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  1. #31
    alberag
    Ospite non registrato
    Vedi, io ho un tipo di approccio al lavoro (mi occupo di disabilità) in cui non posso prescindere da un modello biopsicosociale, che non sposta il problema, ma crea una sintesi efficace nella diatriba modello medico vs sociale.
    Se poi vuoi vedere come si applica nella pratica, cerca su internet "biopsychosocial model AND ICF". Buona lettura
    alb

  2. #32
    Alberag, cos'è una malattia mentale?

    " CONOSCI TE STESSO - Γνωθι Σεαυτον " Oracolo di Delfi, Socrate.

  3. #33
    Partecipante Esperto L'avatar di TheGathering
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    Quindi, se ho ben capito, Darkgianlu85 rivalutava la nozione, squisitamente anti-psichiatrica, di sintomo quale segno di ribellione alla violenza della società e la contestazione della prassi clinica che tende ad etichettare (label theory) ed a svalorizzare socialmente il cosiddetto matto, al fine di adempiere ad una delega sociale di esclusione degli outsiders.
    La contestazione della società non viene vista dal punto di vista dinamico come la ribellione al PADRE per trovare la propria identità?

    Originariamente postato da ikaro78
    Sì, come no, 1 colpo al cerchio e 1 alla botte, così facciamo tutti contenti e non se ne parla più!!
    Scherzi a parte, il modello bio-psico-sociale sposta elegantemente il problema (almeno da un punto di vista teoretico), ma voglio proprio vedere nella pratica dove/come si applica, non me ne volere, ma io sono per l'integralismo ideologico, e francamente dei livelli di litio nella depressione non me ne frega nulla, o quasi... :-)
    Saluti,ikaro
    Bè mi pare che la psicologia sia andata oltre la ribellione verso il padre...


    Un'identità ce l'ha..
    Il modello biopsicosociale è l'unico che renda ragione della complessità dell'individuo e cercare a tutti i costi di ridurre l'individuo a un essere solo sociale/solo biologico/ solo psicologico secondo me è sintomo di una ricerca di onnipotenza nella figura dello psicologo, come guaritore del male supremo, che ha la chiave per la salute di tutti e tutto con una semplice pillola/intervento sociale/ seduta psicoanaltica...

    Ragazzi, prendetene atto: noi siamo fatti di carne e ossa, neuroni, storia famigliare, relazioni, vita sociale, emozioni, conflitti, difese ecc...

    Perchè bisogna voler ridurre l'essere umano a una macchina??


    Sul come si applica, sicuramente è + complicato avere un approccio integrato che non uno rivolto solo ad un aspetto della persona.
    Diciamo che la realtà della sanità è ben lontana dall'ideale per una cura veramente completa ed efficace e riabilitante...

    Ma x ora ci tocca fare del nostro meglio con gli strumenti che abbiamo...
    (ps: scusate se non faccio citazioni ecc ma io ancora sono solo al 3° anno e non ho manco dato l'esame di psicopatologia.. , quello che scrivo sono unicamente mie riflessioni spontanee).
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  4. #34
    alberag
    Ospite non registrato
    Originariamente postato da Darkgianlu85
    Alberag, cos'è una malattia mentale?
    Credo sia veramente difficile dirlo in termini accettabili, ma posso fare un tentativo. Anzi più di uno.

    La malattia mentale è uno stato di alterazione della capacità della persona di mantenere una condizione di equilibrio psichico e sociale tale per cui il suo comportamento sia prevedibile secondo canoni prestabiliti.

    La malattia mentale è l'epifenomeno di come le persone si compongono in situazioni ambientali/relazionali disfunzionali.

    La malattia mentale è data dall'alterazione dell'equilibrio dei neurotrasmettitori.

    La malattia mentale è data da un cattivo apprendimento delle modalità di reagire ed affrontare le situazioni difficili.

    Nessuna di queste ipotesi è del tutto sbagliata, così come nessuna può dar ragione completamente del fenomeno della malattia mentale, ma in ciascuna di esse si trova una parte di spiegazione, che aiuta la comprensione. Come ho detto sono un fautore dei modelli biopsicosociali, a mio avviso la malattia e il disagio è dato da una codizione di salute (come può essere l'alterazione dei neurotrasmettitori) in un contesto sfavorevole.

  5. #35
    alberag
    Ospite non registrato
    Originariamente postato da TheGathering

    (ps: scusate se non faccio citazioni ecc ma io ancora sono solo al 3° anno e non ho manco dato l'esame di psicopatologia.. , quello che scrivo sono unicamente mie riflessioni spontanee).
    Far citazioni vuol solo dire avere imparato la lezione a memoria: altro è applicare.

  6. #36
    Alberag, cosa vuol dire l'equilibrio dei neurotrasmettitori? Di neuroscienze conosco solo quel poco che ho saputo a psicologia generale ma, non è che, scusami se sono malfidato, ci stiamo anche qui coprendo dall'impresa di regolazione sociale? Voglio dire, come è possibile stabilire quel famoso equilibrio in termini di neurotrasmettitori se prendiamo a modello un equilibrio sembra mutabile, intercambiabile, non perfetto come è quello della realtà sociale? Da dove provengono i campioni "equilibrati"?Come fanno ad essere denominati tali?

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  7. #37
    Originariamente postato da alberag
    Far citazioni vuol solo dire avere imparato la lezione a memoria: altro è applicare.
    Molto molto vero!!! è quello che sto cercando di fare anche io da un po' a questa parte...

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  8. #38
    alberag
    Ospite non registrato
    Il motivo per cui molte persone si fidano di più di una cura psicofarmacologica, al di là del fatto che costa meno e richiede minor impegno e presa di coscienza del problema da parte della persona, rispetto ad una psicoterapia risiede anche sulla base fattuale forte che sottende l'approccio medico.
    In genere gli psicologi sono molto bravi a comprendere l'inquadramento generale di una persona e della sua malattia: aspettative, richieste di cura, vissuto.....ma poi cosa ce ne facciamo veramente? Noi lo sappiamo, ma non è detto che il paziente ne abbia una piena consapevolezza.
    D'altra parte molti psichiatri si limitano a vedere se e come il disturbo che presenti è inquadrabile in una categoria predefinita ed in base a questa ti danno un'indicazione terapeutica: se non funziona provano con un'altra.
    Il farmaco agisce direttamente sul neurotrasmettitore e determina una risposta che, in parte è prevedibile, ed è prevedibile in rapporto alla conoscenza che il medico ha del "normale" funzionamento del farmaco. Un neurofisiologo ti può chiarire che esiste un funzionamento ed un equilibrio normale della distribuzione dei neurotrasmettitori nel cervello, così come esiste una normale pressione cardiaca, un normale visus, una normale sensibilità acustica. Queste cose non sono supposizioni, ma fatti. E purtroppo tanta parte della società crede ciecamente che una pillola faccia passare tutto....
    Poi, su come un campione possa essere determinato come normalmente equilibrato non te lo saprei dire: ma lo stesso ragionamento lo possiamo fare per qualsiasi altra funzione fisiologica o struttura anatomica....

  9. #39
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    Originariamente postato da alberag

    Poi, su come un campione possa essere determinato come normalmente equilibrato non te lo saprei dire: ma lo stesso ragionamento lo possiamo fare per qualsiasi altra funzione fisiologica o struttura anatomica....
    Non credo che un campione sia normale..semmai si fa un'analisi statistica dei risultati del campione e si conviene che le persone che si trovano all'interno della parte + "centrale" della gaussiana siano "normali"...quelle che si trovano agli estremi sono fuori dal normale o meglio "fuori dalla normale"... asd

    Cmq è logico che il concetto di malattia è proprio dell'uomo e della sua cultura, come d'altronde ogni altra cosa...
    E' l'uomo che dà il nome alle cose, quindi anche la "malattia" fa parte del bagaglio linguistico e culturale della nostra civiltà...

    Quello che diceva Ikaro sul fatto che sono le società "malate" che esprimono il loro malessere attraverso i malati (vedi teppisti nei quartieri poveri), bè su questo credo che siamo d'accordo...
    La presenza/assenza dei diversi disturbi differisce a seconda dei contesti socio-culturali ma non vedrei la cosa come una sorta di relazione CAUSA-EFFETTO.

    Tant'è che non tutti si ammalano nello stesso modo, non tutti si ammalano, ognuno reagisce a suo modo, anche x via dei fattori di rischio e di PROTEZIONE che ha incontrato nel suo cammino..


    Dicci gianlu cos'altro ti crea dubbi?...
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  10. #40
    alberag
    Ospite non registrato
    Originariamente postato da TheGathering
    Non credo che un campione sia normale..semmai si fa un'analisi statistica dei risultati del campione e si conviene che le persone che si trovano all'interno della parte + "centrale" della gaussiana siano "normali"...quelle che si trovano agli estremi sono fuori dal normale o meglio "fuori dalla normale"... asd
    Intendevo dire un'altra cosa: a prescindere dalla normalità gaussiana, esiste in biologia una normalità fisiologica. Voglio dire che è normale/fisiologico avere due gambe e due braccia, al di là della normalità. Naturalmente l'esempio che riporto è assolutamente paradossale e ne sono conscio, idem per quanto riguarda il corredo genetico delle persone.
    Credo che siano due tipologie differenti di normalità: una - quella fisiologica - dovrebbe mantenersi stabile nel tempo; l'altra - quella statistica - è maggiormente soggetta ai cambiamenti socioculturali.

  11. #41
    Scusatemi, ma qui mi soggiunge una critica forte...

    Per quale arcano motivo le persone dovrebbero sempre essere "normali"?Siamo proprio sicuri che la normalità esiste?Siamo sicuri che è giusto seguire la normalità o addirittura decidere al posto degli altri di fargli seguire questa strada?

    Stiamo mutilando le persone. Le stiamo rendendo degli ammassi di cellule dagli occhi spenti, macchinizzati, distrutti nella propria intimità. Stiamo tentando di rendere inoperativa una caratteristica esistenziale, e anche biologica, fondamentale: LA DIVERSITà. L'essere al mondo con una propria identità, diversa ed unica, irripetibile. State tentando di dividere l'anima dal corpo, la psiche dal cervello, l'umano dall'inumano.
    Non esiste una normalità, tutto cambia e niente è perfetto. La normalità è un'astrazione della nostra mente, povera quanto importante. Se la scienza è questo, allora la scienza non dovrebbe interferire con i processi di crescita psicologici umani, MAI.
    E non venite a dirmi che senza normalità si soffre, sono tutte falsità. Si soffre perchè non si è felici, e non si è felici solo essendo "normali".
    La malattia mentale è SOFFERENZA, non anormalità. Chi vuole approcciarsi alla malattia mentale deve quindi entrare in contatto con la sofferenza altrui, e tutto ciò che comporta.

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  12. #42
    Partecipante Esperto L'avatar di TheGathering
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    Cioè, spiegami un attimo..secondo te la psicoterapia rende le persone tutte uguali e piatte???
    Posso chiederti secondo te a cosa dovrebbe servire la psicoterapia/psicoanalisi/psicofarmacologia...???

    Io credo che la "anormalità" intesa come devianza da un sano equilibrio e sano sviluppo, non possa essere intesa come semplice caretteristica di personalità...o meglio, lo è, ma bisogna capire quando la situazione crea sofferenza a una persona e agli individui che la circondano!!!

    Nessuno si sognerebbe mai di appiattire l'estro artistico di un pittore o le manie di protagonismo di un attore...finchè esso stesso non sente che c'è qualcosa in lui che non va..e non lo sente xkè glielo dicono gli altri, ma xkè LUI STESSO sente che c'è qualcosa che non va in lui!

    Io credo che la psicoterapia serva a rendere le persone in grado di essere quantomeno un po' + spensierate e magari, xkè no, felici, che non significa lobotomizzate!!!

    Guardacaso non ci sono psicoterapueti che vanno in giro x le strade a reclutare pazienti, ma sn i pazienti che chiedono aiuto e noi (io moooolto in futuro ) dobbiamo essere in grado di rispondere alle loro esigenze tramite gli strumenti che possediamo.
    E' logico che dobbiamo andare incontro alla sofferenza del paziente, altrimenti diventa una conversazione tra conoscenti, no??
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  13. #43
    alberag
    Ospite non registrato
    Darkgianlu, sono abbastanza d'accordo con quello che scrivi, ma:
    1- Non ho fatto nessuna delle affermazioni che dici: mi sembra uno scenario davvero apocalittico comunque
    2- La biodiversità non esclude un concetto di normalità biologica: cosa penseresti se un giorno l'erba fosse blu?
    3- il concetto di entropia non esclude quello di normalità bilogica

    Il concetto di normalità = salute mi sembra alquanto aberrante e pericoloso e non vorrei che fosse passato questo come contenuto del mio messaggio. Peraltro io sono il primo a credere che la normalità sia ineffabile e poco definibile, per quanto riguarda i comportamenti. Però esiste una base biologica comune che ci definisce tutti come essere umani: io è solo in questo che definisco la normalità. Non certo nella salute, perchè dipende da molti fattori: il mio stato di salute dipende dalla condizione presente - il fatto che ci sia un'alterazione - e da fattori personali - come reagisco - e contestuali in senso più ampio - ovvero le risorse del mio ambiente che mi permettono/non mi permettono di ricevere cure adeguate.

  14. #44
    Originariamente postato da TheGathering


    Cioè, spiegami un attimo..secondo te la psicoterapia rende le persone tutte uguali e piatte???
    Posso chiederti secondo te a cosa dovrebbe servire la psicoterapia/psicoanalisi/psicofarmacologia...???

    Io credo che la "anormalità" intesa come devianza da un sano equilibrio e sano sviluppo, non possa essere intesa come semplice caretteristica di personalità...o meglio, lo è, ma bisogna capire quando la situazione crea sofferenza a una persona e agli individui che la circondano!!!

    Nessuno si sognerebbe mai di appiattire l'estro artistico di un pittore o le manie di protagonismo di un attore...finchè esso stesso non sente che c'è qualcosa in lui che non va..e non lo sente xkè glielo dicono gli altri, ma xkè LUI STESSO sente che c'è qualcosa che non va in lui!

    Io credo che la psicoterapia serva a rendere le persone in grado di essere quantomeno un po' + spensierate e magari, xkè no, felici, che non significa lobotomizzate!!!

    Guardacaso non ci sono psicoterapueti che vanno in giro x le strade a reclutare pazienti, ma sn i pazienti che chiedono aiuto e noi (io moooolto in futuro ) dobbiamo essere in grado di rispondere alle loro esigenze tramite gli strumenti che possediamo.
    E' logico che dobbiamo andare incontro alla sofferenza del paziente, altrimenti diventa una conversazione tra conoscenti, no??
    Ma io non sono andato contro alla psicoterapia, se non opera contrariamente a quello che io credo giusto ( e perlomeno superficialmente non lo fa! ). Sono contrario all'idea di poter ridurre il problema di una persona ad una devianza dalla norma o di renderla uguale al proprio cervello o ad una macchina malfunzionante.
    TheGathering, l'anormalità è sempre collegata alla sofferenza propria ed altrui! Pensi che i gay, nella nostra società vivano bene? Proprio come vivono gli "eterosessuali"? Eppure non ci sono discriminazioni grandi! Ma la società li reprime lo stesso, mentre tutti noi dovremmo essere in grado di esprimerci al meglio. Oppure, prova a pensare a quando erano considerati malati! E dimmi un po', che differenza c'è fra una persona totalmente orientata al potere personale ed uno maniaco che crede di essere Gesù? Perchè quella persona che si crede Gesù non può vivere liberamente e invece è considerata malata, mentra l'altra persona, figlio della nostra società no? Spostiamoci dal nostro narcisismo! L'autostima è importante ma non dovrebbe accecarci!

    ALBERAG:


    Potresti chiarirmi meglio i tuoi punti 2 e 3?
    Come dividi la normalità statistica dalla normalità biologica?


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  15. #45
    Partecipante Esperto L'avatar di TheGathering
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    Non mi è chiaro dove tu voglia arrivare gianlu..

    Gli omosessuali non sono "normali" in quanto si allontanano dalla norma ma se riescono a vivere la loro sessualità e a trovare la loro identità il problema non si pone.
    Soffrono, certo, e magari possono anche rivolgersi a uno psicologo, che bada bene, non ha lo scopo di farli diventare eterosessuali, ma di alleviare la loro sofferenza!
    E' qui che tu ti sganci dal mio discorso, come se la psicologia clinica fosse orientata a rendere tutte le persone uguali e conformate alla maggioranza..
    Io non la vedo così..

    Il caso di quello che si crede Gesù è un po' diverso, lì si ha una distorsione del senso di realtà che non è mai una buona cosa.
    Forse il paziente in sè può non soffrirne ma di sicuro non riuscirà ad avere rapporti sinceri, xkè verrà sempre visto come un "simpatico matto" e in fondo non sta vivendo la sua vita, ma quella di Gesù! Resta il fatto che può vivere anche senza curarsi se non ne sente la necessità...
    Poi forse l'esempio di gesù non è molto semplice da gestire..


    Insomma, bisogna vedere caso x caso..
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