Ho letto anche con interesse l'idea di che cosa per te sia un dato oggettivo in psicologia.
Attenzione, quello che ho scritto non è che cosa è per me un dato oggettivo in psicologia, ma è ciò su cui concordano gli scienziati di tutte le discipline per definire una conoscenza scientifica in generale. La caratteristica fondamentale è l’oggettività:
Un individuo compie le stesse osservazioni nelle medesime condizioni in tempi diversi + persone diverse compiono le stesse osservazioni nelle medesime condizioni. Altre elementi fondamentali sono quelli di variabile, di controllo, etc, ma soprattutto, come ti ho scritto più in basso, quella di misurazione.
A mio parere dire che la persona ha un Q.I. di 112 è un'affermazione oggettiva ma non so se esatta (perchè è cmq una misurazione indiretta riferita ad un costrutto ipotetico) e la considero tutto meno che scientifica. Sarebbe come dire che il metro e scientifico perchè un metro è sempre lungo un metro.
Il discorso è questo: per avere una conoscenza scientifica devo poter compiere osservazioni oggettive, e per far questo la misurazione è fondamentale. Non è tanto che il metro è scientifico, ma il suo uso è necessario per produrre conoscenze scientifiche. Se tutti i ricercatori non fossero d’accordo sull’impiego del metro, non si potrebbero confrontare i risultati degli esperimenti (altro concetto fondamentale della scienza è la replicabilità, che si ricollega all’oggettività). Non a caso i manuali di introduzione alla fisica spendono pagine e pagine a parlare di misurazione e degli errori di misura; oltretutto attualmente ci sono dei fisici che fanno ricerca per determinare nel modo più preciso e oggettivo possibile quant’è un secondo (un metro ad esempio, si definisce secondo il Sistema Internazionale come il tragitto percorso dalla luce nel vuoto in un tempo di 1/299 792 458 di secondo). Anche l’atomo è un costrutto ipotetico, le cui caratteristiche sono cambiate nel tempo, ma le prove oggettive della sua esistenza possono essere ottenute in ogni momento da qualsiasi ricercatore.
Ti assicuro che il Q.I. è una misura oggettiva allo stesso modo, per esempio, delle radiografie. I test validati psicometricamente devono essere validi, cioè misurare quello che si propongono, e attendibili, cioè devono avere coerenza interna e stabilità nel tempo. Attraverso le procedure di costruzione dei test, si possono ottenere delle misure di queste caratteristiche (attraverso coefficienti di correlazione). E’ chiaro che io misurerò un costrutto ipotetico, ma vedendo quanto questa misura mi correla con numerosi indicatori, se possiede la dimensionalità teorica prevista attraverso l’analisi fattoriale, etc, insomma procedendo con quanto esposto dai manuali di costruzioni di test, si possono ricavare indici che quantificano quanto il test sia valido. L’attendibilità ha invece a che fare con l’ottenere gli stessi risultati misurando più volte lo stesso soggetto (ovviamente controllando variabili come apprendimento e maturazione): ci sono test che hanno un’attendibilità (misurata con tutta una serie di indici statistici) superiore a quella delle radiografie!
Credo che la scienza si occupi di comprendere i 'come' e i 'perchè' dell'universo e la psicologia scientifica debba studiare i 'come' e i 'perchè' del cervello, della nostra mente, ma soprattutto - lasciami introdurre un altro pezzo del mio pensiero - delle menti (plurale).
Potrei sottoscrivere tutto, ma la cosa fondamentale è che questa conoscenza sia oggettiva. Se manca questa caratteristica, il risultato che ho ottenuto non è scientifico. Se mi confronto con un fisico senza avere dei risultati oggettivi (come definiti sopra), questo considererà il mio risultato come una forma di conoscenza di serie B.
Ma ancora: se a effettuare il test fosse stata un'altra persona, o il test si fosse effettuato in un'altra struttura un'altro giorno, il risultato sarebbe stato approssimativamente identico? O no?
Se il test è validato, e la persona che lo somministra lo fa in modo corretto (seguendo le indicazioni del manuale), la risposta è si. E’ chiaro che ci saranno delle variazioni (il bambino ha il mal di pancia, non ha voglia, etc), ma i coefficienti di attendibilità mi quantificano proprio questi aspetti: questa è la cosiddetta varianza d’errore, e i test vengono costruiti in modo minimizzarla.
La scoperta clinica della stretta associazione tra abuso o trauma di altro tipo e ritardo mentale ci ha fatto capire quanto poco avevamo capito del ritardo mentale. Molti di questi limiti derivavano però dalle teorie implicite o esplicite degli psicologi che li istruivano su che cosa può essere considerato un 'dato' nel senso scientifico del termine. La psicologia dinamica è un approccio intersoggettivo che consente di trasformare in 'dati' le nostre esperienze con gli altri, a patto che queste esperienze siano vicini all'orizzonte fenomenologico dell'esperienza: in realtà parte dal presupposto che come esseri umani (nel senso di homo sapiens) sia possibile accedere al mondo interno dell'altro e che sia possibile comprendere gli stati interiori. Ho detto possibile, il che non significa che accada sempre, ma nemmeno che sia un evento raro o improbabile.
Detto questo rispondo alla tua domanda circa il dissenso degli analisti. Va considerata la possibilità che in un retest di qualsiasi tipo la condizione di x può essere diversa in t1 e t2 perchè il valore della variabile è mutato nel corso del tempo.
Facciamo un esperimento mentale: prendiamo un singolo individuo e due analisti al tempo t. In un caso è l’analista A che al tempo t si relazione al singolo individuo, nell’altro è l’analista B che sempre al tempo t si relaziona al medesimo individuo. Secondo te arriveranno alle stesse conclusioni? A parte che potrebbero differire per modelli teorici sui quali si basano (Freud, piuttosto che Jung), ma ammettiamo che siano due psicoanalisti ortodossi. Arriveranno alle stesse conclusioni? Secondo me no, proprio perché i due analisti sono persone diverse fra loro, e di conseguenza, a sua volta, cambierà la relazione che instaureranno con l’individuo.
Il motivo per cui due psicologi dinamici possono giungere a conclusioni diverse può non risiedere affatto nella non scientificità dei loro metodi ma nell'effettiva variabilità nel tempo del fenomeno studiato.
Questo significa che il campo intersoggettivo che instauro io con un paziente può essere molto diverso da quello instaurato da un altra persona e portare l'individuo a mostrare volti e profili di attività anche molto diversi, coerentemente con le diverse modalità di integrazione dell'esperienza di quel cervello in quel momento e in quelli precedenti che ne hanno modificato il comportamento (hanno cioè prodotto un apprendimento a breve o lungo termine). .
Anche i fenomeni studiati dalla psicologia sperimentale cambiano nel tempo, ciò non toglie che produce risultati oggettivi come li ho definiti sopra, a differenza della psicologia dinamica.
Rispondo a proposito anche del confronto tra diverse metapsicologie: vorrei che non si confondessero i fatti con le teorie. I modelli esplicativi sono diversi dai risultati sperimentali e allo stesso modo la spiegazione di un caso analitico (o di un fenomenopsicodinamico) in termini teorici va intesa come una teoria esplicativa suscettibile di falsificazione. Anche se spesso (ma non sempre) la psicpanalisi non ha impiegato modelli di falsificazione scientifici questo non vuol dire che non si sia cmq fatto un lavoro di revisione e di miglioramento delle teorie. Ad es. oggi nessuno ritiene più valide le teorie pulsionali freudiane e c'è un sostanziale e definitivo abbandono anche della teoria kleiniana e di alcuni aspetti della teoria di Bion. Perchè? La risposta è che accedendo di nuovo al mondo fenomenologico dinamico i diversi studiosi e ricercatori sono arrivati a conclusioni diverse e alla fine alcuni punti di vista sono stati confermati da più osservatori e hanno avuto la meglio.
E’ proprio questo il punto. Sono d’accordo che non bisogna confondere fatti e teorie, anche in psicologia sperimentale ci sono teorie rivali. Il discorso cruciale è che nessuno discute i fatti. Tutti possono replicarli quando vogliono (sono fenomeni oggettivi!). Puoi dire che lo stesso accade in psicodinamica? Se fosse possibile, tutti i kleiniani sarebbero scomparsi, o quanto meno avrebbero abbandonato certe idee non credi? Hai parlato di definitivo abbandono, ma sei sicuro?
La difficoltà di produrre evidenze scientifiche in psicoanalisi consiste infatti nel riuscire a studiare gli aspetti dinamici senza alterarli: a tutt'oggi non siamo in grado di evitare che il nostro essere osservatori non induca una alterazione nella relazione con l'altro.
Esiste una branca della psicodinamica dove questo non accade?
In base a quanto detto prima e riprendendo un problema noto da tempo in fisica, anche in questo caso la misurazione incide con il processo da misurare.
Il principio di indeterminazione di Heinsenberg e i vari concetti della meccanica quantistica non impediscono però di avere a che fare con fatti oggettivi in questa disciplina, attenzione!
Esistono tuttavia degli artifici eleganti che non precludono la possibilità di uno studio scientifico del problema (a mio parere).
Tipo? In psicologia sperimentale è possibile avere dei fatti oggettivi perché ci si occupa di aspetti periferici dell’essere umano (la memoria, la percezione, etc), per quanto riguarda i processi centrali (come definiti da Fodor), al momento non è possibile…