Allora, la terapia di detrminati pazienti come la diagnosi e in buona sostanza il trattamento sono multidisciplinari, il medico è solo una delle figure che fanno parte dell'equipe che si occupa di pazienti che per loro natura hanno patologie che non pertengono alla competenza di una sola figura.
Per la diagnosi, se tu non fai una valutazione neuropsicologica che contempli lo stato dele funzioni cognitive, non puoi fare diagnosi, un esmpio sono le demenze per cui non puoi fare diagnosi probabile se non valuti gli aspetti cognitivi e le adl, se non valuti le risorse a cui il paziente può far riferimento non puoi attivare terapie di tipo cognitivo che mirino a potenziare aspetti cognitivi non ancora deteriorati o a potenziare invece gli aspetti che possono fungere da molla per far si che il paziente continui a mantenere la maggior qualità di vita possibile.
Il tuo punto di vista è abbastanza tipico, ma il neuropsicologo non fa riferimento proprio a nessuno, collabora, è diverso e uno specifico pattern di risultati ad una valutazione cognitiva può essere di aiuto al medico stesso per la diagnosi o al nueroradiologo per effettuare un esame di neuroimmaging più mirato alle aree che presumibilmente sono lese...anche se capita molto di rado. Il neuropsicologo è tenuto ad avere conoscenze delle specialità mediche che contemplano tutte quelle patologie che portano con sè sequele a livello cognitivo ed è giusto essere in grado di usare una terminologia adegauta per comunicare efficacemente coi medici, dopo di chè ognuno ha le proprie competenze...io ad esempio posso discutere col medico della ricaptazione della serotonina ma, è inutile che io ne parli da un punto di vista neuroanatomico o neurotrasmettitoriale, campo il cui il medico ne sa più di me, ne posso parlare in termini di correlati emotivi, cognitivi, comportamentali, questo attiene allo psicologo.