... il problema di fondo è che non esiste (ed è praticamente impossibile che possa esistere, per una lunga serie di motivi sia teorici che metodologici) nessun "test" che sia in grado di valutare, in maniera "oggettiva", l'attitudine di una persona a fare lo psicologo... dunque si "ripiega" su altri tipi di strumenti, quali valutazioni di capacità logiche, linguistiche, di ragionamento e, in alcuni casi, di basi di cultura generale (tutte competenze che comunque rientrano - anche se ovviamente non le esauriscono) tra le competenze di base dello psicologo....
Sulla necessità di limitare notevolmente gli accessi alle Facoltà di psicologia, vi basti un solo numero: attualmente vi sono in Italia 50.000 psicologi, di cui la metà laureata negli ultimi anni (nel 1998 c'erano, in tutta Italia, solo 27.000 psicologi....).
Al 2006, ci sono altri 50.000 studenti iscritti nelle 26 facoltà esistenti, che porteranno il numero degli psicologi operanti in Italia a circa 80-90.000 entro il 2012 (quasi il quadruplo di solo una quindicina di anni prima)...
Nel frattanto, non si può certo dire che la "domanda" di psicologia sul mercato del lavoro sia aumentata di molto... anzi, i giovani psicologi stanno affrontando una situazione di precarietà molto grave e diffusa (per cui quasi nessuno riesce ad accedere a ruoli professionali "stabilizzati" prima dei 30-32 anni, spesso dovendo accumulare specializzazioni, master e lunghi stages post-lauream).
Non è per scoraggiare, ma per apportare una necessaria riflessione sulla oggettiva "difficoltà" del placement professionale nel nostro settore (la cui prima misura preventiva sarebbe una rigorosa ma inevitabile politica di limitazione degli accessi).