Io invece non capisco esattamente dove tu voglia arrivare (e nemmeno alberag che arriva a dire che "la società non crea disagi", questa è bella), ciò che scrive Darkgianlu85 sull'essere socializzato e sulla teoria di Laing è di 1 attualità straordinaria e poi, scusami, chi ha stabilito che cosa è adattivo e che cosa non lo è? A parte il fatto che il concetto di "adattamento" ha fatto della psicoterapia 1 pericoloso strumento di conformismo e controllo sociale, per cui la maggior parte del mondo "psi" si è ormai ridotto ad 1 sorta di ortopedia o addomesticamento dell'anima (a parte qualche rara eccezione), per quanto io non condivida certi aspetti della cultura anti-psichiatrica, credo altresì che ogni psicologo debba interiorizzarne l'ideologia fondamentale, questo sì che è 1 passaggio obbligato per la formazione di uno psicologo, altro che DSM e psichiatria psicodinamica alla Gabbard, guai a non rendersene conto...Originariamente postato da TheGathering
Ci stai quindi dicendo che tutti i "normali" sono in realtà dei repressi?
I pazzi secondo me non sono affatto scomodi, sono scomodi a sè stessi quando stanno male semmai...
Ma poi "pazzi" cosa vuol dire?
Pazzo è lo psicotico, o pazzo è il nevrotico, l'ossessivo-compulsivo, l'anoressica??
Io credo che chiunque prima di essere un "pazzo" è una persona.
E si trova all'estremo di un continuum, ma può benissimo spostarsi su quella linea e tornare nella parte centrale della normale..
Ognuno di noi può "impazzire" da un momento all'altro, avere un raptus, cadere in depressione, non riuscire a dormire.
Il punto è che questi comportamenti sono disadattivi.
La società limita la libertà personale quando è disadattiva..
Se la depressione ti porta a suicidarti..è x te disadattiva, se hai una dipendenza da cocaina, questa cosa è x te disadattiva...
Non capisco esattamente dove vuoi arrivare gianlu
(cmq bel topic )
Saluti,
ikaro
"...il desiderio dell'uomo, a lungo sondato, anestetizzato, addormentato dai moralisti, addomesticato dagli educatori, tradito dalle accademie, si sia molto semplicemente rifugiato, rimosso, nella passione più sottile, e anche la più cieca, come ci dimostra la storia di Edipo, la passione del sapere" (J.Lacan)