[...]Grosso modo, cosa sia il cervello lo sappiamo un po' tutti: una massa di cellule nervose che guidano il nostro corpo nei suoi movimenti, che decodificano le sensazioni esterne e interne, che organizzano le nostre memorie, i nostri apprendimenti. Sappiamo dalla divulgazione scientifica che gli scienziati penetrano sempre più a fondo nei "meccanismi cerebrali" e, soprattutto, sappiamo che se le funzioni del cervello vengono modificate e danneggiate da droghe, traumi, malattie, il nostro comportamento ne risente: l'alcol e numerose sostanze d'abuso ci rendono confusi, irresponsabili delle nostre azioni; il morbo di Parkinson riduce la nostra capacità di muoverci; il morbo di Alzheimer colpisce la nostra memoria e la nostra intelligenza. Insomma, quando riflettiamo sulla natura del nostro cervello arriviamo a una conclusione abbastanza ovvia: che le sue attività sono influenzate da una serie di fattori che ne impediscono il buon funzionamento alterando perciò le funzioni della mente. Ma sei ugualmente disposto a ritenere che, in mancanza di intoppi, la mente dipenda essenzialmente dal cervello? [...]
[...]Sappiamo cosa sia il cervello, ammettiamo ceh quando si verifica un suo cattivo funzionamento la mente vacilli, siamo certi che alcuni suoi meccanismi come la memoria abbiano delle basi "materiali", tant'è che possiamo chiedere al medico di prescriverci un farmaco per ridurre l'ansia o di consigliarci qualcosa che migliori la memoria, ma non siamo invece convinti che i nostri sentimenti, le nostre passioni, desideri, visioni del mondo possano essere descritti nei termini di meccanismi del cervello. Riteniamo infatti che essi appartengano alla mente come reputiamo che attraverso di essa siamo consapevoli delle cose che ci circondano, che proviamo sentimenti, emozioni, desideri,che siamo capaci di prestare attenzione, decidere, perseguire i nostri scopi. Anche se non sappiamo definire esattamente cosa sia la mente, abbiamo quindi le idee abbastanza chiare sul suo ruolo. [...]
[...]Il cervello, insomma, ci appare come un organo irrilevante in termini di esperienza soggettiva: è lì, funziona ma tutto il resto ci sembra dipendere dalla nostra mente, un'entità che appare dotata di una sua autonomia, che si è formata sulla base delle esperienze effettuate nel corso della vita, che è caratterizzata da una sua individualità.[...]
[...]immaginiamo ora quanto può succedere ad una persona anziana che abbia avuto un ictus: un vaso che irrora il cervello si è chiuso o è stato bloccato da un grumo di sangue e il sistema nervoso ne ha subito un danno. Il danno può interessare il controllo dei movimenti degli arti o qualche aspetto del pensiero, ad esempio la memoria, la capacità di riflettere, di prestare attenzione, di emozionarsi: in questo caso sei perfettamente d'accordo con il fatto che il cattivo funzionamento del cervello è causa di alterazioni del comportamento, che l'io della persona colpita dall'ictus è vittima di danni nervosi che si sono verificati. Strana dissociazione quella di cui soffriamo tutti noi: se stiamo bene riteniamo che la mente abbia poco a che fare con il cervello, se invece il cervello sta male lo stato della mente dipende dal cattivo funzionamento cerebrale... [...]
[...]queste tecnologie hanno permesso di tracciare una mappa funzionale del cervello, ad esempio individuare con notevole precisione le aree della corteccia coinvolte nelle funzioni motorie, nella sensibilità, nel linguaggio, in operazioni numeriche, nella presa di decisione, nell'attenzione, nell'emozione e così via. Ciò non significa che queste aree siano le uniche sedi in cui si svolge una particolare funzione nè che l'individuar la sede di un'attività nervosa o mentale possa prescindere da una teoria che spieghi nell'insieme
come quell'area sia coinvolta in un'attività particolare.[...]
[...]Chi ritiene che la mente possa essere completamente naturalizzata, cioè spiegata essenzialmente con le leggi delle scienze naturali, sostiene che il soggetto - l'io - non sia che l'illusione dell'oggetto - il cervello -, unica realtà osservabile e quantificabile. Ma c'è invece dhi indica che più si parla di oggetto, più c'è un soggetto che parla e che spesso descrive la propria natura, la propria unicità, a partire dalle sue realizzazioni [...]La polemica tra i sostenitori di un'unica spiegazione (il cervello è tutto), cioè i monisti, e i sostenitori di una differenza tra mente e cervello, cioè i dualisti, è antichissima e precede lo sviluppo delle neuroscienze e della loro capacità di descrivere numerose funzioni mentali: data la velocità con cui le ricerche dei neuroscienziati sono sempre più in grado di chiarire nuovi aspetti delle funzioni cerebrali, è possibile che esse possano, in un non lontano futuro, descrivere le caratteristiche della mente in modo sempre più esauriente? sino a che punto le neuroscienze potranno parlarci del soggetto? si limiteranno a chiarire meccanismi e funzioni del sistema nervoso oppure potranno spingersi oltre, aprire un sipario sulla soggettività, sul conscio e sull'inconscio, sui significati? A questo punto ritengo che sia importante fare una precisazione. e cioè che malgrado il progredire del sapere neuroscientifico non si può rinunciare ad altri livelli di descrizione, da quello neurobiologico a quello psicologico. Infatti, anche se le neuroscienze ci dicono, e giustamente, che i processi mentali dipendono dal gioco dei mediatori, dei circuiti e dei nuclei nervosi, ciò non comporta che anche se fossimo pienamente in grado di conoscere le modalità atraverso cui i desideri, le intenzioni, gli atteggiamenti sono incorporati e mediati dal cervello, potremmo fare a meno di quei concetti che sono alla base delle nostre concezioni del mondo e quindi dell'Io.[...]