Questo caso è interessante perchè formulato in dialogo tra paziente e terapeuta... ci proviamo? magari invece che ipotizzare subito una diagnosi proviamo ad analizzare le frasi che ci fanno più riflettere...e che cosa ci portano a pensare
Intervistatore: Raccontami di quando le cose per te erano particolarmente difficili. Quando accadde?
Paziente: Intorno a Natale, lo scorso anno.
Intervistatore: E quanti anni avevi?
Paziente: 13.
Intervistatore: Hai 14 anni ora, giusto?
Paziente: Sì.
Intervistatore: Quando le cose andavano per il peggio, puoi dirmi che cosa ti disturbava in quel momento?
Paziente: Beh, soprattutto il fatto che le cose che facevo erano veramente stupide, e non avevano alcun senso; ma io le dovevo fare ancora, era come se avessi paura che accadesse qualcosa se non le avessi fatte.
Intervistatore: Quali erano le cose che facevi?
Paziente: Al mattino quando mi vestivo, avevo veramente paura che ci fossero dei germi nei miei abiti e nelle mie cose, così stavo in piedi e li scuotevo per mezz’ora. Mi lavavo prima di fare ogni cosa – se volevo lavarmi la faccia, lavavo prima le mani; se mi preparavo a vestirmi, prima lavavo le mani; e poi anche senza motivo. Lavare le mani non era abbastanza, ed iniziai ad usare l’alcool per pulirle. Era inverno e faceva freddo e questo mi fece sanguinare. Anche se le tenevo sotto l’acqua, sanguinavano dappertutto, e apparivano orribili, e tutti pensavano che io avessi una malattia.
Intervistatore: E quando ti lavavi molto, quanto tempo impiegavi?
Paziente: Circa 6 ore al giorno. Al mattino non avevo una grande possibilità di scelta, perché dovevo alzarmi alle 6 ed essere pronta per la scuola. Tutto ciò che facevo era vestirmi come meglio potevo. Non avevo neanche il tempo per spazzolarmi i capelli. In quel tempo non facevo mai colazione, così tutte quelle cose… era proprio così complicato e non avevo tempo per fare nulla.
Intervistatore: Mi hai parlato anche di altre cose, oltre al fatto di lavarti, che ti preoccupavano riguardo allo sporco: cioè avevi degli schemi su come fare le altre cose.
Paziente: Beh avevo come degli schemi fissi nella mia mente e se sentivo qualcosa per esempio, che avesse a che fare con i germi o con le malattie, sentivo che si trattava di qualcosa di brutto, mi attraversavano la mente cose del tipo “sbarazzatene e andrà meglio” pensando ad una certa parola.
Intervistatore: Che specie di cose?
Paziente: Numeri o parole che sembravano fornire una specie di protezione.
Intervistatore: Quali numeri e quali parole?
Paziente: Cominciava col 3 ed i multipli di 3 e poi parole come ‘sapone ed acqua’, qualcosa di simile; e poi i multipli alti di 3 fino a 123 o qualcosa del genere. A quel punto la cosa era veramente grave.
Intervistatore: In quel momento veramente credevi che ti sarebbe accaduto qualcosa di brutto se non avessi fatto queste cose? Era una sensazione o veramente avevi paura?
Paziente: No! Ero terrorizzata che qualcosa accadesse. È strano, perché tutti dicevano sempre quanto fossi sensibile ed intelligente. Ma io cercavo di chiarire per far loro capire che cosa stavo cercando di dire, ed essi dicevano, “È stupido”; io lo sapevo, ma quando ero sola, le cose andavano peggio di quando ero con gli altri, perché andare in giro con gli amici mi faceva dimenticare la maggior parte di tutto questo. Ma quando ero sola… lo stesso, la mia mente vagava verso ogni specie di cosa ed io preparavo nuovi schemi, nuovi rituali e nuove idee, e cominciavo a preoccuparmi sempre di più delle persone che potevo far stare male e delle cose che realmente potevano andar male se io non le avessi fatte.
Intervistatore: Quali erano le persone per cui ti preoccupavi di più che potessero star male?
Paziente: La mia famiglia, fondamentalmente la mia famiglia.
Intervistatore: Qualche persona in particolare della tua famiglia?
Paziente: Mia nonna, ha 83 anni e sai, ero proprio preoccupata che… So che è anziana e che non ha da vivere più a lungo, ma io mi preoccupavo che forse qualcosa potesse veramente farla stare male, o qualcosa del genere.
Intervistatore: C’è mai stato qualcosa di simile nella tua mente prima dei 13 anni, quando è iniziato?
Paziente: Bene, vediamo… mia madre, la sua famiglia è sempre stata in genere molto ordinata ed estremamente pulita e questo ha potuto influire, perché sono cresciuta in quel tipo di ambiente. Ma mi è sempre piaciuto essere pulita ed ordinata, e non mi sono mai permessa di camminare per casa con le scarpe fangose o qualcosa di simile…
Intervistatore: Ma le tue preoccupazioni sul pulito, su quante volte facevi le cose – hanno mai inciso nel tuo modo di fare le cose che volevi fare?
Paziente: Molte volte. Decidevo di andare in qualche posto con un amico, partivamo alle 11 del mattino ed io volevo fare una doccia prima di partire. Così mi alzavo intorno alle 6 del mattino, e qualche volta, non mi bastavano nemmeno 5 ore.
Intervistatore: E ciò avveniva a 13 anni. Ma prima non è accaduto mai nella tua vita qualcosa di simile? Oppure tu ricordi che questa è stata la prima volta?
Paziente: È stata la prima volta.
Intervistatore: Hai in qualche momento avuto la sensazione di avere altre idee particolari sulle forze dell’al di là… sul tuo essere capace di controllare le cose magicamente o di essere controllata?
Paziente: Ho veramente paura del soprannaturale. Non mi piace dire che credo nelle superstizioni e cose simili, ma suppongo veramente di agire perché mi spaventano. Quando ero piccola in realtà non mi preoccupavano, ma ora le evito più che posso. Come il numero 13 adesso, se viene fuori, non mi preoccupa, ma piuttosto ora mi accade con il numero 7.
Intervistatore: Così sei superstiziosa, ma non hai mai sentito una voce speciale che ti diceva…
Paziente: Sì. È come… se io cercassi di descriverlo, gli altri penserebbero che io vedessi piccole persone che ballano intorno, e quello era sbagliato perché tutto era, non era come una voce, ma proprio come un pensiero.
Intervistatore: Più o meno come se tu fossi capace di sentirti pensare?
Paziente: Giusto.
Intervistatore: Hai visto cose che altre persone non potevano vedere?
Paziente: No.
Intervistatore: So che stai andando molto bene a scuola ed in corsia qui all’ospedale. Ti rimane qualche traccia dei problemi che avevi con i tuoi rituali?
Paziente: Beh, tutte le persone sono più o meno come me. Possono vedere piccole cose che farò. Per esempio, controllerò qualcosa due volte, o tre volte, perché quello è un numero speciale. Per esempio, se leggo qualcosa e veramente non lo capisco, forse lo controllerò una volta di più e poi, una volta di più farà tre. Ma niente veramente di esagerato. È stato veramente positivo, perché io sono uscita ed ho fatto una doccia, e mi sono vestita, e mi sono lavata il viso e spazzolata i denti, e tutto questo in mezz’ora! Questo è veramente positivo per me perché non ero in grado di farlo prima.
Intervistatore: Perciò, in generale si può dire che si tratta di cosa di cui ti accorgi solo tu, e che probabilmente chi divide la stanza con te non sarebbe in grado di notarle, anche se tu sai che ci sono. Bene, molte grazie.
Fonte: DSM IV