non l'ho ancora letto, anche se alcune amiche mi hanno detto che è meglio quello di Rizzolati (che ho letto ed adorato!!)

    Descrizione del libro
    Come descrivere la capacità umana di leggere nella mente degli altri individui, comprendendo in modo immediato i loro pensieri e sentimenti e reagendo in modo appropriato alle azioni da essi compiute? Finora la scienza non era riuscita a spiegare questa fondamentale possibilità del nostro cervello, che, creando un ponte tra il sé e l'altro, permette lo sviluppo della cultura e della società. Oggi, grazie alla scoperta dei neuroni specchio si è aperta una prospettiva di ricerca rivoluzionaria. I neuroni specchio sono stati localizzati inizialmente, circa una ventina di anni fa, e la loro attività è stata subito connessa al riconoscimento di azioni finalizzate al raggiungimento di oggetti. In particolare, si è constatato che durante l'osservazione di un'azione eseguita da un altro individuo, il sistema neurale dell'osservatore si attiva come se fosse egli stesso a compiere la medesima azione che osserva: di qui il nome "neuroni specchio". Si ritiene che essi rendano possibile l'apprendimento imitativo e la comunicazione verbale, e che un loro cattivo funzionamento provochi un grave deficit come l'autismo. Marco Iacoboni ci conduce direttamente al cuore di queste ricerche, illustrando i principali esperimenti che ne hanno segnato le tappe e discutendo la loro ricaduta a livello scientifico, filosofico e sociale.

  8. #68
    Partecipante Leggendario
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    Vi segnalo questo libro:

    Davide Viola
    Anomalie cromosomiche e ritardo mentale. Dal genotipo al fenotipo neuropsicologico delle sindromi genetiche ad alta incidenza. Editrice Uni Service, Trento.

    Le sindromi genetiche sono malattie che possono essere causate da un’alterazione del numero o della struttura di uno o più cromosomi. Per affrontare lo studio delle sindromi genetiche bisogna far riferimento a quei comportamenti che sono parte integrante dei disturbi organici: il danno genetico produce una sequela di comportamenti attraverso meccanismi neurobiologici e neuropsicologici. Ogni sindrome genetica presenta delle anomalie più incisive rispetto ad altre e non tutti gli individui colpiti da una determinata malattia presentano tutta la serie di caratteristiche. Le sindromi genetiche, infatti, si differenziano fra loro per i seguenti aspetti: possono essere più o meno gravi; diversa può essere la stabilità del Quoziente Intellettivo con il passare del tempo; diversi sono i profili cognitivi; diversi possono essere i condizionamenti genetici sullo sviluppo emotivo, sociale e comportamentale.
    La Prima Parte del presente lavoro sarà orientata ad approfondire le tematiche inerenti le malattie umane su base genetica. Nella Seconda Parte verranno affrontati gli argomenti riguardanti il ritardo mentale, le caratteristiche cliniche, la valutazione neuropsicologica, gli obiettivi della riabilitazione e la prognosi. Verranno inoltre descritte le caratteristiche genetiche, fenotipiche e neuropsicologiche della Sindrome di Down, della Sindrome dell’X fragile e della Sindrome di Rett, rispettivamente prima, seconda e terza causa di ritardo mentale, per la loro considerevole incidenza. La Seconda Parte verrà correlata dalle ipotesi di intervento riabilitativo-neuropsicologico e da specifici approfondimenti.

  9. #69
    Partecipante Affezionato
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    Ciao a tutti e complimenti per l'iniziativa.
    Scusate se sono di parte ma sono un laureato del corso di psicologia sociale del marketing e comunicazione.
    Quindi vi chiedo se qualcuno di voi ha da segnalare qualche buon libro scientifico che parli di marketing e o comunicazione da un punto di vista delle neuroscienze cognitive.
    Navigando un pò su interne per esempio ho trovato questo:

    Neuromarketing , libro di Martin Lindstrom su laFeltrinelli.it (marketing)

    dalla descruzuibe mi sembra valido. Qualcuno di voi lo ha letto?
    O qualcuno di voi, ripeto, ha qualche altro libro da consigliare?
    Grazie e ciao a tutti

  10. #70
    Partecipante Figo L'avatar di Pazzamente
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    ciao a tutti!!! sto cercando degli articoli interessanti sul collezionismo..ma se non ne avete non fa niente....avete qualche articolo interessante comunque da leggere??
    ...il bacio è la porta per la perdizione...

  11. #71
    Partecipante L'avatar di Milenozza
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    Ciao a tutti.
    Intanto mi complimento x la bellissima idea che avete avuto...ho già preso qualche spunto x la tesi.
    Ora,nella mia tesi vorrei andare a scoprire l'invecchiamento,normale e patologico,andando quindi a vedere le varie forme cliniche,ma soprattutto la valutazione. Qualcuno di voi può darmi un consiglio sui libri? PErchè nelle biblioteche che ho frequentato ce ne sono davvero pochi....grazie!


    Amare ed essere amati è come sentire il sole da entrambi i lati!!!

  12. #72

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    Citazione Originalmente inviato da Milenozza Visualizza messaggio
    Ciao a tutti.
    Intanto mi complimento x la bellissima idea che avete avuto...ho già preso qualche spunto x la tesi.
    Ora,nella mia tesi vorrei andare a scoprire l'invecchiamento,normale e patologico,andando quindi a vedere le varie forme cliniche,ma soprattutto la valutazione. Qualcuno di voi può darmi un consiglio sui libri? PErchè nelle biblioteche che ho frequentato ce ne sono davvero pochi....grazie!
    ciao, ti posso dire di dare un 'occhiata al libro che sto studiando, parla soprattutto di dislessia, ma puoi trovare qualche rimando all'argomento che ti interessa da cui muovere per approfondire dato che l'autore sta facendo ricerche proprio sugli MCI
    il libro è "Sistema attentivo-esecutivo e lettura" di F. Benso

  13. #73
    Partecipante Affezionato
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    Anomalie cromosomiche e ritardo mentale. Dal genotipo al fenotipo neuropsicologico delle sindromi genetiche ad alta incidenza - Seconda edizione riveduta e ampliata

    Le sindromi genetiche sono malattie che possono essere causate da un'alterazione del numero o della struttura di uno o più cromosomi. Per affrontare lo studio delle sindromi genetiche bisogna far riferimento a quei comportamenti che sono parte integrante dei disturbi organici: il danno genetico produce una sequela di comportamenti attraverso meccanismi neurobiologici e neuropsicologici. Ogni sindrome genetica presenta delle anomalie più incisive rispetto ad altre e non tutti gli individui colpiti da una determinata malattia presentano tutta la serie di caratteristiche. Le sindromi genetiche, infatti, si differenziano fra loro per i seguenti aspetti: possono essere più o meno gravi; diversa può essere la stabilità del Quoziente Intellettivo con il passare del tempo; diversi sono i profili cognitivi; diversi possono essere i condizionamenti genetici sullo sviluppo emotivo, sociale e comportamentale. La Prima Parte del presente lavoro sarà orientata ad approfondire le tematiche inerenti le anomalie cromosomiche e le malattie umane su base genetica. Nella Seconda Parte verranno affrontati gli argomenti riguardanti il ritardo mentale, le caratteristiche cliniche, la valutazione neuropsicologica, gli obiettivi della riabilitazione e la prognosi. Verranno inoltre descritte le caratteristiche genetiche, fenotipiche e neuropsicologiche della Sindrome di Down e della Sindrome dell'X fragile, rispettivamente prima e seconda causa di ritardo mentale, per la loro considerevole incidenza. Inoltre, nonostante la causa sia attribuibile soltanto in un numero eccezionalmente raro di casi ad anomalie cromosomiche, verranno approfondite le tematiche inerenti la Sindrome di Rett, in quanto una delle cause più comuni di ritardo mentale femminile. Nella Terza parte verrà brevemente descritta la causa genetica e il quadro clinico delle sindromi genetiche rare, quali la Sindrome del Cri du Chat, la Sindrome di Cornelia De Lange, la Sindrome di Williams e la Sindrome di Prader-Willi. La quarta parte sarà orientata ad approfondire le tematiche inerenti gli aspetti sociali della disabilità, nello specifico: famiglia e disabilità, scuola e disabilità, lavoro e disabilità. Chiude il lavoro un glossario della terminologia scientifica utilizzata.

    http://lalibreriadimargherita.com/pr...o-mentale.aspx

  14. #74
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    neuropsicologia

    Salve a tutti qualcuno saprebbe consigliarmi un buon testo di neuropsicologia????
    Grazie

  15. #75

    Riferimento: neuropsicologia

    manuale di neuropsicologia di Papagno

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