Non ho detto che altri approcci siano scientifici, tu parti dal presupposto di dover difendere la psicanalisi e forse è un errore metodologico piuttosto inficiante. Lo studio delle psicopatologie non è propria di questa e quella corrente, è semplicemente parte della ricerca neurologica, della quale poi ci si avvale a seconda degli autori e delle idee che intendono apportare alla loro amata corrente.
Non c'è dubbio che la ricerca neurologica sia seguita secondo standard tipici del mondo della medicina e che abbia poco a che vedere con la psicanalisi, se non come tentativo di trasporre principi medici a riscontri empirici, ahimè, soggetti alle interpretazioni degli esseri umani. E' possibile rendere le osservazioni molto attendibili grazie a raffinate tecniche statistiche e griglie di valutazione e codifica uguali per tutti gli esperti, che non sono però strettamente correlate alla psicanalisi e ai suoi ambiti di applicazione, è più comodo cercarli con psicoterapie cognitive e strategiche, anzichè con terapie più lunghe, controverse e astruse (non sono dispregiativi, è una natura interessante e complicata a cui porre l'attenzione).
Il mondo della psicanalisi è soggetto alle individualità dell'analista e del paziente e dicendo questo non sto partendo da un presupposto metodologico viziato per principio, ovvero divulgare un mio approccio specifico a discapito dell'altro.
Non credo che nel panorama psicologico esista ancora una vera scienza, purtroppo il divulgarsi di tante correnti ci ha portato ad accapigliarci l'uno contro l'altro e a concludere poco e male. Ciò che unisce tutti, è che la scienza è lontana.