Cari colleghi,
un nuovo anno accademico sta per cominciare e, con esso, nuovi aspetti della condizione dello studente sono da considerare. A partire dal nostro corso di laurea, dove tutto è ancora in fase di sperimentazione e i rappresentanti degli studenti hanno un ruolo marginale.
Lo studente oggi è una figura triste, un soggetto solo, tra professori che, per quanto comprensivi, sono pur sempre professori e strutture studentesche assenti, il più delle volte corrotte e inadeguate.
Eppure questi non può non dirsi un soggetto sociale. Un soggetto sociale, però, che a differenza del lavoratore non ha il sindacato, a differenza dell’imprenditore non ha confederazioni, a differenza dell’immigrato non fa riferimento a comunità, a differenza del consumatore (che è in ultima analisi ciò che più gli si avvicina) manca di un’associazione.
Un soggetto isolato perché potenzialmente rivoluzionario.
Ma questo è solo il mio punto di vista, i fatti sono ben più complessi, le opinioni possono essere tante...le strutture, per esempio, non è che non esistono proprio: sono solo vuote e quei pochi che ci stanno dentro amano lamentarsi del fatto che “la causa dell’assenza del dibattito politico tra i giovani è da ricercarsi nella natura dei giovani di questo tempo”.
“Strafottenti”, ci siamo sentiti dire...”Passivi”....
Può dirsi passivo uno che si alza all’alba, fa tre ore di viaggio coi mezzi pubblici, segue tutte le lezioni che è costretto a seguire, fa tutti i tirocini che è costretto a fare, torna a casa tardi, lavora nel week-end e non ha la forza, scusatelo, di protestare se gli tocca pagare ogni cosa (locomozione, tasse, libri, internet, ricerche...) ?
Il sindacato degli studenti parla sempre di “Diritto allo Studio”.
Parla.
Non so voi, cari colleghi, ma io ho bisogno di fatti. Ho bisogno della possibilità di dire che quella data decisione presa “là su” non mi piace. Ho bisogno di avere la possibilità di esprimermi e di discutere con quelli di “là su”. Che le mie opinioni vengano considerate!
L’anno sorso ci sono state delle assemblee importanti, l’intera laurea di base si è riunita in aula Piovani e ha discusso. Ci si è sentiti più forti tutti insieme (sebbene ne fossimo stati al massimo cento), ma il sogno è svanito presto, i verbali delle nostre assemblee non li ha letti nessuno e noi abbiamo lasciato che ciò accadesse presi dai nostri esami e dalle nostre “tesine” ("-ine"...).
Tuttavia qualcuno ha continuato a muoversi, sebbene da solo è riuscito a fare ben poco.
E’ per questo che quest’anno si propone di fondare un gruppo politico nuovo, concentrato sul dibattito su quanto accade a Psicologia. Un gruppo di studenti con cui maturare una visione dei fatti condivisa, in cui delineare i bisogni e le aspettative di questo studente, aspirante psicologo, solo ed alienato.
In cui si parli anche di quanto studiamo, e lo si applichi alle esperienze quotidiane...
Non voglio dilungarmi, ma è fondamentale per me che si consideri la possibilità di crearci da soli il punto di riferimento di cui abbiamo bisogno, che i rappresentanti si muovano dietro richiesta dei rappresentati, che insieme si possano promuovere e portare avanti battaglie fondamentali per l’intero corso di laurea, interagendo anche, chiaramente, con i rappresentanti di facoltà.
Ditemi che ne pensate, vi prego, e cominciamo a dare il via a questo dialogo.
Cominciamo a sentirci dei soggetti sociali, spogliamoci della precarietà!
Elisa epimeteica....