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Discussione: Il tempo

  1. #61
    Partecipante Super Esperto L'avatar di neuromancer
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    "Personalmente non ritengo di aver appreso delle stupidaggini. Quando parli di premesse neocorticali, stimolo skinneriano ecc parli di informazioni apprese in modo autodidattico? Beh se è così tanto di cappello...."

    scusami, non volevo dirti che hai appreso delle stupidaggini, ma ti hanno proposto delle stupidaggini. io le ho raccolte eccome le stupidaggini, infatti le ho menzionate. ma non le mantengo...:-)

    per quanto riguarda il lavor di kaufmann, ti do questo indirizzo http://www.anisn.it/scienza/evoluzione2005/kauff.htm
    e mi dispiace se ho scritto in modo errato il cognome!

    ciaz

  2. #62
    Partecipante Super Esperto L'avatar di neuromancer
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    ops scusatemi di nuovo neuromancer è il mio nuovo nick poichè ho avuto problemi tecnici col vecchio crmlcrml...

    aspetto nuove da voi.....

    ciaz

  3. #63
    Partecipante Super Esperto L'avatar di neuromancer
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    "e le emozioni da voi attribuite al passato possono talvolta nascere dal modo in cui vi disponete a recuperare un ricordo nel presente"

    certamente! le emozioni sono il vero protagonista della nostra inquieta coscienza. sapere di esistere senza potervi dare un senso. tutto il contrario di un animale.

    non solo. l'emozione è il vero gradino su cui poggiano strutture cognitive eccezzionali quali la memoria e l'attenzione. le emozioni sono le vere superstar di darwin. e le vere dannate clienti del nostro lavoro....


    potremmo convergere la discussione sul Tempo legato alle emozioni. ovvero: le emozioni come Metafore del tempo.

    ciaz

  4. #64
    Super Postatore Spaziale L'avatar di Accadueo
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    Originariamente postato da neuromancer

    potremmo convergere la discussione sul Tempo legato alle emozioni. ovvero: le emozioni come Metafore del tempo.

    ciaz
    rispetto alle emozioni nel tempo o al tempo delle emozioni, mi piacerebbe parlarne in connessione alla cultura. Secondo me, ci sono molte emozioni che vengono "dettate" dalla cultura di appartenenza e che "devono" essere "attivate" solo in certi periodi della vita e/o in certe situazioni. Partiamo dai bambini. Ad esempio, mi capita di vedere come sia assolutamente "obligatorio" far evitare al bambino fino ai 3-4 anni l' emozione della paura, mentre poi sono gli educatori stessi (genitori, amici, insegnanti..) a "suggerire" suggestioni di paura ai piccoli, naturalmente non perchè sono perfidi gli adulti, ma perchè magari si genera l' idea che per far evitare certi comportamenti ai bambini, questi devono provare paura. O la tristezza: questa appare più tollerata dagli adulti come emozione che può essere vissuta dal piccolo, solo che in questo caso è il tempo delle dosi di tristezza a differire, più si diventa grandi più è consentito avere un certo tempo per essere tristi. All' opposto "gira" la felicità o la gioia.. c'è un tempo per essere felici e per gioire ed uno per essere seri...
    Sempre le culture, tentano di insegnarci che emozioni dovremmo provare per certe situazioni. Per esempio la pena di morte. Chi prova emozioni "sbagliate" o "corrette" nei confronti della pena di morte? Io provo disgusto, rabbia, ribrezzo, smarrimento, tristezza e sono contrario... ma nei posti dove la pena di morte è applicata, le persone che sono pro, non provano anche disgusto, rabbia, ribrezzo, smarrimento e tristezza? La differenza sostanziale sta nell' utilizzo che ne facciamo delle "stesse" emozioni.. sono i genitori, la comunità, lo Stato che ci dicono come è corretto comportarsi se si presentano certe emozioni. Quali potrebbero essere le emozioni dei tempi culturalmente non definite? Secondo me, gli altri Paesi hanno anche di "straordinario" proprio questo: altre idee di tempo ed altre emozioni legate al tempo.
    ciaociao

  5. #65
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    forse fai un po' di confusione tra etica ed emozioni, vale a dire tra come ci si dovrebbe comportare (etica) e le emozioni in quanto attivazioni fisiologiche che mirano ad informare e organizzare i comportamenti dell'organismo nel mondo che lo circonda, beninteso sulla base di sistemi cerebrali filogeneticamente e ontogeneticamente precedenti la cognizione esplicita umana,quale può essere un sistema formale di regole comuni ovvero i principi etici.


    "Partiamo dai bambini. Ad esempio, mi capita di vedere come sia assolutamente "obligatorio" far evitare al bambino fino ai 3-4 anni l' emozione della paura, mentre poi sono gli educatori stessi (genitori, amici, insegnanti..)"

    anche qui mi sembra un po' straa questa situazione, infatti i processi educativi in una famiglia spesso sono orientate da una serie di interazioni regolative basate su premi e punizioni, con risposte emotive di paura, frustrazione, di gioia (ma anche di tristezza, pensa a quando il piccolo non vede ritornare la madre!)
    i bambini sin dai primi giorni (alcune linee di ricerca ci dicono che già nella vita intrauterina i feti provano emozioni) provano paura e gioia (sistema dell'attaccamento, Bowlby).

    insomma penso che sia poco realistico ritenere che la cultura possa influenzare in modo così pervasivo le emozioni, a meno che non si faccia riferimento ai sistemi educativi, cioè alla modulazione dei sentimenti o delle emozioni secondarie (probabilmente laddove la cultura ha un ruolo più marcato).

    c'è da dire che i processi cognitivi di categorizzazione sono chiaramente caratterizzate dall'uso del linguaggio di ciascuna cultura, in cui convergono interazioni storiche, politiche, culturali, geografiche.(a sostegno del tuo discorso)

    forse sarebbe interessnte chiarire i rapporti tra cultura e natura.

    a me sembra che le emozioni giochino un ruolo fondamentale nello sviluppo del concetto di tempo. una strana intuizione, forse legata al fatto che le prove di brain imaging suggeriscono una predominanza dell'emisfero destro nelle rappresentazioni sintetiche del mondo e di stessi (l'emisfero mataforico lo chiamerei) mentre quello sinistro, sede dei centri del linguaggio ha una natura più logico proposizionale, analitica, cronometrica del tempo.

    quale è la differenza tra il tempo metaforico dell'emisfero destro rispetto al tempo cronometrico dell'emisfero sinistro?

    mi piacerebbe sentire la vostra.

  6. #66
    Super Postatore Spaziale L'avatar di Accadueo
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    Originariamente postato da neuromancer
    forse fai un po' di confusione tra etica ed emozioni, vale a dire tra come ci si dovrebbe comportare (etica) e le emozioni in quanto attivazioni fisiologiche che mirano ad informare e organizzare i comportamenti dell'organismo nel mondo che lo circonda, beninteso sulla base di sistemi cerebrali filogeneticamente e ontogeneticamente precedenti la cognizione esplicita umana,quale può essere un sistema formale di regole comuni ovvero i principi etici.
    si, forse facevo un pò di confusione se avessi parlato di etica ed emozioni.. il fatto è che parlavo di cultura ed emozioni. Io non stavo parlando, per fare un esempio, di una persona che viene attaccata fisicamente da un' altra e ne esce da questo conflitto con pesanti scompensi emotivi misti fra rabbia, impotenza, frustrazione, ecc., tutte emozioni che (in quella persona) vorrebbero tradursi in comportamenti di vendetta ma decide che è eticamente corretto fare regolare denuncia; io mi riferivo (sempre per esempio) alla stessa persona che subisce un aggressione, prova le stesse emozioni e li traduce in comportamenti di vendetta perchè quella cultura la "sollecita".


    anche qui mi sembra un po' straa questa situazione, infatti i processi educativi in una famiglia spesso sono orientate da una serie di interazioni regolative basate su premi e punizioni, con risposte emotive di paura, frustrazione, di gioia (ma anche di tristezza, pensa a quando il piccolo non vede ritornare la madre!)
    i bambini sin dai primi giorni (alcune linee di ricerca ci dicono che già nella vita intrauterina i feti provano emozioni) provano paura e gioia (sistema dell'attaccamento, Bowlby).
    anche qui, il mio discorso era legato alla cultura. Tutto quello che hai scritto lo conosco "bene"... qui il mio interesse è connesso al fatto che le "interazioni regolative basate su premi e punizioni" sono differenti nelle diverse culture e nei diversi tempi di crescita del piccolo. Alcune culture tendono ad inibire o a rinforzare il presentarsi di emozioni del bambino (e delle persone in generale) rispetto all' età. "Guardiamo" un attimo la storia culturale italiana rispetto all' accudimento materno. Fino a qualche decennio fa la cultura italiana "suggeriva" la presenza costante della madre per la crescita (sana) del figlio. Oggi la cultuara italiana "suggerisce"
    che non è tanto importante la quantità di tempo trascorsa con il figlio per farlo crescere (sano) ma è la qualità, quindi le donne possono andare a lavorare. Questa differenza del vivere quotidiano della madre, all' interno della teoria di Bowlby, non dovrebbe generare effetti emotivi sul piccolo?

    insomma penso che sia poco realistico ritenere che la cultura possa influenzare in modo così pervasivo le emozioni, a meno che non si faccia riferimento ai sistemi educativi, cioè alla modulazione dei sentimenti o delle emozioni secondarie (probabilmente laddove la cultura ha un ruolo più marcato).
    naturalmente può succedere anche il contrario, cioè che le emozioni influenzino in modo pervasivo la cultura... un esempio etnostorico: alcune tradizioni popolari si estinguono perchè suscita emozioni differenti o indifferenti, altre "future" tradizioni nascono perchè certe emozioni si fanno forti e più vive rispetto al passato.

    Riguardo i sistemi educativi, secondo me è impossibile parlarne se non attraverso la cultura di appartenenza.


    a me sembra che le emozioni giochino un ruolo fondamentale nello sviluppo del concetto di tempo. una strana intuizione, forse legata al fatto che le prove di brain imaging suggeriscono una predominanza dell'emisfero destro nelle rappresentazioni sintetiche del mondo e di stessi (l'emisfero mataforico lo chiamerei) mentre quello sinistro, sede dei centri del linguaggio ha una natura più logico proposizionale, analitica, cronometrica del tempo.

    quale è la differenza tra il tempo metaforico dell'emisfero destro rispetto al tempo cronometrico dell'emisfero sinistro?

    mi piacerebbe sentire la vostra.
    Ti riferisci tipo alla "tristezza che non fa mai passare il tempo" , "alla felicità che dura poco" ? Ti riferisci al fatto che probabilmente l'idea di tempo nasce dalla connessione dei due emisferi cerebrali o cosa?
    ciaociao

  7. #67
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    non è che riesco a capire bene cosa vuoi intendere col concetto di cultura.

    "interazioni regolative basate su premi e punizioni" sono differenti nelle diverse culture e nei diversi tempi di crescita del piccolo"

    è vero, ma nello stesso tempo il piccolo è veicolato da un patrimonio genetico straordinariamente potente. le persone sono dei veicoli per traspostare e trasmettere una massa di informazioni speciali (il genoma)
    voglio dire che la cultura sicuramente si declina in funzione delle storie, delle ideologie, delle società, delle geografie, dei linguaggi... ma l'uomo cmq assolve sempre lo stesso compito: trasmettere dna. i nostri sistemi motivazionali regolativi e autoorganizzanti, neurobiologicamente sviluppatisi, interagiscono con una moltitudine di variabili, ma per essere sostanzialmente modulati in un'ottica sempre evolutiva.

    il piccolo essendo in cina o in italia verrà a contatto con diversi sistemi sociali educativi e culturali, beninteso con i medesimi sistemi di attaccamento, di accudimento, agonistici, ect ect. poi i vari comportamenti, i vari sitemi conoscitivi saranno diversi in funzione di tutte quelle variabilli contestuali sopra menzionate, ma nella sostanza la cultura starà al gioco nella misura in cui servirà le regole della natura.

    "Fino a qualche decennio fa la cultura italiana "suggeriva" la presenza costante della madre per la crescita (sana) del figlio. Oggi la cultuara italiana "suggerisce"
    che non è tanto importante la quantità di tempo trascorsa con il figlio per farlo crescere (sano) ma è la qualità, quindi le donne possono andare a lavorare"

    non so dove hai preso questa affermazione. un'interessante opinione supportata da quali dati? io potrei dirti che non ha importanza che sia la madre a crescere il figlio ma la figura di attaccamento principale (padre, madre, fratello sorella, nonna nonno, ect)... potrei dirti che ci può essere qualità anche qualora la madre sia sempre col piccolo (cosa che avviene spesso! conosco molte ragazze con un figlio e che non lavorano, nessun caso diperato al momento!)... potrei dirti che una madre lontana (a lavoro per esempio può avere problemi a rendere qualitativo il suo rapporto col piccolo... potrei dirti che oggi in italia sono più i nonni a crescere il piccolo che le madri o i padri...

    "naturalmente può succedere anche il contrario, cioè che le emozioni influenzino in modo pervasivo la cultura... un esempio etnostorico: alcune tradizioni popolari si estinguono perchè suscita emozioni differenti o indifferenti, altre "future" tradizioni nascono perchè certe emozioni si fanno forti e più vive rispetto al passato"

    ci sono due cose diverse in quello che hai affermato.
    1) l'esempio etnostorico non è un esempio etnostorico (sebbene io non sia un antropologo!), perchè alcune tradizioni temporali si estinguono perchè cambiano... non credo che vi siano tradizioni rigide e immobili nel tempo, ma si trasmettono attraverso diversi mezzi e mutando in base a come vengono lette dalle nuove generazioni.
    inoltre i canali mediatici sollecitano certe emozioni anziché altre, allora le culture ostagge dei mezzi di comunicazione di massa? non credo, o cmq ci sono culture che si prestano alla spettacolarizzazione e altre no ( e mica scompaiono per questo. lo spettacolo non è arbrito di creazioni e estinzioni!)
    2)"altre "future" tradizioni nascono perchè certe emozioni si fanno forti e più vive rispetto al passato"... questa non la capisco molto... le emozioni si fanno più forti? cosa intendi? in base all'intensità delle emozioni nascono diversi tipi di culture? mah...

    in fondo forse io stesso faccio un errore nel continuare a tenere sullo sfondo la distinzione tra cultura e natura. non ha fondamento tale distinzione.

    per quanto riguarda la mia proposta di considerare se i due emisferi possano essere centri di produzione di due tipi di tempo, uno metaforico intuitivo, l'altro cronometrico concettuale, forse è meglio lasciar perdere. il tempo è finito in questa discussione. mi paiceva davvero però acchiapaprlo e interrogarlo.


    ciaz

  8. #68
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    neuromancer:
    per quanto riguarda la mia proposta di considerare se i due emisferi possano essere centri di produzione di due tipi di tempo, uno metaforico intuitivo, l'altro cronometrico concettuale, forse è meglio lasciar perdere. il tempo è finito in questa discussione. mi paiceva davvero però acchiapaprlo e interrogarlo.

    perchè il tempo è finito?
    perchè è meglio lasciar perdere?
    credi forse che nessuno possa capire ciò a cui ti riferisci?
    e se credi questo perchè non credi allo stesso tempo che ci sia qualcosa che tu possa insegnarci?

    “Come molti viaggiatori ho visto più di quanto ricordi e ricordo più di quanto ho visto.”

  9. #69
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    il tempo è finito come oggetto di discussione. almeno mi pare che sia così. se tu vuoi parlarne sono prontissimo ad ascoltarti e leggerti...

    insegnare vuol dire replicare? mi pare che sia una discussione piuttosto che una trasmissione di bruno vespa... stavo semplicemente replicando!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    se tu non capsici cosa dico perchè pensi che tutti non capiscono quanto te...?
    (è una provocazione ironica, prima che ti arrabbi...)



    ciaz

  10. #70
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    capisco che potrebbe sembrare così...ma credimi non volevo fare polemiche.
    a me pareva che tu volessi mettere un punto piuttosto che replicare,
    e te l'ho detto non perchè avevo qualcosa da dire, bensì per la curiosità
    di capire a che ti riferivi
    in ogni caso... sono certa che se io non capisco...
    non tutti non capiscano quanto me...
    ...saluti
    “Come molti viaggiatori ho visto più di quanto ricordi e ricordo più di quanto ho visto.”

  11. #71
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    ritiro la mia piccata replica.... :-)

    ciaz

  12. #72
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    Originariamente postato da neuromancer
    ritiro la mia piccata replica.... :-)

    ciaz
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  13. #73
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    Originariamente postato da neuromancer
    non è che riesco a capire bene cosa vuoi intendere col concetto di cultura.
    "La cultura è una cassetta degli attrezzi di tecniche e di procedure per capire e gestire il proprio mondo", Jerome Bruner. Mi ritrovo in questa definizione.


    è vero, ma nello stesso tempo il piccolo è veicolato da un patrimonio genetico straordinariamente potente. le persone sono dei veicoli per traspostare e trasmettere una massa di informazioni speciali (il genoma)
    voglio dire che la cultura sicuramente si declina in funzione delle storie, delle ideologie, delle società, delle geografie, dei linguaggi... ma l'uomo cmq assolve sempre lo stesso compito: trasmettere dna. i nostri sistemi motivazionali regolativi e autoorganizzanti, neurobiologicamente sviluppatisi, interagiscono con una moltitudine di variabili, ma per essere sostanzialmente modulati in un'ottica sempre evolutiva.
    infatti, per esserci DNA e ambiente/cultura, bisogna comunque che ci sia "accoppiamento strutturale" (Maturana). Il bambino vissuto dalla nascita nella foresta possiede il patrimonio genetico come tutti gli umani. Il fatto che non abbia costruito la ruota o non gli sia passato per un attimo nella mente solo l' idea, non significa che "strutturalmente" gli mancano le basi, significa "semplicemente" che ci sono stati altri "accoppiamenti strutturali".


    il piccolo essendo in cina o in italia verrà a contatto con diversi sistemi sociali educativi e culturali, beninteso con i medesimi sistemi di attaccamento, di accudimento, agonistici, ect ect. poi i vari comportamenti, i vari sitemi conoscitivi saranno diversi in funzione di tutte quelle variabilli contestuali sopra menzionate, ma nella sostanza la cultura starà al gioco nella misura in cui servirà le regole della natura.
    sono d' accordo e per me è anche il contrario cioè che le regole della natura staranno al gioco nella misura in cui servirà le regole della cultura.


    io scrivevo: "Fino a qualche decennio fa la cultura italiana "suggeriva" la presenza costante della madre per la crescita (sana) del figlio. Oggi la cultuara italiana "suggerisce"
    che non è tanto importante la quantità di tempo trascorsa con il figlio per farlo crescere (sano) ma è la qualità, quindi le donne possono andare a lavorare"

    tu hai risposto:
    non so dove hai preso questa affermazione. un'interessante opinione supportata da quali dati? io potrei dirti che non ha importanza che sia la madre a crescere il figlio ma la figura di attaccamento principale (padre, madre, fratello sorella, nonna nonno, ect)... potrei dirti che ci può essere qualità anche qualora la madre sia sempre col piccolo (cosa che avviene spesso! conosco molte ragazze con un figlio e che non lavorano, nessun caso diperato al momento!)... potrei dirti che una madre lontana (a lavoro per esempio può avere problemi a rendere qualitativo il suo rapporto col piccolo... potrei dirti che oggi in italia sono più i nonni a crescere il piccolo che le madri o i padri...
    Naturalmente, le mie affermazioni erano incomplete nel senso che avevo tralasciato la "famosa" idea culturale : l' uomo lavora e la donna bada alla casa (e ai figli). Nel mio contesto (vivo in Italia) ci sono ancora molti casi viventi che abbracciano questo modo di pensare e agire. Rispetto alla cultura italiana odierna che "suggerisce" l' importanza del supporto qualitativo rispetto a quello quantitativo, ne trovo conferma dai programmi tv, riviste, giornali e politiche sociali.
    Rispetto a quello che dici circa il fatto che non debba necessariamente essere la madre la figura di attaccamento principale, che quantità e qualità possano coesistere e che molto spesso sono i nonni che si occupano dei nipoti.. sono d' accordo!


    ci sono due cose diverse in quello che hai affermato.
    1) l'esempio etnostorico non è un esempio etnostorico (sebbene io non sia un antropologo!), perchè alcune tradizioni temporali si estinguono perchè cambiano... non credo che vi siano tradizioni rigide e immobili nel tempo, ma si trasmettono attraverso diversi mezzi e mutando in base a come vengono lette dalle nuove generazioni.
    inoltre i canali mediatici sollecitano certe emozioni anziché altre, allora le culture ostagge dei mezzi di comunicazione di massa? non credo, o cmq ci sono culture che si prestano alla spettacolarizzazione e altre no ( e mica scompaiono per questo. lo spettacolo non è arbrito di creazioni e estinzioni!)
    si infatti.. ho fatto confusione ... mi ricordavo di Giuseppe Pitrè, grande studioso delle tradizioni popolari, che aprì un museo etnografico... ho preso qualche parola qua e là..

    tu dici che le tradizioni mutano in base a come vengono lette dalle nuove generazioni, secondo te, qual' è la "lingua" utilizzata per leggere le tradizioni?

    2)"altre "future" tradizioni nascono perchè certe emozioni si fanno forti e più vive rispetto al passato"... questa non la capisco molto... le emozioni si fanno più forti? cosa intendi? in base all'intensità delle emozioni nascono diversi tipi di culture? mah...
    allora, ti faccio un esempio molto personale. Io sono di Agrigento. Questo posto ha una tradizione importantissima: la sagra del mandorlo in fiore. Vengono invitati gruppi folcroristici da tutto il mondo per sfilare e fare spettacoli per le strade e le piazze della città. Da un tre anni, la prima domenica della sagra c'è stata l' idea di fare sfilare in costume siciliano i bambini della provincia. Questo ha suscitato forti emozioni nella gente a tal punto che si è deciso da l' anno scorso di fare venire anche i bambini del resto del mondo per sfilare: un successo clamoroso. E' un' idea del presente destinata a divenire tradizione. Stesso discorso sulla sagra ma inverso nel senso che una tradizione si è estinta perchè non più emozionante. Fino a circa dieci anni fa, in parallelo alla sagra sfilavano i gruppi storici italiani (per me spettacolare). Per la gente era diventato un "mortorio" assistere a sfilate di "pezze vecchie" e musiche di un medioevale soffocante. Non emozionavano e addio ai gruppi storici.


    in fondo forse io stesso faccio un errore nel continuare a tenere sullo sfondo la distinzione tra cultura e natura. non ha fondamento tale distinzione.
    se ci trovi utilità in questa distinzione perchè non continuare a farlo...

    il tempo è finito in questa discussione. mi paiceva davvero però acchiapaprlo e interrogarlo.
    ciaz [/B]
    forse semplicemente abbiamo bisogno di chiarire certi concetti che abbiamo per la mente per continuare a parlare di tempo.. dobbiamo accoppiarci strutturalmente su altre dimensioni del tempo. Se non era per te, continuavo a fare esempi etnostorici.. grazie
    ciaociao

  14. #74
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    le tradizioni vengono lette attraverso diversi strumenti dalle nuove generazioni. si tratta di una specie di comunicazione mediata infatti dal libro, alla espressione artistica, al racconto di chi ci ha preceduto e via dicendo.

    voglio dire che le tradizioni mutano in base a come vengono raccolte a quali strumenti di ricezione utilizziamo, i quali sovente sono le fondamenta delle nostre esigenze culturali.
    un intellettuale inglese del primo ottocento, Edmund Burke se non ricordo male diceva che quanto noi cerchiamo di innovare non è mai completamente nuovo,
    così come quanto conserviamo non è mai completamente obsoleto. in questo caso gli strumenti che utilizziamo per leggere ciò che viene tramandato sono i principali traduttori tra noi e la tradizione.

    bella la tua indicazione colta da parte di maturana, sebbene continuo a pensare che sia più significativa la prospettiva dei sistemi di conoscenze (la cultura) in funzione delle regole di gioco della natura (gli esseri umani sono veicoli per conservare e trasmettere dna).
    (forse il nostro conterraneo principe di salina assentirebbe con la sua superba disperazione)

    può essere utlie la distinzione fra cultura e natura, per una questione di metodo, ma forse di più per una questione di storia del metodo. oggi, in fondo, sappiamo quanto queste dicotomie siano spesso utili confusioni.

    alla prox

    ciaz

  15. #75
    io mordo
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    Originariamente postato da neuromancer



    forse sarebbe interessnte chiarire i rapporti tra cultura e natura.
    Già.. direi che la natura ci ha predisposti filogeneticamente per i meccanismi di evasione del dolore mentre ontogeneticamente apprendiamo modi sempre migliori per trovare il piacere, la consolazione... tramite la cultura appunto...
    Si può dire che il dolore è meglio strutturato filogeneticamente del piacere che è più un fatto culturale.



    Originariamente postato da neuromancer
    a me sembra che le emozioni giochino un ruolo fondamentale nello sviluppo del concetto di tempo. una strana intuizione, forse legata al fatto che le prove di brain imaging suggeriscono una predominanza dell'emisfero destro nelle rappresentazioni sintetiche del mondo e di stessi (l'emisfero mataforico lo chiamerei) mentre quello sinistro, sede dei centri del linguaggio ha una natura più logico proposizionale, analitica, cronometrica del tempo.

    quale è la differenza tra il tempo metaforico dell'emisfero destro rispetto al tempo cronometrico dell'emisfero sinistro?

    Mi sembra il caso di introdurre i concetti di analogico e digitale... processo primario e secondario...
    possiamo ricondurre il tutto alle differenze tra queste due modalità di pensiero... tra questi 2 livelli..
    nell'analogico praticamente non esiste la dimensione temporale... il rimosso è paradossale perchè costituito da elementi paradossali dal punto di vista emotivo... elementi che sono cioè dolorosi e piacevoli contemporaneamente... tutto diventa paradossale anche dal punto di vista della logica quindi... è infatti tramite il codice binario delle 2 emozioni (dolore e piacere) che il cervello riesce a sviluppare il pensiero digitale... logico...




    Originariamente postato da neuromancer
    mi piacerebbe sentire la vostra.
    fatto

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