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  1. #121
    ninfaverde
    Ospite non registrato
    Non ho detto che altri approcci siano scientifici, tu parti dal presupposto di dover difendere la psicanalisi e forse è un errore metodologico piuttosto inficiante. Lo studio delle psicopatologie non è propria di questa e quella corrente, è semplicemente parte della ricerca neurologica, della quale poi ci si avvale a seconda degli autori e delle idee che intendono apportare alla loro amata corrente.
    Non c'è dubbio che la ricerca neurologica sia seguita secondo standard tipici del mondo della medicina e che abbia poco a che vedere con la psicanalisi, se non come tentativo di trasporre principi medici a riscontri empirici, ahimè, soggetti alle interpretazioni degli esseri umani. E' possibile rendere le osservazioni molto attendibili grazie a raffinate tecniche statistiche e griglie di valutazione e codifica uguali per tutti gli esperti, che non sono però strettamente correlate alla psicanalisi e ai suoi ambiti di applicazione, è più comodo cercarli con psicoterapie cognitive e strategiche, anzichè con terapie più lunghe, controverse e astruse (non sono dispregiativi, è una natura interessante e complicata a cui porre l'attenzione).
    Il mondo della psicanalisi è soggetto alle individualità dell'analista e del paziente e dicendo questo non sto partendo da un presupposto metodologico viziato per principio, ovvero divulgare un mio approccio specifico a discapito dell'altro.
    Non credo che nel panorama psicologico esista ancora una vera scienza, purtroppo il divulgarsi di tante correnti ci ha portato ad accapigliarci l'uno contro l'altro e a concludere poco e male. Ciò che unisce tutti, è che la scienza è lontana.
    Ultima modifica di ninfaverde : 26-07-2007 alle ore 18.55.02

  2. #122
    Partecipante Leggendario L'avatar di gieko
    Data registrazione
    28-03-2004
    Residenza
    Milano
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    2,312
    Sì, ammetto di difendere la psicoanalisi - o almeno una certa psicoanalisi, dal momento che come alcuni sanno (Santiago, ikaro, willy in primis...) critico molti concetti psicoanalitici - e penso che non possa che essere così: si sostengono le proprie visioni circa l'essere umano, la psicopatologia e la psicoterapia, basta averle chiare in mente. Sicuramente anche tu ti basi su qualche idea e teoria di riferimento, implicita od esplicita nell'esprimere le tue opinioni.
    Dicevo che è inevitabile, anche nell'incontro tra terapeuta (non solo psicoanalista) e paziente: la soggettività è sempre presente. Forse la psicoanalisi l'ha elevata a campo di osservazione privilegiato, ma ad es nell'orientamento epistemologico costruttivista (sposato anche dai sistemici o dagli strategici) è l'unico elemento osservabile sebbene intriso di soggettività.

    Scale di valutazione e griglie sono presenti anche per le psicoanalisi (vd ancora Bucci, o Luborsky etc...). Sarei comunque curioso di capire cosa intendi con "controverse e astruse (non sono dispregiativi, è una natura interessante e complicata a cui porre l'attenzione)"...

    Mi interessa capire anche cosa intendi quando dici "Lo studio delle psicopatologie non è propria di questa e quella corrente, è semplicemente parte della ricerca neurologica", perchè a mio modo di vedere la neurologia non si occupa di psichico e di psicopatologico, ma di disturbi organici.

    Sulla tua afermazione finale sono d'accordo, ma credo che un atteggiamento di confronto e chiarimento, come quello che teniamo spesso in questo forum aiuti anche ad avvicinarsi a qualcosa di maggiormente condiviso.
    gieko

  3. #123
    ninfaverde
    Ospite non registrato
    Ti faccio un esempio di psicopatologia: la depressione. per quanto si abbiano dei criteri di riferimento (empirici) che ci aiutano a valutare un paziente depresso, c'è una ricerca neurologica che sottolinea i meccanismi, i neurotrasmettitori e le zone del cervello implicate nel disturbo. Questo tipo di ricerche sta prendendo impulso a prescindere dalle correnti esplicative di quel determinato tipo di paziente, anzi sono una fonte di sapere coadiuvante nelle terapie di tutti i tipi. Se un paziente depresso va da uno psicanalista, mi auguro che lo psicanalista possa indirizzarlo da un medico in grado di visitarlo e prescrivergli dei farmaci. Lo stesso vale per tanti disturbi d'ansia (con alta percentuale di comorbilità rispetto alla depressione, non a caso si accompagnano spesso). Per questo dico che la psicopatologia può avere all'interno di un modello un certo tipo di spiegazione, ma esiste una ricerca scientifica che si rifà ai principi e ai sistemi di studio medici.
    Rispetto a tutto ciò che è confrontabile e replicabile, gli approcci psicoterapeutici sono più sfuggenti ad una griglia di valutazione e ad un sistema di chiara lettura, comunicabile ad altri esperti del settore, perchè ci si limita al caso per caso.
    La psicanalisi in particolare ha come oggetto tra i vari oggetti l'inconscio, che a differenza di altri approcci costituisce il perno centale. E' in quanto tale corrente astrusa, in quanto tutto ciò che è inconscio rappresenta un'incognita X ed in quanto tale a priori non è conoscibile. Come si fa a stabilire ed allestire un sistema di controllo rispetto a ciò che ancora si deve andare a scoprire e fondamentalmente non è generalizzabile, in quanto appartenente alle singolarità di ciascuno? Bada bene che la mia è una posizione scettica di scientificità riguardo a tutti gli approcci psicoterapici (perchè di questo sto parlando, non delle ricerche o dei test, che si avvicinano notevolmente ad una buona comunicabilità nell'ambiente scientifico).

    POPPER: la psicoanalisi non è scientifica semplicemente per il fatto che non è falsificabile. E "quanto all'epica freudiana dell'Io, del Super-io e dell'Es non si può avanzare nessuna pretesa ad uno stato scientifico, più fondatamente di quanto lo si possa fare per l'insieme delle favole omeriche dell'Olimpo. Queste teorie descrivono alcuni fatti, ma alla maniera dei miti. Esse contengono delle suggestioni psicologiche assai interessanti, ma in forma non suscettibile di controllo".

  4. #124
    Partecipante Leggendario L'avatar di gieko
    Data registrazione
    28-03-2004
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    Milano
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    2,312
    Nessuno mette in dubbio che la neuropsichiatria e la neurofarmacologia stiano facendo scoperte sempre più precise sul malfunzionamento sinaptico. Ma credo che bisogna fare questa considerazione: i neuropsichiatri si occupano del livello neurologico, gli psicoterapeuti del livello psichico. Entrambe gli approcci sono utili, come dimostrano molti studi sulla maggior efficacia nella cura della depressione di farmaco e psicoterapia. Il motivo, a mio modo di vedere, è che l'essere umano è organizzato su entrambe i livelli (e su molti altri ancora...) e lo si aiuta di più quando si interviene su entrambe. A ognuno la sua specialità, dunque... Le teorie psicopatologiche forse non sono ancora così avanzate, ma mi sembra che si stiano facendo dei passi in avanti.

    Mi ricollego a questo per dire come la psicoterapia possa costituire una visione scientifica, ragionata, verificata il più possibile, della varietà individuale, e come, da un punto di vista costruttivista, proprio quest'ultima costituisca l'unico "oggetto" di osservazione su cui è possibile ragionare, data l'enorme quantità di variabili e l'enorme complessità dell'essere umano e della psiche.

    Per quanto riguarda la citazione di Popper, siamo d'accordo. D'altronde parte della psicoanalisi ad es americana è partita da queste considerazione per rifondare l'impianto teorico psicoanalitico (ricordo su tutti Rapaport e i suoi studi sulla metapsicologia freudiana, George Klein, Merton Gill...). Non a caso - e qui so di attirarmi nuovamente le ire di ikaro - concetti come Edipo, narcisismo, Io, Es, Super-io, etc, sono usati con accezioni molto differenti da quelle freudiane o, meglio, non vengono più utilizzati, se non come metafore per esprimere intuizioni cliniche "assai interessanti", ma non reificabili, nè universali.

    Saluti
    gieko

  5. #125
    ninfaverde
    Ospite non registrato
    Esprimo due considerazioni fugaci: la psicologia come scienza è possibile se si aggancia ad altre scienze (e lo sta facendo) come neurologia, medicina e tecniche statistiche.
    Seconda considerazione: il genio di Freud sta nell'aver dato impulso a teorie sulla psiche umana, prima di lui molto rudimentali o poste su livelli filosofici, ma non credo che oggi sia possibile applicare di nuovo i suoi supposti teorici ad un'analisi e mi terrorizzerei se si adottassero i suoi metodi. Freud ha il grande merito come tutte le menti della nostra storia d'altronde, di aver fondato una disciplina e di aver sconvolto la cultura europea e mondiale. Oggi dobbiamo tanto all'antesignano della psiche, ma sappiamo che tanti concetti sono oramai anacronistici, o meglio rielaborati in tanti modi diversi dai freudiani e dagli psicanalisti.
    Ultima modifica di ninfaverde : 26-07-2007 alle ore 20.55.29

  6. #126
    Postatore OGM L'avatar di willy61
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    Ciao a tutti/e

    Mah, chissà perché la psicoanalisi suscita tanti sentimenti contrastanti... E' come se non si riuscisse a trattarla come un qualunque altro approccio terapeutico o qualsiasi altro percorso di conoscenza.
    Partiamo dalla contrapposizione "scienza/arte". A mio parere è una contrapposizione fasulla. Esiste un aspetto artistico della scienza, quello che fa sì che alla stessa equazione fondamentale ci si possa arrivare in molti modi, ma solo pochi sono "bei modi" di arrivarci. Inoltre, sono dell'idea che ci si avvita su questioni del genere se si ha una visione della scienza "da manuale", operativa. Io preferisco una visione "processuale". La questione se la psicoanalisi sia o meno una scienza è stata ampiamente dibattuta su questo forum, ma se ne può parlare all'infinito. Giusto per continuare la discussione, riposto la mia personale visione di quell'attività sociale che chiamiamo "scienza":
    La scienza, per come la capisco io, e i criteri di scientificità, non si riferiscono agli strumenti utilizzati, né all'oggettività dei dati ottenuti. Definiamo scienza una modalità di conoscenza del mondo che è provvisoria, imperfetta, limitata. Ma in grado, attraverso una serie di procedure, di autocorreggersi.Gli elementi propri di qualunque disciplina che intenda proporsi come scienza potrebbero essere i seguenti:

    a) l'esistenza di una teoria di riferimento
    b) la formulazione di ipotesi sulla base della teoria adottata
    c) la definizione di procedure di indagine e la previsione di possibili risultati di esperimenti sulla base di determinate condizioni
    d) l'effettuazione di esperimenti
    e) il confronto tra i dati ottenuti dagli esperimenti effettuati e le previsioni calcolate in funzione della teoria adottata
    f) la modifica della teoria sulla base dei dati ottenuti dagli esperimenti.

    Se proviamo ad applicare questi criteri alla psicologia, e non mi riferisco solamente alla psicologia generale o sperimentale - come quella di korianor - ma anche alla psicologia clinica, possiamo agevolmente dire che la psicologia è una scienza. Perché, anche nel corso dell'incontro tra uno psicologo psicoterapeuta e il suo paziente, lo psicoterapeuta agisce esattamente seguendo questi criteri. Ha una teoria di riferimento. Ascolta quel che il paziente gli riferisce, lo interpreta in funzione della teoria, effettua interventi e osserva la risposta del paziente. In funzione della risposta, modifica l'ipotesi di partenza. E così via, seguendo un processo circolare, non predefinito, aperto ad ogni possibilità.
    Il bello dela scienza sta proprio qui, secondo me. Che non esistono dati "più reali" o "più veri di altri". Ogni dato è importante.


    Per quanto poi riguarda la psicopatologia, io sono più vicino ad un'ottica fenomenologica. Cerco di capire (o comprendere) cosa significhi vivere come vive la persona che ho davanti nello studio. Classificarlo come X o Y mi importa assai meno. Anche perché, per quanto esista la paranoia, ogni paranoico è paranoico a modo suo. Questo fa perdere scientificità? Non ne sarei così convinto. Resto dell'idea che le diversità sono preziose. E che la fisiologia non ci aiuta più di tanto, in queste cose. In fondo, se analizzassimo i nostri rispettivi DNA, probabilmente scopriremmo che le differenze sono scarse. Eppure,a livello sia fenotipico che psicologico, le diversità esistono, e sono grandi.

    Buona vita

    Guglielmo
    Ultima modifica di willy61 : 27-07-2007 alle ore 17.21.56
    Dott. Guglielmo Rottigni
    Ordine Psicologi Lombardia n° 10126

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